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RAPPORTO RAGIONE-FEDE

RAPPORTO RAGIONE-FEDE. Sant’Agostino “Credo ut intelligam, intelligo ut credam”. L’uomo deve innanzitutto accettare con fede ciò che Dio gli rivela e con la ragione cercare il significato delle verità in cui si è deciso di credere. I due elementi devono collaborare per raggiungere la verità.

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RAPPORTO RAGIONE-FEDE

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Presentation Transcript


  1. RAPPORTO RAGIONE-FEDE Sant’Agostino “Credo ut intelligam, intelligo ut credam”. L’uomo deve innanzitutto accettare con fede ciò che Dio gli rivela e con la ragione cercare il significato delle verità in cui si è deciso di credere. I due elementi devono collaborare per raggiungere la verità. Anselmo d’Aosta “Credo ut intelligam”: la fede è fondamento del sapere. Tommaso d’Aquino Teologia e filosofia adottano lo stesso metodo di ricerca, per cui non giungono mai a conclusioni diverse. La verità è una sola e se emergono contrasti è la teologia a dire l’ultima parola in quanto i suoi principi derivano direttamente da Dio e l’errore è dovuto ad un cattivo uso della ragione (“Philosofia ancilla fidei”).   Guglielmo di Ockham L’uomo non può arrivare a Dio con la ragione. Per cui a Dio ci si accosta con la fede e alla conoscenza dei fenomeni naturali con la ragione.

  2. L’esistenza di Dio Anselmo d’Aosta nel Monologion presenta un modello di dimostrazione a posteriori, che parte dagli effetti per giungere alla causa prima. Nel Proslogion, presenta una dimostrazione a priori, la cosiddetta prova “ontologica”. Secondo Anselmo anche l’ateo che sostiene che “Dio non esiste” sa comunque che c’è qualcosa di infinitamente grande di cui nessuno può dire niente di maggiore e, anche ammettendo che esista solo nell’intelletto, se non si può pensare nulla di maggiore, questo qualcosa deve esistere anche nella realtà. Tommaso d’Aquino accetta solo le prove a posteriori : le “cinque vie”. Via ex motu: Tutto quello che si muove, deve essere mosso da qualcos’altro. Tuttavia è impossibile che qualcosa sia movente e mosso, quindi qualcosa deve muovere e non essere mosso. Questo è Dio. Via ex causa: Una cosa non può essere la causa efficiente di sé stessa, perciò nell’ordine delle cause efficienti non è possibile che non vi sia una prima causa, che tutti chiamano Dio. Via ex contingentia: L’universo è un complesso di esseri contingenti, ma l’essere contingente esige l’essere necessario, come sua prima causa. Dunque oltre l’universo esiste un Essere necessario, creatore dell’universo, che è Dio. Via ex gradu perfectionis: E’ evidente che nelle cose ci sia del bene, del vero, del nobile in grado maggiore o minore. Questo grado maggiore o minore si definisce secondo che esse si accostino più o meno ad un Essere sommo che chiamiamo Dio. Via ex fine: Tutte le cose senza conoscenza, cioè gli enti materiali, operano per un fine che gli è dato da un Essere che coincide con Dio. Guglielmo di Ockam ritiene inutile la dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio in quanto separa la ragione, con cui conosciamo i fenomeni naturali e la fede, con cui tendiamo verso Dio, e non possono esserci sovrapposizioni tra i due aspetti dell’esistenza umana.

  3. LA DISPUTA DEGLI UNIVERSALI Universali = Termini che si predicano di molti individui e quindi designano i generi e le specie (Boezio) Due ipotesi fondamentali: questi termini rimandano soltanto a concetti mentali (nominalisti) oppure a vere e proprie realtà esterne all’individuo (realisti). Alla corrente dei realisti radicali, che sostengono l’esistenza degli universali ante rem appartiene Anselmo d’Aosta. Alla corrente dei realisti moderati, per cui gli universali esistono in re, appartiene Tommaso d’Aquino. I nominalisti come Guglielmo di Ockham credono che gli universali esistano post rem. Per Tommaso d’Aquino è essenziale il punto di vista che si assume: dal punto di vista di Dio gli universali esistono ante rem, da quello delle cose in re, da quello degli uomini post rem.

  4. Neoplatonismo Nel Rinascimento la corrente filosofica fondamentale è il Platonismo, che viene preferito all’ aristotelismo perché privo di schemi fissi, quindi più adatto alla mentalità rinascimentale. Prima la dottrina platonica era stata rivisitata da Plotino e Sant'Agostino, e dopo dalla Scolastica, che riprese da questi le nozioni su Platone, dal momento che non si conoscevano i testi originali, riscoperti solo nel rinascimento. La diffusione di questa dottrina nel XV secolo è dovuta a pensatori come Niccolò Cusano, Pico della Mirandola e Marsilio Ficino, che tradusse in latino i dialoghi di Platone. Tra le caratteristiche del neoplatonismo ricordiamo la centralità della dignità dell'uomo, la ricerca del bene per applicarlo alla vita, l’eros platonico rivisto in chiave cristiana: l'amore che consente l'ascesa verso Dio

  5. Rapporto magia-scienza Grazie all’influsso del neoplatonismo. l’universo viene considerato come un essere vivente dotato di anima e quindi di volontà. Ogni cosa è legata alle altre tramite rapporti di “simpatia” ed “antipatia”. E’ quindi possibile spingere anche gli oggetti a compiere determinate azioni tramite “formulemagiche” atte ad ottenere la sua collaborazione. I maggiori esponenti della concezione magica crearono una netta divisione tra la magia “demoniaca”, derivata dalle oscure profondità dell’Inferno e quindi da condannare, e la magia naturale, considerata la “filosofia più alta e divina” e “parte pratica della scienza naturale”. Le magie dunque non infrangono le regole della natura perché provengono da essa e i maghi sono da considerare “esploratori della natura”. E’ caratteristico della magia l’essere un sapere pratico, orientato alla trasformazione della natura, che si cerca di dominare. La magia, oltre ad essere un sapere pratico, è anche segreto. Infatti certe verità devono essere tenute nascoste al popolo comune e comunicate oralmente in una cerchia ristretta di sapienti. Quello che accomuna magia e scienza moderna è la loro tendenza a costituire un sapere pratico. Quello che le divide è il fatto che la scienza non tende alla segretezza dei suoi risultati e, cosa più importante, pur considerando l’universo come composto da elementi collegati tra di loro, non crede nell’esistenza di una sensibilità soggettiva della natura, ma considera solamente le relazioni meccaniche di causa ed effetto intercorrenti tra i fenomeni naturali.

  6. BERNARDINO TELESIO Vita e opere. Nasce a Cosenza nel 1509 e compie i suoi studi a Padova. È uno dei massimi esponenti della filosofia della natura. La sua opera più importante è il De rerum natura iuxta propria principia. Il rifiuto della magia. Telesio stabilisce confini netti tra magia e scienza: le vicende celesti non sono da interpretare come segni e cause di quelle umane. I principi del mondo naturale. Secondo Telesio, la natura va spiegata secondo i suoi principi, che le sono interni e che l’uomo può cogliere attraverso i suoi sensi essendo lui stesso natura. Ogni cosa deriva dal contrasto tra caldo e freddo, incorporei ed eterni, che agiscono sulla materia. Il divenire viene spiegato così: il caldo genera movimento ed il freddo permanenza. La sensibilità universale. la materia, costituita da caldo e freddo, avverte ciò che deve seguire in quanto la favorisce, e ciò che deve fuggire in quanto la danneggia. Spirito e anima. Lo spirito è la sede di tutte le funzioni dell’organismo e recettore delle sensazioni. Telesio identifica l’anima con lo spirito corporeo, pur riconoscendo l’anima come una realtà a sé stante che dispone del corpo come di un suo organo.Successivamente Telesio afferma che nell’uomo vi sono due anime: una di origine materiale, detta addita, che è insieme di sensazioni e coincide con lospiritus; e un’altra di origine divina, detta super addita, che proviene da Dio e distingue gli uomini dagli altri esseri animali. Una morale naturalistica. Telesio conduce una analisi sulla vita morale dell’uomo che ha come scopo il sommo bene, che si ricerca attraverso lo spiritus e che coincide con la sua conservazione. L’anima super addita porta l’uomo a ricercare ciò che riguarda la salute eterna, l’addita, invece, ciò che riguarda quella presente. L’uomo, attraverso il liberoarbitrio, è in grado di scegliere tra il bene sensibile e quello eterno. La virtù ha un carattere naturale secondo cui si è buoni o cattivi per natura. Telesio, però, probabilmente, afferma l’esistenza di un’anima di origine divina solo per non andar contro le Sacre Scritture e i dogmi della Chiesa Cattolica.

  7. GIORDANO BRUNO Nasce a a Nola nel 1548. Appartenente all’ordine dei domenicani da quando aveva diciassette anni, cade in sospetto di eresia presso i suoi superiori e per tale motivo subisce un processo, accusato di credere nella metempsicosi e nel panteismo. Deposto l’abito religioso,fuge a Genova dove aderisce al calvinismo. Vaga per diverso tempo prima di essere invitato a Venezia dal nobile Mocenigo che poi lo denuncia all’Inquisizione. Trasportato nelle carceri romane, è condannato al rogo e arso il 17 febbraio del 1600. Bruno Considera il copernicanesimo come unica vera descrizione del cosmo. Fonda la sua dottrina sull’infinità dell’universo senza centro, composto da mondi innumerabili governati da una mente universale. L’uomo, essere insignificante, deve sottostare alla vicissitudine universale, incessante alternanza tra vita e morte. L’universo è infinito essendo stato creato da Dio che è infinito. La materia è energia vitale divina da cui si originano le forme, e la natura non è altro che Dio nelle cose. (natura est deus in rebus). Dio e natura sono due infiniti e nessuno è superiore all’altro. Dio è la Natura Naturante che crea, e la natura è Natura Naturata che vive. Bruno nega l’immortalità dell’anima individuale. Nella giovinezza del mondo gli Egizi hanno capito che la natura non è altro che Dio nelle cose, ma il cristianesimo,come l’ebraismo, hanno segnato la vecchiaia del mondo,in cui l’uomo si è separato da Dio e dalla natura. Lo strumento fondamentale che ci rende superiori agli animali è la Mano, senza la quale non ci sarebbe la virtù,data dal lavoro e dalla fatica.

  8. UTOPISTI Le utopie sono rappresentazioni di un mondo immaginario, del quale vengono descritti la vita, le forme di governo, i costumi. Criticano indirettamente il mondo presente e ne propongono una riforma difficile da realizzare. L’utopia ripensa globalmente la società. A questo genere appartengono l’Utopia di Tommaso Moro e la Città del Sole di Tommaso Campanella. Tommaso Moro fu umanista ed importante uomo politico inglese. Entrò in conflitto con Enrico VIII e venne giustiziato per la sua fedeltà alla Chiesa Cattolica. L’Utopia di Tommaso Moro si divide in due libri. Nel primo libro è presente una critica della degenerazione materiale e morale della società inglese del tempo. Nel secondo libro viene descritta l’isola di Utopia dove non esiste la proprietà privata e sono banditi il lusso e le frivolezze. Utopia è tollerante dal punto di vista religioso e ammette molti culti, inoltre Moro propone un ideale di comunanza dei beni e di solidarietà cristiana. La Città del Sole di Tommaso Campanella è un dialogo tra un cavaliere ed un navigatore genovese che descrive la Città del Sole. Natura e ragione sono le guide della città e vige la proprietà comune. Il governo è affidato a saggi e sapienti e il fine del governo è assicurare il benessere ai cittadini, che sono tutti uguali. Il lavoro è distribuito equamente e la cultura riveste grande importanza. Dal punto di vista religioso, c’è un culto solare e tutto si basa sul principio d’amore, fondamento della religione cristiana.

  9. IL GIUSNATURALISMO Corrente filosofica che si sviluppa agli inizi del Seicento. I suoi massimi esponenti sono Giovanni Altusio, Ugo Grozio, Samuel von Pufendorf. Essi ricercano le basi della scienza morale e politica nella natura delle cose, cercando di scoprire le leggi universali dell’agire umano. I giusnaturalismi partono dal concetto di stato di natura, nel quale gli uomini vivevano senza un’organizzazione politica; in questo stato l’uomo era libero, ma insicuro. Dallo stato di natura si passò allo stato civile attraverso un contratto, stipulato tra uomini uguali. Per i giusnaturalisti esistono due tipi di contratto: il patto di società, in cui i singoli individui si accordano per vivere insieme; il patto di sottomissione, con cui gli uomini si sottomettono ad un’autorità. Sottomettendosi rinunciano alla condizione di uguaglianza e libertà, per trarne utilità e per ricercare il bene comune. Rinunciando allo stato di natura, che non è politico, gli uomini passano a quello civile, che è politico, artificiale, ed è costruito con un atto di volontà. Lo stato di natura non esiste nella realtà, ma è un modello teorico a cui ci si riferisce. L’autorità nello stato di natura non riceve il potere da una concessione divina ma dalla delega di coloro che stipulano il patto. Tutti gli uomini che appartengono alla comunità politica hanno dei diritti naturali. Per questo, secondo i giusnaturalisti, il sovrano non è un inviato di Dio sulla terra, e pertanto non è assoluto, ma può essere criticato e può essere privato del potere.

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