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SOCIETA' ROMANA (I-II secolo d.C.). La società Gli uomini Le donne Usi e costumi La cucina. IIB Storia Presentazione di: Colombo Erika Corsalini Vittoria Venditti Teresa Vigliotti Angelo. LA SOCIETA'. GLI UOMINI.
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SOCIETA' ROMANA(I-II secolo d.C.) • La società • Gli uomini • Le donne • Usi e costumi • La cucina IIBStoriaPresentazione di:Colombo ErikaCorsalini VittoriaVenditti TeresaVigliotti Angelo
GLI UOMINI • Il mondo degli antichi Romani era diviso in due macro-categorie: uomini liberi e schiavi. Ogni cittadino libero ha 3 nomi: il "praenomen" (nome di battesimo), il "nomen" (nome di famiglia) e il "cognomen" (soprannome). Si vestono usualmente con semplicità, una tunica al ginocchio e un mantello col cappuccio. Nelle grandi occasioni indossano la "toga", mantello drappeggiato semicircolare di lana. I cittadini comuni la portano bianca, i senatori e i cavalieri con una bordatura color porpora. Quest’ ultimo tipo di toga viene portata anche dai bambini maschi minori di 17 anni ("pueri").L'uomo è "pater familias", ovvero padre di quella famiglia che presso i Romani aveva un significato ampio: non solo i coniugi e i figli, ma anche i progenitori, i nipoti, i suoceri, i generi. E' sua la funzione di trasmettere il patrimonio.
LE DONNE • Le donne avevano un ruolo secondario, dato che i diritti erano dati solo agli uomini. Rimanevano sotto il controllo del padre finché non passavano di mano ("cum manu") sposandosi con un uomo, passando così a un'altra famiglia. Lo stile del vestiario prevedeva delle variazioni sul tema "tunica", mescolando colori e soprattutto ornamenti. Dai testi di Soranus (attorno al I secolo) scopriamo che si praticava l'aborto e ci si preoccupava della contraccezione. Tecniche pratiche a parte, facilmente intuibili, le donne trattenevano il respiro, bevevano bevande fredde, si spalmavano con miele, olio di resina o melacotogna, si introducevano un batuffolino di lana o bevevano strani intrugli mescolati con vino.
USI E COSTUMI • L’igiene • Il vestiario maschile • Il vestiario femminile • Le calzature
USI E COSTUMIL'IGIENE • Gli antichi romani, dopo il risveglio mattutino, non avevano l'abitudine di dedicare molto tempo alla toeletta, a cui invece riservavano parte della giornata, di solito nel dopopranzo, recandosi alle terme. Le eccezioni a questi comportamenti erano rappresentate dai romani più ricchi che potevano disporre di piccole terme private in casa e di un barbiere domestico. Calzatisi e vestitisi con un pratico amictus, dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua, i romani erano pronti a dedicarsi ai loro affari. Quanto all'igiene della persona non se ne preoccupavano al mattino poiché sapevano che a questa avrebbero dedicato molto tempo alla fine del pomeriggio recandosi al balneum pubblico o privato o alle terme pubbliche. Molto raro era il caso che i romani si lavassero dopo svegli, il sapone non era conosciuto. Se l'igiene del corpo era approssimativa sembra che invece fosse comune l'abitudine di lavarsi i denti al mattino sfregandoli (defricare) con una polvere (dentifricium) in genere costituita da bicarbonato di sodio. Plinio usava una sua ricetta personale molto elaborata che annoverava tra i componenti cenere di testa di lepre, cenere di denti d'asina e pietra pomice .Le matrone avevano a loro disposizione catini, specchi di rame, d'argento o di vetro ricoperto di piombo e potevano disporre di una personale vasca da bagno (lavatio) potendo così fare a meno dei bagni pubblici.
USI E COSTUMIIL VESTIARIO MASCHILE Il vestiario si divideva in: Indumenta (per il giorno e la notte) e Amictus ( solo di giorno). Gli uomini indossavano un perizoma di lino annodato alla vita (subligaculum). Sopra di esso si indossava la toga o la tunica: la tunica veniva indossata soprattutto nell'età imperiale e si divideva in intima ed esterna. Le maniche arrivavano all'avambraccio e i tessuti più usati erano la lana, il lino, la seta e il cotone. La toga era un ampio semicerchio di stoffa di lana bianca; essa veniva avvolta intorno all'intera persona ed era drappeggiata sul davanti.
USI E COSTUMIIL VESTIARIO FEMMINILE Le donne indossavano il perizoma e una fascia per il seno (strophium). C'erano due tipi di tuniche: la recta e la palla. La recta era bianca, aderente alla vita; era il vestito tipico delle giovani spose. Era completato del “flammeum”, un ampio velo color giallo fiammo. La palla era un semplice mantello di forma rettangolare. I vestiti venivano ornati con fibule o camei. Inoltre la matrona aveva molta cura di se stessa e del suo aspetto fisico: metteva tra i capelli un nastro color rosso porpora chiamato tutulus e legava al braccio un fazzoletto per pulire il viso dalla polvere e dal sudore. Conoscevano la pratica della depilazione: consisteva in creme e cerette e si adoperavano con il psilothrum e il dropax composte da pece graca e resina disciolta nell'olio. Per truccarsi usavano il miele che rendeva la carnagione candida, invece per un roseo colorito mescolavano la terra rossa creando degli effetti cromatici utilizzando i brillanti ricavati da diamanti.
USI E COSTUMICALZATURE I romani avevano sei tipi di calzature: Ciabattine: erano utilizzate in casa e avevano la suola in pelle Zoccoli: avevano la suola in sughero o in legno e venivano utilizzati dagli schiavi o dai contadini. I sandali: erano tenuti fermi ai piedi mediante striscioline di cuoio. Salivano sul collo del piede e alla parte posteriore si infilavano in anelli di cuoio. Erano una calzatura economica. La caliga: era una calzatura con la parte superiore chiusa. Era utilizzata dai militari. Il pero: si tratta di un tipo rozzo di calzatura costituito da pelle non conciata avvolta intorno al piede. Era utilizzata da gente povera. I calcei: rappresentavano la vera calzatura del cittadino, era di colore rosso per i patrizi e nero per i senatori. Era formata da 5 strisce di cuoio cucite tra loro che partivano dalla suola. Talvolta venivano orante con perle, oro e argento.
LA CUCINA • La cena • Gli alcolici e il garum
LA CUCINALA CENA • I Romani assumevano cibo in 3 momenti della giornata: Colazione, mangiavano: pane, formaggio, frutta secca più un bicchiere d'acqua. Pranzo, mangiavano: carne fredda, legumi, frutta e bevevano vino; era un pasto veloce consumato in piedi. Cena, era il pasto principale. • La cena:Iniziava dalle 15-16 fino all'alba del giorno dopo. Il cibo veniva preparato nei triclini cioè stanze con 3 divani, al centro della tavola c'erano le vivande per 36 persone. Ai banchetti partecipavano solo gli schiavi di fiducia, erano ammessi per servire il padrone riaccompagnarlo a casa in stato di ubriachezza, sedevano per terra. Si mangiava sdraiati sul fianco, infatti nei pranzi di gala i convitati indossavano una veste leggere (synthesis) che veniva cambiata spesso. Il banchetto si suddivideva in 3: antipasti e stuzzichini, pranzo di due portate, secundae mensae. Negli antipasti e stuzzichini (gustatio) si beveva vino mielato; nel secundae mensae si consumavano stuzzichini piccanti per eccitare la sete. A tavola erano sempre presenti la saliera, l'ampolla dell'aceto, e l'oliera. Come piatto si usava una sorta di fondina che si teneva in mano, il cibo si portava alla bocca con le mani, si usava solo il cucchiaio che era di diverse forme.
GLI ALCOLICI E IL GARUM Gli alcolici: Il vino era mescolato con l'acqua prima di berlo perchè la fermentazione non era controllata e il grado alcolico era molto alto. Aromatizzavano il vino con il “passum” oppure lo dolcificavano con il miele. La birra era considerata volgare. RICETTA del CONDUTIUM PARADOXUM: vino, miele, alloro, datteri, pepe e zafferano, venivano mescolati insieme e bevuti. Il garum: Il garum è una salsa piccante, a base di interiora di pesce, molto salata che usavano come condimento sui primi e secondi piatti.
LE CITTA' ROMANE Un modello urbanistico presente ancora oggi
La struttura Le città romane si sviluppano a partire dalla disposizione dell'accampamento militare dell'esercito romano La città (o l'accampamento) viene di solito costruito in pianura vicino a un fiume che corre da nord a sud Le due strade principali, chiamate cardo e decumano, si incrociano perpendicolarmente al centro della città, chiamato foro.
Gli edifici pubblici e i quartieri Il foro, ovvero il centro economico, politico e sociale della città, era composto da una grande piazza contornata da portici Tutti gli edifici che servivano per il divertimento, come l'anfiteatro, le terme e i circhi si trovavano in zone marginali della città Nei pressi del foro si trovavano tutte le botteghe e altri esercizi commerciali della città I nuclei residenziali, composti da palazzi a più piani, poi chiamate insulae, occupavano tutte le aree rimanenti, ed erano compresi tra strade perpendicolari tra di loro.
ANFITEATRI & ACQUEDOTTI ROMANI
ANFITEATRO ROMANO L'anfiteatro è un edificio di forma ellittica usato per spettacoli pubblici, nell'antichità veniva usato per gli scontri tra gladiatori, animali feroci o uomini contro belve. I giochi godevano di una grande popolarità, e affluivano spettatori sia dalle città vicine, sia dalla campagna.
Storia del Colosseo La sua costruzione iniziò nel 70 sotto l'imperatore Vespasiano, della dinastia Flavia. I lavori furono finanziati, come altre opere pubbliche , con le tasse provinciali e il bottino del saccheggio del tempio di Gerusalemme (70 d.C.). L'area scelta era una vallata tra la Velia, il colle Oppio e il Celio, in cui si trovava un lago artificiale fatto scavare da Nerone per la propria Domus Aurea. Il lago venne ricoperto da Vespasiano con un gesto "riparatorio" per i danni del suo predecessore, Nerone. Vespasiano vide la costruzione dei primi due piani e riuscì a dedicare l'edificio prima della propria morte nel 79. L'edificio era il primo grande anfiteatro stabile di Roma, dopo due strutture minori o provvisorie di epoca giulio-claudia. Il figlio e successore di Vespasiano, Tito, aggiunse il terzo e quarto ordine di posti e inaugurò l'anfiteatro con cento giorni di giochi, nell'80. Poco dopo, il secondo figlio di Vespasiano, l'imperatore Domiziano, operò importanti modifiche, completando l'opera ad clipea , aggiungendo forse il maenarium summum e realizzando i sotterranei dell'arena: dopo il completamento dei lavori non fu più possibile tenere nell'anfiteatro delle naumachie, battaglie navali.
GLADIATORI Il gladiatore era un particolare lottatore della antica Roma,il nome deriva dal Gladio, spada corta usata molto spesso nei combattimenti. La pratica dei combattimenti di gladiatori proviene dall'Etruria e fu subito adottato dai romani. La sua origine è da ricollegare al cosiddetto munus. Nell'antica Roma, Munera, la parola (munus al singolare: "munificenza") significa "dovere", obbligo, esprimendo la responsabilità individuale di fornire un servizio o un contributo alla sua comunità. Munera sono dovuti quindi alla munificenza privata di un individuo, in contrasto con i Ludi, "giochi", competizioni sportive o spettacoli sponsorizzati dallo stato. Per diventare un gladiatore era necessario giurare fedeltà e rinunciare allo stato di libero cittadino, ed essere "giuridicamente morto". Da questo momento i combattenti entravano in un altro mondo, dove regnavano dure leggi d'onore. La prima legge era - il silenzio. I gladiatori si esprimevano durante i tornei solo con gesti. La seconda legge - totale dedizione delle leggi d'onore. Esistevano otto tipi di gladiatori, ognuno dei quali aveva le propri leggi e un proprio tipo di abbigliamento e munizioni. Un tipo di gladiatori si difendeva la testa con l'elmo metallico, altri si coprivano la testa ed il collo con una specie di scudo di pelle o metallo sulle spalle. Esistevano gladiatori con un forcone a tre denti e la rete, che somigliava alla rete da pesca. Altri avevano una spada corta di nome "gladio", da cui deriva la parola - gladiatore. Esistevano anche le protezioni speciali per le braccia e le gambe. Tutto era pensato in tal modo, che ogni classificazione di gladiatore aveva il suo punto debole. Per questo motivo, durante i combattimenti, non era possibile, valutando abbigliamento e armi, chi dei partecipanti potesse vincere. Fuori dall'arena la vita di gladiatore si svolgeva come dei moderni sportivi - una dieta ferrea e tanto esercizio fisico. I gladiatori alloggiavano in specie di caserme. l'alimentazione - un miscuglio di cereali super calorici. Per cena, il giorno prima dei combattimenti, potevano mangiare tutto cio' che volevano ed avere compagnia femminile. Molti gladiatori avevano, come si direbbe adesso, un secondo lavoro. Facevano le guardie del corpo ai ricchi patrizi, partecipavano a spettacoli e feste, dove erano proibiti i combattimenti fino alla morte. In onore dei gladiatori caduti facevano riti religiosi, raccogliendo il loro sangue, che era considerata sacro. Lo davano da bere ai malati di epilessia, credendo nelle sue proprietà curative.
ACQUEDOTTI Tra le opere più grandi e vistose dei Romani ricordiamo gli acquedotti. Questi vengono ideati a Roma nel V sec. a.C. perché ormai la fornitura idrica dell'Urbe non era più sufficiente. Roma si stava trasformando nella più grande metropoli di tutta l'Antichità e non solo, quindi si decise di costruire un acquedotto che collegasse una sorgente e portasse l'acqua fresca in città, il primo fu l'Aqua Appia costruito nel 312 a.C. . Con il passare degli anni ne vennero costruiti altri di maggior portata. In totale c'erano ventiquattro acquedotti, che trasportavano ogni giorno nell'Urbe oltre 1 milione di metri cubi d'acqua, percorrendo in totale oltre 400 Km di condutture.
STRUTTURA E COSTRUZIONE DEGLI ACQUEDOTTI Quando pensiamo agli acquedotti romani, ci immaginiamo alte ed eleganti strutture ad archi sorrette da pilastri, ma in realtà la maggior parte del tragitto era effettuato sotto terra, in canali appositi, e solo in pochi casi gli acquedotti uscivano allo scoperto: per esempio per superare un fiume, o per portare l'acqua oltre una pianura. Dietro la costruzione di un acquedotto stanno tutta una serie di problematiche, che gli ingegneri Romani hanno saputo perfettamente risolvere. Per esempio la forza motrice dell'acqua, era necessario un "motore", i Romani ne trovarono uno veramente "autonomo" cioè la forza di gravità. Era inoltre necessario saper scegliere la sorgente giusta, in modo da fare defluire una giusta quantità d'acqua tutto l'anno senza periodi di secca e periodi di piena. Una volta scelta la sorgente adeguata, si stabiliva il percorso che l'aqueductus , tracciando un profilo della morfologia del terreno. Per questo lavoro i tecnici adoperavano uno strumento in legno, il coròbate.La realizzazione iniziava con l'edificazione delle fondamenta dei pilastri: se passavano sulla terra si scavava una buca profonda vari metri e si costruiva una solida base a tronco di piramide con grossi blocchi di pietra. Se invece si trattava di un fiume era necessario preparare un recinto di legno impermeabilizzato con la pece tutto intorno all'area della costruzione di ogni singolo pilastro: in tal modo si poteva asportare prima l'acqua, poi la fanghiglia e la ghiaia per poter edificare una solida base di grossi blocchi di pietra. Fatto ciò iniziava la costruzione dei piloni veri e propri. Questi potevano essere sia di pietra che di laterizio, e venivano sovrapposti tra loro alternati e uniti con malta. Solo a questo punto si univano i pilastri con gli archi i quali si costruivano utilizzando delle strutture di sostegno di legno dette centine che permettevano la collocazione dei conci fino alla chiusura della "chiave di volta". Costruita la prima arcata si procedeva all'edificazione delle altre arcate che poggiavano sempre sugli stessi pilastri, all'ultimo piano sorgeva in laterizio la vera e propria condotta dell'acquedotto.
Il teatro greco Per i greci il teatro non è solo un posto in cui si svolgono rappresentazioni teatrali, ma anche un rito collettivo con funzione di purificazione. Infatti secondo Aristotele tutte le forme di teatro, ma soprattutto la tragedia,servivano a rappresentare l'inconscio umano. .
La struttura Il teatro greco era situato sul versante delle colline, al fine di non deturpare il paesaggio ed era composto principalmente da: • La cavea era composta da gradinate di forma circolare riservate agli spettatori • Orchestra: spazio circolare, compreso tra scena e cavea, che inizialmente, si creava intorno all’altare della divinità. Qui il coro cantava e danzava. • Scena: parte posteriore dell'orchestra dove gli attori potevano cambiarsi e uscire di scena dove il loro intervento. • Proscenio: spazio sopraelevato rispetto all’orchestra quello che oggi definiamo palcoscenico. L' edificio della scena acquista la funzione di sfondo della finzione scenica
Gli spettacoli Nel teatro greco le tragedie che venivano proposte al pubblico erano ispirate da miti e racconti eroici, invece le commedie erano ispirate dalla vita politica. I teatri erano molto ampi, un esempio è quello di Atene dove gli spettatori riuscivano a riconoscere le maschere degli attori anche a 100 m di distanza.
Teatro Romano Il teatro romano era situato in pianura. Alte mura perimetrali collegavano la scena monumentale con la cavea. L'edificio di forma semicircolare era costituito a tre parti: L'orchestra: in cui si sedevano i senatori. La scena: calcata dagli attori. La cavea: le gradinate. Davanti alla cavea era situato il palcoscenico il quale non era rialzato, ma abbastanza spazioso.
Le terme Le terme romane erano degli edifici pubblici con degli impianti che oggi chiameremmo igienico-sanitari. Sono i precursori degli impianti odierni e rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo durante l'antica Roma, a partire dal II secolo a.C. Le terme erano un luogo di socializzazione, di sviluppo di attività vive per uomini e donne che facevano il bagno completamente nudi.
Origine Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di acque calde o dotate di particolari doti curative. Col tempo, soprattutto in età imperiale, si diffusero anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche di riscaldamento delle acque sempre più evolute. Al riscaldamento dell' acqua provvedevano i focolari che diffondevano aria calda dagli ipocausti, gli spazi sottostanti alle pavimentazioni sospese (suspensùra) dei vani da riscaldare
La struttura Esistevano due classi di terme, una più povera destinata alla plebe, e una più fastosa destinata ai patrizi,erano dei veri e propri monumenti o addirittura piccole città all'interno della città stessa. Lo sviluppo interno tipico era quello di una successione di stanze, con all'interno una vasca di acqua fredda, la sala del frigidario, solitamente circolare e con copertura a cupola e acqua a temperatura bassa, seguita all'esterno dal calidario, generalmente rivolto a mezzogiorno, con bacini di acqua calda. Tra il frigidario e il calidario vi era probabilmente una stanza mantenuta a temperatura moderata, il tepidario, stanza adiacente al calidario in cui veniva creato un raffreddamento artificiale. Assieme al calidario veniva usata quella che ai nostri giorni viene chiamata la sauna finlandese, ovvero il passaggio repentino dal caldo al freddo e viceversa. Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: l'apodyterium (uno spazio non riscaldato adibito a spogliatoio), la sauna, la sala di pulizia, la palestra. All'interno delle terme più sontuose (come le Terme di Caracalla) si poteva trovare spazio anche per piccoli teatri, biblioteche, sale di studio e addirittura negozi.
Abitudini e patologie legate alle terme. Una delle abitudini legate all'uso delle terme era quella di gettare nell'acqua profumi e vini speziati,come agli antichi Egizi che mescolavano nell'acqua varie sostanze. Per lavarsi, i Romani, usavano la pietra pomice e la cenere di faggio ,sostanze che però portavano all'inaridimento della pelle. Dopo il lavaggio, i fruitori delle terme erano soliti spostarsi nelle sale adibite ai massaggi, che effettuavano con oli profumati e unguenti speciali,importati per lo più dall'Oriente e dall'Egitto, come la mirra e l'olio di mandorle. Oltre alle controindicazioni igieniche, i continui sbalzi di temperatura cui erano sottoposti i frequentatori delle terme dall'acqua calda all'acqua fredda in rapida successione, potevano generare nei canali auricolari e nasali dei fruitori, delle neoformazioni ossee globulari, che potevano portare alla sordità o ad una deviazione del setto nasale.
Le terme di Caracalla Le Terme di Caracalla o Antoniniane (dal nome della dinastia degli Antonini), costituiscono uno dei più grandiosi esempi di terme imperiali di Roma, essendo ancora conservate per gran parte della loro struttura e libere da edifici moderni. Furono volute dall'imperatore Caracalla sull'Aventino, tra il 212 e il 217, in un'area nei pressi del Circo Massimo. Le terme erano grandiose, ma destinate a un uso di massa per il popolino dei vicini quartieri popolari della XII Regio. Le Terme di Caracalla potevano accogliere più di 1.500 persone. Nella sua più ampia estensione, recinto compreso, l'edificio misurava 337x328 metri e il solo corpo centrale 220x114 metri, con la sola stanza del calidarium che arrivava a 140 metri: solo le terme di Diocleziano saranno più grandi. L'orientamento non era centrato sugli assi, ma come nelle Terme di Traiano sfruttava al meglio l'esposizione solare, ponendo il calidarium sul lato sud e sporgente come un avancorpo.
Erano sorte nel IV sec. a.C. Sfruttavano lo spazio in altezza, infatti raggiungevano anche il sesto piano. Lo spessore dei muri maestri era insufficiente per la stabilita' del palazzo. Ogni insula conteneva fino a 200 persone. Potevano essere divise in due categorie: Le signorili in cui alloggiava la classe media; Le popolari in cui viveva il proletariato; il pianterreno era occupato da magazzini e botteghe, chiamati in generale tabernae. Le insulae romane
Raggruppava intorno all’abitazione del proprietario le lavorazioni artigianali e gli spazi per la conservazione e la lavorazione dei prodotti agricoli. Presentava: Una parte residenziale che era l'abitazione del proprietario. Una parte produttiva che era l'alloggio della manodopera, d'impianti di produzione e di magazzini. Dall'entrata si passava all' atrium al centro del quale c'era l' impluvium, una vasca per la raccolta dell'acqua piovana. Accanto all'atrio era sempre presente il lararium, dove si trovavano le statue dei protettori della casa, della famiglia e di altre divinità. In fondo all'atrio si trovava il tablinum, ossia una stanza nella quale si ricevevano gli ospiti. La villa romana
Sorge a circa 27 km da Roma, su una pianura a sud della città di Tivoli. L'enorme complesso di edifici fu costruito probabilmente tra il 118 e il 134 d. C. , per volontà dell'imperatore Adriano. Ha un perimetro di 3 km e occupava un'area di circa 120 ettari. Adriano era affascinato dall' Oriente: l'architettura della villa richiama elementi propri delle civiltà greca e egizia. Villa Adriana
Province romane. Tra il primo e il secondo secolo d.C, Roma amministrava un territorio estesissimo, l'impero ecumenico, grazie alla collaborazione delle aristocrazie locali: in Oriente le ricche oligarchie e in Occidente i grandi proprietari terrieri e le famiglie importanti. Nel II secolo, il principe governava l'impero scegliendo i collaboratori tra l'aristocrazia e il ceto equestre, gli ordini che costituivano la classe dirigente dell'impero. Roma chiedeva sottomissione e lealtà, ma in compenso garantiva un'ampia libertà di autogoverno. L'esercito romano era fondamentale e per le dimensioni era piuttosto piccolo: 350.000 uomini per 4 milioni di Km quadrati.
Roma con l'esercito e con la flotta garantiva la “pax romana” ,impedendo scorrerie e assicurando l'ordine interno.Tra il primo e il secondo secolo d.C. ,ogni provincia venne modificata, dal punto di vista edilizio, seguendo lo stile romano, quindi vennero cambiate le abitazioni e costruite opere pubbliche, ad esempio templi, terme, basiliche, fori, anfiteatri... • La riscossione delle tasse provinciali, permetteva a Roma di elargire beni primari (grano,frumento...) e di offrire spettacoli gladiatori sia nell'Urbe, sia nelle provincie. • In questo modo Roma ottenne il consenso sia dei ceti più ricchi, sia del popolo.
Lo sviluppo delle province non avvenne in modo uniforme, ma col passare degli anni, quando le province diventarono importanti quanto Roma e la supremazia dell'Italia si affievolì. Anche nella stessa provincia, ci furono diversi momenti di innovazione, infatti si svilupparono prima le zone cittadine, dove risiedevano i ricchi della città e poi le campagne, dove vivevano schiavi o piccoli proprietari terrieri. I cambiamenti riguardavano soprattutto la costruzione di strade, porti, ponti e acquedotti.
Come contropartita chiedeva alle aristocrazie locali, assoluta fedeltà all'imperatore, il mantenimento dell'ordine pubblico, la manutenzione delle strade, la riscossione delle imposte. Agli amministratori più bravi era data, inoltre, la possibilità di far carriera al servizio dell'impero, di ottenere la cittadinanza romana e infine di entrare nel senato.Sopratutto nel II secolo, gli imperatori furono generosi nell'elargire donativi, contributi e privilegi alle città, che a gara cercarono di attirare l'attenzione e i benefici del governo, innalzando templi all'imperatore, costruendo grandi opere pubbliche (terme, anfiteatri, acquedotti...), organizzando giochi e distribuzioni gratuite di viveri per la popolazione urbana più povera. • Questo sistema, basato sull'autonomia e sulla delega, permise a Roma di governare un grandissimo impero per mezzo delle aristocrazie urbane, senza dover mantenere una costosa e complessa burocrazia.