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I campi d ’ esperienza. A cura di Lia Sisti AIMC 19 gennaio 2013. Da un Commento di Cerini alle Indicazioni 2012. La struttura compositiva delle Indicazioni, ….per “ campi di esperienza ” , ….aiuta a cogliere:
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I campi d’esperienza A cura di Lia Sisti AIMC 19 gennaio 2013
Da un Commento di Cerini alle Indicazioni 2012 • La struttura compositiva delle Indicazioni, ….per “campi di esperienza”, ….aiuta a cogliere: • le analogie con il concetto di “disciplina” (infatti sotteso ad ogni campo troviamo uno o più sistemi simbolico-culturali, cioè un substrato di conoscenze, di linguaggi, di abilità), • ma anche le differenze, perché il “campo di esperienza” mette al centro dell’apprendimento l’operare del bambino, la sua corporeità, le sue azioni, le sue percezioni.
Da un Commento di Cerini alle Indicazioni 2012 • I campi d’esperienza non sono aree o discipline da insegnare. • Non si tratta di presentare precocemente contenuti di conoscenza o linguaggi/abilità, da stimolare attraverso l’esercizio o l’allenamento. • I campi vanno piuttosto visti come contesti culturali (pratici ed evocativi al contempo) che “sorreggono” l’esperienza dei bambini attraverso l’amplificazione dovuta alla presenza di materiali, immagini, parole, significati impliciti, relazioni, sottolineature promosse dall’intervento dell’insegnante.
In ogni campo d’esperienza , (connotato dai “segni” della cultura) il bambino trova il contesto per ri-elaborare, ri-evocare, ri-costruire le esperienze proprio grazie ai “mediatori” (immagini, parole, strumenti, informazioni), messi a disposizione dal campo.
Il campo di esperienza “parla” agli insegnanti piuttosto che immediatamente ai bambini, perché consente all’adulto di avere una visione sufficientemente chiara delle potenzialità insite nel campo (in termini di area potenziale di sviluppo veicolato dalle situazioni e dagli “appigli”/artefatti forniti). Ad esempio , l’incontro con la lingua scritta non va inteso come precoce avvio strumentale al leggere e allo scrivere, ma come scoperta del significato dei segni scritti, della loro presenza pervasiva nell’ambiente, del valore evocativo dei segni alfabetici per narrare, ricordare, commentare immagini, storie, libri, ecc. Da un Commento di Cerini alle Indicazioni 2012
Il campo di esperienza dovrebbe essere soprattutto nella mente dell’insegnante, che ha bisogno di “vedere” e “capire” la ricchezza dell’esperienza dei bambini, per riconoscere, espandere, rilanciare i loro saperi… … il campo di esperienza è dunque un insieme di sollecitazione, che aiutano il bambino a mettere ordine nel proprio vissuto, a prendere le distanze dalla realtà immediata e partecipata per RICOSTRUIRLA e RISTRUTTURARLA sul piano rappresentativo. L’insegnante dovrebbe predisporre un quadro di esperienze, potenzialità cognitive, linguaggi simbolici, mezzi espressivi e comunicativi, che dovrebbero essere il frutto della sua preparazione professionale e la bussola della propria intenzionalità pedagogica.