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La difficile condizione dei giovani in Italia: formazione del capitale umano e transizione alla vita adulta. Alessandra Ferrara, Cristina Freguja, Lidia Gargiulo Istat X Conferenza nazionale di statistica. Roma 15-16 dicembre 2010.
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La difficile condizione dei giovani in Italia: formazione del capitale umano e transizione alla vita adulta Alessandra Ferrara, Cristina Freguja, Lidia Gargiulo Istat X Conferenza nazionale di statistica. Roma 15-16 dicembre 2010
Vite “minori”: alcuni svantaggiati già al nastro di partenza (1) • Nel 2009, l’incidenza di povertà relativa tra i minori (calcolata a partire dalla spesa per consumi delle famiglie), è pari al 17%, circa 4 punti percentuali al di sopra della media nazionale (13,1%). • I minori poveri sono 1 milione 756 mila - il 22,5% dei poveri - con una marcata prevalenza nelle età infantili (il 60,2% ha meno di 11 anni) e una concentrazione molto elevata nel Mezzogiorno (il 67,1% delle persone povere con meno di 18 anni vive nel Sud e nelle Isole). • Tra i minori si possono contare 649 mila poveri assoluti (il 61,8% risiede nel Mezzogiorno): più di un quinto del totale delle persone assolutamente povere.
Vite “minori”: alcuni svantaggiati già al nastro di partenza (2) Inoltre, tra le famiglie con minori: • L’incidenza di povertà relativa è pari al 15% (superiore alla media, 10,8%, di oltre 4 punti percentuali). • In presenza di tre minori o più l’incidenza sale al 25,6% e raggiunge il 36,7% nel caso in cui la famiglia risieda nel Mezzogiorno. • segnali di peggioramento: l’incidenza di povertà tra le famiglie con un figlio minore passa dal 10,6% del 2004 al 12,1% del 2009. • L’incidenza di povertà assoluta, pari per queste famiglie al 5,7%, sale al 9,1% nel caso i minori presenti in famiglia siano tre o più. • Il 36,2% non saprebbe far fronte a una spesa imprevista di 750 euro (il 45% se vive nel Mezzogiorno) e il 6,5% dichiara di non aver avuto denaro per acquistare il cibo almeno in un’occasione nel corso dell’anno.
Vite “minori”: alcuni svantaggiati già al nastro di partenza (3) • nel 2009, il 5,9% dei bambini e ragazzi da 6 a 17 anni (circa 393 mila individui) è rimasto escluso da molte forme di partecipazione sociale e culturale: - non sono andati al cinema - non hanno letto libri - non hanno usato PC e internet - non hanno fatto sport • Le quote di ragazzi “totalmente esclusi” salgono - al 7,5% tra le famiglie operaie - all’8,9% nel Sud e al 10,8% nelle Isole • Un approfondimento sulla deprivazione specifica dei bambini (EU-SILC 2007) mostrava come tra le famiglie con minori: - il 15,5% aveva difficoltà a garantire ai propri figli gli abiti indispensabili, adeguati alla stagione o a specifiche esigenze - il 18,1% non si poteva permettere di festeggiare i bambini e di non aver potuto permettersi di far frequentare loro centri sportivi, palestre o piscine - il 15,9% aveva rinunciato a fare regali di compleanno ad amici dei figli per mancanza di soldi e per il 10,3% questa circostanza aveva impedito loro di partecipare alle feste di amici.
Vite “minori”: alcuni svantaggiati già al nastro di partenza (4) Incidenza del rischio di povertà per grandi classi di età nei paesi Ue. Anno 2007 • Nella gran parte dei paesi europei (19 su 27), così come nel nostro, l’incidenza del rischio di povertà è maggiore nelle fasce di età estreme (minori e anziani). • Il nostro Paese si distingue perché è, insieme a Romania e Bulgaria, quello con la più alta incidenza di povertà tra i minori (25%), a fronte di una situazione degli anziani che è più vicina alla media comunitaria (21 per cento).
Formazione del capitale umano (1) Il sistema pubblico dell’istruzione manifesta una ridotta capacità di riequilibrare le disuguaglianze di partenza • Con un effetto negativo - sul livello di istruzione della popolazione - sulla qualità delle competenze acquisite dagli studenti • determinando - uno svantaggio dei giovani rispetto a quelli di altri paesi Ue - preoccupanti differenziali tra le diverse aree del Paese
Basso il numero di giovani diplomati Tasso di scolarizzazione superiore della popolazione in età 20-24 anni ITALIA • Nel 2009 i 20-24enni diplomati sono in Italia meno di 76 ogni 100 (media Ue 2008 pari a 78,5). • Il valore è ancora distante dall’obiettivo di Lisbona per il 2010 dell’85 per cento. Ue 27
Elevati i tassi di abbandono degli studi - ESL Giovani che abbandonano prematuramente gli studi ITALIA Ue 27 • nel 2009, i giovani di 18-24 anni che hanno abbandonato gli studi senza aver conseguito un diploma di scuola superiore (early school leavers) sono il 19,2 per cento. • Oltre 4 punti percentuali in più della media europea e nove punti al di sopra dell’obiettivo fissato dalla Strategia di Lisbona e riproposto da Europa 2020.
Le differenze sociali pesano sulle possibilità di conseguimento dei titoli superiori e della laurea Diplomati di 20 anni e più per classe sociale del padre e coorti di nascita - Anno 2003 (percentuali) • Mentre le differenze sociali nel conseguimento della licenza media si annullano con l’introduzione dell’obbligo scolastico • Nel conseguimento dei titoli superiori e della laurea è ancora presente una forte diseguaglianza legata alla classe sociale della famiglia di provenienza degli studenti Laureati di 25 anni e più per classe sociale di appartenenza del padre quando l'intervistato aveva 14 anni e coorte di nascita - Anno 2003(percentuali)
In Italia meno giovani laureati che in Europa(1) 30-34enni con un titolo di studio universitario ITALIA • Il 19% dei giovani 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, con un incremento, tra il 2004 e il 2009, di 3 punti percentuali. • La metà dei paesi dell’Unione ha già raggiunto l’obiettivo Europa 2020 (40% della popolazione nella classe di riferimento deve avere un titolo di studio terziario), mentre l’Italia si colloca 13 punti sotto alla media Ue27.
Cresce il numero di laureati in discipline S&T ma valori ancora inferiori alla media Ue Laureati in discipline tecnico-scientifiche – Anno 2008 ITALIA • L’Italia si colloca sotto la media Ue per numero di laureati in discipline tecnico-scientifiche: 11,3 a fronte di 13,9 per mille 20-29enni, molto al di sotto di Regno Unito (6 laureati in più ogni 1.000) e Francia (9). • Nel confronto europeo la situazione è lievemente migliore per le ragazze: 9 ogni mille 20-29enni, il valore è di poco superiore alla media europea.
Basse le competenze degli studenti 15enni (1) • Sono preoccupanti i livelli di competenza degli studenti italiani 15enni per tutte le literacy (lettura, matematica e scienze) considerate dall’indagine Pisa, e collocano il nostro Paese al di sotto dei valori medi Ue19 • L’obiettivo della strategia di Lisbona per il 2010 di ridurre del 20 per cento gli studenti con competenze in lettura nei due livelli più bassi (per l’Italia il livello obiettivo è pari al 15,1 per cento del totale degli studenti) è lontano dall’essere raggiunto • nel 2006 oltre un quarto dei 15enni (26,4 per cento) ricade ancora in questo segmento e il punteggio medio nazionale (469, di 23 punti inferiore alla media Ue19) è in peggioramento • Anche per le competenze in matematica e scienze i punteggi medi degli studenti italiani risultano inferiori ai valori medi Ue19: 462 e 475 (rispettivamente 36 e 25 punti sotto le corrispondenti medie Ue).
Basse le competenze in particolare nel Mezzogiorno • I differenziali territoriali indicano, per tutte le competenze, un vantaggio del Centro-Nord, con il Nord-est al di sopra dei valori medi Ocse, e Nord-ovest e Centro in posizione favorevole solo per le competenze in lettura. • La distanza del Mezzogiorno è molto accentuata: i risultati più critici in lettura (circa il 40%, contro un valore medio 26,5%); in matematica (50,7%, contro il 32,8%), per le scienze il 41% contro il 25,3%
I risultati scolastici dipendono dall’estrazione sociale dei genitori • il 16,9% dei 14-17enni ha conseguito la licenza media con “ottimo”, ma la quota sale al 28,7% se il capofamiglia è dirigente/imprenditore o libero professionista e scende al 13,1% se operaio; • Con differenze di genere molto marcate: • - i maschi con giudizio ottimo sono l’11,7% (20,6% se capofamiglia dirigente/imprenditore o libero professionista; 6,9% se operaio) • - le femmine con giudizio ottimo sono il 22,3% (37,2% se capofamiglia dirigente/imprenditore o libero professionista; 19,69% se operaio • il 55% degli iscritti a un istituto professionale ha conseguito la licenza media con il giudizio di “sufficiente”, la quota scende al 24,8 tra gli scritti ai licei; • l’area dell’emergenza delle competenze in lettura è pari all’8,8% trai liceali, ma include più del 25% degli studenti degli istituti tecnici e oltre il 50% di quelli dei professionali.
La crescita dei Neet: giovani che non studiano e non lavorano Giovani Neet di 15-29 anni – Anno 2008 ITALIA • In Italia sono oltre 2 milioni i giovani Neet (not in education, employment or training) tra 15 e 29 anni (21,2%). • Per tutte le fasce di età le percentuali nazionali sono più elevate rispetto ai paesi Ue ed è maggiore l’incidenza degli inattivi. • L’incidenza dei Neet è maggiore nel Mezzogiorno (30% dei giovani 15-29enni) rispetto al Nord (14%), ma nel 2009 l’incremento dei Neet (6,6%) è spiegato per l’89% dall’incremento delle quote del Centro-nord • Contributo maggiore all’incremento del 2009: maschi, 20-24 anni, Nord, titoli di studio diploma o laurea.
L’elevato ‘sottoinquadramento’ dei giovani • Oltre 1 milione di giovani tra 18 e 29 anni è ‘sottoinquadrato’, cioè svolge una professione per la quale è richiesto un titolo di studio inferiore a quello conseguito. - se a questi aggiungiamo la classe di età 30-34 si arriva a 2.029.000 occupati “sottoinquadrati”. • Si tratta del 45,8% dei diplomati di 18-29 anni e del 46,4% dei laureati di 22-29 anni • Il sottoinquadramento è particolarmente accentuato tra i giovani con diploma professionale di 4-5 anni, soprattutto maschi. • I laureati in scienze economico-statistiche e in studi umanistico-sociali registrano una quota di sottoinquadrati quasi doppia rispetto a quelli in discipline scientifiche o giuridiche (rispettivamente 72,9 e 61,8% a fronte di 39,6 e 44,9%). • Le laureate presentano una quota di sottoinquadramento superiore a quella maschile in tutte le aree disciplinari considerate, a eccezione del gruppo scientifico.
Posizioni di svantaggio nel mercato del lavoro (1)il forte calo dell’occupazione • Nel 2009 i giovani occupati sono diminuiti di 300 mila unità, il 79% del calo complessivo dell’occupazione a livello nazionale (una caduta oltre 3 volte superiore a quella del tasso di occupazione totale). • Netto lo svantaggio di genere: tra le giovani donne il tasso di occupazione è del 37% nel 2009, 14 punti più basso di quello dei coetanei maschi. • La diminuzione dell’occupazione si è verificata in misura maggior tra i giovani con al massimo la licenza media, ma in generale nessun titolo di studio è stato in grado di proteggere i giovani dalla crisi. • Il 37% della flessione occupazionale giovanile riguarda il lavoro atipico (-110 mila unità), una tipologia lavorativa con forte incidenza sul complesso dell’occupazione giovanile (30% tra i 18-29enni occupati). • una parte dei giovani sono stati spinti dalla crisi a proseguire il percorso di studi o a tornare in istruzione (studenti +3,1% nel 2009), ma il perdurare della crisi e i costi della formazione potrebbero spingere questi giovani all’abbandono e a migrare verso il collettivo dei Neet.
Posizioni di svantaggio nel mercato del lavoro (3)la crescita della disoccupazione giovanile • Nel 2009 il tasso disoccupazione giovanile (15-24enni) in Italia è pari al 25,4%, in Europa al 19,8% - le differenze di genere sono forti, più accentuate che in Europa Italia Maschi 23,3% Femmine 28,7% Europa Maschi 20,8% Femmine 18,2% • i livelli di disoccupazione giovanile sono decisamente più alti nel Mezzogiorno (oltre un terzo della forza lavoro giovanile in Campania, Basilicata e Sicilia). • Tuttavia il peggioramento dei livelli di disoccupazione interessa in misura più ampia la componente maschile, soprattutto nel Nord del Paese. • Lo scarto tra il tasso giovanile e quello totale (l’uno il triplo dell’altro; in Europa il doppio) è costante in tutte le regioni.
I giovani nella crisi meno protetti dagli ammortizzatori sociali e più dalla famiglia • Nel biennio 2008-2009, in Italia, la crisi ha colpito maggiormente le persone che vivono come figli nella famiglia di origine, e soprattutto quelli che vivono in famiglie con almeno due percettori di reddito. • Nel 2009 la perdita di occupazione tra i giovani figli fino a 34 anni è stata di 332 mila unità, mentre l’analogo dato per i “genitori” è stato di 98 mila unità. • Tra le circa 300 mila persone che hanno beneficiato della Cassa integrazione guadagni (Cig), il 58,3% è in posizione di genitore, solo il 16% in quella di figlio. • La famiglia ha svolto il consueto ruolo di ammortizzatore sociale, sopportando il peso della perdita di occupazione dei figli, mitigando gli effetti della crisi. • L’onere dell’aggiustamento dell’input di lavoro della fase di crisi economica si è di fatto concentrato sull’occupazione precaria, e dunque soprattutto sui giovani. • L’esposizione delle giovani generazioni ai rischi del ciclo economico costituisce una grave emergenza, e rischia di alimentare il processo di trasmissione intergenerazionale della povertà.
Ragazzi e giovani adulti poveri • Nel 2009 i ragazzi e i giovani adulti poveri in termini relativi sono 1 milione e 553 mila tra i 18 e i 34 anni (13,7%). • In larga maggioranza (64,8%) risiedono ancora con almeno un genitore. • In circa il 30% dei casi vive in coppia con o senza figli oppure come genitore solo e per la restante quota vive in famiglie senza nuclei. • Anche tra le famiglie in cui sono presenti figli 18-34enni, come per quelle con minori, l’incidenza di povertà (in media al 14,3%) cresce all’aumentare del loro numero, arrivando a colpire circa 1 famiglia su 4 in cui i figli sono 3 o più. • La quota di poveri è particolarmente elevata quando i giovani che hanno costituito una propria famiglia vivono in coppia con almeno 2 figli (24,6% con 2 figli; 41,4% con 3 figli o più).
Le difficoltà delle famiglie giovani con figli • Tra i giovani genitori i sintomi di difficoltà economica sono piuttosto diffusi: • - 21,4% dichiara di arrivare alla fine del mese con molta difficoltà (contro un valore medio nazionale di 15,3%); • - il 43,1% non può far fronte a una spesa imprevista (contro il 33,3%); • - il 29,3% ha contratto debiti diversi dal mutuo (contro il 16,5%); • - il 21,3% è stato in arretrato con il pagamento di tali debiti (contro il 14,0%); • - il 45,8% non può permettersi una settimana di vacanza (contro il 40,4%); • - il 23,4% ha avuto difficoltà per l’acquisto di abiti necessari (contro il 16,9%); • - il 7,9% non ha avuto soldi per acquistare cibo (contro il 5,7%). • Importanti anche le difficoltà legate al peso delle spese per la casa: • - il 12,0% non può permettersi di riscaldare adeguatamente l’abitazione (contro una media del 10,6%); • - il 17,6% è stato in arretrato con le bollette (contro il 9,2%); • - l’8,3% non riesce a pagare con regolarità le rate del mutuo ipotecario (contro il 6,1); • - il 20,6% è stato in difficoltà con il pagamento dell’affitto (contro il 12,9%).
I giovani che rimangono nella famiglia di origine (1) • 18-34enni celibi e nubili che vivono in famiglia: 58,6% nel 2009 - 96,9% tra i 18-19enni -86,1% tra i 20-24enni - 59,2 % tra i 25-29enni - 28,9 % tra i 30-34 Forti le differenze di genere: tra i 30 e i 34 anni, più di un terzo dei celibi vive ancora in famiglia, contro circa un quinto delle nubili. E’ più diffusa la permanenza dei giovani nelle famiglie del Mezzogiorno: due terzi del totale contro poco più della metà nel Nord-est.
I giovani che rimangono nella famiglia di origine (2) • La maggiore permanenza in famiglia tra i giovani del Mezzogiorno può essere messa in relazione con i più bassi livelli di occupazione giovanile e con i tassi di disoccupazione che triplicano passando da Nord a Sud.
I giovani nella famiglia di origine sempre meno per scelta (1) • Nonostante la crisi economica i giovani cominciano a manifestare segnali di insofferenza nei confronti della permanenza in casa: aumenta dal 45,1% del 2003 al 51,9% del 2009 la percentuale di giovani che dichiarano di voler uscire dalla famiglia nei prossimi tre anni. • La “scelta” come motivo della permanenza in casa si colloca al terzo posto dopo i problemi economici (in crescita) e la necessità di proseguire gli studi. • La ‘permanenza scelta’ scende di ben nove punti percentuali, soprattutto nelle zone più ricche del Paese, dove questo comportamento era maggiormente presente (-16 punti nel Nord-est e -13 nel Nord-ovest).
Nel 2009, molti 18-34enni si dichiarano molto/abbastanza soddisfatti delle relazioni familiari (90,1%), della salute (90,1%), delle relazioni amicali (86,7%) del tempo libero (66,7%). Solo il 44,5% è soddisfatto della propria situazione economica (valore inferiore alla media nazionale pari al 46,9%). Il 18,6 per cento dei giovani in famiglia alla ricerca di un’occupazione è soddisfatto della propria situazione economica. I livelli di soddisfazione legati agli aspetti economici peggiorano tra il 2003 e il 2009 in misura maggiore proprio nelle fasce di età giovanili. La variazione più accentuata (-20,3%) si rileva tra le donne di 25-34 anni. Sempre meno soddisfatti della loro situazione economica Soddisfazione per la situazione economica dei giovani di 18-34 anni – Anni 2003-2009 (variazione percentuale)
Conclusioni I giovani scontano… • un sistema formativo che non riesce a garantire un equo accesso ai percorsi di studio più alti e qualificanti, alimentando la disuguaglianza e comprimendo il dinamismo sociale • una crescente difficoltà di accesso/permanenza al/nel mercato del lavoro e un diffuso sottoinquadramento professionale • una carenza di specifici strumenti di protezione sociale cui sopperisce in parte la famiglia di origine; nella sostanza l’unico ammortizzatore per le giovani generazioni, rendendo ancor meno equa e dinamica la nostra società. .. quindi sono costretti • in un ruolo di dipendenza “di lunga durata” rispetto al quale cominciano a manifestare segnali di crescente insofferenza
Riferimenti Cristina Freguja freguja@istat.it Direzione centrale Condizioni e qualità della vita Alessandra Ferrara ferrara@istat.it Direzione centrale per le esigenze degli utilizzatori, integrazione e territorio Lidia Gargiulo gargiulo@istat.it Direzione centrale Condizioni e qualità della vita Per saperne di più Istat, Rapporto annuale - La situazione del Paese nel 2009 Capitolo 3 – Gli effetti della crisi su individui e famiglie Capitolo 4 - La crisi e le sostenibilità http://www.istat.it/dati/catalogo/20100526_00/Avvio2009.pdf Istat – Statistiche per argomento: Istruzione e lavoro http://www.istat.it/lavoro/ Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo http://noi-italia.istat.it/