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Laurea in Medicina e Chirurgia Anno accademico 2013-2014. Biochimica/biologia molecolare clinica e diabete Prof. Fabrizio Barbetti. Biochimica/biologia molecolare clinica del diabete: obiettivi della lezione. Fornire la definizione di diabete
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Laurea in Medicina e ChirurgiaAnno accademico 2013-2014 Biochimica/biologia molecolare clinica e diabete Prof. Fabrizio Barbetti
Biochimica/biologia molecolare clinica del diabete: obiettivi della lezione • Fornire la definizione di diabete • Ripercorrere i meccanismi di controllo della glicemia • Descrivere la classificazione eziologica • Descrivere il supporto del laboratorio alla diagnosi del diabete e degli stati intermedi di alterato metabolismo del glucosio • Descrivere il supporto del lab. all’inquadramento su base eziologica • Descrivere il supporto del lab. al monitoraggio della terapia • Descrivere il supporto del lab. al monitoraggio delle complicanze acute del diabete • Descrivere il supporto del laboratorio al monitoraggio della complicanze croniche del diabete
Definizione di diabete mellito • “Un gruppo di disordini metabolici eterogenei dal punto di vista clinico e genetico caratterizzati da elevati livelli ematici di GLUCOSIO” • Nella classificazione corrente si distinguono due tipi principali di diabete: • il tipo 1 (T1D, distruzione immuno-mediata delle cellule pancreatiche). • il tipo 2 (T2D, conbinazione di “insulino resistenza” e deficit insulinico risultanti sia da fattori genetici che ambientali). • T1D + T2D: >95% dei casi
Il controllo fisiologico dei livelli ematici del glucosio • Il glucosio ematico è regolato entro limiti stretti. • Il controllo fisiologico della glicemia è -tra l’altro- finalizzato al mantenimento di livelli minimi di glucosio durante la fase di digiuno notturna. H-C=O H-C-OH 3 OH-C-H H-C-OH H-C-OH CH2OH D-Glucosio
+ + + + Somatostatina Glicemia Isola pancreatica 70 mg/dl 120 Glucagone Insulina Glucosio Uptake del gluocosio Glicolisi Lipogenesi Uptake del glucosio Gluconeogenesi Glicogenolisi MUSCOLO SCHELETRICO FEGATO TESSUTO ADIPOSO
2+ + + + + Somatostatina Glicemia Isola pancreatica 400 mg/dl 600 Glucagone Insulina Glucosio Uptake del gluocosio Glicolisi Lipogenesi Uptake del glucosio Gluconeogenesi Glicogenolisi MUSCOLO SCHELETRICO FEGATO TESSUTO ADIPOSO
La “soglia” renale • I livelli plasmatici di glicemia raggiunti i quali si “satura” il meccanismo di riassorbimento del glucosio a livello del tubulo renale: mediamente attorno a 180 mg/dl. • Primo dosaggio affidabile della glicemia su sangue intero: Folin-Wu (1920). Primi inibitori della glicolisi: 1931.
I primordi della biochimica clinica: il “dosaggio” (!?!) della glicosuria nella diagnosi di diabete • Diagnosi rara nell’‘800: su circa 48.000 ricoveri al Massachussets General Hospital tra il 1824-1898, solo in 172 casi (0,004%) venne emessa diagnosi di diabete. Metodo analitico: far assaggiare al medico interno le urine del paziente.
Dosaggio della glicemia: raccolta e conservazione del campione • Il dosaggio del glucosio in laboratorio è effettuato su siero o plasma (il sangue intero è utilizzato nell’autocontrollo domiciliare e fornisce valori più bassi del 12-15%). • Poiché la glicolisi diminuisce la concetrazione di glucosio ad un tasso del 5-7%/h a temperatura ambiente, si aggiungono al prelievo inibitori della glicolisi come il sodio fluoruro (NaF), in grado di stabilizzare i livelli di glucosio per almeno 3 giorni a temperatura ambiente ed un anticoagulante (ossalato di potassio).
Diabete tipo 2: rilevanza della diagnosi • T2D= circa 90% di tutti i casi. Insorge tipicamente > 50 anni di età ed ha una elevata morbidità e costo sociale. • L’aumento della prevalenza di T2D correla con l’aumento dell’obesità. • 30-35% degli individui con T2D sono asintomatici ed inconsapevoli della malattia. • L’iperglicemia asintomatica può precedere di molti anni (fino a 10) l’esordio clinico e correla con il rischio cardiovascolare. • Una significativa percentuale di pazienti con T2D (ca. 20% negli USA) presenta retinopatia diabetica alla diagnosi.
Le complicanze alla diagnosi come indicatore di malattia silente: la retinopatia • La retinopatia diabetica può essere presente alla diagnosi e correla con gli anni di malattia. Estrapolando i dati è evidente che il diabete tipo 2 può essere presente almeno 6.5 anni prima dei sintomi clinici (e oltre !).
Criteri ADA*/WHO§ Sintomi classici di diabete e un valore di glicemia venosa plasmatica “casuale” =/> a 200 mg/dl (*, §). Glicemia a digiuno >126 mg/dl (per 2 volte) (*, §). Glicemia =/>200 mg/dl al tempo 120’ dell’OGTT(§, [*]). Categorie a rischio: IGT (alterata tolleranza al glucosio): coloro che hanno una glicemia plasmatica a 120’ dell’OGTT >140 e <200 mg/dl (§, [*]). IFG (alterata glicemia a digiuno): coloro che hanno una glicemia a digiuno >100** e <126 mg/dl (*). Diabete mellito: criteri diagnostici ADA* e WHO § ** RIVISTO NEL 2003 (precedente >110)
1964: il WHO stabilisce/propone i primi criteri diagnostici mediante il carico orale di “tolleranza” al GLUCOSIO (OGTT). In Giappone: “Shoukachi” ovvero malattia della sete. Primi del ‘900: test di “tolleranza” al RISO Diabetes (): “passare attraverso”
OGTT “standard”: 75 g di glucosio (disciolto) per os e prelievi al tempo 0’ ed ogni 30’ per 2 ore. Da effettuarsi solo se la glicemia a digiuno NON abbia già valore diagnostico. Casi speciali. Bambini < 40 Kg: 1.75g per Kg di peso corporeo. Carico orale di glucosio (OGTT): modalità.
Il “caso speciale” per definizione: il diabete gestazionale • Screening del diabete gestazionale (USA) “two steps”: • “minitest” (50 g), prelievi a 0’ e 60’. • se >140 mg/dl a 60’, OGTT con 100 g x 3 h. • Screening “single step”: • OGTT con 75 g
Problematiche del diabete in gravidanza • Fetali • 1° trimestre: malformazioni (aumento in %) • 3° trimestre: macrosomia • Nascita: IPOcalcemia, IPOmagnesemia, IPOglicemia • Materne (pazienti con diabete tipo 1) • Retinopatia ? -> Forse • Nefropatia ? -> probabilmente NO
Criterio di scelta della glicemia a digiuno diagnostica di diabete da parte degli esperti ADA • Il valore di 126 mg/dl è stato scelto come “equivalente” in termini di sensibilità e specificità al valore di 200 mg/dl a 120’ dell’OGTT.
Uso o non uso dell’OGTT nella diagnosi di diabete: conseguenze pratiche
Boston, 1946. Campione: circa 70.000 persone. USA 2000 (stima WHO): 17.700.000 Messico 2000 (stima WHO): 2.179.000 Italia 2000 (stima WHO): 4.252.000 Prevalenza diabete: 0.52 % USA 2030 (stima WHO: 30.3120.000 Messico 2030 (stima WHO): 6.130.000 Italia 2030 (stima WHO): 5.374.000 Cambiamento di prevalenza: non solo un problema metodologico
Il diabete tipo 1 • Il T1D è una malattia autoimmune organo specifica caratterizzata dalla distruzione delle cellule beta pancreatiche mediata dai linfociti T. • Esordisce tra l’infanzia e la pubertà, ma nessuna età è risparmiata. • L’esordio clinico è spesso brusco, con forte dimagramento, poliuria, iperglicemia elevata accompagnata da chetosi.
Gli autoanticorpi circolanti confermano la diagnosi clinica • Islet Cell Antibodies (ICA) • Glutamic Acid Decarboxylase Antib. (GADA) • Insulinoma-associated protein 2 Antib. (IA-2A) • Insulin autoantibodies (IAA) • ZnT8 autoantibodies (ZnT8A)
Il dosaggio degli autoanticorpi nei parenti di primo grado di soggetti con T1D combinato con la valutazione delle secrezione insulinica è un valido predittore di insorgenza di T1D. Circa il 3-5% dei pazienti clinicamente T1D sono negativi al dosaggio degli autoanticorpi. Ruolo degli autoanticorpi per la predizione del T1D
6.8-8.3 % dei pazienti con T1D hanno la malattia celiaca, confermata con biopsia intestinale. Di questi, circa il 70% sono sintomatici. IgA antiendomisio (EmA) o anti-TG2 (sensib.>90%, spec.>95% Se IgA tot. <5 g/L-> IgG antigliadina (AGA) Elevata percentuale di malattia celiaca nei pazienti con T1D
Entrambe malattie poligeniche (nessun andamento di tipo mendeliano) Geni maggiori del T1D: 1) HLA; 2) VNTR del gene INS Geni maggiori del T2D: polimorfismi del gene TCF7L2, moltissimi altri GENETICA del T1D e T2D
La famiglia “GCK/MODY 2” Glic.= 143 Età= 65 anni “Scoperta” = 39 aa Terapia=Dieta Complicanze=NO Glic.= 132 Età= 31 anni “Scoperta”= 24 aa Terap.=Dieta = Normale Glicemia= 118 Età= 6 anni Glicemia= 130 Età= 3 anni = mutazione GCK
Le mutazioni GCK/MODY 2 (1) • Il gene della glucochinasi (GCK) è uno dei sette geni noti che causano un sottotipo monogenico di diabete mellito denominato MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young). • Il MODY si definisce come una condizione autosomica dominante in cui il diabete -non di tipo 1- insorge prima dei 25 anni di età.
2 2
Le mutazioni GCK/MODY 2 (2) • Le mutazioni della glucochinasi sono relativamente frequenti quando ricercate in una casistica pediatrica. • L’iperglicemia è modesta e NON progredisce nel tempo. • La diagnosi molecolare derime i dubbi nei famigliari del bambino portatore ed è utile per l’indirizzo terapeutico e della valutazione delle complicanze.
Il diabete tipo 1: un esempio clinico. • Bambino di 14 anni con recente perdita di peso, poliuria, polidipsia, alito acetonico • Glicemia a digiuno: 318 mg/dl • Chetoni nelle urine: presenti (Ketostix +++, semiquantitativo= 80-100 mg/dl) • Diagnosi clinica: diabete tipo 1. • E’ una diagnosi corretta ?
Il dosaggio degli autoanticorpi nel sospetto clinico di T1D in soggetti ad elevata familiarità • ICA • Decarbossilasi dell’acido glutamico (GAD65) • Islet antigen 2 (IA-2) • Insulina (IAA) Ab - probabile MODY3/HNF 1 = Diabete mellito ad esordio precoce (<40 anni) Ab + T1D = Sospetto T1D
Topo HNF-1 -/-. Ridotta espressione genica nella cellula di: 1) Ins-1 (ma non Ins-2) 2) Glut 2, GK 3) Ipf-1/Pdx-1 4) NeuroD, HNF-4 Mutazioni MODY 3/HNF-1: possibili meccanismi di iperglicemia
Efficacia delle solfaniluree nei paz. MODY 3 • Deterioramento della HbA1c-> 10.3% dopo cambio per metformina • Perdita di peso - 5.3kg • Ripristinata Glibenclamide 5mg • HbA1c 5.3% Pearson et al. Diab Med 2000
Casi sporadici con insorgenza nei primi 6 mesi di vita:diagnosi ? • Neonato che alla terza giornata di vita esordisce con glicemia 400 mg/dl, chetoacidosi • Peso alla nascita: 2.400 g • Familiarità per diabete: nessuna
KATP channel activity KCOs sulphonylureas + + + _ KATP independent or augmentation pathway - prolonged 2nd phase insulin release KATP dependent or triggering pathway produce 1st phase insulin release pulsatile insulin release KATP channels and insulin secretion regulation Ca2+ SUR1 depolarize VDCC KIR6.2 K+ metabolism [Ca2+]i ATP/ADP Glucose Cav2.3
Insulin weaning and transfer to SU in patients with KCNJ11 mutation Tonini,…Barbetti, Diabetologia 2006
Casi PNDM da Mutazioni KATP nella casistica italiana (Ottobre 2012) • KCNJ11/Kir6.2= 26 • ABCC8/SUR1= 6 • Svezzati da insulina= 30 (93%) (di cui 3 adulti)
Casi sporadici e non con insorgenza nei primi 6 mesi di vita:diagnosi ? • Neonato che al terzo mese di vita esordisce con glicemia 500 mg/dl, chetoacidosi • Peso alla nascita: 3.100 g • Familiarità per diabete: un genitore con diabete diagnosticato entro i primi due anni di vita
NH2 M A L W M R L L P L Signal peptide 3 2 1 L 4 N V F A A A P D P G W L A L L A E 17 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 18 19 20 21 22 H 5 L C G S H L V E A L Y L V C G E R 23 G s=s s=s 24 F C E 5 C C T S I S L Y Q L N Y C N COOH Q 6 7 8 9 10 11 12 13 15 16 17 18 19 20 21 14 25 F s=s A-chain 4 E 26 PC-2 Y V 3 27 T I 2 G R K Q L C S 28 P 1 G 29 K B-chain E Insulin precursor L Q P L A L 30 T S G R A R G P G G G L E V Q G V E L D E A E C-peptide
Peptide segnale NH2 M A L W M R L L P L L A A A P D P G W L A L L A PC-2 R K Q L S G E L Q P L A L S PC-1/3 G A R P G G R G G L E V Q G V E L D E A E Peptide C 3 2 1 4 N V F E 17 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 18 19 20 21 22 H 5 L C G S H L V E A L Y L V C G E R 23 G s=s s=s 5 24 F C E C C T S I S L Y Q L N Y C N 11 Q 6 7 8 9 10 12 13 15 16 17 18 19 20 21 14 COOH 25 F 4 s=s Catena A E 26 Y 3 V T 27 I Catena B 2 G 28 P 1 (pro) Insulina Pre 29 K 30 T
nd-PS/1: valori di C-peptide a 70, 90, 150 e 350 giorni dopo la scoperta dell’iperglicemia
Taniguchi et al.Nature Reviews Molecular Cell Biology 7, 85–96 (February 2006) | doi:10.1038/nrm1837
Mutazioni che aboliscono la funzione dello INSR causano la sindrome di Donohue (“lepreconismo”) Caso IR-NA/1: R974X/R974X Insulinemia: 4000 mU/ml (v.n. 2-20)
I chetoni Glucagone Insulina; Glucagone (portale) Insulina Acidi grassi liberi plasmatici (FFA) Ossidazione epatica FFA b-Idrossibutirrato deidrogenasi epatica Acetoacetato ematico spontanea Acetone b-Idrossibutirrato Acetoacetato, b-Idrossibutirrato urinari
I corpi chetonici si possono testare con strisce reattive • Il reagente è il nitroprussato di sodio • Reagisce con acido acetoacetico e con acetone, mnon con beta-OH-butirrato • Range: 5-160 mg/dl
Una complicanza acuta: la chetoacidosi diabetica (DKA) • Si verifica più comunemente: a) all’esordio del diabete tipo 1; b) durante infezioni; c) per la sospensione della terapia insulinica. • Parametri di diagnosi: • Glicemia >250 (solitamente molto più alta) • pH ematico: < 7.3 • Bicarbonati 18 mEq o meno • Chetoni > 5mEq (o chetonuria) • ESAME DA EFFETTUARE: EMOGASANALISI
Gli “old-days” della biochimica clinica nel controllo metabolico: la “soglia” renale • I livelli plasmatici di glicemia raggiunti i quali si “satura” il meccanismo di riassorbimento del glucosio a livello del tubulo renale: mediamente attorno a 180 mg/dl. • Inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio SLGT2 costituiscono una nuova classe di farmaci antidiabetici.
DCCT (T1D): -35% del rischio di progressione della retinopatia diabetica ad ogni decremento del 10% (ad es. da 8 a 7.2%) della HbA1c UKPDS (T2D): -35% di rischio di progressione delle complicanze microvascolari ogni decremento di 1 punto percentuale (ad es. da 9 a 8%) della HbA1c Rilevanza della HbA1c come marcatore di rischio delle complicanze microvascolari