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LE POLITICHE DI ASSISTENZA SOCIALE. Concetti chiave: «assistenza» vs. «assistenza sociale». assistenza : assimilabile alla beneficenza e alla carità, dipende da atti di liberalità dei singoli, volontari e discrezionali
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Concetti chiave: «assistenza» vs. «assistenza sociale» • assistenza: assimilabile alla beneficenza e alla carità, dipende da atti di liberalità dei singoli, volontari e discrezionali • assistenza sociale (o pubblica): deriva dalla strutturazione normativa degli interventi che genera diritti
Indicatori di fragilità • Povertà soggettiva • Povertà relativa e assoluta • Indice di deprivazione materiale
Povertà soggettiva • La condizione di povertà soggettiva viene accertata intervistando l’individuo/famiglia riguardo all’adeguatezza/inadeguatezza del proprio reddito • Si tratta di un indicatore che esprime in termini percentuali la condizione di disagio e di insoddisfazione di quanti ritengono che il reddito percepito sia inadeguato
La soglia di povertà soggettiva è fissata al livello medio di reddito indicato dagli intervistati come “necessario per vivere senza lussi ma senza privarsi del necessario (escludendo le tasse)”. • Per il 2006, tale soglia era fissata a 1800 euro per una famiglia-tipo di due persone (a 1300 euro nel 2001).
Povertà assoluta • Indica la soglia di sussistenza. Si riferisce, infatti, alla incapacità di acquisire un paniere di beni e servizi considerati essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Un pasto adeguato, un tetto, vestiario, riscaldamento, un minimo di mobilità e accesso ai trasporti, ecc.
Povertà assoluta per ripartizione geografica. Anni 2006-2009 (valori percentuali) , Fonte: Istat 2009
Povertà relativa • È un indicatore di distanza sociale. Individua quanti sono in condizioni di svantaggio non in senso assoluto ma rispetto ad altri. La soglia di povertà relativa può essere stabilita in base a due variabili: il reddito e la spesa per consumi. • In base al reddito: è pari al 60% del reddito mediano del paese • In base alla spesa per consumi: sono povere le famiglie di due persone con una spesa media inferiore alla spesa media nazionale pro capite • Il confronto tra famiglie con numerosità e composizione diversa si effettua applicando scale di equivalenza.
In Italia, nel 2009, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono 2 milioni 657 mila e rappresentano il 10,8% delle famiglie residenti; si tratta di 7 milioni 810 mila individui poveri, il 13,1% dell’intera popolazione. • L’incidenza della povertà relativa al sud è più che quadrupla rispetto al nord. Al sud risiede il 70% delle famiglie povere, nonostante vi risieda un terzo della popolazione.
Indice di deprivazione materiale • Esso si riferisce alla mancanza di beni materiali per il soddisfacimento di bisogni essenziali, alla presenza dichiarata di difficoltà finanziarie e in generale all’incapacità individuale di vivere una vita decente. • L’indice è calcolato con una serie di interviste a un campione di popolazione su una batteria di item ritenuti significativi del “disagio economico” i quali “vanno dalla capacità di soddisfare bisogni essenziali al possesso di generi di consumo durevole considerabili in taluni casi e situazioni voluttuari, alla regolarità nel far fronte a impegni economico finanziari quali il pagamento di tasse e bollette” (Cies 2009).
Altri indicatori di fragilità • Disuguaglianza In senso stretto: è il complesso delle differenze legate alla diversa collocazione nel mercato del lavoro, nonché alle differenti condizioni di reddito. In senso ampio: è determinata dalle differenti modalità di accesso ai beni sociali di cittadinanza. • Esclusione • situazione che consiste nella massima estensione della povertà e della disuguaglianza • processo che conduce a situazioni di disagio estremo
Cosa accade nella zona intermedia tra inclusi ed esclusi? Tra insiders e outsiders? Limiti di un approccio che focalizza l’attenzione sull’esclusione (e, dunque, sulle fasce residuali) Una nuova categoria interpretativa: la vulnerabilità. Termine utilizzato per descrivere la nuova questione sociale, caratterizzata da nuovi profili di rischio, legati alle trasformazioni che hanno interessato i principali sistemi di integrazione sociale: il lavoro l’organizzazione familiare i sistemi di welfare (oppure alla capacità di fronteggiare le difficoltà derivanti da problemi di tipo abitativo, finanziario, sanitario, relazionale)
Definizione di vulnerabilità sociale • Fenomeno che consiste nella progressiva erosione delle posizioni intermedie (tra inclusi ed esclusi); si tratta infatti di una situazione trasversale di vita in cui l’autonomia e la capacità di autodeterminazione dei soggetti sono perennemente minacciate da un inserimento instabile dentro i principali sistemi di integrazione sociale e di distribuzione delle risorse (ovvero, situazione determinata da una crisi delle principali forme di regolazione sociale)
Vulnerabilità come spazio sociale caratterizzato da tre tipi di rischio: 1. R. derivanti dalla carenza di risorse di base - Livello del reddito familiare - Disponibilità di un patrimonio familiare - Abitazione 2. R. derivanti da integrazione debole - Nel mercato del lavoro - Nel sistema delle relazioni parentali o amicali 3. R. derivanti dalla scarsa capacità di fronteggiare situazioni critiche - Rappresentate da un livello di acquisizioni inferiore rispetto a quello raggiunto da altri soggetti con le stesse opportunità. Acquisizioni inerenti all’istruzione, allo stato di salute, all’accesso alle informazioni, alla partecipazione alla vita sociale e politica, all’uso dei servizi pubblici
Assistenza sociale (o pubblica): una definizione • interventi volti a superare e/o contrastare situazioni di bisogno tramite trasferimenti monetari e servizi in natura • condizionali: • all’accertamento di un bisogno individuale manifesto (selettività) • all’impossibilità del bisognoso di farvi fronte con mezzi propri (residualità) • erogazione delle prestazioni: prescinde da requisiti di tipo contributivo • finanziamento: via fiscalità generale • nonostante i caratteri di selettività e residualità, le prestazioni assistenziali si configurano come veri e propri diritti sociali in quanto erogate automaticamente a chiunque si trovi nelle condizioni previste
Assistenza sociale: due funzioni fondamentali • garanzia di un minimo di risorse economiche per soddisfare i bisogni vitali dell’individuo (es. schemi di minimo vitale, integrazioni al reddito, facilitazioni economiche etc.) • offerta di servizi sociali non monetari aperti alla fruizione di tutti i cittadini (asili nido, consultori, centri diurni per anziani e portatori di handicap, servizi domiciliari etc.)
Selettività: la prova dei mezzi • consiste nella verifica dell’impossibilità di far fronte al bisogno con mezzi propri • operativamente si accerta che la condizione economica dell’individuo (ovvero dell’intero nucleo familiare), prendendo a riferimento tipicamente il reddito (ma talora anche il patrimonio), sia inferiore a una soglia definita per legge • la prova dei mezzi va intesa come una clausola generale degli interventi assistenziali, soggetta tuttavia a una forte variabilità nelle forme e nelle caratteristiche che essa può assumere sia da paese a paese, sia per istituti assistenziali differenti
I limiti della selettività • “trappola della povertà” • stigma • asimmetrie informative • alti costi amministrativi
Gli attori • dimensione verticale: livelli di governo coinvolti nella governance degli interventi generalmente gli interventi assistenziali sono attribuiti al livello sub-nazionale e/o locale, con il livello centrale competente nel fissare le linee guida e gli obiettivi di massima • dimensione orizzontale: soggetti coinvolti sul lato dell’offerta • la distinzione principale è fra soggetti pubblici e soggetti del privato sociale (ad es. enti religiosi, associazioni di volontariato, cooperative sociali etc.). • Ruolo della famiglia (sistemi familisti vs. sistemi de-familisti) • Ruolo del terzo settore
L’evoluzione storica delle politiche di assistenza sociale Le fasi principali: • XVII - XIX secolo: tra “carità” e “leggi sui poveri” • (1880-1945: l’avvento delle assicurazioni sociali) • 1945 – oggi: avvento di prestazioni assistenziali di “seconda generazione”, • 1970 – oggi: accanto ai trasferimenti monetari si sviluppano i servizi sociali ( questione del decentramento delle competenze)
L’istituzione di schemi di reddito minimo garantito nei paesi dell’Ue-15 i Ampia variabilità nelle caratteristiche dello schema tra le Comunità autonome. Fonte: rielaborazione da Ferrera [2005]; Busilacchi [2008] e Moreira [2008].
L’evoluzione storica delle politiche di assistenza sociale: le specificità dei paesi dell’Europa meridionale • Familismo (famiglia come ammortizzatore economico - modello delle solidarietà familiari e parentali) • Economia informale • Deboli capacità istituzionali • elevato particolarismo, sia sul versante delle erogazioni, sia sul versante del finanziamento • basso grado di statualità (stateness) • mancanza di una rete di protezione di ultima istanza • ritardo strutturale nello sviluppo di servizi sociali
L’evoluzione delle politiche di assistenza sociale in Italia. I principali interventi nel periodo 1945-1990
Le principali cause dell’arretratezza italiana Fattori comuni con gli altri paesi sud-europei: • Ruolo della famiglia (familismo, causa o conseguenza?) • Peso dell’economia informale • Deboli capacità istituzionali Ma anche: • Polarizzazione ideologica • Ostacoli istituzionali
Le lacune originariedel sistema socio-assistenziale italiano • Normativa di settore lacunosa a livello nazionale e disomogenea e frammentata a livello regionale e locale • Mancanza di una rete di protezione sociale di base (es. RMG) • I diritti soggettivi esistenti sono: • categoriali • sbilanciati verso i trasferimenti monetari, a discapito dei servizi • scarsamente efficaci ed efficienti nel ridurre la povertà • Misure di sostegno solo su base locale, caratterizzate da: • forte discrezionalità nella definizione dei criteri di accesso • alta frammentazione settoriale • disomogeneità qualitativa, quantitativa e geografica dell’offerta
Nuovi rischi e nuovi bisogni:la nuova salienza degli interventi socio-assistenziali • Trasformazioni socio-demografiche: • invecchiamento della popolazione • crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro • trasformazioni della famiglia • Trasformazioni dell’economia e del mercato del lavoro: • disoccupazione • carriere discontinue Si assiste ad aumento del rischio di povertà e a una sua trasformazione
La L. 328/00: i principi • universalità dell’accesso alle prestazioni (rivolte a tutti, con priorità per i soggetti in condizione di bisogno economico, di inabilità psichica o fisica) • sistema integrato di servizi e interventi sociali (integrazione fra politiche, fra livelli di governo, fra enti pubblici e terzo settore) • enfasi sulla sussidiarietà (leggi Bassanini sul decentramento amministrativo e principio di sussidiarietà) • enfasi sulla programmazione per la governance del settore a tutti i livelli di governo (Piano Sociale Nazionale, Piani Regionali e Piani di Zona) • incremento dei servizi a complemento dei trasferimenti monetari • Estensione dell’RMI su tutto il territorio nazionale • introduzione dei “Livelli essenziali delle prestazioni” (che fungono da livelli di base omogenei per tutto il territorio nazionale al fine di garantire un’uniformità di base dell’intervento)
La riforma del Titolo V della Costituzione(L. Cost. 3/2001) • l’assistenza sociale diviene competenza esclusiva delle regioni • lo Stato tuttavia è chiamato: • a determinare i Livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale • a garantirne il rispetto (detiene “potere sostitutivo”)
Verso la svolta: l’approvazione della legge quadro di riformadell’assistenza Fattori facilitanti: • sentenza della Corte costituzionale del 1988 (che dichiarò l’incostituzionalità dell’art. 1 della legge Crispi del 1890) • alterazione degli equilibri di potere che avevano caratterizzato la Prima Repubblica (via Mani Pulite e Tangentopoli) Fattori specifici: • emergere di un fronte politico pro-riforma (primo governo di centro-sinistra della Seconda Repubblica) • Livia Turco come “imprenditore di policy” • Dinamiche di “policy learning”
La mancata attuazione della riforma: un’interpretazione • revisione del Titolo V della Costituzione • mancanza di un fronte politico pro-riforma stabile e determinato 3. bassa salienza politica della questione socio-assistenziale • scarse risorse di potere dei potenziali beneficiari • strutturale sotto-rappresentazione femminile nelle sedi decisionali • bassa mobilitazione sociale e politica su questi temi
Scenari e prospettive per le politiche di assistenza sociale in Italia 1. Definire i livelli essenziali delle prestazioni difficoltà operative e mancanza di risorse rischio di perpetuazione delle differenze territoriali anche a seconda di come verrà attuato il federalismo fiscale 2. Accrescere la spesa 3. Rafforzare le capacità istituzionali