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“In Italia l'unica preoccupazione era che gli stabilimenti da chiudere fossero tedeschi, in Germania il contrario. Mentre tutti sappiamo che nel settore c'è un eccesso di capacità produttiva bisognoso di una soluzione comune come fu per l'Acciaio”
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“In Italia l'unica preoccupazione era che gli stabilimenti da chiudere fossero tedeschi, in Germania il contrario. Mentre tutti sappiamo che nel settore c'è un eccesso di capacità produttiva bisognoso di una soluzione comune come fu per l'Acciaio” Dichiarazioni di Giuliano Amato sul caso Fiat - Opel Le Politiche industriali nell'Europa
Le Politiche Industriali nei Trattati L'Europa manca ad oggi di una Politica Industriale Comune.
Le Politiche Industriali nei Trattati Trattato Istitutivo CECA (Comunità economica carbone ed acciaio) Si delineava un'azione comune in materia industriale: Carbone ed Acciaio erano due elementi chiave negli equilibri sia politici che economici e per tale ragione necessitavano di una regolamentazione comune proprio per garantire una crescita equilibrata dei paesi membri.
Le Politiche Industriali nei Trattati Trattato Istitutivo Euratom (Comunità economica energia atomica) Evidentemente oggetto di particolari attenzioni politiche, presenta chiare indicazioni sul tema delle politiche industriali.
Nei primi due Trattati vi erano schemi rigidi che portavano a classificare i comportamenti delle imprese in 3 categorie: Vietati Ammissibili Incentivanti Ciò avveniva in relazione allo scopo di creare una struttura di settore in grado di permettere il raggiungimento dei prestabiliti obiettivi generali. Le Politiche Industriali nei Trattati
Le Politiche Industriali nei Trattati Trattato di Roma Assenza di un provvedimento in materia di Politica Industriale: la volontà dei governi nazionali era quella di non porre dei limiti ai poteri della Comunità.
Le Politiche Industriali nei Trattati Trattato di Roma Presentava una regolamentazione a schemi rigidi in materia agricola a tutela di un settore ritenuto per l'epoca chiave per garantire il corretto mantenimento degli equilibri economici e politici.
Le Politiche Industriali nei Trattati Trattato di Roma Obiettivo di eliminare la concorrenza interna per creare aziende più forti sul piano internazionale così da garantire gli obiettivi interni di crescita e benessere collettivo.
Le Politiche Industriali nei Trattati Trattato di Roma Assenza di una Politica Industriale Comune; - la competenza della Politica Industriale è degli Stati membri; - Deroghe solo in caso di interessi superiori (ex. stabilità e sicurezza) Il principale sostegno alla crescita industriale era la realizzazione dell'Unione Doganale; - Sono disposte norme capaci di evitare che a livello nazionale vengano intrapresi interventi pubblici o resi leciti interventi privati in grado di falsare il funzionamento del Mercato Comune; - Tutela del Mercato e sviluppo della concorrenza.
Anni '70: La Politica Industriale rimane di competenza dei governi nazionali La crisi economica degli anni '70 portò a che la Comunità fosse chiamata a superare il ruolo di supervisore delle politiche nazionali e realizzare azioni prettamente costruttivistiche. Ex. Nel settore dell'Acciaio il commissario Davingon realizzò un piano di ristrutturazione del settore sulla base di quote concordate e prezzi minimi prefissati, oltre a sussidi diretti alle imprese. Le Politiche Industriali nei Trattati
Le Politiche Industriali nei Trattati Anni '70: La Politica Industriale rimane di competenza dei governi nazionali Si era capito come fosse necessario replicare il modello utilizzato nell'agricoltura in altri settori. Negli anni il mercato era cambiato ma non perché la domanda si fosse ridotta ma perché era mutata. La Commissione aveva il compito di produrre negli operatori l'idea che per essere ancora competitivi bisognasse rispondere a questa richiesta.
Le Politiche Industriali nei Trattati Anni '90: Atto Unico e Trattato di Maastricht Comunicazione della Commissione al Parlamento: “La Politica Industriale in un contesto aperto e concorrenziale”del 16.11.1990 - Si introduce un approccio di tipo evoluzionistico della Politica Industriale di chiara derivazione tedesca. - L'azione pubblica nell'economia deve essere rivolto a sviluppare un clima imprenditoriale più favorevole attraverso una definizione della Politica Industriale in un'ottica più comunitaria. - Introduzione del concetto di “acceleratori” e “catalizzatori” dello sviluppo.
Le Politiche Industriali nei Trattati CATALIZZATORI: Sono benefici rivenienti dal completamento del Mercato unico e dalla prospettiva di apertura verso paesi terzi. ACCELERATORI: Sono ricerca, sviluppo delle risorse umane, dinamismo delle imprese, soprattutto delle piccole e medie, la creazione di reti di servizi e di cooperazione industriale.
Le Politiche Industriali nei Trattati Nella Comunicazione della Commissione al Parlamento “La Politica Industriale in un contesto aperto e concorrenziale” (meglio noto come Rapporto Bangemann) troviamo il primo riferimento alle PMI (piccole e medie imprese) che vengono chiamate ad essere protagoniste, per il loro maggiore dinamismo, nel passaggio da un'unione doganale ad un'unione economica.
Le Politiche Industriali nei Trattati Trattato di Maastricht L'Art. 130 Si caratterizza per segnare il passo verso una Politica Industriale non più diretta dai governi nazionali al sostegno dell'industria nazionale ed incapace di adeguarsi alla concorrenza internazionale. Nel Trattato si ha inoltre un chiaro riferimento alla Politica per l'Innovazione e alle reti infrastrutturali: si vuole ottenere il cambiamento organizzativo e lo sviluppo tecnologico delle imprese.
Le Politiche Industriali nei Trattati Trattato di Maastricht Obiettivi art. 130: “accelerare l'adattamento dell'industria alle trasformazioni industriali” “promuovere un ambiente favorevole all'iniziativa ed allo sviluppo delle imprese di tutta la comunità, segnatamente alle PMI” “promuovere un ambiente favorevole alla cooperazione tra imprese” “favorire un miglior sfruttamento del potenziale industriale delle politiche dell'Innovazione, della ricerca e dello sviluppo tecnologico”
Le Politiche Industriali nei Trattati Trattato di Maastricht Sulla base degli obiettivi dell'art. 130 vengono indicate due linee d'azione: 1) Sviluppo di un'ambiente favorevole alla crescita dei soggetti imprenditoriali; 2) Azioni volte ad accelerare l'adattamento delle imprese e un più efficace sfruttamento delle potenzialità tecnologiche.
Le Politiche Industriali nei Trattati Viene superato un concetto di Politica Industriale caratterizzata da un ruolo importante giocato dai governi. L'idea è quella che la Politica Industriale si basi su di un insieme di interventi volti allo sviluppo sociale ed alla crescita collettiva, garantendo al tempo stesso l'ingresso sul mercato di nuovi soggetti e l'incentivazione dei rapporti su base transnazionale. L'art. 130 prevede che il modo per tracciare la P.I. sia quello della consultazione reciproca in collegamento con la Commissione. Vengono garantite le azioni nazionali inquadrate in un regime intergovernativo. La Commissione ha il ruolo di arbitro della concorrenza.
Le Politiche Industriali nei Trattati La Politica Industriale in Europa si è sempre caratterizzata per un intervento forte da parte dello Stato nella convinzione che il sostegno alla produzione nazionale fosse il modo migliore per difendere gli interessi nazionali in un contesto internazionale. Tutto ciò, se da una parte garantiva il buon collocamento delle imprese nei mercati internazionali, sacrificava la concorrenza. Un esempio di questo è il lento sviluppo di alcune aree più arretrate, come il Sud Italia, che hanno visto il sorgere di nuove imprese solo congiutamente a specifiche politiche di incentivo (ex. Cassa del mezzogiorno).
Le Politiche Industriali nei Trattati Il Mercato Unico Europeo (ovvero la rimozione delle barriere tariffarie) è stata la prima Politica Industriale della CEE. Il nuovo mercato produce un effetto a catena per il quale le imprese sono obbligate a riorganizzarsi per rispondere alle nuove esigenze competitive.
Le Politiche Industriali nei Trattati “In chiave smithiana il mercato unico conduce le imprese a sviluppare particolari specializzazioni produttive, potendo individuare nel contesto ampliato altri produttori in grado di svolgere attività complementari” Il Mercato Unico amplia pertanto sia le opportunità di specializzazione sia le capacità competitive delle imprese, a tutto beneficio della collettività.
Le Politiche Industriali nei Trattati “In chiave smithiana il mercato unico conduce le imprese a sviluppare particolari specializzazioni produttive, potendo individuare nel contesto ampliato altri produttori in grado di svolgere attività complementari” Il Mercato Unico amplia pertanto sia le opportunità di specializzazione sia le capacità competitive delle imprese, a tutto beneficio della collettività.
Le Politiche Industriali nei Trattati Come avviene il passaggio tra Unione Doganale ed Unione Economica? Questo passaggio non è e non può essere immediato poiché la creazione di un'Unione Economica completa non dipende solo dalle misure amministrative. Bisogna tenere conto delle barriere istituzionali che non consentono di aggregare all'interno della nuova istituzione tradizioni diverse. L'Unione economica sarà pienamente raggiunta solo quando verranno rimosse le barriere istituzionali sui flussi di capitali, sull'offerta di servizi, sulla mobilità di persone e trovata l'intesa su regole collettive di azione comune e garantito l'ingresso a nuovi soggetti capaci di poter stare sul mercato.
Le Politiche Industriali nei Trattati Il Mercato Unico consente nuove possibilità e libertà per il comune cittadino che trova il proprio fondamento nelle quattro libertà garantite dal Trattato sulla Comunità Europea: 1) Libera Circolazione delle Persone 2) Libera Circolazione delle Merci 3) Libera Circolazione dei Servizi 4) Libera Circolazione dei Capitali
Le Politiche Industriali nei Trattati La creazione della moneta unica ha garantito un impulso alla crescita economica, alla competitività e alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Le Politiche Industriali nei Trattati Quali sono i limiti all'integrazione? - differenza normativa, in mancanza di un'armonizzazione gli Stati membri devono reciprocamente riconoscere le norme ed i regolamenti nazionali vigenti; - disparità nell'applicazione, nei vari Stati membri, delle norme comunitarie che può portare incertezza e reticenza negli scambi; - timori nella libera circolazione delle persone, rischio criminalità e traffico di droga; - discriminazione fiscale o economica verso un altro Stato membro.
Le Politiche Industriali nei Trattati Un grosso freno alla circolazione delle merci è stato messo dalle barriere istituzionali come le norme tecniche nazionali, ostacoli amministrativi, ostacoli alle frontiere, normative sui trasporti, disparità in materia fiscale e diversa applicazione del diritto comunitario.
Le Politiche Industriali nei Trattati Armonizzazione Fiscale Questo problema non riguarda solo l'imposizione diretta o indiretta, ma anche le accise ovvero i regimi fiscali di quelle attività fortemente regolate dallo Stato (Tabacchi, Carburanti, Alcolici etc...); Una modificazione delle accise porterebbe anche ad una diversa regolamentazione locale al consumo di beni che vengono considerati particolarmente dannosi, pericolosi o ad altro titolo rilevanti.
Le Politiche Industriali nei Trattati Concorrenza Regolamento comunitario n. 4064 del 21.12.1989 Il Regolamento in questione ha prodotto una separazione delle competenze in materia di concorrenza tra Comunità e Stati membri. In particolare,per quanto concerne i poteri della Comunità si fa riferimento ad azioni di singole imprese o di interventi di governi che determinino un'alterazione del commercio intracomunitario mentre si lasciano di competenza alle autorità nazionali le azioni restrittive a livello strettamente locale. Vengono tenuti in apposita considerazione alcuni settori speciali che sono regolati in maniera specifica da norme ed accordi comunitari.
Le Politiche Industriali nei Trattati Concorrenza Regolamento comunitario n. 4064 del 21.12.1989 La regolamentazione della concorrenza è indiscutibilmente necessaria per evitare, nel momento della realizzazione del mercato unico pratiche restrittive, concentrazioni o altro che possa risultare deleterio per l'efficienza complessiva del mercato e del sistema politico.
Le Politiche Industriali nei Trattati Concorrenza Sono incompatibili con il Mercato Unico: 1) la fissazione diretta o indiretta del prezzo di acquisto o di vendita o l'imposizione di qualsiasi altra condizione di scambio; 2) la limitazione o il controllo della produzione, dello sviluppo tecnologico e degli investimenti; 3) la fissazione di quote di mercato o di risorse produttive 4) l'imposizione di condizioni diverse di vendita ad uguali transazioni; 5) l'imposizione, nella conclusione di un contratto commerciale, di clausule aggiuntive, non aventi relazioni con l'oggetto stesso del contratto.
Le Politiche Industriali nei Trattati Concorrenza Il Trattato istitutivo della CECA prevedeva un controllo sulle concentrazioni nel settore del Carbone e dell'Acciaio. Il Trattato CEE all'art. 220 manifesta un indirizzo rivolto alle fusioni tra imprese di paesi diversi (imprese transnazionali). Con il Reg. 4064/89, ponendo la concorrenza tra gli obiettivi della Comunità, permette le concentrazioni nel limite in cui queste non diventino dannose per la concorrenza.
Le Politiche Industriali nei Trattati Concorrenza L'Atto Unico si prefigge lo scopo di evitare distorsioni del Mercato generate da interventi governativi. In particolare sono dichiarati incompatibili con il Mercato Unico tutti gli aiuti concessi dagli Stati membri, sotto qualunque forma, che finiscano per favorire alcune imprese o alcune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza o di incidere sugli scambi tra gli Stati membri. Spetta alla Commissione valutare o meno la compatibilità dell'aiuto.
Le Politiche Industriali nei Trattati Come viene ritenuto ammissibile un aiuto? Deve: - inquadrarsi in uno schema comunitario, i soli interessi nazionali non danno luogo ad autorizzazione; - essere indispensabili, tanto che senza l'aiuto il progetto non può essere realizzato; - essere proporzionati all'obiettivo da raggiungere per l'importanza e la forma dell'aiuto;
Le Politiche Industriali nei Trattati Categorie di aiuti ammessi: - aiuti a finalità regionale (obiettivo di favorire quelle meno sviluppate) - aiuti a finalità settoriali (per aziende in crisi, carattere selettivo e temporaneo) - aiuti generali - aiuti alla ricerca ed allo sviluppo
Le PMI nel contesto europeo PMI = Piccole e Medie Imprese SME's = Small and Medium sized Enterprises (utilizzata dalla UE e dalle organizzazioni internazionali)
Le PMI nel contesto europeo Definizione PMI La Commissione delle Comunità Europee del 3 aprile 1996, considerando che la relazione della Commissione al Consiglio europeo di Madrid del dicembre 1995 aveva rilevato “la necessità di uno sforzo orientato a favore delle PMI al fine di creare un maggior numero di posti di lavoro in tutti i settori dell'economia”, definì le PMI, in modo preciso ed unitario attraverso la Raccomandazione 96/280/CE. Obiettivo: aumentare il coordinamento tra le iniziative comunitarie e nazionali a favore delle PMI.
Le PMI nel contesto europeo Definizione PMI Raccomandazione 96/280/CE, 4 criteri per l'identificazione delle PMI: 1) numero dei dipendenti (50 per le piccole, 250 per le medie) 2) fatturato 3) totale di bilancio 4) indipendenza
Le PMI nel contesto europeo Definizione PMI Raccomandazione 1442 del 6 maggio 2003, aggiornamento della definizione “al fine di tenere conto degli sviluppi economici realizzati sin dal 1996” La nuova definizione introduce 3 diverse categorie, oltre alle Piccole e Medie anche le Micro.
Le PMI nel contesto europeo Definizione PMI Raccomandazione 1442 del 6 maggio 2003 Classificazione delle imprese in: - autonome - associate (l'impresa a monte detiene da sola, oppure insieme ad una o più imprese collegate, almeno il 25% del capitale e dei diritti di voto di un'impresa a valle) - collegate
Le PMI nel contesto europeo Definizione PMI Raccomandazione 1442 del 6 maggio 2003 Imprese collegate sono: 1) un'impresa detiene la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti o soci di un'altra impresa; 2) un'impresa detiene voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'assemblea ordinaria di un'altra impresa; 3) un'impresa ha diritto di esercitare un'influenza dominante su un'altra impresa in virtù di un contratto concluso con quest'ultima oppure in virtù di una clausula statutaria dello statuto di quest'ultima; 4) un'impresa azionista o socia di un'altra impresa controlla da sola, in virtù di un accordo stipulato con altri azionisti o soci dell'altra impresa, la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti o soci di quest'ultima.
Le PMI nel contesto europeo La Strategia di Lisbona Il Consiglio Europeo del Marzo 2000 di Lisbona adottò l'obiettivo strategico per l'anno 2010 di “diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. Un elemento chiave per la Strategia di Lisbona era il ruolo delle PMI.
Le PMI nel contesto europeo La Strategia di Lisbona Il modello che informa la Strategia di Lisbona è il MAC (Metodo di coordinamento aperto) e si caratterizza in tre momenti: 1) identificazione e definizione congiunta degli obiettivi da raggiungere; 2) strumenti di misura definiti congiuntamente quali statistiche, indicatori, linee guida; 3) il “benchmarking” vale a dire l'analisi comparativa dei risultati degli Stati membri e lo scambio di best practices.
Le PMI nel contesto europeo Carta Europea PMI “Le PMI sono la spina dorsale dell'economia europea. Esse sono la fonte primaria di posti di lavoro e un settore in cui fioriscono le idee commerciali. Gli sforzi compiuti in Europa per introdurre la nuova economia saranno coronati dal successo solo se alle PMI verrà attribuita la massima priorità”. Giugno 2000
Le PMI nel contesto europeo Carta Europea PMI Le PMI devono essere considerate la principale forza propulsiva dell'innovazione, dell'occupazione e dell'integrazione sociale e locale in Europa.
Le PMI nel contesto europeo Carta Europea PMI “Think Small First” ovvero innanzi tutto pensare in piccolo per la creazione di un nuovo contesto economico e la riduzione della burocrazia.
Le PMI nel contesto europeo Obiettivi: 1) rafforzamento dello spirito innovativo e imprenditoriale che consenta alle imprese europee di far fronte alle sfide che le attendono; 2) la creazione di un quadro normativo, fiscale e amministrativo favorevole all'attività imprenditoriale; 3) il miglioramento dello status di imprenditori; 4) l'accesso ai mercati sulla base di condizioni meno onerose coerenti con gli obiettivi prioritari di ordine pubblico; 5) la facilitazione all'accesso alla ricerca ed alla tecnologia di qualità; 6) il miglioramento dell'accesso ai finanziamenti durante tutto il ciclo di vita dell'impresa; 7) il miglioramento costante dei risultati, affinché le PMI trovino nell'Unione europea il contesto più idoneo a livello mondiale; 8) l'essere attenti alle esigenze delle PMI; 9) la promozione del sostegno alle PMI più brillanti.
Le PMI nel contesto europeo Le 10 linee di azione : 1) Educazione, Formazione all'imprenditorialità; 2) Avviamento meno costoso e più veloce; 3) Migliore legislazione e regolamentazione 4) Fornire competenze aderenti alle necessità delle PMI e una formazione continua; 5) Permettere alle PMI di avere informazioni più veloci e meno costose; 6) Ottenere il completamento del Mercato interno dell'Unione in settori importanti per lo sviluppo delle PMI; 7) Tassazione e Sistema Finanziario ovvero l'introduzione di sistemi fiscali in grado di sostenere le aziende in fase di avviamento e le PMI e cercare di garantire agli imprenditori un accesso al credito idoneo a “trasformare le loro ambizioni in realtà”; 8) Potenziamento della capacità tecnologica delle PMI;; 9) Condivisione dei modelli commerciali di successo per poter permettere alle PMI di utilizzare le migliori prassi; 10) Rappresentanza più forte degli interessi delle PMI sia a livello nazionale che a livello dell'Unione.
Le PMI nel contesto europeo Libro verde sull'Imprenditorialità in Europa Per tutto il secolo scorso gli economisti hanno ritenuto che il predominio delle grandi imprese fosse un dato acquisito: solo le grandi imprese garantisco lo sfruttamento delle economie di scala, sfruttare i mercati esteri e mantenere il passo con i regolamenti e le nuove possibilità tecnologiche. Anni '70: percorso di razionalizzazione delle imprese attraverso ristrutturazioni, esternalizzazioni e ridimensionamenti. Ne consegue un forte incremento del numero degli imprenditori nei paesi OCSE. Nel percorso tracciato dalla Strategia di Lisbona ed in cui si inquadra la Carta Europea delle PMI dobbiamo inserire anche il Libro verde sull'Imprenditorialità in Europa.