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Elogio della diversità

Elogio della diversità. Vittorio Cotesta Università degli Studi Roma Tre. Introduzione.

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Elogio della diversità

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Presentation Transcript


  1. Elogio della diversità Vittorio Cotesta Università degli Studi Roma Tre

  2. Introduzione • In un primo momento volevo intitolare questa relazione “Elogio della differenza” per cercare di sostenere che ogni differenza dovrebbe essere intesa come un fattore umano positivo. Poi ho pensato che questo mi avrebbe portato troppo lontano e ho cercato di restringere il campo ai problemi che credo di conoscere di più e di parlarne. Tuttavia, “elogio della diversità” non è gran che diverso, come titolo, da “elogio della differenza”. Forse sono la stessa cosa oppure no. Forse, nel concetto di differenza si è depositato un grumo semantico che mette in luce più gli aspetti legati alla differenza individuale, mentre nel concetto di diversità prevalgono elementi collettivi. Forse… • In questa relazione vorrei proporre un punto di vista che può essere riassunto così: unità e diversità. Nel mondo prevalgono sempre più – e nello stesso tempo – gli aspetti comuni dell’umanità e i tratti relativi alla diversità. I codici culturali comuni – ad esempio, quello relativo ai diritti umani – sono la base per la rivendicazione delle diversità e delle differenze di gruppi umani e di individui singoli.

  3. Popolazione italiana 1991-2051

  4. Nascite e decessi 1990-2050

  5. Speranza di vita alla nascita

  6. Popolazione per classi d’età, 1991-2051

  7. Popolazione straniera, 2002-2051

  8. Piramide della popolazione, 2007 e 2051

  9. Le ipotesi demografiche per l’Italia

  10. Le ipotesi demografiche per l’Italia

  11. La comparazione internazionale

  12. Numero di migranti nelle aree più sviluppate. Media annuale netta (in milioni)

  13. Numero di migranti in Africa, Asia e paesi latinoamericani e Caraibi. Media annuale netta (in milioni)

  14. Il significato sociale e culturale della situazione demografica italiana. 1 • Si può esprimere il significato sociale e culturale della situazione italiana così: pluralismo culturale e diversità nella diversità. • La società italiana è caratterizzata da un pluralismo culturale finora mai visto prodotto dalla presenza di cittadini stranieri che vivono e lavorano ormai da anni nel nostro paese. Uno sguardo alla loro cittadinanza d’origine, però, ci fa comprendere anche che non ci troviamo di fronte alla situazione per cui, da un lato, ci sono gli italiani e dall’altro, uno, due o tre grandi gruppi di stranieri. La situazione italiana è caratterizzata anche dal fatto che gli stranieri sono diversi anche tra di loro. Per cui solo in termini generali e astratti si può stabilire una forma di percezione dicotomica costruita sull’opposizione noi/loro. • Questo, naturalmente, complica le questioni relative alla cosiddetta “integrazione” e alle politiche di riconoscimento della diversità culturale e religiosa degli stranieri residenti in Italia.

  15. Il significato sociale e culturale della situazione demografica italiana.2 • I dati illustrati farebbero pensare che, se le migrazioni in Italia sono così indispensabili per mantenere in vita tante attività economiche, gli italiani - dalle elite dirigenti fino ai comuni cittadini - siano favorevoli alle politiche di integrazione dei migranti nella società italiana. Manco per sogno. Qui si manifesta invece una paura enorme. Proprio perché sentono di essere stanchi e vecchi (in quanto popolazione, ovviamente) gli italiani diffidano delle persone straniere, le quali potrebbero approfittare di loro. Si tratta di una sindrome complesse: da un lato, oggettivamente, gli stranieri sono indispensabili; dall’altro, proprio per questo, soggettivamente, riconoscendo questo fatto, gli italiani temono di potersi trovare, un giorno, in balia degli stranieri.

  16. Strategie verso la presenza straniera. Arroccamento identitario • La paura dello straniero, percepito come minaccia presente o futura, conduce molti (non solo gente comune ma partiti e istituzioni) ad un arroccamento intorno alla difesa della propria identità culturale, religiosa e territoriale. Il mitico nord est italiano – ma non solo, ovviamente – rivendica la difesa della propria comunità (“padana”) contro la presenza degli stranieri. Questa situazione, al di là delle speculazioni di talune forze politiche, nasce dalla competizione, presente in alcuni settori produttivi, in alcuni territori e intorno ad alcuni beni (territorio, lavoro), tra lavoratori stranieri e lavoratori italiani. Le formule con cui si esprime la competizione sono diverse. Una tipica è la rivendicazione della preferenza degli italiani nella distribuzione dei beni collettivi (casa, lavoro, sanità, formazione) all’attribuzione, sul lavoro, di un ruolo superiore in quanto “italiano”. • La paura si esprime anche in altri modi. Per esempio nelle scuole: con la fuga delle famiglie (popolari) dalle scuole on bambini stranieri o figli di stranieri. Qui, il bene collettivo sotto pressione è la qualità della formazione: poiché di teme che la presenza dei bambini stranieri e di origine straniera possa abbassare il livello della formazione, i genitori portano i loro figli in altre scuole (pubbliche o private) nelle quali non siano presenti bambini stranieri. • Naturalmente, la strategia preferita da questa quota di popolazione sarebbe mandare via gli stranieri ma si avverte forse la necessità di averne e allora si vuole imporre la separazione o la subordinazione.

  17. Strategie verso la presenza straniera. Inclusione subordinata • Un atteggiamento più tranquillo mostrano quanti seguono una strategia più pragmatica: utilizzare gli stranieri secondo la propria convenienza, senza preoccuparsi molto delle condizioni di lavoro, delle loro condizioni di vita, della loro situazione giuridica. Anzi, la debolezza dei lavoratori stranieri diventa un vantaggio competitivo. Tanto tempo fa ho chiamato inclusione subordinata questo modo di rapportarsi allo straniero. Si tratta di una inclusione (più o meno forte) nel sistema produttivo, senza tuttavia porre il problema dei diritti. Nei fatti, questo atteggiamento è il più diffuso e conclude con la stratificazione di una gerarchia tra la popolazione italiana (e una quota di stranieri) che ha una cittadinanza piena (civis romanus sum) e la maggior parte degli stranieri che hanno una cittadinanza di seconda serie (civis romanus sine suffragio). Anzi, ora, con i provvedimenti in via di approvazione, taluni diritti civili potrebbero essere negati (vedremo).

  18. Strategie verso la presenza straniera. Cooperazione e cittadinanza • Un terzo atteggiamento è tuttavia presente nella popolazione italiana. Esso è fondato sulla fiducia in se stessi e negli altri. Si tratta di gente che ha in mente una società aperta capace di includere gli stranieri ai quali pensa giusto sia riconosciuta la stessa cittadinanza, buona o cattiva, che hanno gli italiani.

  19. Per una società aperta e cosmopolita • Nel complesso la situazione è caratterizzata da queste tre modi di guardare e affrontare la gestione della presenza (oggi e nel futuro) degli in Italia. Già oggi, tuttavia occorre riconoscere che gli stranieri danno un contributo importante in tanti settori dell’economia. Politiche più forti di inclusione potrebbero portare all’emersione di quote molto importanti di Pil prodotto dagli stranieri e dagli italiani. Vorrei sottolineare, però, il contributo culturale degli stranieri alla nostra società. Nell’arco di trent’anni siamo diventati una società con notevole pluralismo culturale, con un’apertura cosmopolitica (naturalmente non dovuta solo alla presenza degli stranieri ma ai processi di globalizzazione, di cui le migrazioni sono uno dei fattori, e i processi di europeizzazione). Non è una situazione tipica della società italiana ma di molte società nel mondo. Il problema, un po’ ovunque, è come porsi di fronte a questi processi: se tentare di opporsi e come; oppure se cercare di diventarne parte e come. • I processi di costruzione di una società globale pongono per la prima volta in termini concreti – e non solo ideologici o culturali – la questione dell’universalità del genere umano. Quali sono gli aspetti comuni a tutti; quali sono i tratti particolari di ognuno. Come si può fare costruire un codice culturale comuni a tutti gli uomini e le donne del mondo che riconosca nello stesso tempo la diversità di ciascuno. Sono solo alcune delle questioni che abbiamo davanti, sia in termini culturali e di ricerca sia in termini pratici. • Il senso complessivo può essere riassunto così: ci troviamo nell’alternativa tra un modello di società (o comunità) chiuse, che tentano di interrompere o fermare i processi di costruzione della società globale, e un’idea di società (o comunità) aperta sia al proprio interno, sia verso le altre società del mondo. • Le alternative pedagogiche sono piuttosto chiare. Nel primo caso, la cultura identitaria “nazionale” e nazionalistica (locale o localistica) diventa il perno del processo formativo. Nel secondo caso la società globale aperta alla quale dobbiamo cercare di formare giovani generazioni autonome, capaci di essere al mondo con e per gli altri.

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