1.38k likes | 4.43k Views
RAPPORTO TRA SCIENZA E FEDE. Scienza e Fede : solo contrapposizione o possibile confronto e collaborazione?. Spesso scienza e fede vengono viste come nemiche giurate l’una dell’altra: in effetti i rapporti tra di loro non sono stati, nei secoli, tra i migliori.
E N D
Scienza e Fede: solo contrapposizione o possibile confronto e collaborazione?
Spesso scienza e fede vengono viste come nemiche giurate l’una dell’altra: in effetti i rapporti tra di loro non sono stati, nei secoli, tra i migliori. La fede vedeva nella scienza l’arroganza dell’uomo nel voler fare a meno di Dio e nel ridurre l’umano a legge fisica; la scienza vedeva nella fede uno sguardo primitivo e irrazionale sul mondo.
Oggi c’è il tentativo da una parte e dall’altra di superare i reciproci pregiudizi attraverso un fecondo dialogo che non veda più fede e ragione, fede e scienza come antagoniste ma come due possibili alleati.
La scienza sarebbe potuta nascere da una cultura atea o da una delle tante civiltà che si sono succedute in questi 10.000 anni di storia, invece è nata proprio nella nostra cultura cattolica per atto di fede di un uomo, Galileo Galilei, il quale disse: «voglio trovare nella materia volgare le impronte del Creatore».Nasce così la scienza, nasce dal fatto che Galileo Galilei credeva fermamente che dovevano esistere delle leggi fondamentali che lui chiamava “le impronte del Creatore”.
Il caso Galileo Galilei L’uso del cannocchiale permise a Galileo Galilei di sostenere, contro il sistema geocentrico tolemaico, la fondatezza del sistema eliocentrico copernicano. Il sistema geocentrico elaborato da Tolomeo (II sec. d. C.) sosteneva che la Terra fosse al centro dell’universo e che tutti gli altri pianeti, compreso il sole, girassero intorno ad essa. Il sistema eliocentrico, al contrario, elaborato da Niccolò Copernico, sosteneva che fosse il Sole ad essere al centro dell’universo e che i pianeti, compresa la Terra, vi ruotassero attorno.
Nel 1632, con la pubblicazione del “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, iniziò il conflitto della Chiesa con lo scienziato. La Chiesa sosteneva che il sistema eliocentrico fosse in aperto contrasto con la verità della Bibbia, in modo particolare con un passo del libro biblico di Giosuè in cui il protagonista ordina al sole di fermarsi. Si trattava, quindi, di chiarire il rapporto tra verità scientifica e verità biblica.
Galileo tentò di spiegare la sua posizione argomentando di non volere mettere in dubbio la verità della Bibbia in riferimento alle cose di Dio, ma allo stesso tempo affermando che intorno alle questioni naturali bisognava tenere conto che la Bibbia risente della mentalità e delle conoscenze del tempo in cui è stata scritta. Secondo Galileo, la Bibbia non era un libro di scienze, ma un testo religioso: ad essa spettava rivelare il disegno di salvezza di Dio per l’umanità; spettava, invece, all’uomo di scienza dimostrare, con lo studio, l’osservazione, la formulazione di ipotesi e la verifica, i principi che stanno a fondamento della natura.
Galileo venne accusato di eresia. Il processo, istituito dall’Inquisizione (1633), si concluse con l’abiura dello scienziato, ormai vecchio, debole e sfiduciato. Papa Giovanni Paolo II il 10 novembre 1979 esprimeva l’intenzione di riprendere in esame il caso Galilei istituendo un’apposita commissione di studio. Il 31 ottobre 1992, a 350 anni dalla morte di Galilei, venivano presentati i risultati dei lavori della commissione e si riconosceva l’errore di cui era stato vittima Galilei.
Dopo Galileo, per circa tre secoli, la scienza e la Chiesa hanno vissuto un confronto sempre più conflittuale e polemico. Lo scienziato Auguste Comte (1798-1857) affermò che l’unica verità è quella scientifica. Alfred Ayer (1910-1989) considerò vero solo ciò che poteva essere verificato, sperimentato. Jacques Monod (1910-1976) ha sostenuto che la vita sarebbe nata per caso e che l’uomo sarebbe il frutto di un casuale errore genetico, escludendo l’idea di un Dio creatore.
Molti scienziati criticarono la posizione di Monod: Albert Einstein (1879-1955) disse che pretendere che la vita sia nata per caso sarebbe come pretendere che un fulmine entri dentro una miniera di ferro e ne esca una locomotiva già in movimento. Karl Popper (1902-1994) ha affermato che la scienza non si basa su verità assolutamente infallibili perché tutte le teorie umane sono incerte.
Thomas Kuhn (1922-1996) ha fatto notare che le ricerche scientifiche (e i risultati) sono influenzate da fattori culturali ed economici e non sono, quindi, assolutamente oggettive; inoltre non sempre le scoperte della scienza hanno costituito un vero progresso per l’uomo: molte scoperte si sono ritorte contro di lui.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, proprio partendo dal caso Galilei, ha inaugurato una nuova mentalità nei rapporti tra fede e scienza: non c’è più, da parte della Chiesa, paura o avversione verso la scienza e le sue scoperte; la fede, infatti, non può mai diventare fideismo o creduloneria. Il Magistero, però, respinge i tentativi di comprendere la scienza e la tecnica come autonome da ogni condizionamento etico e morale e di porre se stesse come unica forma di conoscenza e chiave interpretativa della realtà.
“Fides et Ratio” E’ una lettera enciclica pubblicata da papa Giovanni Paolo II il 14 settembre 1998. Essa incomincia con la metafora delle due ali ( la fede e la ragione) con cui lo spirito umano spicca il volo verso la ricerca della verità. Con questa metafora, il Papa spiega che fede e ragione non si escludono, ma al contrario si completano e si sostengono a vicenda.
L'enciclica prosegue spiegando che la fede non va accettata bensì pensata, anzi esige di essere pensata. Nessuna fede può essere accettata se prima non è pensata dall’ intelletto, tramite il quale Dio si rivela e spiega il suo amore: esso, infatti, viene rivelato all’ uomo, che a sua volta deve conoscere e capire la rivelazione. Il processo della conoscenza della rivelazione passa peròdalla ragione, non vi è altra via.
L'uomo ha una naturale vocazione per la ricerca della verità ma spesso usa solo un'ala (o la fede o la ragione) e così trova grandi difficoltà perché da sole queste virtù sono incomplete: se la ragione dopo un po' diventa solo speculazione di sé stessa e si richiude contorcendosi sulle proprie idee, la fede dopo un po' si inaridisce senza l'interesse della scoperta e della verità che si rivela.
Dopo le recenti posizioni assunte dalla Chiesa (per es. l’ammissione di aver commesso un errore nella condanna di Galilei) non c’è alcun dubbio che un contrasto scienza-fede non ha più ragione di esistere: è dato per assodato che si tratta di due ambiti diversi, che hanno competenze diverse. Riassumendo questo problema in una formula, potremmo dire che “la scienza ci dice il come, mentre la Bibbia il perché”; oppure che la scienza e la fede sono due mappe per orientarsi nella realtà, ma non offrono i medesimi tipi di orientamento.
Antonino Zichichi Lo scienziato e credente Antonino Zichichi afferma, nel suo libro “Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo” (1999), che la ragione scientifica e la fede non sono in contraddizione tra di loro perché entrambe sono di Dio: con la prima si studia la logica rigorosa del creato e con la seconda si scopre che in questa logica c’è l’impronta del Creatore (se c’è logica, infatti, l’uomo non può essere figlio del caos o del nulla).
Antonino Zichichi, alla domanda “Perché uno scienziato crede in Dio?”, risponde: Esiste una logica che regge il mondo, dalle sue strutture più piccole, come il cuore di un protone ai confini del cosmo, tutto ciò che esiste obbedisce ad una logica rigorosa, chi è l’autore di questa logica ? la cultura atea dice nessuno, il caos, questo è un atto di fede nel nulla e non è quindi un atto di ragione, dietro la negazione del trascendente non ci sta un’equazione, non ci sta una scoperta scientifica, ci sta un atto di fede nel nulla, io preferisco avere un atto di fede in Dio.
ALLAN R. SANDAGE E’ considerato uno dei più importanti astronomi del XX secolo. In un’intervista egli ha dichiarato che non deve per forza esserci un conflitto fra scienza e religione, dato che è evidente come ciascuna si occupi di un aspetto differente della realtà: - la scienza rende esplicito l’incredibile ordine naturale, le interconnessioni tra le leggi della fisica, le reazioni chimiche nei processi biologici della vita, ecc.
Ma la scienza può rispondere solo ad un tipo fissato di domande, che concernono il cosa, il dove e il come. Con il suo metodo, per quanto possa essere potente, essa non può rispondere al perché, di cui si occupa invece la religione.
Perché c’è qualcosa invece che niente? • Perché gli elettroni hanno tutti la stessa carica e massa? … … Sono solo alcune delle innumerevoli domande a cui la scienza non sa rispondere.
Secondo Sandage, non c’è bisogno di conflitti fra scienza e religione se ciascuna apprezza i propri confini e se ciascuna prende seriamente in considerazione le domande dell’altra. I successi ottenuti dalla scienza non possono essere semplicemente ignorati dalla Chiesa; ma, allo stesso tempo, non può essere ignorata la pretesa della Chiesa di spiegare il mondo secondo un livello più profondo.
Sandage ritiene che una persona possa essere uno scienziato e un cristiano: il mondo è troppo complicato in tutte le sue parti e interconnessioni per essere dovuto solamente al caso; e la vita, con tutto il suo ordine in ognuno dei suoi organismi, è assemblata semplicemente troppo bene.
Ogni parte di un corpo vivente dipende da tutte le altre parti per poter funzionare. Come fa ogni parte a saperlo? Come ogni parte si differenzia al concepimento?
Più si studia la biochimica, più diventa incredibile che non ci sia una qualche sorta di principio organizzatore, un architetto, per chi crede, o un mistero che deve essere risolto in un futuro indefinito, per coloro che si riconoscono materialisti. La complessità e l’ordine che permette il funzionamento di un organismo, dove il tutto è più grande della somma delle parti, diventano più stupefacenti ogni anno, via via che i risultati scientifici divengono più dettagliati.
Una tappa del rapporto scienza-fede La controversia tra creazione ed evoluzione è una tappa del difficile rapporto tra scienza e fede. Difficoltà nel dialogo sono venute sia dalla scienza sia dalla fede religiosa: dalla scienza, nel momento in cui abbia avuto la pretesa di rispondere a tutti gli interrogativi che si pongono sulle origini e sul significato dell’universo e dell’uomo; dalla religione, nel momento in cui abbia voluto assumere un analogo atteggiamento totalizzante rispetto alla descrizione delle modalità con cui si è formato l’universo e sono comparse le specie viventi.
SCIENZA E BIBBIA CIRCA L’ORIGINE DEL MONDO -Secondola Bibbia: il mondo e la vita sono stati pensati e voluti da Dio, il quale ha creato con la sua parola all’istante. Egli ha dato inizio a tutto per far partecipi gli uomini della sua vita, della sua gioia e del suo amore. La Bibbia afferma poi che la creazione sarebbe stata completata in sei giorni. Il testo biblico, infine, sembra affermare che l’umanità sia scaturita da una sola coppia umana (Adamo ed Eva) mediante l’intervento diretto di Dio.
-Secondola scienza: il mondo è nato circa 15 miliardi di anni fa, attraverso un’evoluzione iniziata con un’esplosione di gas e polvere (ipotesi scientifica del big-bang). Precisamente, il mondo e gli esseri viventi si sono formati gradualmente con un processo in continua evoluzione, durato milioni di anni. La scienza, infine, afferma che gli uomini derivano da una evoluzione del mondo animale.
Le risposte della Scienza e della Bibbia sono differenti ma non escludono la loro complementarietà. I cristiani dicono che tutto ha avuto origine dal pensiero e dalla volontà di Dio, ma non è importante per la religione che ci siano voluti sei giorni o tantissimi anni: spetta alla scienza, infatti, spiegare come e quando si sia formato il mondo. Quindi la creazione in sei giorni (di cui parla Genesi nel primo racconto) è uno schema letterario con significato simbolico: il genere letterario dei due brani della creazione non è, infatti, storico e nemmeno scientifico, bensì sapienziale.
Creazione ed evoluzione, dunque, non si contrappongono: la creazione si riferisce alla volontà e alla potestà di Dio, ma non esclude che Dio possa servirsi, per mettere in atto la creazione, delle caratteristiche evolutive presenti nelle creature.
Per quanto concerne la prima coppia umana di cui parla la Bibbia, Adamo, più che un nome proprio di persona, va inteso come ciò che è tratto dalla terra(quindi rappresenta l’umanità nel suo legame con la terra e la materia),mentre Eva, più che rappresentare una donna specifica, evidenzia la differenziazione sessuale dell’umanità (maschile e femminile). La teologia moderna, inoltre, non vuole imporre un concetto di creazione monogenista, in cui si vede l’unico uomo creato (Adamo) e l’unica donna (Eva), ma è sicuramente aperta anche ad un concetto plurigenista in cui più ceppi di umanità siano comparsi in più punti della terra.
Dio crea dunque con un atto iniziale volontario (principio primo della creazione) e pone le sue regole (impronte del creatore) nella materia. La materia stessa, attraverso queste regole, si è evoluta e si evolve ancora, quindi l’atto creativo iniziale viene poi portato avanti e continua tuttora come atto creativo continuo, nel divenire costante delle cose.
FEDE COME DIMENSIONE ANTROPOLOGICA E’ facile accorgersi come la fede/fiducia sia qualcosa che appartenga naturalmente all’uomo, al di là di qualsiasi discorso religioso e inerente Dio. Basti pensare a tutte le volte in cui l’uomo, per diversi motivi, accorda fiducia ad un amico, fratello, collega, partner…..si tratta sempre di “dare credito” a qualcuno, senza dare per scontato i risultati.
Ma la fede/fiducia può essere accordata non solo a qualcuno, ma anche a qualcosa. Lo stesso scienziato accorda fiducia alla sua curiosità e alle sue intuizioni: anche in questo caso si tratta di “dare credito” a qualcosa che si spera porti ad un risultato (teoria), senza che ciò sia scontato.
L’ atto di fede dello scienziato ateo è negare l’esistenza di Dio e spiegare il tutto con delle proprietà casuali intrinseche nella materia stessa. Per lo scienziato credente, invece, l’atto di fede è quello di credere in Dio, principio attivo, colui che ha posto le leggi fondamentali che governano l’universo (“le impronte del Creatore”).
VORREI VEDERE IL VOSTRO DIO Un imperatore disse ad un rabbino: “Vorrei tanto vedere il vostro Dio”. “E’ impossibile”, rispose il rabbino. “Impossibile? Allora, come posso affidare la mia vita a qualcuno che non posso vedere?”. “Mostratemi la tasca dove avete riposto l’amore per vostra moglie. E lasciate che io lo pesi, per vedere se è grande”. “Non siate sciocco. Nessuno può serbare l’amore in una tasca”, rispose l’imperatore. “Il sole - disse il rabbino - è soltanto una delle opere che il Signore ha messo nell’universo, eppure non potete vederlo bene. Tanto meno potete vedere l’amore, ma sapete di essere capace di innamorarvi di una donna e di affidarle la vostra vita. Non vi sembra evidente che esistono alcune cose che nelle quali confidiamo anche senza vederle?”. (Tradizione ebraica).
PER UN CONFRONTO TRA FEDE E SCIENZA -Ambito di studio e ricerca: la scienza studia fenomeni osservabili e misurabili, almeno teoricamente ripetibili, che si possono sottoporre a esperimento; la fede, invece, affronta i seguenti temi: Dio, il senso della vita, i valori morali (bene e male), la libertà e la volontà, l’aldilà, la salvezza. -Metodo di studio e ricerca: la scienza procede con metodo sperimentale (osservazione e raccolta dati, formulazione di ipotesi, verifica e dimostrazione con esperimento oggettivo, formulazione di leggi universali); la fede si fonda sulla Sacra Scrittura, sui Padri della Chiesa e sulla tradizione di fede, sul magistero della Chiesa e sulla tradizione apostolica.
-Finalità dello studio e della ricerca: la scienza vuole spiegare “perché” avviene un fenomeno nel senso di “come”, “in che modo”, vuole conoscere la causa prossima, la causa immanente e capire, controllare, gestire e utilizzare quanto esiste. La fede, invece, cerca di capire il “perché”, nel senso del “significato e valore”, cerca di comprendere “il senso profondo”, la ragione, la causa e il fine trascendente, cerca di arrivare alla salvezza personale e del mondo e, infine, di migliorare la propria vita personale e del mondo.
“Un po’ di scienza allontana da Dio, ma molta riconduce a Lui.” (Louis Pasteur 1822-1955, chimico e biologo).
Benché la scienza possa risolvere il problema di come l’universo ha avuto inizio, non è in grado di rispondere alla domanda: “Perché l’universo si è dato la pena di esistere?”.Io non ho una risposta da dare. (Stephen Hawking, fisico, matematico, cosmologo e astrofisico).
La donna urla dal dolore prima di partorire: ma proprio in questo momento estremo di dolore nasce una vita. La fede funziona in questo modo: vede un progetto tra le macerie.