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STORIA DELLA LINGUA GRECA Laurea Triennale a.a. 2013-2014. C. Neri camillo.neri@unibo.it. Platone, Fedro 274c-275b. maestri e δοξόσοφοι conoscere dall’interno o dall’esterno: sapienza e apparenza l’ombra di Theuth e la necessità della scrittura
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STORIA DELLA LINGUA GRECALaurea Triennalea.a. 2013-2014 C. Neri camillo.neri@unibo.it
Platone, Fedro 274c-275b • maestri e δοξόσοφοι • conoscere dall’interno o dall’esterno: sapienza e apparenza • l’ombra di Theuth e la necessità della scrittura • un incontro di persone, nella nuova università
Gli obiettivi del corso • storia (antica) della lingua greca (10.2-16.4) • leggere un testo integrale e fare lezione (i frammenti di Erinna: 28.4-21.5) • studiare e fare ricerca insieme(i frammenti di Tirteo:seminario aggiuntivo in orario da destinarsi; lunedì dalle 15 alle 16?)
I metodi del corso • lezioni, Referate, seminari • scalette e dispense online(http://www2.classics.unibo.it/Didattica/Programs/20132014/Corso_Camillo/)(camillo.neri@unibo.it) • la verifica finale (21.5)
Che cosa scegliere... O. Hoffmann-A. Debrunner-A. Scherer, Storia della lingua greca, trad. it. Napoli, Macchiaroli, 1969. • Meillet, Lineamenti di storia della lingua greca, trad. it. Torino, Einaudi, 19812. L.R. Palmer, The Greek Language, London, Faber, 1980. Per lo studio dei dialetti greci, Y. Duhoux, Introduzione alla dialettologia greca antica, trad. it. Bari, Levante, 1986; L. Bottin, Testi greci dialettali, Padova, Imprimitur, 2000.
Essenza e funzioni di una lingua • un pericolo • uno strumento di comunicazione • un istituto sociale • un sistema logico-matematico • una costruzione in evoluzione • un mondo parallelo • un’intersezione tra diacronia e sincronia
Una lingua ‘stagionata’: la lunga storia del greco • l’età storica e le fasi • la scrittura e l’alfabeto • l’età preistorica: la comparatistica
L’età storica e le fasi del greco a) Il periodo antico: dai primi documenti al 394 d.C. (la divisione dell’impero romano) - fase dialettale: fino alla morte di Alessandro Magno (13 giugno 323 a.C.) - fase ellenistica e romana: lo sviluppo della κοινv b) Il periodo bizantino: dal 394 al 29 maggio 1453 (la conquista di Costantinopoli) c) Il periodo moderno: dal 1453 a oggi
La scrittura M a v VS m s D
Dagli ideogrammi alle sillabe sumero ti↑= ‘freccia’ > ‘vita’ sumero ki = ‘terra’ > x-ki-x
Dalle sillabe all’alfabeto • ka, ke, ki, ko, ku • kx, px(□), rxwx () • kx(x = [a, e, i, o, u]) • k + a, e, i, o, u
La formazione dell’alfabeto Le ‘matres lectionis’: ’aleph ()), yod(y), waw (w) Le vocali e l’aspirata: )>Α, y>Ι, w>Υ(e ), h>Ε, (>Ο, x>Η Le sonanti: l>Λ, m>Μ,n>Ν, r>Ρ Le occlusive: b>Β,d>Δ, g>Γ, p>Π, t>Τ, k>Κ, q>, +>Θ Le sibilanti: c, s #> Σ(Ξ), z>Ζ Il primo risultato: Α Β Γ Δ Ε Ϝ Ζ Η Θ Ι Κ Λ Μ Ν Ο Π Ϙ Ρ Σ Τ Υ
Il perfezionamento dell’alfabeto a) ΠH > Φ ΚΗ/Η> X ΠΣ > Ψ ΚΣ/Σ> Ξ b) L’alfabeto orientale (Φ= ph,Χ= kh,Ψ = ps, Ξ = ks) L’alfabeto occidentale (Φ = ph,Χ = ks,Ψ = kh, ΦΣ = ps) L’alfabeto meridionale (Mutteralphabet inalterato) c) La psilosi e l’economia: Η = e aperto (≠ Ē), Ω = o aperto (≠ Ō) d) Il decreto ateniese Archino/Euclide (403/402 a.C.): Α Β Γ Δ Ε Ζ Η Θ Ι Κ Λ Μ Ν Ξ Ο Π Ρ Σ Τ Υ Φ Χ Ψ Ω
I molti alfabeti greci http://poinikastas.csad.ox.ac.uk/
Il problema della pronuncia • La varietas nello spazio e nel tempo: tra scienza e scuola. • I dotti bizantini, Aldo Manuzio, Giovanni Lascaris (XVI sec.). • La querelle tra Johannes Reuchlin (1455-1522) ed Erasmo da Rotterdam (Geert Geerts, 1466-1536). • La pronuncia reuchliniana: η, ι, υ, ει, οι= |i|; αι = |e|; ου = |u|; αυ, ευ = |av|, |ev| (ante cons. sonora) |af|, |ef| (ante cons. sorda); β, γ, δ= |v|, |ğ|, |đ|; φ, χ, θ = |f|, |cħ|, |t’|; σ = |s| (sorda); ζ = |s| (sonora); μπ, ντ, γκ= |mb|, |nd|, |ng|. • La pronuncia erasmiana: Cratin. Dion. fr. 45 K.-A. ὁ δ’ ἠλίθιος ὥσπερ πρόβατον βῆ βῆ λέγων βαδίζει • Documenti e metodi per la ricostruzione: le testimonianze coeve (e il margine di errore), le trascrizioni in altre lingue (philosophia), oscillazioni (χρουσίω/χρυσίον) ed errori (ἐποίησν, ὑπαίρ, χαῖραι, ἔστευσα), grafie ipercaratterizzanti (Θαλhύβιος), paralleli moderni (lac. ἀνέσηκε, krisá [κριθά], séri [θέρος]). • L’evoluzione delle vocali (progressiva chiusura), dei dittonghi (monottongazione), del digamma (scomparsa). • L’evoluzione delle consonanti (indebolimento, spirantizzazione).
L’evoluzione dei suoni • ion. μήτερ, calc. λήϙυθος, panf. ἄλλυ, att. θειός, beot. θιός • κή, Πίθαρχος (ma παράδεισος < ir. pardez, lat. hypotenusa), Croesus, beot. ϝυκία, ind. tavuras (gr. ταῦρος), gr. mod. avlí (gr. αὐλή) • cret. υέργων • ἀδευφιόν, μαίτυρες, Νίκα(ν)δρος, ἅλς, ὅσστις, ὔσδος (ὄζος), πέφυκα, lat. purpura (gr. πορφύρα) ma lac. ἀνέσηκε, panf. φίκατι (ϝίκατι), Φλάβιος, rod. τόζε, beot. ἰών (ἐγώv), att. ὀλίος (ὀλίγος), gr. mod. γιος.
Dalla storia alla preistoria: la comparatistica • La continuità linguistica tra conservazione e innovazione (una lingua è continuo movimento). • Concordanze sistematiche tra le forme di diverse fasi storiche di una lingua e corrispondenze regolari tra le particolarità delle diverse parlate derivate da una preesistente unità linguistica. • I cambiamenti, le regole determinate, la ‘simmetria del cambiamento’. • Le parlate indoeuropee: consonanze fonetiche, morfologiche (la flessione) e lessicali, differenze nella flessione verbale e pronominale e nel lessico; i dialetti ‘interni’ all’indoeuropeo.
L’indoeuropeo: una lingua o un insieme di dialetti? • Ogni lingua comune presuppone un’unità politica e culturale, anche se può sopravvivere al dissolversi di un’unità nazionale. • Ogni lingua comune risulta dall’estendersi di una lingua predominante oltre i suoi confini (il diffondersi di una lingua è sempre il diffondersi di un tipo di cultura). • Ogni lingua comune che diventa ‘imperiale’ tende nuovamente a differenziarsi in molte varietà dialettali.
L’indoeuropeo: una lingua o un insieme di dialetti? • Le concordanze sistematiche e le differenziazioni antiche. • La non coscienza dell’unità originaria. • La geografia: le progressive invasioni da nord a sud e da est a ovest, e la vaghissima localizzazione tra l’odierna Polonia e il Tibet. • La cronologia: l’indoeuropeo del terzo millennio (i metalli, l’agricoltura) e l’affacciarsi delle singole parlate tra il XVII-XVI sec. a.C. e il XVI-XVII sec. d.C.
Tassonomia dell’indoeuropeo A. Gruppo orientale sanscrito o antico indiano [ai.] antico persiano (iranico e avestico) [ap.: iran. e av.] tocario (orientale e occidentale) [toc.] ittito e luvio [itt.] armeno [arm.] tracio e frigio [trac., frig.] macedone [mac.] illirico-albanese [alb.] baltico (lituano, lettone, antico prussiano) [balt.: lit. lett., apruss.] slavo (russo, polacco, ceco, serbo-croato, [sl.: rus., pol., cec., serb.-cr., sloveno, bulgaro) slov., bulg.]
Tassonomia dell’indoeuropeo A. Gruppo occidentale italico (ligure, veneto, osco-umbro, latino) [it.: lig., ven., osc., lat.] germanico (svedese, norvegese, islandese, danese, gotico-tedesco) [germ.: sved., norv., isl., dan., got. (a)ted.] celtico (gallico, gaelico, gallese, cambrico, bretone, cornovagliese) [celt.: gall., gael., gs., cambr., bret., corn.] Lingue non indoeuropee: iberico, basco, etrusco, finnico, estone, ungherese, turco
La posizione del greco • In linguistica, come in filologia, conta la concordanza in innovazione (= errore in filologia) per stabilire le parentele. • Lingue occidentali e orientali, lingue satem e centum. • Poca rilevanza delle concordanze del greco con il latino e con l’osco-umbro (che fanno gruppo, invece, con celtico e germanico), concordanze con il gruppo orientale, in particolare con l’armeno. • La ‘solitudine’ del greco (la mancanza di una lingua comune indoeuropea che gli sia ‘gemella’).
Una cartina indoeuropea? steppe [ugro-finnico] celtico germanico baltico slavo italico indo-iranico tocario ittito armeno albanese tracio macedone frigio greco anatolico corsivo = lingue satem tondo = lingue centum Russia meridionale Balcani Mar Nero Asia Minore
Greco originario o gruppo di dialetti greci? • Le differenze dialettali sono tarde, tranne ‑μεν/‑μες, τότε/τότα/τόκα, εij/αij, ἄν/κε (che potrebbero essere residui di una differenziazione originaria dopo un periodo di livellamento). Le divergenze tra A. Meillet e A. Scherer. • La mancanza di una documentazione storica delle fasi di passaggio e delle ‘innovazioni’. • Il greco lingua di conquista: imperializzazione e trasformazioni interne. • Il processo ‘a fisarmonica’: la costruzione di nuove lingue comuni ‘interne’ al greco.
I dialetti o un greco comune? A. FENOMENI DI CONSERVAZIONE • le opposizioni vocaliche a, e, o (con armeno e italo-celtico, e contro indoiranico e germanico) • il significato ‘tonico’ e semantico (non intensivo né metrico) dell’accento (come in lituano, in serbo, in giapponese, in alcuni dialetti africani) • il ritmo quantitativo (sillabe brevi e sillabe lunghe) B. INNOVAZIONI INDOEUROPEE • le vocali protetiche davanti alle sonanti, a ü e ai gruppi consonantici
I dialetti o un greco comune? C. INNOVAZIONI ELLENICHE • il sistema consonantico • il suono s, semivocali e sonanti (y, u/w, |l|, |r|, |m|, |n|: la generale tendenza all’assordimento e alla semplificazione) • il sistema vocalico e i dittonghi (progressivamente scomparsi, prima nel beotico, poi nel greco dell’età volgare e nel greco moderno, ma conservati in gran parte nel lituano) • la caduta delle consonanti finali e l’uniformazione delle finali in vocale, dittongo o ν, ρ, ς, le leggi dell’accento (‘eccezioni’: εἰμι, φημι, εἰπέ, ἐλθέ, εὑρέ, ἰδέ, λαβέ).
Il sistema fonetico • La tenuta dei sistemi vocalico (a, e, o, più le semivocali i ed u) e consonantico (l’assenza di suoni come it. ci, e sl. car, zar, lat. cinerem / it. cenere / fr. cendre), l’opposizione solo binaria delle quantità ( e -). • Le cadute intervocaliche di |y|, |w| e |s| e gli incontri vocalici (N.B.: le contrazioni costituiscono una fase successiva al greco comune). • L’indebolimento di -s- e la progressiva spirantizzazione delle occlusive dolci e aspirate (s > h, b > v, etc.).
Je suis le Ténébreux, - le Veuf, - l'Inconsolé,Gall, amant de la reine, à la Tour Magne à Nîmes :Ma seule Étoile est morte, - et mon luth constelléGalamment, de l'arène, alla - tour magnanime -Dans la nuit du Tombeau. Toi qui m'as consolé,Voici le Pausilippe et la mer d'Italie,La fleur qui plaisait tant à mon coeur désolé...Vois si le Pô s'y lie ? Paix : l'âme erre, dit Thalie.Suis-je Amour ou Phoebus ?... Lusignan ou Biron ?Ma lippe est rouge encor d'un hommage de Reine(Mali, Pérou... j'encorde un homme. Ah ! jeu de rênes...)Et j'ai deux fois vainqueur traversé l'Achéron,Égrenant tour à tour à la lyre d'Orphée :Aigre Nantes... Hourrah, Tours ! Hallali... Re-dors, fée ! Gérard de Jet-rare
Le général Joffrin nous dit: A Toul, ai perdu mon dentier. En général j'offre un outil à tous les pères du monde entier. Viens dans mon sein doux pour y goûter la vie d'ange. Viens dans mon saindoux pourri, goûter la vidange. Les jeux de mots laids sont pour les gens bêtes, Les jeux de mollets sont pour les jambettes. À Lesbos, à Tyr, l'évangile est appris.Ah! Laisse, beau satyre, l'Ève en gilet t'a pris.
Elogio di una rosa Rosa della grammatica latinache forse odori ancor nel mio pensierotu sei come l’immagine del veroalterata dal vetro che s’incrina.Fosti la prima tu che al mio furtivotempo insegnasti la tua lingua mortae mi fioristi gracile e contortaper un dativo od un accusativo.Eri un principio tu: ma che ti valselungo il cammino il tuo mesto richiamo?Or ti rivedo e ti ricordo e t’amoperché hai la grazia delle cose false.
Anche un fior falso odora, anche il bel fioredi seta o cera o di carta velina,rosa della grammatica latina:odora d’ombra, di fede, d’amore.Tu sei più vecchia e sei più falsa, e odorid’adolescenza e sembri viva e fresca,tanto che dotta e quasi pedantescasai perché t’amo e non mi sprezzi o fori.Passaron gli anni: un tempo di mia vita.Avvizzirono i fior del mio giardino.Ma tu, sempre fedele al tuo latino,tu sola, o rosa, non sei più sfiorita.
Nel libro la tua pagina è strappata,strappato il libro e chiusa la mia scuola,ma tu rivivi nella mia parolacome nel giorno in cui t’ho “declinata”.E vedo e ascolto: il precettore in posa,la vecchia Europa appesa alla paretee la mia stessa voce che ripetesul desiderio di non so che cosa:Rosa, la rosaRosae, della rosa…
Il sistema morfologico • La conservazione del sistema flessivo: temi e desinenze • Le funzioni: numero, persona, maschile/ femminile/neutro, casi. • La semplificazione progressiva • Il crollo del sistema indoeuropeo delle radici semantiche.
Il sistema morfologico A. IL SISTEMA VERBALE • Verbi radicali e verbi denominativi (-avω, -evω, -ovω, -avζω, -ivζω, -εuvω, -uvνω, -αivνω, ‑πτω, ‑σσω < ie. *‑yo), la coniugazione regolare (il paradigma), la progressiva crisi del perfetto, nomi radicali (zugovn) e nomi derivati (zeu`gma). • L’estensione (massima) del participio e dell’infinito (privo però di flessione prima dell’articolo), la limitazione dell’aggettivo verbale e delle forme perifrastiche (che invece abbondano in latino). • L’opposizione aspettuale presente/aoristo/perfetto, modale indicativo/congiuntivo/ottativo (mantenuta solo dal vedico e dall’avestico), di diatesi attivo/medio/passivo. • Il prevalere del punto di vista dei «processi», e del sistema verbale su quello nominale.
Il sistema morfologico B. IL SISTEMA NOMINALE • La conservazione delle alternanze vocaliche e della caratterizzazione accentuativa dei casi nel sistema nominale. • La semplificazione dei casi da 8 a 5 (l’eliminazione dei casi a valore concreto). • La semplificazione della declinazione dei dimostrativi. • L’opposizione tra animato e inanimato, il neutro plurale (con l’accordo del verbo al singolare, come solo nelle Gatha dell’Avesta), la progressiva scomparsa del duale (salvo che nell’attico). • La varietà formale e l’unificazione della koinhv (ma non ai livelli di monotonia del turco o del finnico).
Il sistema sintattico • La libertà dell’ordo verborum, che è così funzionale all’espressività e non alla grammatica. • Le piccole parole accessorie (al II posto della frase) e gli stacchi espressivi. • L’articolo e la sua funzione ‘associativa’. • Una lingua ‘intellettuale’: l’eliminazione degli elementi affettivi e concreti (nel verbo, i desiderativi, gli iterativi, i causativi, gli intensivi; nel nome, gli strumentali, i locativi, gli ablativi) • L’esempio della comparazione (intensivi e distintivi diventano parimenti comparativi).
Gli Aχαιoive il Mediterraneo • Le ‘innovazioni elleniche’ (fonetiche e grammaticali) e il tasso di ‘indoeuropeo’ nel lessico greco. • Vestigia linguistiche ‘mediterranee’: l’‘etrusco’ di Lemno, eteocretesi ed eteocipri, i minoici. • Lingue e grafie sconosciute: un problema di metodo (l’impossibilità di comprendere una lingua, la cui tradizione si sia interrotta, senza traduzioni in altra lingua conosciuta o senza forti somiglianze con altra lingua conosciuta; la decifrabilità di una lingua conosciuta ‘nascosta’ sotto una grafia ignota). • Nomi propri (antroponimi, toponimi, teonimi: la cautela necessaria di fronte a questo materiale, variabile e ‘insensato’) e dati archeologici.
Migrazioni e invasioni • Gli Ittiti e i Luvi dal 2000 al 1200: strutture indoeuropee, lessico ‘nuovo’ (rapporti con gli Ahhijawâ). • Gli Arya (l’iscrizione cappadoce del XIV sec. con divinità indoiraniche: Indra, Nasatya, Mitra, Varuna) e il regno di Mada (Mh`doi) tra XIV e XIII sec. a.C. • Illiri, Macedoni, Traci, Frigi dalla parte settentrionale della penisola balcanica (XIII sec. ca.). • Le altre popolazioni anatoliche: Lici (estese iscrizioni funebri), Lidi, Cari. Le popolazioni caucasiche.
Vicinanze ineffettive e contatti tardi • Popolazioni semitiche: gli Assiri-Babilonesi (l’acca-dico e i caratteri cuneiformi); i Fenici, il passaggio dal sillabario all’alfabeto e i termes de civilisation (kavdo~, savkko~, crusov~, citwvn, mna`, muvrra) forse derivati da un sostrato comune. • L’Egitto (XIII sec. Akaiwuši) e le popolazioni nordafricane (libico, dialetti berberi). • La regione adriatica: l’albanese (dal XV sec. d.C.; prestiti latini, greci, slavi, italiani) e l’italico. • La regione iberica (iberico, basco, catalano, sardo) e le lingue celtiche.
Le lingue viciniori • Gli Illiri: iscrizioni nordoccidentali e doriche. • I Macedoni: la mancanza di documenti (glosse, nes-suna iscrizione); il mutamento delle aspirate in sonore; le forti affinità con il greco: dialetto greco aberrante o lingua ie. ‘gemella’ del greco? • I Traci dai Carpazi all’Asia Minore (1200 a.C. ca.): la lingua oscura (toponimi e antroponimi); il culto delle Muse (dalla Pieria a Tespie e sull’Elicone) e di Dioniso. • I Frigi dalla penisola balcanica all’Asia Minore: i rapporti più stretti con baltoslavo, greco, armeno, indoiranico che non con il tracio; gli influssi ‘tardi’ del greco imperiale sul ‘neofrigio’.
Ittiti-Luvi-Lici *ghesr-, “mano” kesar (ittito antico) kesera (ittito classico) kisari, kisri, yesar(i) (luvio antico) isari (luvio cuneiforme) istri (luvio geroglifico) izri (licio)
Lo strato ‘egeo-anatolico’ • Pelasgi (dalla Tessaglia a Creta: indoeuropei pre-greci per V. Georgiev, A.J. van Windekens), Lelegi (dalla Grecia centrale all’Asia Minore), Cari. • Le popolazioni anatoliche (l’anatolico di P. Kretschmer, Einleitung in die Geschichte der griechischen Sprache, Göttingen1896) e il rapporto con il ceppo ittito-luvio e con le lingue caucasiche. • Toponimi ‘anatolici’; antroponimi e teonimi. • Case e ambienti, utensili e suppellettili, piante, animali, metalli, armi, mare, danza, sovranità.
Indoeuropei e mediterranei • La laicizzazione delle forze divine (gli astratti u{dwr e pu`r, la sostituzione di nomi divini come uox e lux con nomina actionis come fuv‑si~) e l’umanizzazione degli dèi (Zeu;~ u{ei > Zeuv~ eschileo). • La soppressione dei tabù (es. il nome dell’orso e del cervo). • La riduzione delle forme affettive ed espressive (la lingua dei bambini). • Fonetica greca e fonetica egea: l’abbandono delle sonore aspirate (così a Cipro, nelle lingue caucasiche e in armeno, nelle lingue semitiche, in etrusco, in latino), il gruppo ‑ss‑.
I primi documenti alfabetici... 1. CEG 432 (740-725 a.C.) ho;~ nu`n ojrcesto`n pavnton ajtalovtata paivzei, to` tovde kl.min (sic) vacat || to`ton ejkluvmen vel tou` tovde kamomevnou temptt. edd. : «post to` tovde appellationem vasis neutri generis expectaveris», Hansen 2. CEG 454 (735-720 a.C.) Nevstorov~ : e[ijm]j: eu[pot[on] : potevrion. | ho;~ d’ a]n to`de pivesi : poteriv[o] : aujtivka ke`non | hivmero~ hairevsei : kalliste[fav]no : ÆAfrodivte~.
... e i loro possibili (e meno significativi) ‘predecessori’ 1. Le iscrizioni di Lefkandi (IX sec.?) i frammenti di nomi propri (Escrione, Sam(i)o, etc.) Cf. B. Powell, Homer and the Origin of Greek Alphabet, Cambridge 1991, 123s. (119-186 per le più antiche iscrizioni alfabetiche). 2. L’iscrizione di Gabii (Necropoli di Osteria dell’Osa, tomba 482, 770 a.C.?) Εὐοῖν Cf. E. Peruzzi, «PP» XLVII (1992) 459-468.