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Un film per riflettere. Broggi Sofia-De Bernardi Lara- Risalvato Camilla Stevan Greta-Tonazzi Sara Testo di De Bernardi Lara Classe III D Anno scolastico 2011-2012.
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Un film per riflettere BroggiSofia-De Bernardi Lara- Risalvato Camilla StevanGreta-Tonazzi Sara Testo di De Bernardi Lara Classe III D Anno scolastico 2011-2012
Il film “Sarafina” spiega in modo crudo la realtà sudafricana durante il periodo dell’apartheid. Ha come protagonista una giovane adolescente di colore di nome Sarafina.
Questa ragazza ha un rapporto molto significativo e importante con una delle sue insegnanti, la prof. Masombuka, dalla quale riceve stimoli per riflettere su ideali come libertà e uguaglianza. Il ruolo della professoressa è determinante, perché rappresenta per Sarafina e i suoi compagni, la ragione e il senso di responsabilità che si contrappongono al ruolo umiliante dei servi al servizio dei bianchi come la mamma di Sarafina, e alla rivolta cieca e violenta dei compagni che compiono azioni sanguinose o atti teppistici.
L’insegnante cerca, andando oltre il semplice programma scolastico, di mostrare e insegnare ai suoi alunni quanto siano più forti la conoscenza, il potere delle idee e il coraggio di lottare pacificamente per la giustizia rispetto alla violenza e all’odio.Masombuka spiega quanto sia importante la loro storia passata e che altrettanto rilevante sia vivere il presente in modo utile e costruttivo affinché il domani possa essere fondato su solide e sane radici e valori.
Sarafina all’inizio non accetta il ruolo di cameriera della madre al servizio dei bianchi, perciò quando rientra a casa sembra incurante di lei e talvolta addirittura pare che agisca per indispettirla come se nutrisse del rancore nei suoi confronti. Partecipa, accecata dall’odio, all’uccisione di un crudele e spietato poliziotto, Sabela, e subirà umilianti torture e la prigionia. Sperimenterà perciò in prima persona la ferocia dell’odio ed avvertirà poi lo stesso sentimento: sopporterà una serie inarrestabile di torture fisiche e psicologiche volte ad annullare la sua capacità di ragionare e pensare.
Solo dopo aver vissuto questi drammatici e dolorosi momenti si rende conto di essere lei il punto di riferimento di se stessa e che può vivere i propri ideali senza ricorrere alla violenza. E’ in questa condizione psicologica che rivaluta la madre per la quale adesso prova gratitudine e comprensione. Si rende conto che è la madre stessa a darle la forza per combattere pacificamente. Proprio quando si accorge che la non violenza è l’arma vincente per combattere il nemico, capisce che è il momento di disfarsi del fucile che la sua professoressa le aveva chiesto di distruggere.
Il fucile all’inizio ha per lei un valore soprattutto simbolico, è qualcosa che può darle sicurezza per difendersi o attaccare un nemico.Dopo la scarcerazione e il ritrovato rapporto con la madre, decide di buttare il fucile in un campo, come se si volesse liberare definitivamente dell’odio e della violenza che aveva nutrito fino a quel momento nel suo cuore.E’ un atto di purificazione e di abbandono dei vecchi ideali per abbracciare quelli più giusti della non violenza.
Sarafina ha un rapporto speciale con Mandela, di cui tiene una foto in camera sua e al quale indirizza le sue riflessioni e i suoi dialoghi interiori. La ragazza decide allora di portare a termine il concerto in onore di Nelson Mandela, spettacolo che era stato brutalmente interrotto. Desidera che si diffondano in modo pacifico gli ideali di questo grande uomo e lei stessa si identifica in lui perché si rende conto che per sconfiggere il male e le ingiustizie, ognuno, nel suo piccolo e per quanto può, deve fare la sua parte.
Il regista sceglie di trasmettere un messaggio così importante aiutandosi con la musica perché pensa che ne favorisca la diffusione. Musiche, balletti e coreografie sono un modo per le persone di colore di formare un fronte unito per mostrare le loro tradizioni culturali e i propri ideali. Le interruzioni musicali servono per stemperare le immagini troppo crude e violente. Sarafina è un personaggio decisamente positivo, un modello da seguire soprattutto quando si rende conto che la vera forza è rappresentata dalle idee e non dalla violenza.
Ci ha colpito e commosso quando capisce e apprezza la madre che si umilia ogni giorno al servizio dei bianchi e la loda dicendole che è la sua eroina. Della ragazza abbiamo apprezzato la sua sensibilità e attaccamento verso la professoressa per la quale prova sentimenti veri e alla quale è grata per gli insegnamenti che andavano oltre il programma scolastico. Ammiriamo Sarafina perché è stata in grado di portare avanti i suoi ideali in un ambiente difficile, nella consapevolezza che per cambiare ciò che non funziona occorre impegnarsi in prima persona. Per questo motivo ha voluto lei stessa identificarsi in una piccola Mandela e fare anche lei qualcosa per gli altri.
Questo film all’inizio ci è sembrato troppo violento e a volte disumano, con scene forti e crude e solo alla fine, quando abbiamo capito l’importanza del messaggio che voleva trasmettere, ci siamo resi conto di averlo molto apprezzato.
Penso che il regista sia riuscito a toccare il cuore delle persone mostrando quanto sia stato difficile, crudele e spietato vivere in Sudafrica per le persone di colore nel periodo in cui vigeva il sistema dell’apartheid. Ha reso omaggio in modo giusto e doveroso ai tanti studenti massacrati e imprigionati senza un reale motivo.
Consigliamo vivamente la visione di questo film soprattutto in questo periodo in cui accadono episodi violenti perché potrebbe fornire un utile spunto di riflessione e portare le persone ad usare più la forza della ragione, le parole e il buon senso invece dell’inutile violenza fisica e psicologica.