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L’ORGANIZZAZIONE COGNITIVA PERSONALE FOBICA. D.ssa PENSAVALLI Michela Psicologa – Psicoterapeuta Coordinatore didattico S.C.Int. Scuola di Specializzazione di Roma Professore invitato presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. PAURA LIQUIDA.
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L’ORGANIZZAZIONE COGNITIVA PERSONALE FOBICA D.ssa PENSAVALLI Michela Psicologa – Psicoterapeuta Coordinatore didattico S.C.Int. Scuola di Specializzazione di Roma Professore invitato presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
PAURA LIQUIDA "Noi, uomini e donne che abitiamo la parte sviluppata del mondo (la più ricca, modernizzata e ancora più impaziente di modernizzarsi), siamo le persone più al sicuro nella storia dell'umanità, su tutti e tre i fronti lungo i quali combattono le battaglie in difesa della vita umana: rispettivamente contro le forze sprezzanti della natura, contro la natura congenita del nostro corpo e contro i pericoli che vengono da aggressioni di altre persone. Eppure è in quella parte del mondo che gode di sicurezza e comfort senza precedenti che l'assuefazione alla paura e l'ossessione per la sicurezza hanno avuto lo sviluppo più spettacolare”. (Bauman) Attrazione per la paura: serial sul crimine Ossessione per la sicurezza, da questione sociale a questione di incolumità fisica
PANICOLOGY Simon Briscoe e Hugh Aldersey-Williams “La vita moderna ha fortemente ridotto molti dei rischi che l'umanità deve affrontare, e tuttavia è proprio la vita moderna che sembra generare gran parte delle nostre paure” La psicologia degli uomini del XXI secolo è caratterizzata dall’emozione della paura. "Panicology“ è un libro recente che studia fenomeni che hanno causato paure collettive (influenza, aviaria, cibi ogm). La paura combatte l'ansia del vivere quotidiano? Identificare un pericolo fa uscire dall’ansia?
La Paura La paura è un’emozione tirannica: quando arriva prende la scena e la domina completamente; tra tutte le emozioni è forse la meno mediata dal punto di vista cognitivo. L’ansia ha un elemento cognitivo maggiore ed è appannaggio caratteristico dell’essere umano. Ansia, panico, terrore, angoscia, sono emozioni molto simili alla paura: le accomunano il tipo di reazione somatica (aumento del tono adrenergico che mette l’organismo nelle migliori condizioni per fuggire o combattere) e lo stato mentale di allerta, nonché i pensieri che le accompagnano, connessi alla percezione di un pericolo per la persona. Tale pericolo può essere percepito come più o meno imminente e più o meno grave, a seconda che si tratti di ansia, paura o un’altra tra quelle che possiamo definire “emozioni di allarme”. La reazione somatica rappresenta, in effetti, la messa in atto di uno stato adatto a fronteggiare il pericolo percepito.
Pensare all’adattività delle emozioni di allarme ci fa pensare ad una preda che, nel momento in cui percepisce l’imminenza dell’arrivo di un predatore (un rumore, un odore, uno stimolo visivo che vengono interpretati come “presenza di una leonessa”) si ritrova in una frazione di secondo a reagire con un aumento dell’attenzione (“cosa è stato quel rumore?”: confronto rapidissimo con altri rumori di quel tipo che in passato avevano denotato la presenza di un predatore), una modificazione della reattività fisiologica (battito cardiaco, tensione muscolare, aumento della pressione). Tutti i sensi sono alla ricerca di altri indizi: occhi spalancati, orecchie tese. Arriva un altro rumore e la gazzella parte nella sua corsa. Dall’efficacia della sua risposta d’allarme deriverà la sopravvivenza sua e della sua progenie. Possiamo notare che lo stato fisiologico di allarme tende a scaricarsi attraverso l’attivazione muscolare, durante la messa in opera del comportamento di fuga. Se, poi, l’evento di cui si ha paura effettivamente si compie, la paura lascia spazio ad altre realtà emotive.
La paura ha un compito preventivo; è una sentinella che ci protegge di fronte ai pericoli; in termini cognitivisti si può dire che è un’emozione che ci segnala che uno scopo può essere compromesso. Esempio che appartiene alla psicopatologia: fuga dalla metropolitana per il segnale di un “infarto”.
L’attacco di panico Un periodo preciso di intensi paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti: • palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia; • sudorazione; • tremori fini o a grandi scosse; • dispnea o sensazione di soffocamento; • sensazione di asfissia; • dolore o fastidio al petto; • nausea o disturbi addominali; • sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento; • derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi); • paura di perdere il controllo o di impazzire; • paura di morire; • parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio); • brividi o vampate di calore.
PAURA NELLA PERSONA FOBICA Il collegamento tra la difficoltà a comprendere e nominare la propria insicurezza, ansia, tensione o irritazione e la vulnerabilità al panico sono in effetti riscontrabili nei pazienti fobici. Non solo a livello sociale, ma anche individuale e clinico, dunque, una latente sensazione di allarme predispone all’individuazione di paure molto concrete. La persona sente il rischio di perdere il controllo, anche se la situazione esterna, non è poi così minacciosa.
Stile di personalità tendente a disturbi fobici • Ogni singola personalità adotta un'ottica di "ingrandimento" o di "rimpicciolimento" di meccanismi e temi relativi alla regolazione emozionale. • Nello stile fobico c’è un’ Attivazione interna differenziata. • Nello stile fobico vi sono meccanismi di regolazione volti al dominio di sé attraverso l’evitamento/controllo delle situazioni attivanti (in prevalenza: contesti che presentano elementi costrittivi e non protettivi) . • A livello relazionale viene costruita una rete di rapporti ad alto valore protettivo e non costrittivo, e la vicinanza viene ottenuta attraverso modalità ‘coercitive’ con amplificazione delle espressioni emotive.
Personalità fobica Può essere definita come la tendenza di un individuo a rispondere agli eventi di vita generalmente con paura, come conseguenza della costruzione di significato di questi eventi in termini di pericolo. Tutto ciò che è nuovo è visto come pericoloso, e ciò porta l’individuo ad una percezione del mondo come pericoloso e ad una percezione di sè stesso come insicuro in questo mondo, che non può affrontare il mondo senza una figura protettiva.
F.D.Fobico DapINW OUT Depressivo Ossessivo F.I.
L’organizzazione di significato L’organizzazione di significato personale “consiste in un pattern di regole tacite che permette all’individuo di ordinare l’esperienza all’interno di una propria coerenza, elaborando quindi una personale visione di sé e del mondo, in modo da mantenere un senso di continuità individuale, di unicità e di consistenza nel tempo” (Borgo, della Giusta, Sibilia, 2001)
Bisogno di libertà Bisogno di protezione L’organizzazione fobica La realtà esterna e il mondo circostante sono percepiti come pericolosi e sono una minaccia continua alternativamente per la possibilità di protezione e quella di libertà.
L’organizzazione fobica Nell’esperienza immediata di sé nel mondo c’è una condizione di precarietà Ogni novità è un pericolo potenziale Bisogno di protezione Bisogno di libertà Senso di costrizione Paura Ipercontrollo sull’ambiente Attaccamento e separazione divengono termini emotivi antitetici: qualsiasi separazione temporanea dalla figura protettiva è un pericolo, salvo sentirsi costretti e limitati non appena ristabilito il contatto.
Sistema di attaccamento Sistema della paura Il sistema di attaccamento è correlato in modo particolare al sistemi comportamentali esploratorio e della paura. E’ biologicamente adattivo fornendo indizi su ciò che è potenzialmente pericoloso. Sistema esploratorio E’ utile alla sopravvivenza del bambino perché gli fornisce importanti informazioni sul funzionamento ambientale. Un’esplorazione libera può essere pericolosa. Il bisogno di protezione può inibire il comportamento esploratorio. I modelli di attaccamento L’attivazione di questi due sistemi è correlata all’attivazione del sistema di attaccamento.
I modelli di attaccamento La complementarietà tra l’inibire alternativamente sia l’esplorazione che l’attaccamento, può svilupparsi in modo che il bambino, mentre è protetto dalla vicinanza delle sue figure di attaccamento, controllando il sistema della paura, conosca gradualmente l’ambiente. Secondo Ainsworth (1972) “l’equilibrio dinamico tra questi due sistemi comportamentali è molto più importante di uno solo dei due, considerato isolatamente”. La struttura che meglio assicura i legami tra il sistema di attaccamento e quello esploratorio è quella basata sull’uso da parte del bambino di una figura di attaccamento come “una base sicura attraverso la quale esplorare” (Ainsworth, 1963; Ainsworth et al., 1978; Bowlby, 1969 vol.I, 1988).
Interferenza o limitazione del comportamento esploratorio autonomo del bambino. Paura e ansia I modelli di attaccamento nell’O.S. fobica Comportamento parentale iperprotettivo: - il mondo è un luogo minaccioso e pericoloso e il bambino è debole e fragile, tanto da essere difeso attraverso la vicinanza e il controllo continuo; - il bambino ha paura lontano dal genitore. • Comportamento parentale rifiutante: • il genitore ansioso tende ad invertire i ruoli con il bambino utilizzandolo come fonte di sicurezza; • il bambino teme che qualcosa di spaventoso possa accadere al genitore e quindi gli resta vicino.
LIMITAZIONE della TENDENZA INNATA ad ESPLORARE autonomamente l’ambiente RICERCA di una stretta PROSSIMITÀ FISICA che conferma il senso di costrizione e limitazione della propria autonomia BISOGNO DI LIBERTA’ e INDIPENDENZA BISOGNO DI PROTEZIONE Il comportamento esploratorio comporta un ALLONTANAMENTO dalla PROTEZIONE, che lascia in balia della propria fragilità PERCEZIONE di un MONDO OSTILE e MINACCIOSO
Lo sviluppo dell’identità La limitazione dunque fa parte del rapporto di attaccamento che è percepito come stabile e “sicuro” (il bambino non riesce a riferire la limitazione ad un comportamento restrittivo dei genitori né quindi a propri atteggiamenti). Invariante parentale Invariante del bambino L’amabilità e il valore personale non sono messi in discussione. Limitazione indiretta del comportamento esploratorio autonomo del bambino. Il disagio emotivo si localizza negli aspetti fisici del Sé e il bambino diventa via via capace il controllare il proprio corpo escludendo selettivamente ogni attivazione che sia in grado di superare la soglia percepita di stabilità. Il controllo del disagio “corporeizzato” si accompagna ad un senso di debolezza e fragilità emotiva che abbassa ancora la soglia di stabilità.
Lo sviluppo dell’identità L’equilibrio è raggiunto grazie a pattern specifici di autoinganno e al controllo decentralizzato: • capacità di escludere selettivamente il flusso sensoriale che attiva il bisogno di libertà e che innesca la paura della solitudine e della mancanza di protezione; L’autocontrollo finalizzato consente di non elaborare semanticamente emozioni e sensazioni e, grazie ad un’attribuzione causale esterna, di avvertirle come estranee alla propria esperienza soggettiva. b. messa a punto di un repertorio di attività neurovegetative distoniche che si offrono come diversivi e sono finalizzate a mantenere la protezione, non costrittiva, senza modificare la propria autostima e amabilità personale. Le emozioni e le sensazioni sono incanalate attraverso la propriocezione, i meccanismi immaginativo-mnestici e gli schemi motori, in flussi piuttosto indecodificabili che confermano ulteriormente la tendenza a riferire le proprie emozioni alle modificazioni corporee percepite. La paura risulta l’emozione più strutturata e facilmente riconoscibile nella gamma emotiva, rendendo ancora più necessario l’autocontrollo efficace e il mantenimento di una prossimità verso figure protettive.
Lo sviluppo dell’identità Percezione di sé come soggetto controllante Capacità di saper trovare in tutte le possibili nuove situazioni figure protettive disponibili (bisogno di protezione) Capacità di controllare i rapporti interpersonali che possono fornire adeguata protezione (bisogno di libertà) La realtà è “oggettivamente” pericolosa Senso di fiducia nella propria efficienza personale Senso di autonomia e indipendenza personale La risoluzione adolescenziale La possibilità di maggiore astrazione consente un ri-ordinamento dell’atteggiamento controllante.
Aspetti dell’organizzazione L’attitudine verso di sé. • Ipercontrollo sulle proprie sensazioni ed emozioni, fino ad escluderle Le procedure di controllo sono basate sulla prevenzione o l’evitamento delle esperienze emotive. b. Attribuzione causale esterna attraverso cui sensazioni ed emozioni sono avvertite come estranee alla propria esperienza soggettiva (“legate all’oggetto”) Le difficoltà nell’utilizzo di adeguate categorie cognitive per decodificare le proprie esperienze emotive rendono le esperienze stesse del tutto estranee al soggetto. Nei casi di squilibrio affettivo l’ipercontrollo aumenta sino a provocare una “disconnessione cognitiva” (Bowlby, 1980 vol. III) della risposta emotiva dalla situazione interpersonale che l’ha generata, rendendo il soggetto “cieco” alle esperienze di formazione, mantenimento e rottura dei legami affettivi.
Aspetti dell’organizzazione L’attitudine verso la realtà. • Ipercontrollo sulle persone significative Le procedure di controllo sono basate sulla attenzione agli aspetti formali e metacomunicativi piuttosto che di contenuto. b. Manipolazione del rapporto interpersonale secondo i bisogni di protezione o di controllo. Il soggetto riesce, grazie anche al comportamento sintomatico, ad assumere una posizione up nel rapporto. Nelle relazioni amorose lo stile affettivo fobico è caratterizzato dal tentativo costante di disporre di una figura di riferimento affettivo (bisogno di protezione) evitando al tempo stesso un coinvolgimento emotivo stabile (bisogno di libertà).
Coerenza sistemica La realtà è decodificabile in esperienza personale solo se continuamente ricondotta al tema affettivo centrale, all’oscillazione cioè tra il bisogno di protezione e il bisogno di libertà (chiusura organizzazionale fobica). La chiusura organizzazionale è un “vincolo epistemologico” attraverso cui le due polarità antagoniste ordinano e danno significato al flusso dell’esperienza consentendo il senso di unicità personale e di continuità storica. • Dall’esperienza emergono però discrepanze e incongruenze : • i rapporti capaci di fornire protezione divengono “difficili” da gestire sul piano emotivo; • il coinvolgimento emotivo implica debolezza e dipendenza; • un rapporto significativo può causare costrizione o, di contro, un senso di solitudine pervasivo. L’interazione con la realtà e l’assimilazione dell’esperienza, con i conseguenti disequilibri, garantiscono generatività e produttività all’organizzazione (apertura strutturale), nella direzione di una maggiore complessità del sistema.
Dinamica della disfunzione cognitiva La mancanza di equilibrio nell’oscillazione tra le due dimensioni di libertà e sicurezza comporta sofferenza: a) la predominanza della libertà viene percepita come solitudine, b) la predominanza della sicurezza porta a sentimenti di costrizione. Eventi scatenanti: • Situazioni, reali o immaginarie, che implicano una separazione: • spinta adolescenziale verso l’autonomia con distacco emotivo dai genitori e formazione di nuovi legami affettivi; • maggiore libertà e disponibilità di indipendenza rispetto alle normali abitudini economiche e occupazionali; • perdita di una persona significativa (es. separazione coniugale, morte di un genitore, ecc.) • b) Modificazioni affettive nella direzione di una maggiore profondità del legame: • formalizzazione di un legame affettivo; • aumento dei vincoli di dipendenza all’interno del legame; • situazione di crisi o insoddisfazione affettiva in cui la separazione è percepita come soluzione desiderata ma non percorribile.
Lo squilibrio del sistema: i sintomi Le modalità di controllo non riescono più a riequilibrare la dissonanza emotivo-cognitiva (voglia di essere libero/necessità di avere protezione): l’attribuzione di significato diventa confusa e centrata sul corpo. Livello esplicito Le oscillazioni emotive determinano paura di perdere il controllo. La paura pervasiva innesca la crisi di panico. Il tentativo di mantenere la propria coerenza sistemica aumenta l’attribuzione all’esterno delle cause del malessere. Livello tacito L’oscillazione tra la paura della solitudine e quella della costrizione sono alla base dell’attivazione emotiva incontrollabile, la quale, a sua volta, determina la paura di perdere il controllo.
Lo squilibrio del sistema: i sintomi Fantasia di concreto distacco dal rapporto L’idea del distacco attiva il senso di solitudine e la paura La percezione di non essere in grado di stare da soli spaventa perché minaccia l’autonomia Malessere nel rapporto Attacco di panico Il soggetto fobico si considera incapace di tollerare l’ansia e vorrebbe “eliminare” ogni attivazione neurovegetativa vissuta come disturbante: l’esagerazione di queste convinzioni lo pone in una trappola cognitiva il cui effetto è proprio la temuta attivazione neurovegetativa. Disturbo agorafobico Il soggetto fobico vive il “pericolo” interno al corpo che non sente più sicuro e affidabile e contemporaneamente percepisce pericolosa la distanza dal territorio personale inteso come legame con la persona significativa, disattivando il comportamento esploratorio.
Strategia di cura All'interno di un tale processo oscillativo, la stabilizzazione del senso di sé si attua attraverso una continua attribuzione causale esterna grazie alla quale queste esperienze emotive, più che essere indicative di uno specifico stile affettivo personale, sono invece avvertite come conferme dell'esistenza di una realtà pericolosa e costrittiva. Dal racconto del problema si individua l’esordio del disagio ‘non compreso’ (spiegazione incongrua) e si ricostruisce il contesto (situazioni di vita, modi di sentirsi in relazione a queste e alle prospettive del momento) in relazione allo sfondo di vita. Questo percorso a ritroso può riguardare un evento/contesto o una serie di eventi/contesti. Può essere utile procedere con un esame approfondito dell’esperienza per una strategia di regolazione efficace.
Quali obiettivi per la psicoterapia? La psicoterapia cognitiva post-razionalista mira ad aiutare il cliente-paziente a riconoscere, capire e concettualizzare la propria “coerenza di significato personale”, partendo dalla comprensione di come la persona sperimenta il suo modo di essere Non ha come obiettivo che il paziente raggiunga dei criteri di verità più oggettivi o che modifichi le proprie convinzioni irrazionali, o che risolva la conflittualità tra le istanze dell’Io, ma ha l’obiettivo di allargare la trama narrativa del paziente, consentendogli di autoriferirsi l’esperienza immediata di cui non è consapevole, riconoscendo e aggiustando le discrepanze tra l’immagine cosciente di sé (espressa tramite il linguaggio) e l’esperienza immediata (vissuta per mezzo delle emozioni) L’obiettivo finale dell’intervento terapeutico è quello di arrivare ad un articolazione del significato personale. • Invalidare le nozioni di un Sé fragile e di un mondo esterno minaccioso • condurre all’accettazione della bipolarità motivazionale: richiesta di protezione da un lato e di libertà dall’altro • superare le difficoltà che derivano dalla sintomatologia
Amore senza legami:l’amore fobico “Stammi vicino, ma non troppo!” “Sei libero di starmi vicino”
AUTONOMIA E LIBERTA’ ALL’INTERNO DEI RAPPORTI AFFETTIVI Tra gli aspetti importanti della conoscenza di sé, il conflitto autonomia/dipendenza è spesso alla base delle nostre difficoltà nei confronti dei legami con le persone, nei confronti delle figure di autorità, quindi entra direttamente nel modo di vivere il voto dell’obbedienza. Nel cammino evolutivo di crescita, tutti abbiamo sperimentato una dipendenza per necessità, in cui eravamo accuditi, sostenuti, rassicurati, coccolati, non potevamo sopravvivere senza una persona accanto che si prendeva cura di noi.
Poi, siamo passati alla fase dell’autonomia difensiva, cioè della proclamazione dell’io, tipica dell’adolescenza, ottenuta per contrasto e opposizione con gli altri, attraverso un’autosufficienza a volte eccessiva, il timore di perdere la propria libertà, il bisogno irrealistico di non avere vincoli, la ricerca di continui spazi personali. Queste due fasi lasciano in noi un residuo inconscio, per cui continuano a sussistere nel nostro profondo, pronte a riemergere in momenti di regressione, di stress, di difficoltà, di malattia…Se non si ha superato bene una delle due fasi, ecco che deve fare i conti con una dipendenza affettiva nelle relazioni, oppure con un’autonomia difensiva che ostacola qualsiasi legame, in particolare affettivo, e che si oppone a qualsiasi relazione sentita come intrusiva, autoritaria, dominante.
Amore senza legami:l’amore fobico • I fobici sono tesi a reggersi sulla lama del rasoio, tra desiderio di fuga e perdizione e voglia di stabilità. • L’attaccamento può essere evitante o iperprotettivo. • I genitori limitano il bambino nella sua autonomia e nell’esplorazione (negandogli questa possibilità oppure iperproteggendolo). • I genitori rifiutano la capacità esplorativa del figlio perché hanno un costante bisogno di mantenere l’attenzione su loro stessi. • Il bisogno di esplorazione rimane inespresso e si associa ad un vissuto di costrizione e di paura.
L’amore fobico:le caratteristiche da bambini La vicinanza fisica fa sì che il bambino costruisca una visione di sé positiva legata però alla capacità di tenere sotto controllo tutte le sensazioni di paura. Il bambino si vive spaccato in un’ambivalenza tra il desiderio di protezione (per la paura di affrontare il mondo ostile) e il senso di costrizione (che gli impedisce di seguire l’istinto della curiosità).
L’amore fobico:le caratteristiche da adulti Il controllo è la caratteristica predominante che fa da padrone anche sulle emozioni Bisogno di garantirsi la vicinanza delle persone importanti ma allo stesso tempo la possibilità di fuga da queste Hanno grande successo e capacità di instaurare rapporti Sono affascinanti (catturando elegantemente l’attenzione dell’altro) ma non si concedono mai fino in fondo.
Nascita, mantenimento e rottura degliamori senza legami Il bisogno di protezione contrapposto alla sensazione di costrizione accompagnano tutte le fasi del rapporto, dalla costruzione del legame alla rottura. La persona fobica si muove nella relazione sempre in punta di piedi. Nelle prime fasi della conoscenza dell’altro i fobici testano la capacità altrui di essere riferimento e base sicura, devono avere la certezza che nel momento del bisogno il partner saprà dare accudimento e conforto.
Nascita, mantenimento e rottura degliamori senza legami La relazione si mantiene se si ha la sensazione di potersi allontanare e avvicinare liberamente dal partner, senza costrizioni. Il controllo sul partner è anche spaziale, avendo la necessità di poter contare su esso nelle situazioni percepite come pericolose ed imprevedibili. La fine della relazione affettiva è posticipata rispetto al momento in cui la persona ha già cominciato ad elaborarla. Il fobico anticipa la perdita prima che essa sia reale, per questo può durare anche molti anni.
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