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Niels Henrik Abel INTERVISTA VIRTUALE A :
Sono nato il 5 agosto 1802 nel villaggio di Finnøy, nella diocesi di Kristiansand. Mio padre e parecchi suoi antenati si erano distinti come ecclesiastici e tutti I miei ascendenti paterni erano istruiti. Mia madre, Anna-Maria Simonsen,invece, era nota per la sua bellezza e questo per fortuna l'ho ereditato da lei. A tredici anni mi sono iscritto alla “Scuola Cattedrale di Cristiania”, scuola molto impegnativa, assieme al fratello maggiore; Innanzi tutto ci dica qualcosa di lei.
È veramente un bel posto. Bene, ora passiamo alla parte saliente dell'intervista. So che lei è un matematico, Giusto? Guardi, questo è un quadro che rappresenta uno scorcio di Cristiania, l’attuale Oslo. Bello vero?
No, non sbaglia. È esattamente di questo che voglio parlare. Cominciamo?? Si, è giustissimo. E scommetto che lei voglia proprio farmi domande in questo campo. Sbaglio?
Holmboë mi portò a scoprire progressivamente il fascino discreto del pensiero matematico, mi proponeva non formule e regole incomprensibili, come avviene talvolta ancora oggi nella scuola, ma i lavori dei classici, i testi di Eulero, Newton, Lagrange e degli altri grandi, partendo cioè dalle radici storiche della matematica, e questo secondo me è l’unico modo per imparare ad apprezzarla. Chi ti ha fatto appassionare alla matematica ?
L'ho incontrato a tredici anni quando ero a Cristiania, l’attuale Oslo; a quel tempo avevo un insegnante sadico e ignorante che teneva la disciplina picchiando brutalmente i suoi allievi. Soltanto quando uno dei miei compagni morì, in seguito alle percosse subite, il maestro venne allontanato dalla scuola e subentrò un nuovo maestro, un bravo matematico dilettante, Berndt Holmboë. Quando e come l'hai incontrato?
Si, l'ha riconosciuto il mio talento e me lo diceva francamente; Holmboë era solito dire “Diventerà il più grande matematico del mondo”. Riconosceva il tuo talento??
A diciotto anni, quando ero pieno di entusiasmo stavo arrivando a dei sorprendenti risultati nelle mie ricerche, mio padre morì, lasciandomi sulle spalle il carico di tutta la famiglia, mia madre e i miei sei fratelli. Allora per provvedere alle necessità della famiglia, che vivevamo in condizioni di estrema miseria,mi dedicai all’insegnamento e alle lezioni private, senza trascurare però le mie ricerche. Questo carico di lavoro però minò irrimediabilmente la mia salute. Dopo il liceo che cosa hai fatto?
A quindici anni ero alle prese con la ricerca delle soluzioni delle equazioni di quinto grado. I matematici già avevano risolto le equazioni di secondo, terzo e quarto grado mediante l'uso di una formula e si chiedevano, come mi chiedevo anch'io, se era possibile trovarne una per le equazioni di quinto grado. Che ricerche stava facendo prima che suo padre si ammalasse?
Si, sono arrivato alla soluzione quando avevo diciannove anni. Sono riuscito a dimostrare che è impossibile trovare una formula per la risoluzione delle equazioni di quinto grado. È stata una scoperta eccezionale, e ora è uno dei più famosi teoremi della matematica. Ho scritto anche un saggio su questo. E ci è riuscito?
Si intitola “Sulla risoluzione algebrica delle equazioni”, in cui riporto la mia dimostrazione. Speravo, con questo saggio, di ricevere una calda accoglienza da parte dei matematici francesi e tedeschi e nella possibilità di ottenere una cattedra in qualche prestigiosa università, in modo da risolvere i miei gravi problemi economici. Ma non avevo fatto i conti con l’ottusa indifferenza di molti grandi matematici, diffidenti nei confronti di un giovane sconosciuto come me, e per di più, come ha sottolineato, ancora ragazzo. Davvero? Ma è sorprendente per un ragazzo di 19 anni. E come si intitola?
Per esempio Carl Friedrich Gauss non degnò nemmeno di un’occhiata i miei manoscritti e Augutin Louis Cauchy incaricato, assieme ad Adrien Marie Legendre, dall’Accademia delle Scienze di Parigi di darne un giudizio, addirittura li perse. Tutti lavorano per conto loro e non si preoccupano di quello che stanno facendo gli altri, tutti vogliono insegnare e nessuno vuole imparare. Regna ovunque l’egoismo più assoluto. Ma chi, se posso permettermi, ha mostrato indifferenza?
Il primo a riconoscere il mio talento fu Carl Gustav Jacobi, il quale scrisse a Legendre: “Ma com’è possibile che il lavoro di Abel, forse la più importante scoperta matematica del nostro secolo sia sfuggita alla vostra attenzione e a quella dei vostri colleghi?” La risposta di Legendre è stata, a mio avviso, patetica: “Il lavoro di Abel era quasi illeggibile, scritto con un inchiostro troppo chiaro e con le lettere difficili da decifrare e avevamo così deciso di chiederne un’altra copia all’autore, ma tutto era poi rimasto in sospeso”. Qualcuno avrà pur riconosciuto il suo talento se ora la sua scoperta è considerata una delle più importanti. Chi era?
Si, esatto, proprio lui. È grazie a tali funzioni che sono potuto arrivare a una “formula” risolutiva, ovviamente non per i radicali, dell’equazione generale di quinto grado. Il testo a cui mi ero riferito era il suo capolavoro “Fundamenta nova theoriae functionum ellipticarum”. Lo stesso Carl Gustav Jacobi fondatore della teoria delle funzioni ellittiche?
Lei è la mia bellissima fidanzata, si chiama Crelly Kemp, e l'ho conosciuta a Berlino. Cambiando argomento, la donna ritratta qui chi è?
Si figuri, è stato un piacere risponderle. E se ha qualcos'altro da chiedermi torni pure. Le risponderò volentieri. Grazie ancora e buona giornata. La ringrazio moltissimo per il tempo che mi ha dedicato e mi perdoni se alcune domande erano fuori luogo.