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Package, Interfacce, Ereditarietà

Dott. Ing. Leonardo Rigutini Dipartimento Ingegneria dell’Informazione Università di Siena Via Roma 56 – 53100 – SIENA Uff. 0577233606 rigutini@dii.unisi.it www.dii.unisi.it/ ~rigutini /. Package, Interfacce, Ereditarietà. Package. I package.

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Package, Interfacce, Ereditarietà

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Presentation Transcript


  1. Dott. Ing. Leonardo Rigutini Dipartimento Ingegneria dell’Informazione Università di Siena Via Roma 56 – 53100 – SIENA Uff. 0577233606 rigutini@dii.unisi.it www.dii.unisi.it/~rigutini/ Package,Interfacce,Ereditarietà

  2. Package

  3. I package Un programma JAVA è costituito da una raccolta di classi. Finora i nostri programmi erano composti da un piccolo numero di classi Quando queste tuttavia aumentano di numero, limitarsi a distribuire le classi su più file non basta ed occorre un meccanismo per organizzare le collezioni di classi in modo chiaro e semplice In JAVA questo meccanismo è fornito dai pacchetti: un pacchetto (package) è costituito da una serie di clssi correlate La libreria JDK è costituita da centinaia di classi organizzate in dozzine di pacchetti: java.lang , java.awt, java.io , ecc…

  4. Definire il package Per inserire le classi in un pacchetto si usa la seguente sintassi all’inizio del file: package NOME_PACCHETTO; Il nome del pacchetto può essere costituito da una serie di identificatori, separati da punti: L’idea è quella di organizzare i package in maniera gerarchica e quindi dare la possibilità di creare un albero di pacchetti Ogni punto individua un “ramo” dell’albero

  5. Importare pacchetti Se vogliamo utilizzare una classe di un pacchetto è necessario specificare al compilatore di quale pacchetto abbiamo bisogno E’ possibile dereferenziare direttamente la classe utilizzando il percorso completo della classe in fase di dichiarazione di una variabile oggetto: Questo sistema è evidentemente molto scomodo, quindi in alternativa è possibile importare all’inizio della definizione della classe i pacchetti che poi verranno utilizzati nel codice tramite la parola import: java.awt.Rectangle R= new java.awt.Rectangle(5,10,20,30) import java.awt.Rectangle; … Rectangle R= new Rectangle(5,10,20,30)

  6. Importare package Quando di un package sono utilizzate molte classi, è possibile collassare le molte righe relative a quel package in una riga In questo modo viene specificato di importare tutte le classi presenti nel package Nel caso si utilizzi package omonimi o classi omonime in package diversi, è necessario utilizzare comunque la notazione estesa per risolvere l’eventuale ambiguità import java.awt.Rectangle; import java.awt.Color; import java.awt.*;

  7. Come vengono organizzate le classi I package hanno una corrispondenza “fisica” sul progetto che si sta sviluppando: Ovvero se una classe fa parte di un package, allora deve risiedere in una cartella il cui percorso di directory coincide con la gerarchia del package Es package prova.bankaccount; La classe deve essere salvata in [CLASSPATH]/prova/bankaccount/BankAccount.class

  8. Come vengono organizzate le classi Notare come la root deve essere una directory nel CLASSPATH del JCompiler e della JVM Se vogliamo che la classe BankAccount o tutto il package bankaccount.prova.* siano visibili in una classe terza, è necessario inserire la directory da cui classes.bankaccount.* nasce: C:\Programmi\JBuilder2005\jdk1.4\bin\javaw -classpath “D:\Documenti\Activities\Teaching\LinguaggiProgrammazione - storing2005\Examples\04.Package\01.BankAccount-Package\classes;” Directory root per i package prova.* e prova.bankaccount.*

  9. Pacchetti compressi Usualmente il pacchetto viene fornito in formato compresso (jar): All’interno del file .jar vengono memorizzate le classi del pacchetto in una struttura a directory che rispecchia i package di ogni classe Nella creazione del jar è possibile specificare se includere anche le dipendenze, ovvero tutti quelle classi (con i relativi package) che sono utilizzate nel pacchetto che stiamo costruendo Inoltre è possibile inserire nel file .jar anche la documentazione, in modo da avere un pacchetto completo memorizzato in un singolo file e compresso

  10. Pacchetti compressi L’utilizzo dei file jar segue quello deli pacchetti normali: Nel CLASSPATH è possibile specificare come path di ricerca classi anche i files .jar in cui sono memorizzati i package Il JCompiler e la JVM entrano all’interno dei file jar per utilizzare tutte le classi necessarie …\04.Package\01.BankAccount-Package>java TestBankAccount Exception in thread "main" java.lang.NoClassDefFoundError: TestBankAccount …\04.Package\01.BankAccount-Package>java –cp BankAccount.jar prova.TestBankAccount 1500.0 Chiamata della classe TestBankAccount specificando il package File jar per la classe prova.TestBankAccount e per la classe prova.bankaccount.BankAccount

  11. Interfacce e polimorfismo

  12. Riutilizzo Supponiamo di avere una classe DataSet che calcola alcune statistiche di un insieme di valori in ingresso (media, massimo, varianza ecc…). Vorremmo una classe che calcoli le stesse informazioni su oggetti BankAccount (diversi dai semplici numeri). La cosa che dobbiamo fare è modificare la classe Dataset aggiungendo metodi che ricevono come parametro oggetti BankAccount In questo modo però se vogliamo estendere le funzionalità della classe DataSet ad altre classi (Coin per esempio) rimane necessario ogni volta aggiungere metodi per la classe desiderata

  13. Riutilizzo public class DataSet { private int sum; private int cc=0; public void add(BankAccount B) { sum+=B.getBalance(); cc++; } public void add(Coin C) { sum+=C.getValue(); cc++; } public double avg() { return sum/cc; } public class DataSet { public void add(int n) { sum+=n; cc++; } public double avg() { return sum/cc; } }

  14. Riutilizzo Possiamo notare però che il meccanismo per l’analisi dei dati è il solito in tutti i casi: viene letto il valore dell’oggetto passato e viene calcolata l’informazione richiesta Se tutte le classi che noi vogliamo passare alle funzioni di DataSet potessero accordarsi su un unico metodo getValue() che ritorna il valore su cui la classe DataSet calcola le statistiche, potremmo definire una sola funzione add()

  15. Riutilizzo Ma che tipo di oggetto passiamo come parametro per add() ?Definiamo una classe fittizia Measurable che descrive solamente l’interfaccia comune e poi specifichiamo le diverse classi che “implementano” l’interfaccia public interface Measurable { public double getValue(); } public class DataSet { public void add(Measurable x) { sum+=x.getValue(); cc++; } public double avg() { return sum/cc; } }

  16. Riutilizzo Le classi che dovranno essere passate come parametri di add(Measurable x) dovranno essere specificate come implementazioni della classe Measurable e dovranno implementare il metodo specificato nell’interfaccia: public class BankAccount implements Measurable { public double getValue() { return balance; } } public class Coin implements Measurable { public double getValue() { return value; } }

  17. Interfaccia I metodi di una interfaccia non sono dichiarati public perché lo sono per impostazione predefinita. Tuttavia, i metodi di una classe non sono pubblici se ciò non viene specificato: Quindi nell’ implementazione di una interfaccia è necessario specificare i metodi come public La classe Measurable, è una descrizione di più alto livello delle classi BankAccount e Coin. E’ possibile quindi utilizzare una variabile oggetto di tipo Measurable per memorizzare un oggetto di tipo BankAccount o Coin Measurable x=new Coin();

  18. Operatore instanceof L’operazione inversa, invece, non è immediata come la precedente: Se siamo sicuri che un oggetti di tipo Measurable sia di tipo Coin possiamo “forzare” la conversione tramite un cast Nel caso però in cui la forzatura non sia valida, ossia a run-time l’oggetto forzato non è di tipo Coin, viene ritornato errore Per verificare a run-time la corretta appartenenza ad una classe di un oggetto è possibile utilizzare l’operatore instanceof: Measurable x= …; Coin y=(Coin)x; Measurable x= …; Coin y; If (x instanceof Coin) { y=(Coin)x; }

  19. Interfacce Le interfacce non possono avere variabili, ma è possibile dichiarare constanti che verranno “ereditate” da tutte le classi che implementano l’interfaccia: Quando vengono dichiarate le costanti in una interfaccia dovrebbero essere omesse le parole chiave public, static e final poiché tutte le variabili in una interfaccia sono definite automaticamente public static final public interface Move{ int NORTH=0; int EAST=3; int SOUTH=6; int WEST=9; }

  20. Polimorfismo La riga di codiceè molto utilizzata in pratica e permette di avere la variabile x disponibile per memorizzare oggetti di classi diverse: Occorre ricordare però che in realtà non esiste alcun oggetto di tipo Measurable. Il tipo dell’oggetto sarà sempre una classe che implementa l’interfaccia Measurable x; x=new BankAccount(); x=new Coin();

  21. Polimorfismo Pensiamo adesso a cosa accade quando viene chiamata una funzione dell’interfaccia:la JVM risolve il tipo dell’oggetto su cui è chiamato il metodo d’interfaccia ed invoca quello relativo alla classe “corretta” Ciò significa che l’invocazione di un metodo d’interfaccia può chiamare metodi diversi: Il principio secondo cui il tipo dell’oggetto determinato a run-time determina il metodo da chiamare è detto polimorfismo In realtà in JAVA tutti i metodi sono polimorfi, poiché la scelta del metodo “giusto” da eseguire può dipendere dalla valutazione delle classi passate come parametro: overloading

  22. Inner Class

  23. Inner Class Le Inner class sono classi definite all’interno di altre classi. class Homer { class Son { publicvoid Speak() { System.out.println(“Son: Eat my socks!"); } } Son Bart = new Son(); publicvoid Speak() { System.out.println("Homer: DOH!"); Bart.Speak(); } }

  24. Inner Class Le Inner class non possono essere istanziate direttamente con new da classi esterne: Un modo per rendere visibile la classe è creare un metodo che ritorni una istanza della Inner Class: ERRORE Homer.son Bart = new Homer.Son(); class Homer { … public Son CreateSon() { return new Son(); } publicstaticvoid main(String[] args) { Homer Homer1 = new Homer(); Homer.Son Bart = Homer1.CreateSon(); } } OK

  25. Inner Class Le Inner class che implementano interfacce pubbliche possono essere visibili all’esterno pur avendo l’implementazione nascosta all’interno della classe contenitore interface Simpson { publicvoid Speak(); } class Homer { pricateclass Son implements Simpson { publicvoid Speak() { System.out.println(“Son: Eat my socks!"); } } : : }

  26. Inner Class definite nei metodi Le Inner class possono essere definite anche nei metodi, nascondendole del tutto al resto del programma È possibile utilizzare queste classi all’esterno solo se posseggono una interfaccia pubblica o una classe base class Homer { publicvoid Speak() { class Son { System.out.println(“Son: Eat my socks!"); } } : : }

  27. Inner Class anonime È possibile costruire classi innestate senza specificare il tipo, ma solo specificando l’interfaccia che implementano interface Point { publicvoid setXY(int x, int y) publicint getX(); publicint getY(); } publicclass Prova { staticpublic Point getPoint(finalint x, finalint y) { returnnew Point() { privateint X, Y; {X = x; Y = y; } publicvoid setXY(int x, int y) {X = x; Y = y;} publicint getX() { return X; } publicint getY() { return Y; } } } publicstaticvoid main(String[] args) { Point p = getPoint(0, 0); System.out.println(“P(”+p.getX()+“,” +p.getY()+“)”); } } Inner Class anonima che implementa l’interfaccia Point

  28. Ereditarietà

  29. Organizzazione gerarchica Abbiamo visto che i package forniscono una struttura gerarchica per l’organizzazione delle classi Una organizzazione gerarchica può esistere però anche tra le classi: una classe può essere un tipo particolare di un’altra classe più generica: Veicolo  Auto  Ferrari È possibile definire una struttura tra classe in cui da una classe generale vengono derivate classi sempre più specifiche che ereditano le proprietà ed i metodi delle classi genitore

  30. Eredità Come detto un problema può essere descritto in maniera più chiara se decomposto concettualmente in classi Molte volte può essere necessario individuare classi di classi: in molte situazioni infatti è possibile individuare oggetti generali da cui discendono una serie di classi “del tipo di” In tale immaginario, le classi derivate “ereditano” lo stato delle classi genitore, aggiungendo funzionalità proprie della classe specifica:

  31. Ereditarietà Se pensiamo ad un veicolo, esso avrà delle funzioni (muovi, frena, gira ecc…) e delle proprietà (peso, lunghezza, larghezza ecc…) Da una classe di oggetti veicolo possono poi essere derivati altri tipi di oggetti: bicicletta, Autoveicolo, Motoveicolo ognuno con delle funzionalità proprie: ad esempio la funzione accendi() non dovrebbe appartenere alla classe bicicletta Inoltre la classe autoveicolo potrebbe a sua volta essere suddivisa in base al tipo di autoveicolo: Auto, camion, van, ecc… ognuna con proprietà e funzioni proprie e diverse dall’altro

  32. Ereditarietà Veicolo Bicicletta Autoveicolo Motoveicolo Autocarro Automobile Utilitaria Berlina Jeep

  33. Ereditarietà In Java è possibile dichiarare una classe come figlia di un’altra classe tramite la parola extends La classe genitore viene riferita come superclasse, mentre la classe più specifica (figlia) viene chiamata sottoclasse Nei diagrammi, l’ereditarietà siindica con una freccia a vuotodiretta dal figlio verso il padre public class Auto extends Veicolo { } Veicolo Auto

  34. Eredità o interfaccia ? A questo punto potremmo chiederci cosa ci sia di diverso tra l’ereditarietà e l’implementazione di una interfaccia?Un’interfaccia non è una classe, non ha uno stato né un comportamento: indica solamente quali metodi sono da implementare.Una superclasse ha uno stato ed un comportamaento e questi vengono ereditati dalla classe derivata. L’ereditarietà realizza il concetto di riutilizzo del codice: grazie all’ereditarietà, infatti, non siamo costretti a rifare il lavoro di progettazione della classe e di implementazione delle funzioni più generali

  35. Ereditare variabili e metodi Quando definiamo una classe come estensione di una superclasse, ereditiamo tutte le variabili e le funzioni della classe genitore ed in più possiamo aggiungere nuove variabili o funzioni Cosa succede se ridefiniamo un metodo che già esiste nella superclasse? Il metodo viene “sovrascritto” (override) ovvero il metodo della superclasse è sostituito dalla nuova implementazione del metodo nella sottoclasse. Ogni chiamata a quel metodo da oggetti della sottoclasse, viene risolta con la nuova implementazione

  36. Ereditare variabili e metodi Così come è possibile ridefinire le funzioni, è possibile ridefinire anche le variabili membro, mettendo in ombra così le variabili della superclasse omonime: in questo caso però, nella sottoclasse esiste comunque una istanza della variabile della superclasse In entrambi i casi è sempre possibile fare riferimento ad una variabile o un metodo della classe genitore tramite l’indicatore di oggetto super: Chiama esplicitamente la funzione drive() della classe genitore … super.drive(); … int y = super.carburante; Legge il valore della variabile membro carburante della classe genitore

  37. Costruttore Tramite la parola super, è possibile fare riferimento anche al costruttore della superclasse: class Rettangolo { float h, l; publicRettangolo(float alt, float lung){ h=alt; l=lung; } publicfloat diag(){ return Math.sqrt((h*h)+(l*l)); } } class Quadrato extends Rettangolo { public Quadrato(float lung){ super(lung,lung); } publicfloat diag(){ return Math.sqrt(2) * l; } } .... Quadrato q1=new Quadrato(2); System.out.println(q1.area()); costruttore super-class override

  38. Visibilità L’ereditarietà implica alcuni problemi di visibilità dei metodi e delle variabili Che diritti può avere una classe derivata su un metodo o una variabile membro della superclasse che è stata definita privata? È possibile definire variabili private che siano private ma utilizzabili per le classi derivate? Sono state definite le seguenti regole tra classi e sottoclassi: La visibilità di una variabile o di un metodo di una superclasse è specificata da “specificatori di accesso”

  39. Specificatori di accesso Public – rende visibile la variabile o il metodo a tutte le classi Private – nasconde la variabile o il metodo a tutte le classi, comprese le classi derivate Protected – nasconde le variabili ed i metodi a tutte le classi tranne quelle nello stesso package Nessun specificatore – utilizza Protected come visibilità di default

  40. Visibilità

  41. Upcasting È la proprietà più importante dell’ereditarietà Il concetto è molto semplice: tutti i metodi che hanno una classe come parametro accettano anche tutti le classi derivate Il termine upcasting deriva dalla direzione con cui ci si muove sugli alberi di ereditarietà: Stato Veicolo Metodi Stato Auto Metodi

  42. Upcasting Inserimento di un oggetto Veicolo: può essere un oggetto Auto, Autocarro, ecc… upcast publicclass Concessionario { protected Veicolo[] parcheggio; // costruttore: specifica la dimensione del parcheggio public Concessionario(int dim) { parcheggio = new Veicolo[dim]; } // mette un oggetto nel parcheggio senza controllare lo spazio publicvoid add (Veicolo v) { parcheggio[parcheggio.length]=v; } }

  43. Downcasting Anche qui il concetto è semplice: se siamo sicuri che un handle, pur essendo di una classe, si riferisca ad un oggetto discendente, allora è possibile effettuare la conversione La conversione è forzata: cast esplicito downcast // preleva un veicolo dal parcheggio: se è un oggetto Auto, // lo restituisce come oggetto Auto, altrimenti ritorna null public Auto getAuto(int x) { if (parcheggio[x] instanceof Auto) return (Auto) parcheggio[x]; returnnull; }

  44. RTTI (Run-Time Type Identification) Per risolvere un riferimento ad una superclasse si può utilizzare la risoluzione a run-time del tipo di oggetto Avevamo già visto nel caso di interface come risolvere a run-time il tipo di oggetto: instanceof L’RTTI (Run-Time Type Identification) è il sistema che permette di capire a che classe appartiene un oggetto.

  45. Downcasting Inserimento di un oggetto Veicolo: può essere un oggetto Auto, Autocarro, ecc… upcast publicclass Concessionario { protected Veicolo[ ] parcheggio; // costruttore: specifica la dimensione del parcheggio public Concessionario(int dim) { parcheggio = new Veicolo[dim]; } // mette un oggetto nel parcheggio senza controllare lo spazio publicvoid add (Veicolo v) { parcheggio[parcheggio.length]=v; } // preleva un veicolo dal parcheggio: se è un oggetto Auto, // lo restituisce come oggetto Auto, altrimenti ritorna null public Auto getAuto(int x) { if (parcheggio[x] instanceof Auto) return (Auto) parcheggio[x]; returnnull; } } Prelievo di un Oggetto Auto: cast da Veicolo ad Auto downcast

  46. Lo specificatore final Avevamo visto che final era utilizzato all’interno di una classe per definire una costante: Una variabile inizializzata in fase di dichiarazione e non più modificabile È possibile utilizzare final anche per i metodi: in tal caso il metodo non può più essere sovrascritto in una classe derivata

  47. Lo specificatore abstract Il JAVA permette di definire classi i cui metodi non hanno implementazione, queste classi si dicono astratte (abstract): Una classe astratta non può essere istanziata ma solamente estesa da classi derivate abstract class Shape { }

  48. Lo specificatore abstract Una classe astratta può avere dei metodi astratti che quindi non devono essere implementati: Se una classe ha almeno un metodo astratto, deve essere dichiarata abstract abstract class Poligono { … abstract double getArea(); … }

  49. Lo specificatore abstract I metodi astratti però devono essere implementati obbligatoriamente nelle classi derivate, a meno che anch’esse siano dichiarate abstract abstract class Poligono { … abstract double getArea(); double nLati() { return n; } } class Quadrato extends Poligono { … double getArea() { return l*l; } … }

  50. Classi astratte I vantaggi nella definizione di classi abstract sono: definire una classe abstract significa definire una interfacciacomune a tutte le classi derivate una classe abstract non può essere istanziata: se ciò viene fattoil compilatore produce un errore. Questo permette al progettistadella classe di costringere l’utente a definire il comportamentodei metodi astratti

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