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Distribuzione della pratica dell’attività fisica in Italia. Prof. Francesco Perrotta docente di Attivita' Motoria e sportiva nella formazione Della personalita' dott.Ivan-Alexander Masciarri Laurea Spec. 76/S Facolta' di scienze dell'educazione motoria Universita' di Chieti-Pescara
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Distribuzione della pratica dell’attività fisica in Italia Prof. Francesco Perrotta docente di Attivita' Motoria e sportiva nella formazione Della personalita' dott.Ivan-Alexander Masciarri Laurea Spec. 76/S Facolta' di scienze dell'educazione motoria Universita' di Chieti-Pescara Anno accademico .2008/09
In Italia lo Sport è molto diffuso. Soprattutto a parole. In particolar modo a cavallo tra il venerdì ed il lunedì. Si vede lo sport, lo si segue anche con gran trasporto. Peccato che si pratica molto poco. Questo è il risultato di uno degli studi più recenti “Sport e Società”, un’indagine effettuata a livello nazionale dal Censis, commissionata dal Coni.
In valore assoluto, la regione che vanta la maggiore quantità di attività sportiva promossa da FSN e DSA è la Lombardia, dove si registra complessivamente la presenza di oltre 600.000 tesserati (716.878 nel 1999) pari a circa il 18% del totale nazionale Essendo questa la regione più popolosa (circa 9 milioni di abitanti) il dato assoluto non deve stupire; si vedrà in seguito che i dati relativi alla popolazione residente mostreranno differenze significative.
Dopo la Lombardia, le regioni con le quote più consistenti di tesserati risultano essere nell'ordine il Veneto, l'Emilia Romagna, il Piemonte e il Lazio. In questa tabella, rispetto al 1999, esce la Toscana ed entra il Lazio. Analizzando i dati per macro-aree geografiche, si osserva che nel Nord-Ovest della penisola si concentra più del 30% dei praticanti tesserati FSN e DSA; segue il Nord-Est con quasi il 25% e il Centro con poco meno del 20% mentre nelle regioni meridionali si rileva poco più del 15% del totale dei praticanti che nelle isole l’incidenza scende al 9%
Le regioni con i tassi di pratica attiva più alti sono nell'ordine Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige con valori equivalenti rispettivamente al triplo e al doppio degli indici medi nazionali. Si tratta di piccole regioni con limitato numero di residenti (e forti flussi turistici) dove, oltre alla possibilità di disporre di quote elevate di reddito per i consumi, si riscontra una significativa offerta di strutture e attrezzature sportive
Seguono nell'ordine il Friuli Venezia Giulia, le Marche e la Sardegna. Liguria, Umbria, Emilia Romagna e Veneto precedono la Lombardia, il Molise, l'Abruzzo, la Toscana e il Piemonte; tutte queste regioni si collocano al di sopra dell’indice medio di attività rilevato sul piano nazionale.
Sardegna, Molise e Abruzzo sono le sole regioni dell'Italia meridionale e insulare a registrare valori superiori alla media nazionale. Basilicata, Calabria, Sicilia, Campania e Puglia fanno registrare gli indici più bassi. Si evidenzia infine una difficoltà del Lazio, che si colloca sui valori più esigui nell'ambito delle regioni dell'Italia Centrale. La pratica sportiva organizzata dalle Federazioni pare dunque diffondersi in entità maggiore nelle regioni di piccole dimensioni dell'Italia Centrale e Settentrionale, in possesso
quasi sempre di redditi più elevati e quindi di una maggiore quota di reddito da destinare allo sport. Al di là di eccezioni significative e degne di nota, viene quindi confermata una divisione orizzontale che separa il Mezzogiorno d'Italia dal resto del paese
La pratica sportiva organizzata dalle Federazioni pare dunque diffondersi in entità maggiore nelle regioni di piccole dimensioni dell'Italia Centrale e Settentrionale, in possesso quasi sempre di redditi più elevati e quindi di una maggiore quota di reddito da destinare allo sport. Al di là di eccezioni significative e degne di nota, viene quindi confermata una divisione orizzontale che separa il Mezzogiorno d'Italia dal resto del paese
Il 41% (23 milioni e 300 mila)degli italiani non pratica alcuno sport. Il presidente del Censis, Giuseppe de Rita evidenzia le lacune organizzative: “Lo sport in Italia non respira con la società, con il territorio, con le scuole, con le Università con le quali troppo spesso non esiste collaborazione. Che senso ha fare ginnastica a due chilometri e mezzo dalla scuola come accade in alcuni istituti romani? Così la scuola rinuncia al valore educativo dello sport. Noi in Italia abbiamo un enorme bisogno di spirito di comunità e risulta che lo sport più di ogni altra cosa crea comunità.”
Nel bel paese non mancano gli impianti deputati all’attività fisica, anzi sono presenti in maggior misura delle tabaccherie: 95 mila, 1 ogni 631 abitanti, contro 73 mila tabaccherie (ogni 808 abitanti).Coloro che praticano sport sono 17 milioni 170 mila (30%), 11 milioni con continuità, 6 milioni saltuariamente. Al primo posto troviamo il calcio e attività ginniche (fitness, aerobica, cultura fisica), segue il nuoto, quindi ciclismo, atletica leggera (comprensive di footing e jogging), sport invernali, arti marziali, pallacanestro.
Commenta il sindaco di Torino Sergio Chiamparino: “La gestione dello sport è passata agli enti locali, che spendono 4 volte più dello stato. Bisogna stabilire chi fa cosa e con quali risorse. Con urgenza perché la dimensione culturale e sociale dello sport è preziosa per contrastare i fenomeni di degrado urbano e sociale.” A tal proposito è d’obbligo citare l’esperimento ben riuscito dell’associazione Champion for Children guidato dal calciatore Clarence Seedorf. L’associazione ha dato vita a playground polivalenti dove si ritrovano giovani e anziani, di tutte le fedi, portando una riduzione del tasso di criminalità del 30% ad Almere, città olandese culla di questa concezione nuova di sport allargato e guidato da tutor.
La formazione sportiva dei giovani, può avvenire in modo uniforme solo sfruttando la scuola. Ed è proprio qui che in Italia siamo molto indietro rispetto ad altri paesi.
Il monte orario di educazione fisica è di 810 ore (sempre più traballanti), contro le 1600-2600 in Francia, 1450 in Germania e 1500 in Austria. Sempre da Censis proviene una analisi del “vissuto dello Sport nell’opinione degli italiani”: primo posto per lo spirito di squadra (35%), poi il rispetto delle regole (29.6%), il rispetto degli altri (26%). Fra i disvalori comandano doping (65.9%) e violenza dei tifosi (61.7%).
Il nostro motivo di vanto? La visita medica per l’idoneità sportiva. Una ricerca della regione Veneto con la Federmedici sportivi sottolinea che fra il 1981 e il 2002 i decessi per morte improvvisa sono passati da 4/100.000 abitanti a 0.2. Meno di 1, la soglia fisiologica.
PERCENTUALE DI CHI PRATICA UNO SPORT REGIONE PER REGIONEREGIONE %TRENTINO 85FRIULI VENEZIA GIULIA 71VENETO 70,5VALLE D’AOSTA 69LOMBARDIA 67,5PIEMONTE 67,5EMILIA ROMAGNA 67LIGURIA 63TOSCANA 62MARCHE 60UMBRIA 57,5LAZIO 57SARDEGNA 55ABRUZZO 52
MOLISE 49BASILICATA 49PUGLIA 48CALABRIA 46SICILIA 46CAMPANIA 44MEDIA ITALIANA 59In valore assoluto circa 33.290.000 praticano sport o svolgono attività fisica.
PERCENTUALE DI SEDENTARI PER FASCIA D’ETA’Anni %> 74 7565-745560-644455-59 4245-544135-443825-343420-242818-192415-171911-14186-10233-549Fonte: elaborazioni Censis Servizi su dati FSN, OSA, ISTAT