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Introduzione al Manifesto per un nuovo welfare

Introduzione al Manifesto per un nuovo welfare. Nuovi problemi e nuove sfide sociali (1). Il contesto economico e demografico

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Introduzione al Manifesto per un nuovo welfare

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Presentation Transcript


  1. Introduzione al Manifesto per un nuovo welfare

  2. Nuovi problemi e nuove sfide sociali(1) Il contesto economico e demografico Le condizioni macroeconomiche che nel secondo dopoguerra hanno favorito la costruzione dei sistemi di welfare europei – sostenuta crescita del PIL e relativamente bassa incidenza del debito pubblico – sono venute meno dagli anni ‘80. La crisi economica in atto peggiora ulteriormente le prospettive macroeconomiche: perdite di prodotto, di occupazione, di investimenti; aumento dei debiti pubblici. Quattro trend strutturali di lungo periodo, all’opera già prima della crisi: • la rivoluzione delle ICT e i cambiamenti tecnologici connessi • l’emergere di nuovi competitori globali (Cina, India, Brasile, ecc.) • l’invecchiamento della popolazione • i processi migratori

  3. Nuovi problemi e nuove sfide sociali(2) Nuovi punti di sofferenza sociale: • la tensione tra flessibilità del lavoro richiesta dalle imprese e domanda di prospettive stabili di reddito e occupazione che proviene dalle persone • la precarietà del lavoro per i giovani e l’obsolescenza delle qualifiche per I lavoratori anziani • la polarizzazione nella distribuzione del reddito e il fenomeno dei lavoratori poveri • il peso crescente che ricade sulla famiglia come ammortizzatore delle cadute di reddito dei suoi componenti • le difficoltà per i giovani nel formare nuove famiglie • lo stress finanziario sui sistemi pensionistici e sanitari derivante dai processi di invecchiamento • le problematiche della non autosufficienza che, con l’invecchiamento, investono una quota crescente della popolazione • i nuovi rischi di povertà che dai fenomeni indicati derivano • il problema di governare i processi di immigrazione, integrando gli immigrati di prima generazione e offrendo pari opportunità a quelli di seconda e terza generazione

  4. L’Europa e l’Italia di fronte alle sfide(1) Le virtù del Modello Sociale Europeo La “saggezza convenzionale”: le dimensioni dei welfare state europei ostacolano le possibilità di crescita economica Letteratura recente mette in discussione la “saggezza convenzionale”, evidenziando gli effetti positivi su efficienza economica e performance di crescita derivanti dagli istituti del welfare: • la funzione assicurativa dei sistemi di sicurezza sociale (pensioni e ammortizzatori) • il sistema educativo e quello sanitario essenziali per sostenere la formazione di capitale umano • più in generale, i sistemi di welfare producono un insieme di esternalità positive Nota 1: l’incidenza della spesa sociale sul PIL è simile tra i paesi europei e tra questi e gli USA ove si tenga conto del valore dei trasferimenti al netto delle imposte e dei trasferimenti impliciti via sgravi fiscali. Nota 2: l’incidenza della spesa complessiva – pubblica e privata – per prestazioni di welfare è simile tra Europa continentale, USA e UK. Importanti differenze tra i paesi europei in termini di regole e istituzioni del welfare, ma una caratteristica comune: l’impegno a combattere la povertà e la disuguaglianza sociale e a migliorare la qualità della vita per le classi medie E’ questa la caratteristica chiave che contraddistingue il cosiddetto Modello Sociale Europeo e che fa di esso uno strumento decisivo per affrontare le nuove sfide che stanno di fronte all’Europa

  5. L’Europa e l’Italia di fronte alle sfide(2) I punti di debolezza dei welfare europei Tre caratteristiche generali, comuni seppure in diverso grado ai sistemi europei di welfare, ne ostacolano la capacità di risposta ai nuovi problemi sociali: • istituti di sicurezza sociale tradizionalmente poggiati sullo status lavorativo presente o passato, e corrispondente debolezza di istituti di tipo universalistico • un ruolo prevalentemente risarcitorio più che promozionale del sistema di welfare • autoreferenzialità dei soggetti erogatori dei servizi, organizzati secondo procedure burocratiche invece che in base alla valutazione dei risultati Le debolezze italiane differenziali: • elevato debito pubblico e composizione della spesa sociale • maggiore categorialità e minore universalismo degli istituti di welfare • inefficienza della burocrazia pubblica, specie nel Mezzogiorno • patto implicito con il lavoro autonomo: evasione fiscale ma in compenso minor copertura via welfare • le conseguenze sulla famiglia

  6. Le pietre angolaridi un nuovo welfare Il “fattore umano”: • un sistema educativo di alta qualità e una rete omogenea di sicurezza sociale sono essenziali per mettere in grado i lavoratori di attuare adattabilità e flessibilità; il capitale umano è il fattore chiave di competitività per i paesi avanzati • ma non solo sistema educativo e ammortizzatori sociali: una elevata qualità del capitale umano richiede una rete di relazioni sociali di elevata qualità; quindi, un insieme di servizi e di prestazioni capaci di produrre esternalità diffuse e pervasive • perciò, la riforma del welfare ha a che fare non solo con il problema della adattabilità ma con il problema stesso dei fini sociali della crescita economica; il tema al centro dell’agenda della politica sociale europea deve essere la costruzione di un welfare dello sviluppo umano Il cittadino al centro del sistema di welfare: • un nuovo equilibrio tra universalismo e assicurazioni sociali basate sulla condizione lavorativa • promuovere l’uguaglianza delle opportunità per tutte le persone • realizzare politiche volte a sostenere la capacità di autodeterminazione dei cittadini • rafforzare il potere di scelta del cittadinoper migliorare l’aderenza dei servizi ai bisogni

  7. Le linee-guida della riforma(1) Una premessa generale: • tutte le componenti che costituiscono il sistema di welfare – ammortizzatori sociali, pensioni, sanità, assistenza, sistema educativo - interagiscono le une con le altre nel formare l’insieme di servizi e prestazioni che devono dare corpo alla rete di relazioni sociali in grado di elevare la qualità della vita dei cittadini e diffondere le esternalità positive di cui l’economia ha bisogno • perciò, gli interventi di riforma in ognuno dei settori del welfaredevono essere costruiti tenendo conto della loro ricaduta sugli altri settori

  8. Le linee-guida della riforma(2) Linee-guida di settore: • migliorare il sistema di imposta personale e sostegno alle famiglie al fine di sostenere i redditi medi e bassi (progressività), incentivare la partecipazione al mercato del lavoro (specialmente per giovani e donne), sostenere le famiglie con figli; schemi di imposta negativa possono integrare i redditi più bassi in forme incentivanti il lavoro • rendere il sistema degli ammortizzatori sociali una forma di assicurazione adeguata e omogenea per tutti i lavoratori e disegnarne le regole in modo da combinarli con processi di riqualificazione e ricollocamento • migliorare equità e sostenibilità del sistema pensionisticorafforzando la coerenza del sistema contributivo e, al tempo stesso, offrendo contributi integrativi a carico del bilancio pubblico per i periodi di disoccupazione e ulteriori integrazioni pensionistiche in funzione dell’anzianità lavorativa conseguita; il posponimento dell’età di pensionamento, necessario per costruire pensioni più elevate, va accompagnato con la possibilità di optare per il pensionamento graduale (lavoro part-time integrato con pensione parziale); • sviluppare la rete dei servizi per i cittadini, a cominciare da quelli per i bambini e per gli anziani; in particolate, fornire una rete diffusa di nidi e servizi di assistenza a casa per i bambini e organizzare la rete dell’assistenza domiciliare integrata per gli anziani; utilizzare schemi di compartecipazione alla spesa, differenziati via “prova dei mezzi”, sotto forma di dotazioni di buoni-servizio per i cittadini in modo da sviluppare la domanda di servizi su mercati regolati nei prezzi e nella qualità dalle autorità pubbliche • confermare l’accesso universale al sistema sanitario e migliorarne qualità ed efficienza ottimizzando la rete ospedaliera, riorganizzando i medici di base in studi associati, sperimentando forme di concorrenza amministrata tra erogatori basate sulla valutazione dei risultati • promuovere l’accesso degli immigrati su basi di uguaglianza a tutti i servizi e le prestazioni di welfare come fattore chiave per la loro integrazione sociale

  9. Il vincolo delle risorse Il quadro europeo: • i vincoli di finanza pubblica nella crisi: debiti pubblici e rischio depressione • il mercato interno europeo e le potenzialità di crescita: abbiamo bisogno di una politica di bilancio europea; la proposta Visco • dal Rapporto Delors al Rapporto Monti: lo sviluppo di programmi infrastrutturali, il ruolo degli euro-bonds e quello dei LTI A livello nazionale: • lavorare sulla composizione di entrate e spese pubbliche per aumentare il tasso di crescita dell’economia a parità di incidenza della finanza pubblica sul PIL: per espandere le voci sottodimensionate (investimenti, R&D, spesa sociale) dobbiamo contrarre altre spese e riqualificare la stessa spesa sociale; spostare il carico fiscale e contrastare l’evasione • la riforma del sistema di welfare tratteggiata migliora efficienza ed efficacia della spesa: più servizi e migliori servizi per ogni euro di spesa • la domanda potenziale di nuovi servizi di welfare come fattore trainante di crescita: nuove opportunità di impiego per le forze di lavoro oggi disoccupate e per gli anziani cui si chiede di prolungare l’età lavorativa; aumento del PIL a parità di spesa pubblica

  10. Pilastro pubblicoe fondi complementari No alle “scorciatoie” illusorie: • in sanità e previdenza, sostituire l’assicurazione pubblica con quella privata va in direzione opposta a universalismo, uguaglianza delle opportunità, potere di scelta del cittadino • ridurre la copertura pubblica in sanità fa aumentare spesa complessiva (pubblica+privata) peggiorando la sostenibilità macroeconomica • la sostenibilità del sistema pensionistico dipende da lunghezza della vita lavorativa e rapporto pensionati/occupati, non da ripartizione vs. capitalizzazione; il passaggio a sistemi privati a capitalizzazione aggrava i problemi di finanza pubblica nella transizione; la riduzione del costo del lavoro è illusoria (vedi esperienza inglese) Ma allora, quale ruolo per i fondi? • in sanità, fondi integrativi giocano un ruolo nell’organizzare in modo più efficiente la componente privata della spesa (vedi misure Bindi e Turco), ossia migliorano la sostenibilità della spesa privata (e non è poco, anche dal punto di vista del benessere dei cittadini) • nella previdenza, i fondi complementari – sottoposti a una vigilanza pubblica che ne garantisca la stabilità - svolgono una utile funzione sussidiaria per i cittadini e allocativa per il sistema economico se forniscono forme di impiego del risparmio previdenziale volontario – eccedente il risparmio realizzato nell’ambito del sistema contributivo pubblico – orientate alla sicurezza dei rendimenti di lungo termine

  11. Per concludere:un po’ di “weltanschauung” La “saggezza convenzionale” è ben poco saggia L’obiettivo del welfare dello sviluppo umano: • un nuovo sviluppo del tema “liberté, égalité, fraternité” centrato sull’autodeterminazione dei cittadini in un contesto di relazioni umane “ricche” • al centro del nuovo welfare vi è la persona come soggetto di diritti e di doveri, ossia come cittadino inserito in una rete di relazioni sociali e di responsabilità individuali e collettive • politiche pubbliche, società civile, mercati Intervento pubblico e mercato: • il mercato non è un ordine naturale ma è il prodotto delle azioni umane: le istituzioni e le regole pubbliche conformano il mercato; le politiche economiche e sociali cambiano il mercato • l’obiettivo del centrosinistra è “governare il mercato”, costruire – e prendersi cura di – mercati che includano tutti i cittadini In sintesi, una visione radicalmente diversa da quella del Libro Bianco di Sacconi: non la ritirata dello stato, sperando nella supplenza contrattuale delle categorie forti e nella compassionevole carità del dono per gli “ultimi”; ma uno stato che sia programmatore e regolatore forte di un complesso di prestazioni cui tutti hanno diritto ad accedere e che promuova una imprenditorialità diffusa nei soggetti di offerta pubblici e privati in funzione dei bisogni dei cittadini

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