E N D
1. Avviamento alla metrica italianaparte 1a a cura di
Tarcisio Balbo, Nicola Badolato, Lorenzo Bianconi
3. Definizione La metrica si occupa
della versificazione,
ossia dei discorsi
espressi in versi
4. Poesia vs prosa Sia il verso sia la prosa sono governati dalle regole della grammatica, della sintassi e della retorica
I discorsi in versi si distinguono da quelli in prosa per un sovrappiù di regole che ne governano la misura e il ritmo
L’insieme di tali regole costituisce l’oggetto della metrica
5. Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
Alessandro Manzoni
I promessi sposi Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
Dante Alighieri
Divina commedia: Inferno
6. Poesia vs versificazione Poesia è un concetto estetico
È una qualità del discorso considerato
nella sua totalità di forma e contenuto
Versificazione è un concetto tecnico
Riguarda le strutture che regolano la forma
del discorso in versi Differenti tipi di poesie in differenti culture
Poemetti in prosa di $
Differenti tipi di poesie in differenti culture
Poemetti in prosa di $
7. Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Lorenzo de’ Medici
Trionfo di Bacco e Arianna Qui comincia l’avventura
del signor Bonaventura,
che s’è messo a far denari
commerciando in libri rari.
Sergio Tofano
Il signor Bonaventura
8. 2. Il discorso in versi e le sue strutture
9. Strutture del discorso in versi Struttura semantica e sintattica: articola
il discorso poetico
in unità di significato (frasi; periodi)
10. Chi ssiete? –
Un omo. –
Come vi chiamate? –
Biascio Chiafò. –
Di qual paese siete? –
Romano com’e llei. –
Quanti anni avete? –
Sò entrato in ventidua. –
Dove abitate? –
Dietr’a Ccampo-Carleo. –
Che arte fate? –
Ggnisuna, che ssapp’io. –
Come vivete? –
De cuer che Ddio me manna. –
Lo sapete
perché siete voi qui? –
Pe ttre pposate. –
Rubate? –
Ggià. –
Vi accusa? –
Er Presidente. –
Ma le rubaste voi? –
Nun zò stat’io. –
Dunque chi le rubò? –
Nu ne so ggnente. –
E voi da chi le aveste? –
Da un giudio. –
Tutto vi mostra reo. –
Ma ssò innoscente. –
E se andaste in galera? –
È er gusto mio.
11. La struttura sintattica e la struttura metrica spesso convergono: a ciascun verso corrisponde una frase o un suo membro compiuto
Tuttavia questa convergenza non è obbligata
né generalizzata: certe frasi possono “straripare”
nel verso successivo, oppure iniziare o finire
a metà di un verso
Tale fenomeno è detto enjambement
(parola francese che alla lettera significa ‘accavallamento di gambe’)
12. Enjambement Detto pure inarcatura
Prolungamento di un periodo logico oltre la pausa ritmica di fine verso
Mancata coincidenza tra pausa metrica e pausa sintattica Nella lettura, un verso risulta strettamente legato al successivo, senza interruzioni
Nella poesia per musica l’enjambement è frequentissimo nei cosiddetti “versi sciolti” (endecasillabi e settenari senza schema strofico), tipici del recitativo
13. Felice RomaniNorma
14. 3. Metro, forme metriche, ritmo
15. Metro Nell’accezione più elementare, indica la misura del verso
o dei versi. In subordine, indica la posizione obbligata
di alcuni degli accenti nel verso
Il sistema metrico italiano si basa sul computo delle sillabe che compongono il verso e sulla posizione degli accenti nel verso.
Occorre distinguere il concetto di sillaba grammaticale e sillaba metrica (cfr. Avviamento alla metrica 2)
Occorre inoltre distinguere il concetto di accento grammaticale (l’accento della parola) e accento metrico (l’accento riferito alle sillabe metriche che compongono
il verso). L’accento metrico si denomina anche ictus
(cfr. Avviamento alla metrica 2)
16. Forme metriche Oltre alla misura del verso, la metrica regola l’organizzazione delle forme metriche
composte da più versi
Le forme metriche sono riconoscibili in base
al numero dei versi (di misura costante o diversa)
e alla posizione delle rime
S’intende per rima l’omofonia (suono eguale)
nella terminazione di due o più versi
(cfr. Avviamento alla metrica 2)
17. Amor, com’esser può che per mia doglia
chiuda un tenero seno anima alpina?
Com’è che si nasconda e si raccoglia
mente infernal sotto beltà divina?
Sì bella guancia con sì cruda voglia
sembra cinta di fior tana ferina;
sì fero core in sì leggiadra spoglia
è qual vipera in rosa o rosa in spina.
Chi crederà che Morte empia si celi
in angelico sguardo? e che ’n un riso
dolce il pianto e ’l dolor si copra e veli?
Potrò ben dir, s’un mansueto viso
esser ministro dee d’opre crudeli
ch’abbia ancor le sue Furie il Paradiso.
Giovan Battista Marino, Amori
Sonetto 12: Donna bella e crudele
Numero dei versi (14)
Misura dei versi (endecasillabi)
Raggruppamento dei versi (due strofe di quattro versi e due strofe di tre versi)
Disposizione delle rime (ABAB ABAB nelle quartine; CDC DCD nelle terzine)
18. Ritmo Nell’accezione più elementare indica la posizione effettiva degli ictus nel verso, come risultato specifico della combinazione di parole
che compongono il verso
Come in musica o in architettura o in biologia,
si osserva che certe soluzioni ritmiche ricorrono
con maggiore frequenza: nondimeno i fenomeni ritmici costituiscono uno dei fattori
più spiccatamente individuali
nell’organizzazione del testo poetico
19. Ritmo In senso generale: il disporsi nel tempo di elementi riconoscibili e significativi
Nella metrica italiana: ritorno in determinate posizioni di elementi caratteristici Presenza di sillabe toniche (accenti) in determinate posizioni del verso
Presenza di suoni uguali (rima, assonanza, allitterazione)
Equivalenza di misure sillabiche (versi con uguale numero di sillabe)
20. Amor, com’esser può che per mia doglia
chiuda un tenero seno anima alpina?
Com’è che si nasconda e si raccoglia
mente infernal sotto beltà divina?
Sì bella guancia con sì cruda voglia
sembra cinta di fior tana ferina;
sì fero core in sì leggiadra spoglia
è qual vipera in rosa o rosa in spina.
Chi crederà che Morte empia si celi
in angelico sguardo? e che ’n un riso
dolce il pianto e ’l dolor si copra e veli?
Potrò ben dir, s’un mansueto viso
esser ministro dee d’opre crudeli
ch’abbia ancor le sue Furie il Paradiso.
Elementi del metro
14 versi
tutti endecasillabi
raggruppati in due quartinee due terzine
Scelte effettive degli accenti obbligatori:
«Amor, com’esser puó che per mia dóglia» (6a e 10a sillaba)
«mente infernál sotto beltà divína» (4a e 10a)
Disposizione degli accenti facoltativi:
«Amór, com’ésser puó che per mia dóglia»(2a, 4a, 6° e 10a )
«chiúda un ténero séno ánima alpína»(1a, 3a, 6°, 7a e 10a )
«ménte infernál sótto beltà divína» (1a, 4a, 5°, 8a e 10a )
eccetera
21. 4. Sillabe metriche,sillabe grammaticali, il computo delle sillabe
22. Che cos’è una sillaba? Un fonema o un insieme di fonemi raggruppati attorno ad una vocale
La percezione dell’eguaglianza o della diseguaglianza nel ritmo di più parole
non dipende dal numero dei fonemi,
ma dal numero delle sillabe che le compongono
23. Pane
4 fonemi: p - a - n -e
2 sillabe: pa - ne
Crampo
6 fonemi: c - r - a - m - p – o
2 sillabe: cram - po
Strambo
7 fonemi: s - t - r - a - m - b – o
2 sillabe: stram - bo
Partito
7 fonemi: p - a - r - t - i - t – o
3 sillabe: par - ti - to
24. Sillabe grammaticali vs metriche Non c’è sempre corrispondenza tra sillabe grammaticali e sillabe metriche
Certi fenomeni fonetici (ossia relativi alla lingua parlata) possono dar luogo a fenomeni metrici che incidono sulla percezione delle sillabe
e della loro articolazione in una stringa di parole (e dunque anche nel verso)
25. Nel mez-zo del cam-min di no-stra vi-ta
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 SG
Nel mez-zo del cam-min di no-stra vi-ta
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 SM
MA
Mi ri-tro-va-i per u-na sel-va o-scu-ra
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 SG
Mi ri-tro-vai per u-na sel-va o-scu-ra
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 SM
SG=Sillabe grammaticali
SM=Sillabe metriche
26. Cen-to sma-nie io sen-to ad-dos-so
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 SG
Cen-to sma-nie io sen-to ad-dos-so
1 2 3 4 5 6 7 8 SM
Cesare Sterbini, Il barbiere di Siviglia
27. Sillabe toniche: le sillabe metriche che recano un ictus S’ode a déstra uno squíllo di trómba
Alessandro Manzoni, Il Conte di Carmagnola
Madamína, il catálogo è quésto
Lorenzo da Ponte, Don Giovanni
Si ridésti il león di Castíglia
Francesco Maria Piave, Ernani
Quattro térzi pi gréco erre tré
Manabile di matematica
Il ritmo base di questi quattro versi (tutti decasillabi) si può sintetizzare così:
Ta-ta-tá ta-ta-tá ta-ta-tá-(ta)
28. Misure sillabiche Delizie, contenti
che l’alma beate,
fermate, fermate:
su questo mio core
deh più non stillate
le gioie d’amore.
Giacinto Andrea Cicognini, Giasone De-lí-zie, con-tén-ti
che l’ál-ma be-á-te,
fer-má-te, fer-má-te:
su qué-sto mio có-re
deh piú non stil-lá-te
le gió-ie d’a-mó-re.
29. Computo sillabico Il verso italiano è definito dal numero delle sillabe; ad esso fanno riferimento i nomi che tradizionalmente si danno ai versi:
Endecasillabo = verso di 11 sillabe
Decasillabo = verso di 10 sillabe
Novenario = verso di 9 sillabe
Ottonario = verso di 8 sillabe
Settenario = verso di 7 sillabe
Senario = verso di 6 sillabe
Quinario = verso di 5 sillabe
Quaternario = verso di 4 sillabe
Ternario = verso di 3 sillabe
Ma attenzione: non tutti gli endecasillabi hanno 11 sillabe, non tutti i decasillabi ne hanno 10, ecc.
30. 5. Fenomeni fonosintattici
31. Incontri di vocali In presenza di due vocali consecutive, fra due parole o all’interno di parola, la lingua poetica italiana ammette che esse possano venir “contate” come una o come due sillabe
Il lettore, di fronte a un verso con incontri
di vocali, sceglie (intuitivamente)
la soluzione o le soluzioni che consentono
di ricondurre il verso a una misura sillabica consueta
32. Dièresi All’interno di una parola, un nesso di due vocali normalmente monosillabico
può venir usato
come bisillabo
La dieresi si indica convenzionalmente
con due puntini
sopra la prima vocale
Ubbidiente
4 sillabe:ub – bi – dien – te(forma normale del parlato)
5 sillabe:ub – bi – dï – en – te(frequente variante poetica)
33. Sinèresi Caso contrario
alla dieresi: all’interno di una parola,
un nesso di due vocali normalmente bisillabico è usato come monosillabo
Mi-glia-io
In Dante, può essere usato come bisillabo:mi-gliaio
34. Sinalèfe La vocale finale
di una parola
e la vocale iniziale
della parola successiva
si fondono in un’unica sillaba metrica Sento un certo non so che
che mi pizzica e diletta:
dimmi tu che cos’egli è,
damigella amorosetta.
Ti farei,
ti direi,
ma non so ciò che vorrei.
Gian Francesco Busenello
L’incoronazione di Poppea
35. Dialèfe Caso opposto
alla sinalefe:
nella lettura, la vocale finale e quella iniziale di due parole contigue non si fondono
Tant’era pien di sonno ? a quel punto
Dante Alighieri
Divina commedia: Inferno
36. Apòcope Caduta della vocale o della sillaba finale
di una parola
cuore ? cuor
amore ? amor
castello ? castel
37. Epìtesi Detta anche paragòge
È l’aggiunta di una vocale in fine di parola
Soprattutto nella versificazione antica,
è un mezzo per ottenere versi piani
più ? piue (avverbio di quantità)
fu ? fue (passato remoto del verbo essere)
38. Sìncope Caduta di una vocale (e quindi di una sillaba) interna a una parola
lettere ? lettre
spirito ? spirto
39. Epèntesi Fenomeno opposto alla sincope
Inserzione, tra i suoni naturali di una parola,
di un suono o gruppo
di suoni che non abbia riferimento
con l’etimologia
della parola stessa
agevolmente
?
agevolemente
40. Diàstole Spostamento in avanti dell’accento di una parola rispetto alla sua posizione normale
nella lingua prosastica
úmile ? umíle
símile ? simíle
fúnebre ? funébre
océano ? oceàno
41. Sìstole Processo opposto alla diastole: spostamento all’indietro dell’accento di una parola rispetto
alla posizione normale
‘Rime per l’occhio’, in cui lo spostamento d’accento ristabilisce anche la misura del verso
lo qual io scrissi e mándoa lei che mel comandó. (pron. comándo)
Francesco Petrarca
42. 6. Misure sillabiche e uscite del verso
43. Numero di sillabe Nella metrica italiana, la misura standard del verso
è legata al numero delle sillabe metriche
che lo compongono; ma a sua volta tale misura standard è ancorata alla posizione su cui cade l’ultima sillaba tonica (la sillaba che reca l’ultimo ictus, obbligatorio)
Due versi hanno la ‘stessa’ misura se l’ultima sillaba tonica di ciascuno di essi cade nella stessa posizione, indipendentemente dal fatto
che la sillaba tonica sia l’ultima sillaba del verso
o che invece essa sia seguita da una o più sillabe atone (prive di ictus)
44. La posizione obbligata dell’ultimo accento metrico (ictus) è sulla penultima sillaba metrica del verso:
nell’endecasillabo: sulla decima sillaba metrica
nel settenario: sulla sesta sillaba metrica
nell’ottonario: sulla settima sillaba metrica
eccetera
45. Sei versi tutti quinari, con un numero di sillabe che oscilla da 4 a 6 (l’ultimo ictus cade sempre sulla quarta sillaba metrica): 1Che 2mai 3ri–4spón–5der–6ti,
1che 2dir 3po–4tré–5i?
1Vor–2rei 3di–4fén–5der–6mi,
1fug–2gir 3vor–4ré–5i;
1né 2so 3qual 4fúl–5mi–6ne
1mi 2fa 3tre–4már.
Pietro Metastasio
Demofoonte
46. Uscita piana Nell’uso italiano, la misura standard del verso viene definita sulla base dell’“uscita piana” (detta anche parossitona): l’ictus cade
sulla penultima sillaba del verso,
mentre l’ultima sillaba è atona
1fug–2gir 3vor–4ré– 5i
47. Uscita tronca Detta anche ossitona:
l’ultimo ictus cade sull’ultima sillaba;
nel caso in specie, il quinario – verso che reca obbligatoriamente un ictus in quarta posizione –
ha solo quattro sillabe (“manca”, per così dire, la quinta sillaba)
1mi 2fa 3tre–4már 5[–]
48. Uscita sdrucciola Detta anche proparossitona:
l’ultimo ictus cade sulla terzultima sillaba;
nel caso in specie, il quinario, che mantiene
il suo ictus obbligato in quarta posizione,
ha non solo una quinta
ma anche una sesta sillaba (entrambe atone)
1Che 2mai 3ri–4spón–5der–6ti
49. Endecasillabo Ha come ultima sillaba tonica la decima
Nella sua forma canonica si presenta
in due modi:
endecasillabo a minore (con ictus almeno anche
sulla quarta sillaba, e conseguente cesura):
in sul mio prímo giovenile erróre
Petrarca
endecasillabo a maiore (con ictus almeno sulla sesta,
e conseguente cesura):
Amor che ne la ménte mi ragióna
Dante
50. Settenario Ha come ultima sillaba tonica la sesta
Prima di quest’ultima, il verso contiene di norma almeno un altro accento,
sulla prima, seconda, terza o quarta sillaba
Fróndi ténere e bélle 1a, 3a e 6a del mio plátano amáto, 3a e 6a per vói risplénda il fáto. 2a, 4a e 6a
Nicolò Minato, Xerse
51. Versi sciolti Si denominano ‘versi sciolti’ gli aggregati
di endecasillabi e settenari senza uno schema
di rime prefissato
Di regola, nelle opere, nelle cantate
e negli oratorii, i versi sciolti sono adibiti
al ’recitativo’
In un recitativo dialogico, un verso può venir suddiviso tra più interlocutori
52. MEG Alice.
ALICE Meg.
MEG Nannetta.
ALICE Escivo appunto
per ridere con te. Buon dì, comare.
QUICKLY Dio vi doni allegria. Botton di rosa!
ALICE Giungi in buon punto. M’accade un fatto da trasecolare.
MEG Anche a me.
QUICKLY Che?
NANNETTA Che cosa?
Arrigo Boito, Falstaff
53. Versi ad accenti fissi Per alcuni metri, si è storicamente cristallizzato un tipo accentuativo prevalente, caratterizzato
da una disposizione standardizzata
degli ictus
54. Decasillabo Ha come ultima sillaba tonica la nona
Nella tradizione italiana, la sua forma prevalente è quella con accenti fissi sulla terza, sesta
e nona sillaba
Non so piú cosa són, cosa fáccio… or di fuóco, ora sóno di ghiáccio… ogni dónna cangiár di colóre, ogni dónna mi fá sospirár.
Lorenzo da Ponte, Le nozze di Figaro
55. Novenario Ha come ultima sillaba tonica l’ottava
Fino all’Ottocento è decisamente raro nella tradizione poetica italiana
Nella forma con ictus in 3a, 6a e 8a posizione è diffuso soprattutto nella poesia popolare
Nella forma con ictus in 2a, 5a e 8a posizione
entra in uso a partire dalla seconda metà dell’Ottocento (Boito, Carducci, Pascoli, Gozzano,…)
56. Novenario popolare(ggiante) OTONE
Vaghe fónti che mormorándo
serpeggiáte nel seno all’érbe,…
Vincenzo Grimani, Agrippina (1709)
57. Novenari anfibrachici L’anfìbraco è il piede latinocostituito da sillaba breve-lunga-breve
Tre ‘anfibrachi’ italiani (atona-tonica-atona) danno luogo al tipico novenario boitiano:
sui flutti d’un ampio oceàno
fra i roridi effluvi del mar.
Fra l’alghe, fra i fior, fra le palme,
il porto dell’intime calme,
l’azzurra isoletta m’appar.
Arrigo Boito, Mefistofele
58. Ottonario Ha come ultima sillaba tonica la settimaa
Nella tradizione italiana, il tipo prevalente è quello con accenti fissi in terza e settima posizione
Ho un gran péso sulla tésta,in quest’ábito m’imbróglio;se vi pár la scusa onésta,Kaimakán esser non vóglio,
Angelo Anelli, L’italiana in Algeri
59. Senario Ha come ultima sillaba tonica la quintaa
La forma prevalente è quella con accenti fissi
di seconda e quinta
Ho tésta balzána,son d’índol viváce,scherzáre mi piáce,mi piáce brillár.
Giovanni Ruffini, Don Pasquale
60. Quinario Ha come ultima sillaba tonica la quarta
Un primo accento può cadere
sulla prima o sulla seconda sillaba
Vedrái, caríno, ma se séi buoníno che bél rimédio
ti vóglio dár.
Lorenzo da Ponte, Don Giovanni
61. Quadrisillabo Ha come ultima sillaba tonica la terza
Di solito è usato in combinazione con altri versi
(spesso con l’ottonario)
Belle rose porporine,che tra spínesull’aurora non aprite;ma, ministre degli amori,bei tesóridi bei denti custodite.
Gabriello Chiabrera
62. Trisillabo Ha come ultima sillaba tonica la seconda
Pascoli lo usa assieme al senario o al novenario
fiorisce il cotognolaggiú.
Giovanni Pascoli, Canzone d’aprile
63. Bisillabo Di fatto, questo verso esiste solo in teoria
È formato da una qualunque parola italiana accentata
sulla prima sillaba (p.es. sí; síre; símile)
Non ha molto senso, nella metrica italiana, parlare
di un verso d’una sola sillaba (sarebbe un bisillabo tronco)
LEPORELLO Nessun ci sente.
DON GIOVANNI Via.
LEPORELLO Vi posso dire
tutto liberamente?
DON GIOVANNI Sì.
LEPORELLO Dunque, quand’è così,
caro signor padrone,
la vita che menate è da briccone.
Lorenzo da Ponte, Don Giovanni
64. Versi doppi Nella tradizione poetica italiana si possono abbinare due versi della stessa misura, e farne un verso ’doppio’.
All’atto pratico, nulla cambia sotto il profilo ritmico; semplicemente si diradano le rime
L’uscita del primo dei due versi che lo compongono può essere indifferentemente piana, sdrucciola
o tronca
65. Doppio quinario Non va confuso col decasillabo:
ha infatti un ictus obbligato sulla quarta sillaba e una cesura, anch’essa obbligata, tra il primo e il secondo emistichio (semiverso)
Pace t’implóro ? salma adoráta:Isi placáta ? ti schiuda il ciél!
Antonio Ghislanzoni, Aida
66. Nella variante col primo emistichio sdrucciolo
il doppio quinario totalizza 11 sillabe metriche:
viene dunque a coincidere con un endecasillabo
a minore (con accento in quarta); nondimeno il ritmo base ‘cantilenante’ del quinario si avverte tuttavia
Pria di divíderci – da voi, signore,
veniamo a esprímervi – il nostro core,
che sempre mémore – di voi sarà.
Angelo Anelli, L’italiana in Algeri
67. Doppio senario I due senari che lo compongono hanno costantemente accenti di seconda e quinta
(rispettivamente di ottava e undecima)
Dagli átrii muscósi, ? dai fóri cadénti,dai bóschi, dall’árse ? fucíne stridéntidai sólchi bagnáti ? di sérvo sudór,un vólgo dispérso ? repénte si désta;inténde l’orécchio, ? solléva la téstapercósso da nóvo ? crescénte romór.
Alessandro Manzoni, Adelchi
68. Doppio settenario(col primo emistichio alternativamente piano e sdrucciolo)
So che se andiam, la nótte, ? di taverna in tavérna
quel tuo naso ardentíssimo ? mi serve da lantérna;
ma quel risparmio d’ólio ? me lo consumi in víno.
Son trent’anni che abbévero ? quel fungo porporíno!
Arrigo Boito, Falstaff
69. Doppio settenario “martelliano” Così chiamato perché venne introdotto da Pier Iacopo Martello nelle proprie tragedie, sul modello della tragedia classica francese del Seicento: consiste in una serie di doppi settenari piani con rima baciata a gruppi di due versi (AA BB CC …)
Assai raro nella librettistica; un esempio famoso è
il Racconto di Azucena nel Trovatore:
Condotta ell’era in céppi ? al suo destin treméndocol figlio… teco in bráccio ? io la seguia piangéndo:infino ad essa un várco ? tentai, ma invano, aprírmi…
invan tentò la mísera ? fermarsi e benedírmi
Salvadore Cammarano, Il trovatore
70. Doppio ottonario Raro nella tradizione italiana
Quando cádono le fóglie, ? quando emígrano gli augéllie fioríte a’ cimitéri ? son le piétre de gli avéllimonta in sélla Enrico quínto ? il delfín da’ capei grígie caválca a grande onóre ? per la sácra di Parígi.
Giosue Carducci, La sacra di Enrico quinto