970 likes | 1.28k Views
PEACE. CONGRESSO DI VIENNA. SANTA ALLEANZA L’EUROPA DOPO IL CONGRESSO IL PRINCIPE DI METTERNICH RESTAURAZIONE LA RESTAURAZIONE IN ITALIA LO SVILUPPO EUROPEO E LA QUESTIONE SOCIALE LA CRISI DELLA SANTA ALLEANZA IL CONGRESSO DI LUBIANA CULTURA E POLITICA. PER LA MUSICA. IL MAESTRO.
E N D
PEACE CONGRESSO DI VIENNA • SANTA ALLEANZA • L’EUROPA DOPO IL CONGRESSO • IL PRINCIPE DI METTERNICH • RESTAURAZIONE • LA RESTAURAZIONE IN ITALIA • LO SVILUPPO EUROPEO E LA QUESTIONE SOCIALE • LA CRISI DELLA SANTA ALLEANZA • IL CONGRESSO DI LUBIANA • CULTURA E POLITICA PER LA MUSICA IL MAESTRO SI RINGRAZIA ...FORSE... FEDERICO... SPERO VI PIACCIA!!! ...TRA UN PO'... MIO FRATELLO
La Santa Alleanza e le prime Amministrazioni internazionali • Un esempio assai precoce di organizzazione internazionale è rappresentato dal Sistema della Santa Alleanza.Secondo l’immagine che comunemente se ne ha, la Santa Alleanza fu un patto che ebbe come unico fine quello di favorire e garantire la restaurazione dell’"Ancien Régime", soffocando ovunque in Europa i moti rivoluzionari nei quali si manifestava il rinnovato desiderio di libertà dei popoli. Ma guardata in un’altra ottica, essa appare come un momento nell’evoluzione della storia dell’organizzazione internazionale e in particolare dei meccanismi di collettiva sicurezza, ossia di quelle strutture, come la Società delle Nazioni el’ONU, cui gli Stati daranno poi vita per il mantenimento della pace.
Il 26 settembre 1815, a Parigi, lo zar di tutte le Russie, l’imperatore d’Austria e il re di Prussia conclusero fra loro un trattato di alleanza scritto con un linguaggio ispirato e mitico, con il qualeaffermavano che "i principi avrebbero governato come delegati della divina provvidenza" e che "il mondo cristiano non ha altro sovrano che Colui al quale soltanto appartiene il potere”, Dio. • Il 20 novembre dello stesso anno, l’Austria, la Gran Bretagna, la Prussia e la Russia stipulavano un altro trattato a Parigi con un contenuto ben più concreto del precedente, in quanto esso prevedeva una vera e propria alleanza tra le nazioni e una procedura per la "gestione" delle questioni di interesse generale. Il trattato presentava nuove caratteristiche rispetto ai canoni della diplomazia tradizionale: si prevedevano, infatti, a intervalli regolari, riunioni tra i sovrani e i loro ministri dedicate all’esame delle questioni di interesse generale per la prosperità dei popoli e il mantenimento della pace in Europa.
Le riunioni si tennero nel 1818 (congresso di Aix-la-Chapelle), nel 1820 (congresso di Troppau), nel 1821 (congresso di Laybavh) e nel 1822 (congresso di Verona). Questi “ famigerati”, congressi decisero gli interventi repressivi della Santa Alleanza tesi a soffocare l’insofferenza nei confronti del dispotismo. Nonostante il carattere conservatore della Santa Alleanza, possiamo però cogliere in essa un segno di organizzazione mondiale, dal momento che essa aveva l’urgente obiettivo della creazione di meccanismi che potessero limitare, se non addirittura eliminare, il ricorso alla guerra da parte degli Stati. • Tuttavia, l’organizzazione internazionale come noi la conosciamo oggi è frutto anche di un altro importante movimento di cooperazione tra gli Stati che appare nel secolo XIX, quello che porta alla creazione delle prime "amministrazioni internazionali".
Esse sono figlie della rivoluzione industriale che aveva fatto compiere passi da gigante all’Europa sotto la spinta di un’evoluzione inarrestabile. La scoperta del telegrafo, della ferrovia e l’aumento delle fabbriche portarono ad una intensificazione di traffici, commerci, viaggi delle persone e delle merci. Era però necessaria una regolamentazione delle comunicazioni internazionali che poteva essere attuata esclusivamente mediante una cooperazione tra gli Stati. Nel 1804 si ha così il primo esempio di amministrazione internazionale relativa alla navigazione del fiume Reno. Con un trattato concluso il 15 agosto di quell’anno, la Francia e l’Impero tedesco istituivano la figura del direttore Generale del Reno, un funzionario che sarebbe stato nominato congiuntamente da tutti gli Stati firmatari del trattato e che avrebbe deciso tutte le controversie che si fossero sollevate a proposito della navigazione e dei relativi pedaggi..
Anche per gli altri grandi fiumi europei venne tentato con successo l’esperimento di un’amministrazione internazionale che sopravvisse durante la Restaurazione. La cooperazione internazionale dei trasporti ferroviari si ebbe nel 1890, dopo la stipulazione di un accordo internazionale che istituiva un ufficio centrale con sede a Berna. Anche le comunicazioni postali furono interessate da un vasto movimento di cooperazione internazionale, che nasceva dalla necessità di uniformare i costi di spedizione tra i vari Stati. Così nel 1878 venne istituito un ufficio internazionale con sede a Berna e nacque l’Unione Postale Universale. La cooperazione internazionale si fece bene presto intensa anche in campo sanitario, di fronte ai formidabili problemi sorti con le epidemie. Tra il 1830 e il 1982 ci furono ben sei epidemie di colera in Europa, tutte originatesi nell’Estremo Oriente, e arrivate negli Stati Europei attraverso i viaggiatori ..
I primi provvedimenti internazionali furono quelli che la Gran Bretagna e la Francia imposero all’Impero Ottomano: la creazione a Costantinopoli nel 1838 di un Ufficio Sanitario per prevenire la diffusione del colera. Altri uffici vennero istituiti tra il 1840 e il 1880 a Tangeri, ad Alessandria d’Egitto, a Vienna e a l’ Avana. Non possiamo dire che nel XIX secolo l’organizzazione internazionale come oggi la conosciamo esistesse già; ma certamente ne erano già state poste le premesse. L’ideale della cooperazione internazionale e della necessità di moltiplicare tutti gli sforzi per la pace mondiale si era ormai affermato. Ma i trattati internazionali non erano ancora nulla di concreto, in quanto gli Stati Europei non volevano rinunciare alla propria sovranità. Ci sarebbe infatti voluta la tragediadella prima guerra mondiale affinché questi progetti venissero avviati verso l’ambizioso traguardo di un’organizzazione di tutte le nazioni del mondo.
IL CONGRESSO DI VIENNA Il Congresso di Vienna (22 settembre 1814-10 giugno 1815) ispirandosi al principio legittimità, sostenuto da Talleyrand, tende a ricostruire gli Stati esistenti anteriormente alla Rivoluzione francese, il che ha come conseguenza la restaurazione dell'equilibrio europeo, rotto dalle guerre rivoluzionarie e napoleoniche.Dopo la caduta dell’Impero napoleonico, le potenze vincitrici (Austria, Russia, Inghilterra e Prussia) vogliono 1) reprimere le spinte di rinnovamento politico-sociale e le esigenze di nazionalità che il rivolgimento napoleonico aveva sollevato in tanta parte d’Europa;2) restaurare le legittime dinastie e le autorità tradizionali; 3) delimitare le nuove frontiere fra gli Stati, assicurando il contenimento della Francia e l’equilibrio europeo.
La Francia inviò come osservatore il ministro Talleyrand, il quale seppe impedire che il Congresso si trasformasse in una coalizione antifrancese.Talleyrand, infatti, approfittando del contrasto che divideva Russia e Prussia da Austria e Inghilterra (la Russia voleva l ’assorbimento della Polonia, mentre l’Inghilterra voleva impedirglielo; la Prussia voleva la Sassonia, ma l’Austria era contraria), sostenne il principio di legittimità, secondo cui i territori europei dovevano ritornare a quei sovrani che per eredità vi avevano regnato prima del 1789. Questo principio ignorava volutamente quello della sovranità popolare, affermato dalla Rivoluzione francese. Costituiscono importanti eccezioni all'applicazione del principio legittimista: * la mancata restaurazione del Sacro Romano Impero, * quella di un Regno Indipendente di Polonia, * l'unione della Norvegia alla Svezia * il mancato ristabilimento di alcune Repubbliche:
* la creazione di un Regno dei Paesi Bassi, che sostituisce la Rep. delle Province Unite, l ’annessione delle Repubblica di Venezia all'Austria. * In Italia scompaiono le repubbliche di Venezia, Genova e Lucca. Il regno di Sardegna è restituito a Vittorio Emanuele I di Savoia (1802-21) che si annette la Liguria. Il regno Lombardo-Veneto passa all’Austria. Ma come un ’ombra l'Austria sovrasta e influenza la politica dell'intera penisola. Molti altri ducati vengono assegnati a dinastie imparentate con la Casa d’Asburgo (Parma, Piacenza, Modena, Reggio, Toscana, Lucca...). I regni di Napoli-Sicilia passano a Ferdinando I di Borbone (*), che diventa re delle Due Sicilie (1815-25), legato all’Austria da un trattato di alleanza militare. Lo Stato Pontificio venne restituito a Pio VII (1800-23).(*) Ferdinando I di Borbone era figlio di Re Carlo III e di Maria Amalia di Sassonia, salì al trono quando il padre divenne Re di Spagna (1759) e rimase sotto la tutela di un Consiglio di reggenza.
Raggiunta la maggiore età aveva sposato (1768) Maria Carolina figlia di Maria Teresa dei Lorena-Asburgo (quindi austriaca), questa donna (non smentendo il suo sangue) ossessionata dalle idee di libertà e uguaglianza che si diffusero anche a Napoli con la Rivoluzione Francese, influenzò fortemente Ferdinando che diede (fino al 1825) un nuovo indirizzo alla politica estera passando dall'orbita spagnola a quella austro-asburgica)* la mancata restituzione di Malta all'Ordine omonimo.* ) L’Inghilterra non ebbe in Europa vantaggi rilevanti, ma entrò in possesso di molte colonie francesi e olandesi (Guiana, Ceylon)L'Impero Germanico è sostituito dalla Confederazione Germanica, in cui primeggiano Austria e Prussia; la presidenza della Dieta, che ha sede a Francoforte, spetta all'Austria.
Il numero degli stati germanici è ridotto da più di 360 a 39 (si tratta soprattutto di una decimazione amministrativa), quello delle città libere da 51 a 4, i Principati e Feudi Ecclesiastici non vengono ristabiliti. L'antico Elettorato di Hannover, eretto a Regno, è restituito alla Casa reale inglese come feudo maschile. • Fanno parte della Confederazione Germanica il Regno dei Paesi Bassi, cui è stato attribuito il Granducato di Lussemburgo, e la Danimarca cui, in cambio della Norvegia, sono stati dati i Ducati di Holstein e di Lauenburg, fonte questa di gravi e lunghe complicazioni future. Anche l'annessione alle antiche Province Unite degli ex Paesi Bassi austriaci, la cui popolazione cattolica latina (i Valloni) si ribellerà contro il Re dei Paesi Bassi, e l'attribuzione all'Austria del Lombardo Veneto dovrà fatalmente indebolire la compagine, già poco salda, dell'Impero austriaco. • Al Congresso di Vienna non è ammessa la Turchia, che non fa pertanto parte del disegno europeo, esclusione voluta soprattutto dalla Russia, la quale spera nella conquista di Costantinopoli e nell'ottenimento di uno sbocco sul Mediterraneo.
Il Congresso di Vienna sebbene si sia opposto alle aspirazioni nazionali ed abbia violato le leggi geopolitiche, ha posto anche dei princìpi giusti e fecondi: ha soppresso la tratta dei Negri, ha favorito la libera circolazione sui fiumi internazionali (Reno, Danubio e Vistola) ed infine ultimo ma non meno importante ha garantito alla Svizzera la sua neutralità permanente.Modificandosi in tal maniera l'aspetto geopolitico, si resero necessarie nuove alleanze al fine di mantenere l'equilibrio. La Santa Alleanza, stipulata a Parigi il 26 settembre 1815 fra Austria, Prussia e Russia, patto a cui aderiscono in seguito a titolo personale Francia e Inghilterra, verrà strumentalizzata dal Metternich per mantenere l'ordine e l'equilibrio grazie al principio di intervento, al quale l'Inghilterra opporrà il principio di non intervento, che favorirà l'emancipazione delle colonie spagnole, la trasformazione del regime in Francia (1830) e la costituzione
Il periodo che va dal Congresso di Vienna alla Rivoluzione parigina del 1830 (che rilancia l’esperienza liberale su scala europea) si chiama dunque RESTAURAZIONE (di autorità presunte legittime ma, più in generale, di aspetti conservatori della vita pubblica). Si afferma così l’Europa legittimista. In Italia la restaurazione è sostenuta non solo dall’Austria, ma anche dai Savoia, Borbone e Stato pontificio. Quest’ultimo ristabilì l’ordine dei gesuiti, chiese ai governi che l’istruzione pubblica fosse restituita al monopolio delle scuole confessionali, ottenne che ogni attività culturale fosse sottoposta a preventiva censura ecclesiastica, che la stampa e la diffusione di opere proibite dalla Congregazione dell’Indice venissero perseguite dal potere giudiziario come reati civili, soppresse il codice napoleonico e ricostituì il tribunale dell’Inquisizione. In Italia la borghesia, frantumata nei vari piccoli Stati, non aveva campo d’azione. La vita interna degli Stati italiani era caratterizzata da strutture proprie di una società preindustriale.
L’intensificazione dei traffici coi mercati d’oltralpe (era aumentata la richiesta di seta e cotone nonché di generi alimentari pregiati) rendeva ancor più evidenti le condizioni di arretratezza. L’Italia rischiava d’essere tagliata fuori dagli sviluppi del capitalismo industriale dell’occidente europeo. Produttori e commercianti chiedevano: unificazione doganale e creazione di un organico e moderno sistema di comunicazioni interne. A far cambiare qualcosa - a partire dal 1820- furono soprattutto gli scrittori romantici, che intrapresero un’opera di sprovincializzazione della cultura italiana, inserendola nel più vasto moto del Romanticismo europeo.
L'Europa del Congresso di Vienna • Il congresso di Vienna (1 novembre 1814 - 9 giugno 1815) ha costituito lo sforzo concreto dei rappresentanti delle grandi potenze di ridisegnare il profilo geo-politico dell’Europa. Pur essendo gli interessi di ciascuno stato diversi, esisteva un fine comune: la restaurazione monarchica, favorita dalla costruzione di un equilibrato sistema degli stati che consentisse una pace stabile. Si strinsero a questo scopo alleanze, si cercò di consolidare il potere dell’aristocrazia terriera, tutto questo accompagnato da una restaurazione ideologica, costituita principalmente dal legittimismo (che sanzionava la sovranità per diritto divino) e il tradizionalismo (che affermava l’esistenza di un ordine gerarchico immodificabile).
Tuttavia questo nuovo equilibrio appariva instabile: erano avvenuti , infatti, ingenti cambiamenti, fra i quali la presenza di nuove energie politiche (terzo stato e il nascente proletariato), più consapevoli del loro ruolo e il processo di industrializzazione in corso, che vedeva l’Inghilterra, sempre più forte sul piano economico e commerciale, mettere in discussione i rapporti di forza fra le potenze. • A Vienna in quei mesi si riuniscono i rappresentanti delle monarchie europee, i quali, da principali protagonisti di un improbabile viaggio indietro nel tempo nella speranza di cancellare dalla scena l'importante parentesi napoleonica, erano sì accomunati dall'intento di ripristinare il vecchio ordine, ma altrettanto divisi per quanto riguarda le strategie e alcuni intenti che rimanevano profondamente differenti.
Nella situazione creatasi, l'Inghilterra, rappresentata da Lord Castlereagh mirava alla salvaguardia del suo sviluppo industriale ed imperialistico e non intendeva assumersi responsabilità dirette nel quadro europeo, cercava però di limitare le forme egemoniche messe in atto da altri paesi. Particolarmente scomoda è per gli inglesi la Russia, che si pone come la più intransigente delle potenze restauratrici ed inoltre mira all'espansione nei Balcani e nel continente americano. Il vero problema è che le forze dello Zar, fino a quel tempo basate sulle unità militari terrestri, incominciarono l'allestimento di una flotta con una conseguente espansione marittima di certo avversa alla potenza britannica, che era da considerasi come vera e propria regina delle rotte commerciali marittime mondiali.
Gli inglesi infatti, oltre che a mantenere il controllo commerciale sulle coste dell'Atlantico, continuavano la loro politica di espansione in India e nel Sudest asiatico, ed ebbero come ricompensa per la sua lunga lotta con la Francia numerose basi navali nel Mediterraneo, tra le quali Malta, e lungo le rotte per l'Asia.Era comunque interesse primario degli Inglesi impedire l'emergere di una nuova nazione egemone nell'Europa continentale, e ciò spiega il perché una nazione di orientamento liberale abbia partecipato ad un riassetto di tipo conservatore. • Tra il ristretto numero di rappresentanti che presero le reali decisioni, riuscì ad inserirsi anche l'abilissimo rappresentante della sconfitta Francia, Talleyrand, che era stato vescovo prima della rivoluzione, poi deputato nelle assemblee, stretto collaboratore di Napoleone ed artefice del passaggio di potere dall'imperatore a Luigi XVIII.
Egli riuscì a far valere in difesa del suo paese il cosiddetto principio di legittimità, in base al quale dovevano essere anzitutto restaurati i diritti violati dalla rivoluzione, e dunque anche quelli dei Borbone, re di Francia per diritto divino.La Francia fu destinata ad un ridimensionamento del suo ruolo internazionale, ma a rimanere intatta territorialmente, nonostante le pressioni della Prussia per l'annessione dell'Alsazia e della Lorena. Questo disegno soddisfaceva a pieno i progetti su scala continentale del Congresso: si limitava notevolmente la portata politica francese al fine di evitare un ripetersi della supremazia del Paese come accaduto con il periodo napoleonico, e nello stesso tempo si lasciava il regno di Luigi XVIII integro territorialmente, sia per favorire il disegno di equilibrio delle potenze, sia per non far passare la restaurazione della dinastia borbonica come una troppo bruciante umiliazione, che avrebbe comportato un'immediata impopolarità del nuovo sovrano; come ulteriore precauzione, fu creata una barriera protettiva ai suoi confini, rafforzando gli Stati vicini, i Paesi Bassi, il regno di Sardegna e la Prussia.
Scopo degli statisti riuniti a Vienna era non solo quello di cancellare le conseguenze degli eventi rivoluzionari accaduti negli ultimi venticinque anni, ma anche quello di rendere impossibile il ripetersi di simili eventi, costruendo, mediante passaggi di intere regioni da uno Stato all'altro, un equilibrio che fosse il più possibile solido e duraturo.Tali spostamenti comportarono comunque una certa razionalizzazione della geografia europea, con la definitiva scomparsa del Sacro Romano Impero, vetusta creatura politica presente sul panorama europeo dall'età Ottoniana e formato, fino alla sua dissoluzione da parte di Napoleone nel 1806, da centinaia di staterelli, sottoposti nominalmente all'autorità dell'imperatore, ma in realtà praticamente indipendenti. Fu invece creata una Confederazione Germanica, formata da 39 stati tedeschi, comprese la Prussia e l'Austria, e la presidenza della quale spettava all'imperatore d'Austria.
La Russia si espanse verso occidente, inglobando buona parte della Polonia e la Finlandia, mentre la Prussia annetteva la Sassonia ed una serie di territori nella zona del Reno (Colonia, Treviri ed il bacino della Ruhr) e Spagna e Portogallo si segnalavano come potenze coloniali in declino.L'Austria invece rinunciava al Belgio ed al Lussemburgo, che formarono, insieme all'Olanda, il regno dei Paesi Bassi, ottenendo in cambio il territorio dell'ormai defunta Repubblica di Venezia, che fu unito alla Lombardia nel Regno Lombardo-Veneto, e, grazie alle doti diplomatiche di Metternich consolidava la sua posizione in Germania (considerata, al pari dell'Italia, solamente come un'espressione geografica) e nel nostro Paese.
In Italia la situazione ritornò apparentemente allo status quo ante, con la scomparsa però delle antiche repubbliche di Genova, Venezia e Lucca ed un rafforzamento della presenza austriaca: il granduca di Toscana Ferdinando III di Asburgo-Lorena, era infatti fratello di Francesco I d'Austria, ed erano inoltre imparentati con la casa d'Austria anche Maria Luisa, duchessa di Parma e Piacenza, e Francesco IV d'Asburgo-Este, duca di Modena e Reggio, l’Austria controllava direttamente Lombardo-Veneto, il Trentino, Trieste e parte dell'Istria.Il regno di Napoli fu restituito a Francesco I di Borbone, che si legò con un trattato di alleanza militare all'impero, mentre anche lo Stato Pontificio accoglieva guarnigioni austriache.L'unico stato italiano che mantenne una certa indipendenza fu il regno di Sardegna, che ricevette alcuni territori della Savoia e la Liguria, e vide aumentare la sua importanza come stato-cuscinetto nei riguardi della Francia.
In questa situazione del quadro europeo le principali potenze sono portate a rendere stabile e durevole la conformazione politica del continente e stringono per questo patti e alleanze. Il 15 settembre 1815 Russia, Prussia e Austria (più tardi aderirà anche la Francia), stringono la Santa Alleanza, voluta dallo Zar Alessandro e basata su criteri mistico-reazionari al fine di mantenere l'ordine assolutistico e religioso e il principio dinastico. L'Alleanza firmata "in nome della Santissima e Indivisibile Trinità", ha il principale obiettivo del controllo e dove possibile della repressione del movimento liberale europeo. L'Inghilterra invece propone il patto segreto della Quadruplice Alleanza con Russia, Prussia e Austria, il cui scopo è di scongiurare il ripetersi di un nuovo periodo napoleonico e di istituzionalizzare il "concerto europeo", ovvero la pratica di periodiche conferenze per il controllo della situazione politica.
La storia ci ha dimostrato in seguito come questa situazione non potesse essere concretamente durevole e come non si potesse con un congresso eliminare la parentesi napoleonica. L'impero costruito dal generale Bonaparte aveva contribuito ad una progressiva interdipendenza politica ed economica del continente, che veniva ignorata dai progetti delle grandi potenze, le quali volevano di fatto affiancare una stagnante e retrograda conformazione politica con una dinamica situazione industriale e finanziaria, che trovava i suoi principali centri in Inghilterra. E' infatti la City di Londra il cuore delle transazioni finanziarie europee ed è proprio dal mercato londinese che le potenze dovevano attingere i fondi per far fronte ai propri impegni economici. La dottrina del libero scambio, sostenuta dagli Inglesi fin dagli ultimi decenni del Settecento si presentava vincente soprattutto considerando che la libertà di commercio era la principale richiesta degli emergenti ceti imprenditoriali dell'intero continente.
Voci per un Dizionario del Pensiero Forte • La Restaurazione • di Marco Invernizzi • Il Congresso di Vienna • Con il termine Restaurazione viene indicato il periodo della storia europea successivo alla sconfitta militare di Napoleone Bonaparte (1769-1821) e al venir meno del sistema imperiale da lui costruito nel ventennio dal 1796 al 1815, nello stesso tempo facendo riferimento sia alla ripresa dei princìpi precedenti la Rivoluzione francese — cioè caratterizzanti l’Antico Regime —, sia al ritorno dei prìncipi sui troni degli Stati sui quali Napoleone aveva dominato, a partire dal rientro dei Borboni in Francia.
L’esame dell’operato dei governi dopo il 1815 mostra però come non si sia verificata un’autentica restaurazione dei princìpi pre-rivoluzionari, soprattutto perché la cultura politica delle classi dirigenti è intrisa dell’ideologia illuminista e del giurisdizionalismo, cioè dalla dottrina dell’assolutismo illuminato che subordinava la religione agli interessi dello Stato che aveva dominato negli Stati europei del Seicento e del Settecento. L’evento principale della Restaurazione è il congresso — tenuto a Vienna dal 22 settembre 1814 al 10 giugno 1815 — nel quale i responsabili delle potenze che avevano costituito la quadruplice alleanza contro Napoleone gettano le basi del sistema politico che garantirà la pace all’Europa nei trent’anni successivi. A Vienna sono rappresentati l’impero austriaco, il regno di Prussia, l’impero degli zar e il Regno Unito.
A essi si deve aggiungere il Regno di Francia, presente con Charles-Maurice Périgord, principe di Talleyrand (1754-1838), un ex abate sempre nella cerchia dei potenti, sotto qualsiasi governo di qualunque tendenza, prima con quelli rivoluzionari, poi con Napoleone, ora con re Luigi XVIII di Borbone (1755-1824). Questi i protagonisti del congresso, anche se ai lavori prendono parte diplomatici di altri Stati. Oltre al nuovo assetto istituzionale e politico dato all’Europa, il risultato più importante del Congresso di Vienna è la costituzione della Santa Alleanza fra l’impero dello zar, il regno di Prussia e l’impero austriaco, con la quale questi Stati s’impegnavano a considerarsi parti di un unico popolo soggetto al medesimo Dio, che insieme avrebbero protetto dai nemici sia esterni che interni. UN’ALTRA OPINIONE SULLA RESTAURAZIONE...
Il principe di Metternich Artefice e arbitro del Congresso di Vienna è Klemens Wenzel Lothar, principe di Metternich (1773-1859), forse il protagonista della lotta contro Napoleone, al quale succede come figura di primo piano nella storia europea. Entrambi, negli opposti campi della Rivoluzione e della Contro-Rivoluzione, sono specularmente simili, perché atipici nei rispettivi schieramenti. Come Napoleone fa senz’altro parte del mondo rivoluzionario e, anzi, dà un contributo decisivo allo sviluppo del processo rivoluzionario, soprattutto istituzionale, in Europa — pur essendo atipico rispetto all’immagine corrente del rivoluzionario —, così Metternich dedica senz’altro tutta la sua vita pubblica a combattere la Rivoluzione, pur senza essere un contro-rivoluzionario.
Infatti, più che un portatore di una visione del mondo immutabile — come sono i contro-rivoluzionari, consuetamente ridotti a semplici sostenitori dell’Antico Regime — è lo strenuo difensore di un ordine politico realizzatosi in un determinato tempo storico e un fedele servitore della monarchia asburgica, che serve con tutta la sua intelligenza e abilità diplomatica, pur condividendo in parte le premesse ideologiche illuministiche della Rivoluzione. L’ottica con la quale studia e combatte la Rivoluzione è essenzialmente politica, in quanto vede in essa la nemica dell’ordine e dell’armonia fra gli Stati, cioè della concezione politica riassunta nella divisa "La vera forza nel diritto", contenuta nel suo testamento politico.
Metternich concepisce il Congresso di Vienna e la Santa Alleanza come strumenti per attuare una politica di solidarietà fra gli Stati che riposi — come scrive nelle Memorie — "[...] sulla medesima base della grande società umana formatasi in seno al cristianesimo. Questa base non è altro che il precetto formulato nel Libro per eccellenza: "non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te"". La mancanza di una più completa prospettiva religiosa e culturale è probabilmente conseguenza dell’educazione — ispirata alla pedagogia illuminista di Johann Bernhard Basedow (1723-1790), il fondatore del "filantropismo" — ricevuta da un precettore giacobino dal 1787 al 1790 e dell’insegnamento che gli viene impartito all’università di Strasburgo, in particolare da un professore di Diritto Canonico
— del quale Metternich non rivela il nome —, successivamente divenuto vescovo di Strasburgo e poi apostata in nome dei princìpi rivoluzionari; se, con i loro eccessi, questi uomini suscitano nel giovane Metternich repulsione per l’ideologia giacobina, d’altro canto in qualche modo lo privano dell’educazione che gli avrebbe permesso di risalire alle cause del processo rivoluzionario e, quindi, di cogliere le responsabilità dell’illuminismo — anche nella versione del dispotismo illuminato — in quella rivoluzione che avrebbe combattuto per tutta la vita.
Se il Congresso di Vienna, con il ritorno dei sovrani sui troni occupati da uomini di Napoleone e con la solidarietà degli Stati contro la Rivoluzione, dà all’Europa un lungo periodo di pace dopo vent’anni di guerra praticamente ininterrotta, la Rivoluzione continua a operare occultamente nelle diverse nazioni, talora emergendo, come nei moti del 1820 e del 1821 in Spagna, nel Mezzogiorno d’Italia, in Piemonte e in quelli del 1830, che portano all’instaurazione di una monarchia liberale in Francia con re Luigi Filippo d’Orléans (1773-1850), prima di esplodere nel 1848 nelle insurrezioni delle principali capitali europee.
La Restaurazione in Italia Il Congresso di Vienna ricostituisce nella penisola italiana dieci Stati: il Regno di Sardegna, il Regno Lombardo-Veneto sotto l’imperatore d’Austria, il Ducato di Parma e di Piacenza, il Ducato di Modena e di Reggio, il Ducato di Massa e Carrara, il Granducato di Toscana, il Ducato di Lucca, lo Stato della Chiesa — comprendente anche le Legazioni di Bologna, Ferrara e Ravenna, le Marche, Benevento e Pontecorvo —, la Repubblica di San Marino, il Regno di Napoli e di Sicilia, mentre Trentino, Sud Tirolo e Venezia Giulia tornavano all’impero austriaco. L’Italia era rimasta profondamente segnata dal regime napoleonico.
Dal punto di vista ecclesiale, gli ordini religiosi, le congregazioni e le confraternite soppressi dai governi rivoluzionari vengono restaurati solo in minima parte: "[...] nella diocesi di Milano — scrive per esempio lo storico Guido Verucci — si hanno nel 1818 solo 1 casa religiosa maschile e 2 femminili, e in quella di Bergamo, nel 1825, 1 maschile e 3 femminili, contro 24 maschili e 34 femminili esistenti alla fine del Settecento". Anche la politica giurisdizionalistica attribuibile all’impero austriaco, almeno fino al Concordato del 1855, avrà la sua parte di responsabilità nell’ostacolare la rinascita religiosa, ciò favorira’ il distacco popolare dall’autorità imperiale attenuando l’ostilità del mondo cattolico verso le società segrete e le forze rivoluzionarie.
Nel mondo cattolico fioriscono nuove forme di apostolato, fra le quali alcune specificamente sorte per combattere la Rivoluzione sul piano culturale, come il movimento laicale Amicizia Cristiana — Cattolica dopo il 1815 —, diffuso soprattutto nell’Italia Settentrionale, e nascono numerosi giornali contro-rivoluzionari come L’Enciclopedia ecclesiasticae morale, pubblicata a Napoli nel 1821 dal teatino Gioacchino Ventura (1792-1861), le Memorie di religione, di morale e di letteratura,fondate a Modena nel 1822 da monsignor Giuseppe Baraldi (1778-1832), e L’Amico d’Italia, sorto a Torino nello stesso anno per iniziativa del marchese Cesare Taparelli d’Azeglio (1763-1830).
Ma il periodo napoleonico lascerà segni profondi e duraturi soprattutto sul piano giuridico: "Indipendentemente da ogni considerazione del suo contenuto normativo sostanziale — ricorda Guido Astuti (1910-1980) —, la vera novità e originalità del C. N. [il Codice Napoleone] sta nel valore giuridico formale della codificazione, compiuta in attuazione di nuovi principi teorici, che la differenziano nettamente da tutte le precedenti compilazioni o consolidazioni legislative, determinando una radicale trasformazione del sistema delle fonti del diritto, e con essa l’inizio di una nuova età nella storia della nostra civiltà giuridica.
"Ad un ordinamento fondamentalmente consuetudinario e giurisprudenziale, quale era stato nei secoli il diritto civile, dai tempi di Roma fino a tutto il secolo XVIII, il codice sostituiva un ordinamento interamente legislativo, in cui la volontà sovrana del legislatore si poneva come fonte di produzione unica, o almeno tendenzialmente esclusiva di fronte alla consuetudine e alla giurisprudenza; ad un sistema come quello del diritto comune, caratterizzato da una pluralità e gerarchia di fonti, quale si era venuto svolgendo nel pluralismo politico e nel particolarismo giuridico dei secoli di mezzo,
sulla duplice base del privilegio e dell’autonomia, succedeva il sistema del diritto codificato, costituito da un solo testo legale, contenente un complesso normativo unitario, sistematicamente ordinato e suddiviso in articoli, in cui materiali vecchi e nuovi, di diversa derivazione e natura, erano insieme rifusi ed uniformemente presentati con formule concise e precise, come parti organiche di un unico corpo".
Dopo il Congresso di Vienna Negli anni successivi al Congresso di Vienna l’opera della Rivoluzione continua all’interno degli Stati italiani sia a livello delle società segrete che del personale governativo. Già nel 1816 Antonio Capece Minutolo, principe di Canosa (1768-1838), uno dei principali rappresentanti della posizione contro-rivoluzionaria in Italia — cioè di una riforma culturale e civile prima che politica, che restaurasse i princìpi del diritto naturale e cristiano e abolisse tutte le riforme rivoluzionarie introdotte durante il ventennio napoleonico e anche nel tempo del dispotismo illuminato — è costretto a dimettersi da ministro della polizia nel Regno di Napoli per volere del primo ministro Luigi cavalier de’ Medici, principe di Ottaiano e duca di Sarno (1759-1830), favorevole al mantenimento delle riforme illuministiche.
Pochi anni dopo, nel 1819, il conte Prospero Balbo (1762-1837), un liberale già funzionario del regime napoleonico, è nominato primo segretario di Stato per gli Affari Interni del Regno di Sardegna. Così, mentre in tutti gli Stati italiani vengono mantenuti i codici napoleonici, cioè le principali conquiste rivoluzionarie, e le classi dirigenti, civili e militari, continuano a essere ampiamente caratterizzate dalla presenza di ex collaboratori dei regimi napoleonici, le forze liberali si organizzano per far compiere alla società un nuovo passaggio rivoluzionario. Nel dicembre del 1818, ad Alessandria, Filippo Buonarroti (1761-1837) fonda la società segreta dei Sublimi Maestri Perfetti, organismo con il quale cercherà di controllare la rete delle società segrete operanti nel paese,
fra cui la Federazione Italiana guidata dal conte Federico Confalonieri (1785-1846), operativa soprattutto in Lombardia, la Costituzione Latina, nata nelle Legazioni pontificie dalla fusione di elementi della Carboneria con uomini della Società Guelfa, e, soprattutto nel Meridione, la stessa Carboneria. L’influenza nel corpo sociale delle società segrete insieme a quella degli elementi liberali presenti nei governi prepareranno il crollo degli Stati della Restaurazione sotto la pressione del Regno di Sardegna, dopo il 1848 guadagnato alla causa rivoluzionaria e forte dell’appoggio degli Stati francese e inglese.
LA(INUTILE) RESTAURAZIONE Il termine che all'inizio fu impiegato in Francia per indicare l'età del ristabilimento sul trono del ramo primogenito dei Borboni, passò ben presto a designare l'epoca della storia dell'intera Europa che va dal 1815 al 1830, caratterizzata dal ritorno nelle monarchie restaurate dopo la caduta di Napoleone, del principio di legittimità del diritto divino in contrapposizione al principio di legittimità democratico affermato dalla Rivoluzione Francese.Ma se il legittimismo fu un carattere essenziale di quell'epoca, la restaurazione non fu un movimento storico puramente reazionario che mirava al semplice ritorno dell'ancien régime. Soltanto in pochi casi come nella Spagna di Ferdinando VII ed in alcuni principati tedeschi ed italiani (per esempio Napoli), i sovrani adottarono linee di condotta decisamente reazionarie, reprimendo ogni nuovo fermento .
Per la maggior parte, gli stati d'Europa furono retti o con il regime costituzionale (piuttosto vago) o con una forma di assolutismo paternalistico: Luigi XVIII non si mostrò favorevole agli "ultras", fautori dell'estrema destra; e lo stesso Metternich costrinse Ferdinando di Napoli a disfarsi del ministro Canosa per i suoi metodi reazionari.Durante la Restaurazione furono in genere mantenuti il nuovo sistema amministrativo ed i nuovi codici, così come furono legittimati gli acquisti di beni ecclesiastici e feudali avvenuti durante il periodo della Rivoluzione. Non va neppure taciuto che l'età della Restaurazione fu caratterizzata da un'abile opera di ricostruzione economica e finanziaria e da un'accorta politica intesa al mantenimento della pace tra le potenze europee.
Ciononostante la Restaurazione fallì nel suo compito fondamentale, e cioè nell'attuazione di una conciliazione del passato con il presente, perché disconobbe le nuove esigenze di libertà, di democrazia e di nazionalità, potentemente portate alla ribalta dalla Rivoluzione e diffuse in Europa da Napoleone."Quale gioventù é mai questa che io lascio! Essa é nondimeno opera mia! E vendicherà abbastanza gli oltraggi ch'io soffro, colle chiare opere che da essa usciranno"... "Ma non iscorgono essi che uccidono in me se medesimi colle proprie mani?" (Da Sant'Elena, Memoriale).Il 1848 era ancora lontano, ma la pagina era già stata scritta!Tali nuovi princìpi, si andavano sempre più affermando nonostante il rigore delle polizie. L'impiego della Chiesa come "instrumentum regni", nel tentativo di tenere a freno le nuove generazioni coll'educazione religiosa, cagionò, al contrario, il sorgere del Cattolicesimo liberale.
I popoli intendevano rinnovare la vita dello Stato e chiedevano di partecipare al potere pubblico, e l'abile Concerto degli Stati europei architettato da Metternich non poteva contrastare che temporaneamente, l'imporsi delle tendenze liberali e democratiche.Il tentativo di Carlo X, con la collaborazione del principe de Polignac, d'instaurare in Francia un regime autenticamente controrivoluzionario, provocò invece la rivoluzione del Luglio del 1830 : questa rivoluzione, anche se i suoi effetti non si diffusero durevolmente in Europa, segnò la fine della restaurazione. Dopo Napoleone era inutile far finta di nulla, l'Europa non era più quella di prima.
Nel '20-'21 erano iniziati i primi fermenti e primi moti (quelli di Napoli, seguiti da quelli Piemontesi); nel '31 divennero numerosi e consistenti i tumulti e le ribellioni; nel '48 esplosero, e questa volta non solo in Francia, in Italia, in Germania, ma nella stessa Austria, e Metternich fu messo alla porta.Ma la politica austriaca non cambiò molto soprattutto nei confronti dell'Italia . Dal '48 in poi "gli Asburgo seminarono malcontento su tutta Europa" (lo scrive il tedesco Alessandro Assia - fratello della zarina, parente dei Windsor, insofferente luogotenente austriaco a Milano, infine consigliere del giovane Francesco Giuseppe a Villafranca) con scellerate alleanze e con ambigui patti (spesso originati da dissapori e antipatie familiari - come gli Assia, i Romanov, i Savoia, i francesi di Napoleone III).
Iniziarono gli Austriaci -perché ambigui- ad essere sempre più isolati, dalla Russia zarista, e soprattutto dalla Prussia diventata Germania. Il colpo di grazia alla fine arrivò nel 1914. Nell'incapacità di mettersi d'accordo, all'esterno come all'interno, crollarono così tre imperi storici. E i belligeranti (e non solo quelli perdenti) uscirono dal conflitto tutti sconfitti, in quanto la guerra segnò - se non la causò direttamente - uno spostamento della potenza internazionale dall'Europa all'America da un lato, alla Russia sovietica dall'altro. Per rimanere da quel momento in avanti (i 2 blocchi) i soli padroni assoluti dell'Europa, nella Prima Guerra Mondiale, che diede poi origine - dopo una pausa- anche alla Seconda.
Lo sviluppo economico europeo e la questione sociale Durante gli ultimi decenni del XVIII secolo e la prima meta' del XIX ebbe luogo la cosiddetta "rivoluzione industriale", provocata dall'impiego di nuove fonti di energia, dall'invenzione delle prime macchine industriali e, conseguentemente, dalla radicale trasformazione dei metodi di produzione. Iniziata in Inghilterra, per molteplici ragioni di cui la più importante fu il fortissimo incremento demografico e quindi l'accresciuta domanda di beni di consumo, questa rivoluzione era destinata a sconvolgere, nel campo economico e sociale, tutte le vecchie abitudini, a modificare i rapporti tra imprenditori e lavoratori. Le prime ad affermarsi furono le industrie tessili, ma in seguito, a causa della crescente richiesta di macchinari, importantissima divenne l'industria meccanica e siderurgica; l'industria estrattiva ebbe di conseguenza un enorme incremento.