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Identità, diritti e cittadinanza in una società in trasformazione. Per un’educazione alla cittadinanza attiva e alla cultura costituzionale. Seminario di formazione, Lesa – Belgirate, 27-28 settembre 2008. Oscar Mazzoleni Osservatorio della vita politica, Bellinzona (Svizzera).
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Identità, diritti e cittadinanza in una società in trasformazione. Per un’educazione alla cittadinanza attiva e alla cultura costituzionale. Seminario di formazione, Lesa – Belgirate, 27-28 settembre 2008 Oscar MazzoleniOsservatorio della vita politica, Bellinzona (Svizzera) Un’integrazione politica in crisi Il modello elvetico alla prova delle nuove logiche competitive
Due tradizioni: modello unitario e multinazionale di stato moderno - Costruzione della nazione come Patria “una e indivisibile”, organizzata politicamente in uno Stato unitario (es. Italia risorgimentale) - Costruzione della nazione come riconoscimento delle realtà istituzionali, culturali, religiose, linguistiche regionali/locali, attraverso un sistema istituzionale federale dal basso (es. Stato federale elvetico della metà del XIX secolo, dove la la patria locale non è sostituita dalla patria nazionale- stato “multinazionale o “multiculturale”)
Cos’è il « modello » di integrazione politica elvetico? Nello specifico di uno stato multinazionale, è un paradigma di gestione dei rapporti fra attori politici e fra maggioranze e minoranze (linguistiche, religiose ecc.) che tende a fondarsi sulla cooperazione reciproca e su soluzioni condivise- - il « consociativismo » è visto come valore positivo e incarnazione del modello di integrazione
Fra modello ideale e realtà storico-politica In quale misura questo modello rimane un sistema ideale e invece in quale misura si esprime nella realtà storica e politica della Svizzera? Due visioni opposte si sono confrontate negli ultimi decenni: • una visione prevalente, che ha visto nella realtà storico-sociale l’incarnazione del modello, come esito di lungo periodo. Il modello di integrazione (« unità nella diversità ») incarnerebbe, per la sua esemplarità e unicità, l’essenza dell’identità politica elvetica; 2) una visione critica, meno diffusa, che presume una scissione fra modello e realtà; il modello in sé sarebbe un’illusione, una ideologia che cela una coercizione delle minoranze (regionali o politiche) dietro la parvenza di consensom (es. Jean Ziegler)
Una visione alternativa La capacità del modello integrazione di farsi realtà (vissuta e praticata dagli attori politici e dai cittadini) dipende: 1) da precisi meccanismi istituzionali: una collegialità « paritaria » (senza primi ministri) delle forze politiche e una cooptazione delle minoranze politiche e culturali (effetto del federalismo, del proporzionalismo, della democrazia diretta) 2) dall’emergere di peculiari condizioni storico-sociali, ivi compreso elite politiche che condividono precise pratiche e consuetudini volte a rendere « reali » collegialità e cooptazione
Tre periodi storici nel XX secolo • Anni 1900-1935: difficoltà dell’integrazione politica: intensi conflitti nel mondo del lavoro e di scontro anti-comunista; forti tensioni linguistiche nel periodo della prima guerra mondiale (fossato fra svizzero tedeschi e svizzero francesi); intense tensioni centro-periferia (rivendicazioni del Cantone Ticino, unico cantone al Sud delle Alpi e di lingua italiana) 2) 1936-1990: momento « d’oro » del modello di integrazione politica 3) dal 1990: crisi del momento d’oro, con la diffusione e la maggiore legittimità delle logiche competitive
Perché il momento « d’oro » dell’integrazione politica? I meccanismi istituzionali della collegialità e della cooptazione si sono rivelati decisivi nel favorire l’emergere e il consolidamento dei processi di integrazione politica nazionale. Questi meccanismi erano elementi necessari, ma non sufficienti.
Condizioni dell’integrazione politica fra gli anni ’30 e ‘80 • Fino alla IIa guerra mondiale, forte pressione esterna di regimi antidemocratici al confine, poi durante la guerra fredda il mantenimento di una forte neutralità in politica estera condivisa dalle forze politiche di governo elvetiche e dalle grandi potenze • Dapprima la pacificazione dei conflitti sociali negli anni ’30 (“pace del lavoro”) e l’integrazione dei socialisti al governo, poi l’affermazione della formula magica alla fine degli anni ’50 • Una riduzione delle tensioni centro-periferia: prima con il rafforzamento della coesione nazionale negli anni della guerra (difesa « spirituale »), poi con la crescita eccezionale del benessere nazionale e le politiche di intervento pubblico fra gli anni ‘50 e ‘70
Integrazione e depoliticizzazione • Il governo “di tutti” e la stabilità eccezionale hanno ridotto la politicizzazione (vs politica come amministrazione); • Negli anni ’80, la Svizzera è un paese dove all’elezione dei rappresentanti al parlamento nazionale partecipa all’incirca il 40% di coloro che hanno diritto di voto: quota più bassa al mondo. • Parallelamente, la Svizzera è il paese dove i diritti referendari sono più ampi e i referendum svolgono di più che nel resto del mondo. E’ una forma alternativa di integrazione istituzionale dei cittadini (ma in media solo 40-50% dei cittadini vota nei referendum)
Logiche competitive dentro e fuori la politica Dagli anni ’90, si espandono le logiche competitive: • Nell’economia:accelerazione dei processi di integrazione europea e di globalizzazione • Nel mondo del lavoro: più flessibilità e precarietà nel mercato del lavoro; diventano meno scontati gli accordi fra sindacati e mondo imprenditoriale • Nei mezzi di informazione: processi di concentrazione, avvento di nuovi media (periodici gratuiti, internet), caccia all’audience volubile • Nel confronto fra partiti: democrazia diretta diventa più che nel passato strumento di opposizione, scarso consenso decisionale nel parlamento, maggiore peso delle campagne elettorali nazionali, polarizzazione e personalizzazione, aumento della partecipazione al voto • Nelle politiche pubbliche: processi di de-cartellizzazione, di deregolamentazione, di privatizzazione
Minore legittimità del modello di integrazione elvetico • La competizione non è solo più diffusa ma assume maggiore legittimità politica. Il meccanismi di integrazione vengono criticati perché « troppo lenti », « troppo poco trasparenti », « troppo poco equi », « poco capaci di valorizzare il merito », « poco capaci di affrontare la globalizzazione » ecc. • Emerge un processo di divaricazione fra l’ideale dell’integrazione tradizionale e la realtà storico-politica.
Il ritorno delle tensioni centro-periferia e la coesione nazionale • Fino agli anni ’80: la cooptazione delle minoranze (linguistiche ecc.) era in Svizzera anche legata anche al rischio di secessione/annessione, ai timori di disintegrazione nazionale • Con l’integrazione europea e l’uscita di una guerra europea dall’orizzonte del possibile si riducono i timori della secessione/annessione. Ciò legittima la cooperazione transfrontaliera delle zone di confine, ma anche un minore interesse, da parte del centro, per un integrazione delle periferie/minoranze • La crisi dell’integrazione nazionale apre una fase di incertezza nelle periferie
Il ritorno delle tensioni centro-periferia: il caso ticinese • Processi di modernizzazione culturale, di metropolizzazione e mobilità (spaesamento culturale) • Crisi economica (recessione) negli anni ’90 e dopo • Emergere e consolidamento di una forza politica di difesa regionalista (Lega dei Ticinesi, oggi ca. 20% di consensi elettorali) • Ricadute delle logiche competitive nazionali (cambiamento di ruolo dello stato federale: nuova perequazione, nuova politica regionale ecc.) • Scollamento fra élite territoriali e élite globali
Divisione e legittimità popolare nelle élite politiche locali • Diversamente dall’epoca d’oro dell’integrazione politica, le elite politiche ticinesi sono divise sulle diverse opzioni che può intraprendere il cantone, in particolare nei confronti dell’Unione europea e della vicina Italia • Diversamente dall’epoca d’oro dell’integrazione politica, i partiti vivono una pesante crisi di legittimità (“antipolitica”, leghismo)
Nota conclusiva • La crisi dell’integrazione politica nazionale che si è imposta negli anni ’30-’40, ed è stata messa in causa dagli anni ’90, ha creato un nuovo contesto più competitivo, ma anche più politicizzato; • La crisi è opportunità perché rende meno “eccezionale” l’immagine della Svizzera e quindi un favorisce un dialogo-confronto con altre realtà • Se la Svizzera può essere modello per Europa (es. stato “multinazionale”/”multiculturale”), l’Europa può esserlo per la Svizzera?