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La prima guerra di indipendenza (1848). III G Alberto Pitti Giulia Sparacello Marika Lucchese Michele Fiorenti.
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La prima guerra di indipendenza(1848) III G Alberto Pitti Giulia Sparacello Marika Lucchese Michele Fiorenti
Nel 1846 il pontefice Pio IX ed altri sovrani italiani attuarono molte riforme nei propri stati; come, ad esempio, in Toscana Leopoldo II e nel regno di Sardegna Carlo Alberto. Solo Ferdinando II, re delle due Sicilie, rimase sordo a ogni rinnovamento. Il 12 Gennaio 1848 a Palermo scoppiò un’insurrezione con l’obiettivo di ottenere il napoletano. Ferdinando II concesse la Costituzione e lo seguirono a ruota Leopoldo di Toscana, Pio IX e Carlo Alberto.
Il governo provvisorio di Milano chiese aiuto a Carlo Alberto a sostegno della lotta contro gli austriaci. Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria. Iniziava così la Prima guerra di indipendenza. Vinse due battaglie: A Goito e a Peschiera. Fu sconfitto a Custoza
Il fallimento della guerra piemontese indebolì i moderati, mentre rafforzò i democratici e i repubblicani, che si misero alla testa di un’ondata di insurrezioni popolari. Pio IX dovette abbandonare Roma, dove fu proclamata la repubblica romana. Ma Luigi Napoleone Bonaparte la riconquistò e la ridiede in mano al papa. Il comando delle truppe fu affidato a Giuseppe Garibaldi. A Venezia fu instaurata la Repubblica di San Marco. Ma, dopo un lungo assedio austriaco, cadde. Carlo Alberto riaccese la guerra contro L’Austria, ma quando fu sconfitto a Novara abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II.
Storia del tricolore I rappresentanti della Repubblica cispadana, riuniti in congresso a Reggio Emilia, consacrarono il tricolore simbolo della patria Abbandonato durante la Restaurazione, ricompare nei moti del 1831 e fu scelto come bandiera della Giovine Italia L’articolo 12 della Costituzione della Repubblica Italiana sancisce che il tricolore , senza lo scudo sabaudo , è la Bandiera della Repubblica Italiana
Fratelli d’Italia Fratelli d’Italia fu scritta da Goffredo Mameli nel settembre 1847 . Fu scelta come inno nazionale italiano nel 1946. Il testo è ricco di richiami alle glorie romane e alla storie d’Italia.
Carlo Alberto Carlo Alberto Emanuele Vittorio Maria Clemente Saverio di Savoia fu Re di Sardegna dal 27 aprile 1831 al 23 marzo 1849. Fu inoltre principe di Carignano e conte di Barge . Durante il periodo napoleonico visse in Francia dove acquisì un’educazione liberale. Come principe di Carignano nel 1821 diede e poi ritirò l’appoggio ai congiurati che volevano imporre la costituzione a re Vittorio Emanuele I di Sardegna. Divenne conservatore e partecipò alla spedizione legittimista contro i liberali spagnoli del 1823. Non destinato al trono, diventò re dello Stato sabaudo nel 1831 alla morte dello zio Carlo Felice, che non aveva eredi. Da sovrano, dopo un primo periodo conservatore durante il quale appoggiò vari movimenti legittimisti d’Europa, nel 1848 aderì alle idee ispirate ad un’Italia federata guidata dal Papa e libera dagli Asburgo. Nello stesso anno concesse lo Statuto Albertino, la carta costituzionale che rimarrà in vigore (prima nel Regno di Sardegna e poi nel Regno d’Italia) fino al 1947. Guidò le forze che portarono alla prima guerra di indipendenza contro l’Austria, ma, abbandonato da papa Pio IX e Ferdinando II di Borbone, nel 1849 fu sconfitto e abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele. Morì in esilio qualche mese dopo nella città portoghese di Oporto (o Porto). Il suo tentativo di liberare l’Italia settentrionale dall’Austria rappresentò il primo sforzo dei Savoia di mutare gli equilibri della penisola dettati dal Congresso di Vienna. L’opera sarà ripresa con successo dal figlio Vittorio Emanuele, che diverrà il primo re d’Italia. Carlo Alberto fu il primo dei cinque sovrani del ramo Savoia–Carignano. Ebbe diversi soprannomi, fra cui “Italo Amleto”, assegnatogli da Giosuè Carducci per il suo carattere cupo, conflittuale ed enigmatico.
Lo Statuto Albertino Concesso da Carlo Alberto nel 1848, restò in vigore dal 1948, quando fu sostituito dall’attuale Costituzione Italiana. Tra Statuto Albertino e la Costituzione della Repubblica ci sono molte differenze :
Il Piemonte alla testa del movimento Dopo il fallimento delle rivoluzioni del 1848, l’unico Stato a mantenere in vigore la propria costituzione fu il Regno di Sardegna , ossia il Piemonte. (Monarchia costituzionale) Protagonisti di questo nuovo corso politico erano: Il Re Vittorio Emanuele II e Camillo Benso , ossia il Conte di Cavur, primo ministro nel 1852. Si alleò con la Sinistra Moderata capeggiata da Urbano Rattazzi Lui attua molte riforme come ad esempio:
Le Riforme di Cavour Cavour attuò molte riforme come ad esempio: Liberismo economico. Finanziamento delle infrastrutture. Incameramento dei beni della chiesa. Quest’ultima la vide quest’azione come una rapina e si accese uno scontro per decenni. Modernizzazione dell’esercito.
I democratici riflettono sull’insuccesso Mentre Cavour sviluppava la sua politica di riforme i democratici riflettevano sul fallimento delle rivoluzioni. Mazzini attribuiva questo insuccesso alla debolezza dell’organizzazione. Così nel 1853 promosse ilPARTITO D ’AZIONE , che avrebbe dovuto organizzare un movimento repubblicano in vista di una rivoluzione.
A prendere l’iniziativa fu il Partito d’azione fra il 1853 al 1856 organizzando moti insurrezionali in Lombardia, Lunigiana e Valtellina; ma questi fallirono tutti! Nel 1857 Carlo Pisacane, con l’aiuto di Mazzini, tentò una spedizione nel napoletano per abbattere i Borbone. Una volta sbarcato a Saspri trovò bande armate di contadini che massacrarono tutti.
Nel 1857 Daniele Manin e Giuseppe La Farina fondarono la società nazionale italiana, per organizzare il fronte di chi voleva lottare per l’indipendenza e l’unità d’Italia. (questo ebbe successo). ALLA RICERCA DI ALLEATI CONTRO L’AUSTRIA Per Cavour era necessario seguire la via DIPLOMATICA e MILITARE. Bisognava che il Piemonte si alleasse con gli stati europei per battere l’Austria. L’occasione fu offerta a Cavour dalla Guerra in Crimea che opponeva Francesi e Inglesi ai Russi. Questa mossa lo fece sedere trai i vincitori della conferenza di pace di Parigi nel 1856.