E N D
Chi eravamo La nostra storia
….Vorrei ricordare il contesto in cui è nata e cresciuta la comunità. Non eravamo i soli, c’erano tante altre realtà, comunità e gruppi che in qualche modo svolgevano attività molto simili con i quali siamo stati in relazione e siamo cresciuti insieme. Ed erano espressione allora di un rinnovamento notevole. (Ennio)
10 febbraio 1970: sono in tre padri carmelitani (Mario, Luigi e Giuliano) all’apertura della fraternità. Neve, freddo e difficoltà di trasporti sulla mulattiera ripidissima.
ed urgenza dei vari problemi logistici (acqua, freddo e rifornimenti)
Aprile-Giugno: primi confronti con gli imprevisti che nascono dal progetto: permanenza delle ragazze in fraternità che comporta un certo disagio per l’assoluta sprovvedutezza e scoperta progressiva della possibilità di un rapporto fraterno e cordiale e gruppo di seminaristi.
Luglio 1970: Arrivano P. Paolo e p. Ildefonso. Inizia la convivenza con persone diverse e quindi tutte le dinamiche che ne conseguono. In questo mese compare la prima esperienza di ospitalità: un gruppo di Milano che rimane circa tre settimane.
Settembre 1970: Si affronta il problema del lavoro manuale stabile, oltre quello a domicilio su appalto della Fiat. Si sottolinea la necessità che qualcuno condivida la situazione normale degli operai, nel loro ambiente e renda sensibile tutta la comunità alle condizioni della grande maggioranza degli uomini.
Marzo 1971: Dopo più di un anno si possono fare le prime osservazioni e critiche . Comunque si cerca di non isolarsi dalla Provincia Lombarda.
“Dietro la cascina c’era un’altra casa “fantasma”, facente parte della proprietà, il cui tetto era limitato a delle lose in cattivo stato che, quando pioveva, lasciavano entrare acqua da tutte le parti. Ma l’entusiasmo e la voglia di vivere al massimo questa nuova esperienza, erano travolgenti e le difficoltà e i disagi venivano affrontati allegramente come una cosa naturale.(Ennia) Io dormivo là dietro, i primi tempi, e la mattina, prima di scendere dal letto, dovevo cercare di infilare i piedi nelle scarpe se non volevo fare un pediluvio, perché durante la notte, l’acqua, chissà come, allagava immancabilmente il pavimento(Ennia)
“Ecco, anche io sono arrivato a Lessolo da una ‘famiglia distrutta’, la comunità di Banchette – non proprio ‘distrutta’ ma in via di crisi, di disfacimento. E pur avendo fatto un cammino diverso da loro ho chiesto ospitalità per quindici giorni… e sono ancora lì adesso, dal ’74. • Noi Siamo una comunità che vive non poveramente, stiamo bene, non siamo poveri, ma che vive con i beni in comune, avendo scelto di mantenersi con il proprio lavoro possibilmente manuale e che apre la casa nei limiti delle possibilità a chi chiede di venire. Un posto che è stato abbandonato negli Anni ’70 proprio per questi motivi, di scomodità e di isolamento. Perché la famiglia che abitava lì aveva due bambine piccole da mandare a scuola e da lì andare a scuola non era molto semplice “. Però è anche un posto che ha notevoli vantaggi per l’ospitalità: c’è sempre qualcuno di noi in casa, ci sono sempre lavori da fare anche in casa e, per certi versi, la difficoltà a salire e a scender ha i suoi vantaggi. (Renato)
Successivamente arriva Mariuccia. Man mano la Fraternità prende sempre più forma .
Nel corso degli anni grazie a chi viveva stabilmente e con l’aiuto dei ragazzi ospitati vengono fatti parecchi lavori di ristrutturazione