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L’estetica di Proust. Alcuni capisaldi dell’estetica e dell’epistemologia di Proust: La memoria: distinzione tra memoria “volontaria” e “involontaria” Distinzione tra un “io superficiale” e un “io profondo” (moi de profondeur)
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L’estetica di Proust Alcuni capisaldi dell’estetica e dell’epistemologia di Proust: • La memoria: distinzione tra memoria “volontaria” e “involontaria” • Distinzione tra un “io superficiale” e un “io profondo” (moi de profondeur) • Trascendenza della vita umana, tensione metafisica verso una verità essenziale • Metodo narrativo specifico: Le “intermittenze del cuore” Giacomo Debenedetti, Rileggere Proust: «Le “intermittenze” sono l’improvvisa rivelazione che c’è dell’altro, che quelle certezze, fiducie, abitudini sulle quali avevamo riposato non erano che una crosta, apparentemente solida e compatta, capace di reggere il nostro peso; ma sotto di essa, si nasconde la vera realtà, sfuggente alle nostre percezioni ordinarie, alle regole su cui il nostro vivere riposava, e che repentinamente si danno a conoscere per ciò che sono: pure convenzioni».
Prima della Recherche • Prima della Recherche troviamo una serie di tentativi, abbozzi, anche passi falsi che lo portano fuori strada. Tutti testi che hanno un carattere frammentario o incompiuto: • Pastiches, esercizi di stile, in cui il giovane scrittore si esercita a imitare il linguaggio, lo stile, le cadenze espressive di altri scrittori; • Brevi articoli o saggi su vari argomenti, spesso di carattere letterario, ma non solo; • Un romanzo rimasto incompiuto, Jean Santeuil, scritto in terza persona ma con un forte carattere autobiografico; • Un testo inclassificabile, Contre Sainte-Beuve, che nasce come saggio polemico per contestare il metodo di uno dei critici più influenti dell’epoca e che poi si sviluppa in direzioni imprevedibili, accoglie riflessioni generali sulla letteratura, analisi di alcuni grandi scrittori (Balzac, Baudelaire, Flaubert) e anche alcuni spezzoni narrativi in cui appaiono personaggi del futuro romanzo; anche questo incompiuto.
La pubblicazione della Recherche • La pubblicazione avviene gradualmente, a mano a mano che Proust completa i singoli volumi, in un arco di tempo abbastanza lungo (segnato dalla sua morte, 1922: gli ultimi tre volumi escono postumi): • 1913: Du côté de chez Swann (Dalla parte di Swann) • 1919 : A l’ombre des jeunes filles en fleur (All’ombra delle fanciulle in fiore) • 1920-21 : Du côté de Guermantes (La parte di Guermantes) • 1921-22 : Sodome et Gomorrhe (Sodoma e Gomorra) • 1923 : La prisonnière (La prigioniera) • 1925 : Albertine disparue (Albertine scomparsa) • 1927 : Le temps retrouvé (Il tempo ritrovato)
Un romanzo nel romanzo: Un amour de Swann • Un amour de Swann si trova nel primo volume dell’opera, Dalla parte di Swann, articolato in tre sezioni: • Parte prima: Combray, divisa a sua volta in due capitoli: I e II; • Parte seconda: Un amore di Swann; • Parte terza: Nomi di paese: Il nome.
Un romanzo nel romanzo: Un amour de Swann • Il testo ha ha delle caratteristiche del tutto peculiari, innnanzitutto dal punto di vista formale: • Voce narrante: Tutto il romanzo è scritto in prima persona (narrazioneautodiegetica), tranne questa sezione, scritta in terza persona (narrazione eterodiegetica): • Punto di vista: Il punto di vista è molto ambiguo: non può esserci narrazione onnisciente, ma spesso il narratore si comporta come se fosse onnisciente; • Protagonista: In questa sezione il protagonista non è più l’io narrante (Marcel) ma Charles Swann, un amico di famiglia che compare già nelle prime sequenze, apparirà più volte nei volumi successivi, e che solo qui assume un ruolo di primo piano; • Tempo: Dal punto di vista temporale, la storia di Swann è una lunga analessi esterna: cioè è collocata in un passato remoto che precede la nascita del narratore, quindi l’inizio della storia principale; è una sorta di antefatto che comporta un ritorno indietro nel tempo.
Un romanzo nel romanzo: Un amour de Swann Giacomo Debenedetti, Rileggere Proust: «Così isolato, così staccato, questo episodio non cessa tuttavia di essere come un grande sovrapporta, o meglio un bassorilievo che, all’ingresso di quel musicale e tragico inferno, dove poi ci sprofonderemo in compagnia del personaggio che dice je, ne riassume i gironi, le torture, i peccati e soprattutto la vicenda per cui si cade nel peccato capitale – il tempo perduto – e lo si paga senza espiarlo. […] Swann è il più tipico, fascinoso e scoraggiante fabbricatore di tempo perduto. […] Swann è un freddoloso morale, oltre che fisico: uno che si tiene al riparo dalla vita, in un certo senso ritraendosene, creando di fronte alla vita quella impermeabilità, quel vuoto che crea nel suo cervello, allorquando sente avvicinarsi un pensiero impegnativo e inopportuno, tormentoso, difficile. […]
Un romanzo nel romanzo: Un amour de Swann Ha ottenuto il successo mondano, che è già un riconoscimento della sua persona; ma inadeguato, meno meritorio e appagante, in paragone con quel riconoscimento che gli sarebbe venuto in grazia di un’opera da lui creata, veramente “sua”. In un certo senso, nell’aridità che gli è subentrata, si difende anche dall’amore: ha molte avventure, piuttosto segrete, ma sceglie il tipo della donna formosa, sana, quasi sempre di una classe sociale alquanto più bassa della sua o di quella che lui frequenta: la donna che appaga i suoi sensi, ma non la sua spiritualità, prelevata anzi al di fuori di questa spiritualità. […] Sono donne, dalle quali certo non si scocca per lui l’invito a cercare qualche cosa in loro di ineffabile, l’anima segreta che le apparenze annunciano insieme ed occultano. Sono narcotici che lo aiutano a dimenticare l’ansia e il rimpianto del tempo. […]
Un romanzo nel romanzo: Un amour de Swann Possiamo ormai fare un passo più in là, non limitarci più a suggerire analogie, e dire qual è la nostra opinione: il grande capitolo sull’amore di Swann è, proiettato sulla più visibile e accessibile delle passioni umane, il movimento di psicologia coatta di tutta la Recherche [cioè la ricerca di una misteriosa verità delle cose, non visibile nella loro apparenza]; messo a carico di un personaggio a cui non è concessa la grazia, a cui tocca subire il travaglio del destino, senza poterne appurare le rivelazioni. Swann, come si è detto, rimane nel limbo del “tempo perduto” […] L’interesse palpitante, drammatico della Recherche, la sua forza di propulsione, anche nel senso della dinamica narrativa, viene dal fatto che il protagonista rischia per migliaia di pagine, e per sequenze di episodi sempre analoghi, la sorte di Swann».
L’amore di Swann Ernst Robert Curtius, Marcel Proust: «E così segue quella discesa da una felicità irraggiungibile dell’amore alla ricerca senza felicità del piacere. Cercare il piacere nella sensazione materiale e sapere che questo tradimento dell’anima toglie al piacere il suo fiorire – questo è il lutto carnale del mondo proustiano»
Idealizzazione ed estetizzazione Sandro Botticelli, Le prove di Mosè (1481-82), Cappella Sistina.
Idealizzazione ed estetizzazione “In piedi accanto a lui, i capelli sciolti, fluenti lungo le gote, una gamba piegata in un atteggiamento quasi di danza per potersi curvare senza fatica sull’incisione che osservava a testa china, con quei suoi grandi occhi che erano, quando non si animava, così cupi e stanchi, lo colpì per la sua somiglianza con quella figura di Sefora, la figliadi Ietro, che sivede in un affresco della CappellaSistina”. Sefora, la figlia di Ietro (particolare)
L’amore come malattia Ernst Robert Curtius, Marcel Proust: In Proust, l’amore «è considerato come una malattia, una sofferenza, un’illusione a ci continuiamo a concederci per viltà anche quando l’abbiamo riconosciuta come illusione. Quello che si può chiamare il pessimismo di Proust risulta da una considerazione sempre rinnovata, sempre più disperata di questa profonda insufficienza dell’amore. Sembra che abbia scritto i suoi libri semplicemente per svelare questa assoluta insufficienza dell’amore»; «L’amore è per Proust una malattia che può essere momentaneamente anestetizzata ma non può venir guarita. Il compimento dell’amore sarebbe possibile solo nel possesso, ma nessuna creatura umana può possederne un’altra. Questo vale già per l’unione dei corpi: “l’atto del possesso fisico, nel quale d’altronde non si possiede nulla”. Tanto più vale per il possesso psichico, il possesso dell’anima».
L’interrogatorio della gelosia Giacomo Debenedetti, Rileggere Proust: «L’amore diventa il simbolo della “ricerca” tipica, cioè il tentativo di conoscere l’interno delle cose, apparso dietro l’inviolabilità enigmatica e seducente, dietro il muro invalicabile del loro apparire ed esistere per se stesse. Dalla sera in cui ha desiderato la cosa impossibile – il possesso di un altro essere – Swann diventa geloso: l’amore di Swann si identifica, si risolve interamente nella gelosia di Swann. E ci dà l’esemplare condensato e per eccellenza di quello che vedremo ripetersi negli altri amori, di cui parla il libro. Ci dà, a guardare sotto il linguaggio dell’amore, il segreto che alimenta la ricerca di Proust, […] fa nascere il libro». La Recherche «si svolge come un continuo interrogatorio di gelosia. Proust si trova come in uno stato di dipendenza coatta di fronte alla realtà, alla verità degli aspetti – mondo esterno, natura, sentimenti – ch’egli deve appurare ed esprimere: dipendenza analoga a quella dell’innamorato di fronte alla persona che soggioga»
L’interrogatorio della gelosia Gilles Deleuze, Proust e i segni: «Innamorarsi significa individualizzare qualcuno attraverso i segni che porta o che emette. […] L’essere amato appare come un segno, un’”anima”: esprime un mondo possibile a noi sconosciuto. L’amato implica, avviluppa, imprigiona un mondo che bisogna decifrare, cioè interpretare. Si tratta anzi di una pluralità di mondi; il pluralismo dell’amore non riguarda solo la molteplicità degli esseri amati, ma la molteplicità delle anime o dei mondi contenuti in essi. Amare significa cercare di spiegare, di sviluppare questi mondi sconosciuti che restano avviluppati nell’amato. […] C’è dunque una contraddizione dell’amore. Non possiamo interpretare i segni di un essere amato senza sfociare in questi mondi che non ci hanno aspettato per prendere forma, che si sono formati con altre persone, e nei quali noi siamo un oggetto in mezzo agli altri. L’amante desidera che l’amato gli dedichi le sue preferenze, i suoi gesti e le sue carezze. Ma i gesti dell’amato, nel momento stesso in cui si rivolgono a noi e ci vengono dedicati, continuano a esprimere questo mondo sconosciuto che ci esclude. […]
L’interrogatorio della gelosia Gilles Deleuze, Proust e i segni: La prima legge dell’amore è soggettiva: soggettivamente, la gelosia è più profonda dell’amore, e ne contiene la verità. Il fatto è che la gelosia si spinge più lontano nella ricerca e nell’interpretazione dei segni. È la destinazione dell’amore, la sua finalità. In effetti, è inevitabile che i segni di un essere amato, nel momento in cui li “spieghiamo”, si rivelino menzogneri […] L’interprete dei segni amorosi è necessariamente l’interprete delle menzogne».
L’interrogatorio della gelosia Giacomo Debenedetti, Rileggere Proust: «Attraverso la sua occhiuta indagine, la sua instancabile esplorazione da virtuoso del microscopio, i suoi interrogatori da aguzzino, Swann crede di andare in cerca dei fatti e delle prove; ha quell’avidità della smentita definitiva di cui solo la disperazione è capace, quel “voler sapere” che si annunzia alla sofferenza come un punto fermo, e viceversa non è che sete di una maggiore concretezza nel soffrire. In realtà, il lavoro è un altro. I due opposti proverbi che “la gelosia acceca” e che la “gelosia apre gli occhi” sono ugualmente veri».
Esseri di fuga Samuel Beckett, Proust: «Nessun oggetto che si estenda nella dimensione temporale è passibile di essere posseduto, intendendo per possesso il possesso totale, raggiunto soltanto con la completa identificazione dell’oggetto e del soggetto. L’impenetrabilità della più semplice creatura umana non è una pura illusione della gelosia del soggetto […] Tutto ciò è attivo, tutto ciò è immerso nel tempo e nello spazio, è dotato di ciò che può essere descritto come un’astratta, ideale e assoluta impermeabilità». Giacomo Debenedetti, Rileggere Proust: «Odette, attraverso gli acidi rivelatori della gelosia, perde completamente forma, diventa un essere inafferrabile, inesistente. […] Non una donna: addirittura una materia liquida e vischiosa, pronta a colarsi in tutti gli stampi inventati dalle più sfrenate immaginazioni della gelosia».