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PRIMA LEZIONE. A) INTRODUZIONE B) COME LA VS PRESENTA IL CONSEQUENZIALISMO ED IL PROPORZIONALISMO. Esistono atti intrinsecamente cattivi.
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PRIMA LEZIONE A) INTRODUZIONE B) COME LA VS PRESENTA IL CONSEQUENZIALISMO ED IL PROPORZIONALISMO
Esistono atti intrinsecamente cattivi “gli atti che, nella tradizione morale della Chiesa, sono stati denominati «intrinsecamente cattivi» (intrinsece malum): lo sono sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze” (VS, n. 80).
L’atto morale comporta sempre anche una scelta deliberata “[…] le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto «soggettivamente» onesto o difendibile come scelta” (VS, n. 81). “[…] l'opinione che ritiene impossibile qualificare moralmente come cattiva secondo la sua specie la scelta deliberata di alcuni comportamenti o atti determinati” (VS, n. 82). “La moralità non può essere giudicata se si prescinde dalla conformità o dalla contrarietà della scelta deliberata di un comportamento concreto rispetto alla dignità e alla vocazione integrale della persona umana” (VS, n. 67).
Consequenzialismo e proporzionalismo • “Il primo pretende di ricavare i criteri della giustezza di un determinato agire solo dal calcolo delle conseguenze che si prevedono derivare dall'esecuzione di una scelta”. • “Il secondo, ponderando tra loro valori e beni perseguiti, si focalizza piuttosto sulla proporzione riconosciuta tra gli effetti buoni e cattivi, in vista del «più grande bene» o del «minor male» effettivamente possibili in una situazione particolare” (VS, n. 75).
Caratteri in positivo dell’atto morale • “La moralità dell'atto umano dipende anzitutto e fondamentalmente dall'oggetto ragionevolmente scelto dalla volontà deliberata”. • “Per poter cogliere l'oggetto di un atto che lo specifica moralmente occorre quindi collocarsi nella prospettiva della persona che agisce” (VS, n. 78).
Caratteri in negativo dell’atto morale • “Per oggetto di un determinato atto morale non si può […] intendere un processo o un evento di ordine solamente fisico, da valutare in quanto provoca un determinato stato di cose nel mondo esteriore” (VS, n. 78) • “La ponderazione dei beni e dei mali, prevedibili in conseguenza di un'azione, non è un metodo adeguato per determinare se la scelta di quel comportamento concreto è […] moralmente buona o cattiva, lecita o illecita” (VS, n. 77).
Prime conclusioni: • È inaccettabile, per la nostra esperienza morale, la concezione della “pre-moralità” dell’azione umana • È inaccettabile la distinzione tra il piano del moralmente buono/cattivo e quello del moralmente giusto/errato.
Definizione distorta di proporzionalismo: “credono di poter giustificare, come moralmente buone, scelte deliberate di comportamenti contrari ai comandamenti della legge divina e naturale” (VS, n. 76) poiché “se gli atti sono intrinsecamente cattivi, un'intenzione buona o circostanze particolari possono attenuarne la malizia, ma non possono sopprimerla” (VS, n. 81).
Critica alla definizione precedente Il passo del n. 76 afferma solo che la metodologia consequenzialista e proporzionalista, una volta applicata a problemi morali concreti porta a risultati in contrasto con la dottrina morale cattolica. Il passo del n. 81 non ne è la causa, ma un’ulteriore conseguenza.
Causa del rifiuto delle due metodologie La causa degli errori delle due metodologie sta nella loro concezione dell’atto morale che consente, prima un’indebita neutralizzazione morale dell’azione scelta e poi una sua continua ridefinizione sulla base di intenzioni o conseguenze ulteriori.
Conclusione Il problema fondamentale di questi due orientamenti etici sta nel loro modo di concepire l’oggetto morale dell’azione umana e non nel modo di stabilire il rapporto tra il fine e i mezzi.