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Wmd e comunicazione di massa. percezione delle armi di distruzione di massa, come ordigni che non saranno mai impiegati da uno stato, per motivi pratici, politici e soprattutto etico-morali
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Wmd e comunicazione di massa • percezione delle armi di distruzione di massa, come ordigni che non saranno mai impiegati da uno stato, per motivi pratici, politici e soprattutto etico-morali • timore che la minaccia di impiego di tali armi possa provenire solo da parte di gruppi terroristici su base etnica o religiosa • generale assenza di interesse per le dinamiche di proliferazione nucleare, chimica o biologica, da parte delle opinioni pubbliche e della maggioranza delle organizzazioni pacifiste; il compito di monitorare tali procedimenti è assolto principalmente da fondazioni private, istituti di studi strategici, osservatori accademici • scarsa copertura mediatica per le tematiche di proliferazione statale e interesse solo per il rischio di acquisizione delle Wmd da parte di organizzazioni terroristiche; incapacità di comprendere il ruolo strategico che le armi di distruzione continueranno ad avere nel corso del XXI secolo. • nei confronti delle wmd avviene una non - comunicazione del rischio verso le opinioni pubbliche, riproponendo, in una scala ancora più vasta, quanto avveniva durante i periodi più tranquilli della guerra fredda.
la comunicazione del rischio e le wmd • considerare il grado di pericolosità del rischio e la percezione dell’opinione pubblica; se il pericolo giudicato basso dagli esperti, ma il pubblico è preoccupato, è necessario rassicurare; se situazione valutata ad alto rischio, e l’opinione pubblica non è sufficientemente informata, è necessario metterla in allarme • grado di assorbimento delle informazioni emanate e il tasso di attenzione a loro rivolto da parte dell’opinione pubblica; reazione tendente ai due estremi: totale accettazione o preoccupato scetticismo • ‘effetto altalena’: se le fonti mediatiche tentano di assicurare le persone su un dato pericolo, queste tenderanno a preoccuparsi di qualcos’altro • errori: a. eccessiva tendenza a fornire assicurazioni b. assenza di legittimazione delle paure e dei timori dell’opinione pubblica c. messaggi improntati a una granitica certezza e a una incrollabile fiducia nei propri mezzi • Importante: 1. impostazione mediatica che cerca di anticipare i dubbi del pubblico 2.riconosce l’incertezza laddove non si abbiano indicazioni precise 3. è in grado di dare alle gente delle cose da fare con istruzioni dettagliate e motivate
Le minacce all’ordine internazionale nel XXI secoloLa proliferazione nucleare e la diffusione del nucleare militare oggi
Modelli di proliferazione • a. il modello della sicurezza (la reazione a catena dopo la II gm, il caso del Sudafrica) • b. il modello della politica interna (il caso dell’India) • c. il modello dello status internazionale (la Francia gollista e l’Ucraina)
La proliferazione e il concetto di nuclear hedging • acquisizione potenziale • rinuncia al nucleare militare (fine minaccia esterna, cambio di leadership politica, nuove norme internazionali) • il fattore tempo (numero di testate, stima della evoluzione delle crisi, percezione degli ostacoli) • Nuclear hedging, rogue states e Usa: deterrenza, carta sul tavolo delle trattative, pressione sul contesto regionale • l’importanza delle politiche Usa nelle dinamiche di non proliferazione
La minaccia chimico-biologica • l’appeal su stati e organizzazioni terroristiche • i problemi di controllo e il dual use • caratteristiche delle armi biologiche (enorme capacità distruttiva, flessibilità di impiego, effetto sorpresa, difficoltà di difesa, dipendenza da variabili atmosferiche) • le differenze con le armi nucleari e l’inutilità delle armi chimico-biologiche come armi di deterrenza (incertezza della distruzione, possibilità di contromisure, incapacità di deterrenza causata dal bisogno di segretezza)