E N D
1. La famiglia e la disabilitŕ Concetto e ruolo della famiglia
I genitori di un figlio disabile
Fratelli e sorelle
Nuove direzioni in cui lavorare
Un modello di intervento
La presa in carico in etŕ evolutiva
2. Perché č importante la Famiglia?• Perché accoglie la vita.• Perché educa i figli.• Perché garantisce il ricambio generazionale• Perché si prende cura della persona, specie la piů debole • Perché č un autentico soggetto economico• Perché fa da ammortizzatore sociale
4. La Famiglia in Italia• Dall’epoca del matrimonio alla convivenza (25%)• Modello da figli con genitori a coppia con figlio• Famiglie piů piccole (2,5) e piů vecchie (solitudine degli anziani)• Famiglie allungate (60%) con figli dai 18 ai 34 anni• Denatalitŕ ed individualismo sfrenato• Iperattivitŕ – tempo del lavoro e tempo della famiglia• Le famiglie problematiche superano il 20%• Le famiglie deboli superano il 35%
5. La Famiglia in Italia• single :4,8%• unioni di fatto stabili : 4,3%• famiglie ricostituite: 4,1 %• madri sole con figli a carico :3,9%• padri soli con figli a carico :0,6%• Totale di queste forme che nascono dalla frammentazione della famiglia quasi al 20% della popolazione.• Un altro 10% č costituito da altre situazioni.• Il 70% della popolazione č costituito da famiglie tradizionali.• Il 30,5% delle famiglie ha in casa un figlio con piů di 20 anni
6. LA FAMIGLIA ED I FIGLI CON DISABILITA’Hanno un forte disagio sanitario (85,7%) e spesso difficoltŕ economiche (36,5%) specialmente le piů giovani con figli sotto i 5anni (50,0%)• F. monogenitoriali (donne85%) da separazioni (52%) redditi con meno di €.1.200 mese– Le famiglie sono aiutate nella cura del disabile dai Servizi Sanitari o da famigliari non conviventi (100%)– Le madri con un figlio disabile lavorano significativamente di meno– Mancanza di tempo libero /cura altri figli
7. La Famiglia ed i figli con disabilitŕ• Le aspettative spesso soffocate alla nascitaLa sensazione di responsabilitŕ per la disabilitŕ causa spesso rabbia, vergogna, ansia, inadeguatezza e colpaVissuti genitoriali difficili (FASI: negazione, ricerca di soluzioni magiche, accettazione con fatiche e impegno)Aderenza al figlio (no promozione delle autonomie)• La relazione di coppia messa a dura provaFiglio come rapprentazione della capacitŕ di generare vita (incompleto, insufficiente).Rischio del rifiutoRuolo del padre: difficoltŕ ad entrare nella diade + senso di insuccesso, fallimento e menomazione =delega totale a carico della madre• La tentazione di chiudersi in sé senza credere alla potenzialitŕ del figlio
8. Gli effetti di questo impatto sono imprevedibile e molto dipenderŕ da:- tipo di disabilitŕ del bambino- capacitŕ dei genitori di rinunciare al bambino immaginato perfetto e di affrontare un processo di “lutto”- capacitŕ dei genitori di adattarsi al bambino e al suo problema per poter vivere con lui prestandogli tutte le cure, affettive e materiali, di cui ha bisogno.
9. Riflessione sul ruolo dei fratelli e sorelle di un disabileATTIVAZIONE (a gruppi lettura di lettere)2 FOCUS:- sulle emozione e gli atteggiamenti provati dai fratelli di un disabile e su come questi guidino ed orientino la loro vita- sul mondo interno dei soggetti con disabilitŕ
10. QUATTRO FASI in cui AIUTARE queste famiglie1.Disorientamento: aiuto ai genitori a sostenersi dando tempo all’elaborazione del dolore2.Negazione della realtŕ: aiuto ai genitori a costruirsi un’immagine realistica del proprio bambino, delle sue risorse e dei suoi limiti3.Progetto: aiutare i genitori nella costruzione del progetto riabilitativo del figlio con loro protagonisti4.Il dopo di noi: il problema collegato al passaggio all’etŕ adulta ed alla presa in cura, al futuro delle persone con disabilitŕ dopo il venir meno dei genitori
11. COM’E’ VISTA LA FAMIGLIA CON ALL’INTERNO UNA PERSONA CON DISABILITA’?• Enfatizzazione della Famiglia ariana nella societŕ (la non perfezione emarginata)• Attenzione alla famiglia da baraccone(problematica; rissosa; sregolata) • F. con disabili viene vista solo in casi estremi(violenze; difficoltŕ; malasanitŕ; eroi;ecc.) o in televisione da CostanzoATTEGGIAMENTI della SOCIETA’:•Compatimento•Emarginazione
12. COME DEVE ESSERE VISTA LA FAMIGLIA CON ALL’INTERNO UNA PERSONA CON DISABILITA’? Da Famiglia “problematica” a “Famiglia con risorse”Da vittimismo a soggetto attivo, propositivo, vitale all’interno della societŕ e del sociale.OBIETTIVI1.Informare la collettivitŕ sul tema della disabilitŕ creando la cultura che oggi non c’č2.Formare le famiglie affinché diventino risorsa3.Affiancare le famiglie “ascoltandole”4.Famiglia protagonista e attore delle politiche sociali
13. I PUNTI DI FORZA DEI GENITORI DI BAMBINI CON DISABILITA’Nel corso del 5° Congresso Nazionale “ Disabilitŕ, trattamento, integrazione” organizzato dall’Universitŕ di Padova Giugno 2005, č stata presentata una vasta panoramica della letteratura e della ricerca nell’ambito degli studi sulle famiglie con bambini con disabilitŕ. Molto interessante č parso in tal senso come la ricerca stia spostando sempre piů l’attenzione dagli studi sui fattori di stress che caratterizzano le dinamiche dei genitori in presenza di un figlio con disabilitŕ, per prendere invece in esame “ le strategie a cui i genitori fanno ricorso, i loro punti di forza e le trasformazioni che avvengono sia individualmente sia a livello di coppia”. Significativo il lavoro presentato da Lorraine Wilgosh, ricercatrice dell’Universitŕ di Alberta (Canada), nel quale si intravede un nuovo approccio alla valorizzazione delle potenzialitŕ dei genitori dando una direzione innovativa a di grande apertura rispetto allo stereotipo attuale.
14. Se pensiamo al background storico della ricerca sulla famiglia č facile individuare nell’analisi dello stress l’elemento fondamentale su cui studiosi e ricercatori miravano per approcciarsi alla famiglia. Nel corso di colloqui strutturati e somministrazione di questionari alle famiglie veniva richiesto di esprimersi prevalentemente in merito al disagio psicologico e sociale provato ; questo con lo scopo di arrivare a misurare lo stress determinato dall’essere genitore di figlio con disabilitŕ. Per altro la ricerca non č riuscita a dimostrare attraverso la validazione di dati la differenza degli effetti dello stress nell’ambito della genitorialitŕ con o senza figlio con disabilitŕ. Una cosa č comunque certa. Le famiglie parlano solo del loro stress quando i ricercatori ed in genere i professionisti (psicologi ecc.) lo richiedono. Quando la ricerca si sposta dallo studio dello stress allo studio della “ gestione dello stress” anche da parte dei genitori si osserva un radicale cambio di atteggiamento.
15. Questo nuovo filone della ricerca basato sullo studio dei punti di forza dei genitori e non sull’analisi dello stress ha permesso di individuare significative strategie in grado di sostenere psicologicamente e operativamente il ruolo genitoriale. La ricerca si basa molto sull’individuare i fattori che possono favorire il cambiamento dei genitori soprattutto quando i b/i non possono cambiare secondo le aspettative. Non cambia il bambino. Cambia il genitore.
16. Avere un figlio con disabilitŕ grave puň costituire per il genitore la “ chiave di volta” di una trasformazione personale che al posto di determinare chiusure e rabbia puň sfociare in “strategie efficaci” di organizzazione della vita famigliare. In questa direzione la ricerca si sta orientando ad individuare specifici studi qualitativi sulla gestione efficace della famiglia in presenza di un bambino con disabilitŕ. L’indagine mira ad esplorare la condizione di genitore secondo aree tematiche definite e attraverso interviste volte non alla rappresentazione dello stato di stress ma alle forme di controllo messe in atto per superarlo. Per esempio rispetto all’indagine sulle strategie che i genitori usano per gestire in modo efficace la loro vita un conto č chiedere …… “ Cosa prova ad essere genitore di un figlio con disabilitŕ ?” altro č indagare sulle reazioni a questa situazione chiedendo ad esempio ….” Come ha gestito questa situazione ? ….. Cosa l’ha aiutata a superare il primo impatto ? ecc.
17. Questo approccio permette ai genitori di pensarsi in termini di capacitŕ e di attivazioni di risorse individuali che magari pensavano fino a quel momento di non possedere. Il dato fondamentale č pertanto la descrizione del “cambiamento” della “trasformazione” in positivo che la reazione allo stress puň determinare in un genitore.
18. Uno studio specifico č stato dedicato alle modalitŕ attraverso le quali avviene la riformulazione positiva delle percezioni personali e degli atteggiamenti nei confronti delle circostanze in relazione alla presenza di un bambino con disabilitŕ. C’č chi si “butta nella mischia” per convincere gli altri della “normalitŕ” del proprio figlio C’č chi afferma di aver deciso di voler diventare un genitore di successo perorando la causa della disabilitŕ Altri affermano di aver voluto ricercare uno scopo, un significato attraverso l’acquisizione di conoscenze e competenze Altri ancora imparano a ricercare nonostante tutto “tempi per se stessi” Qualcuno individua il proprio punto di forza nell’aver consolidato il legame coniugale e/o di essere riuscito a soddisfare le esigenze anche degli altri figli (… č conosciuto il rischio di far crescere i fratelli troppo velocemente …) Anche il tema della “speranza” rientra tra gli elementi di rielaborazione dei punti di forza cosě come la fede; entrambi quali componenti fondamentali della vita.
19. La ricerca inoltre pone molta attenzione al ruolo dei professionisti (medici, psicologi, assistenti sociali, educatori ecc) in particolare rispetto alla loro capacitŕ di incidere sullo sviluppo dei punti di forza dei genitori di bambini con disabilitŕ per facilitare l’attivazione di strategie di gestione positiva della loro condizione. Per favorire il percorso di trasformazione dei genitori, la ricerca sottolinea come i professionisti dovrebbero valorizzare le strategie che questi adottano nel gestire le varie circostanze. I risultati presentati evidenziano : 1- Quanto sia decisivo al fine di attivare punti di forza nei genitori il riconoscere il loro operato e le loro strategie 2- L’importanza di orientare la relazione con la famiglia non sull’analisi dello stress ma sulle capacitŕ messe in atto per superarlo 3- L’evidenziare come gli operatori possano trovare nei genitori degli alleati a condizione che sappiano scoprire le risorse che questi ultimi hanno a disposizione 4- La tendenza della ricerca e dei servizi a modificare gli atteggiamenti identificando i genitori non piů come soggetti dai quali “ guardarsi bene” ma a preziose risorse che hanno in molti casi solo l’esigenza di essere aiutati ad individuare i loro punti di forza e non di debolezza. Riferimenti: Risultati della ricerca”Strategie di genitori di figli con disabilitŕ” – L. Wilgosh – University of Alberta, Canada presentati nel corso del convegno nazionale di Padova Disabilitŕ, Trattamento, Integrazione 9,10,11 giugno 2005
20. LA CAPACITA’ DI RIMETTERSI IN DISCUSSIONE La “capacitŕ di rimettersi in discussione” č alla base di qualsiasi cambiamento e avviene in coloro che dai momenti di difficoltŕ scoprono di possedere risorse psicologiche ed organizzative fino a quel momento sconosciute. Nel caso di genitori chiamati a gestire per tutta la vita un evento inaspettato come la nascita di un figlio con disabilitŕ, risulta un passaggio decisivo per la tenuta di tutta la famiglia.
21. Se č vero che fin dalla nascita un figlio esercita un’importante influenza formativa sui suoi genitori (chiamati a diventare mamma e papŕ dopo essere stati solo coppia), un figlio con disabilitŕ a maggior ragione ne accentua le competenze. La letteratura scientifica che tratta di intervento precoce del bambino riconosce ormai unanimemente l’incidenza terapeutica che possono avere i genitori rispetto all’organizzazione strutturale di personalitŕ che avviene nel bambino nei primissimi anni di vita, al punto di definire decisivo il loro intervento nel bilancio trattamentale, in termini di esiti del processo abilitativo/riabilitativo. L’intervento dei genitori sul bambino č da intendersi quale “parte di un unico quadro”, in cui bambino, genitori, famiglia allargata, medici, riabilitatori e scuola interagiscono nella logica di risorse integrate che operano nell’ambito di un preciso setting e di una precisa strategia terapeutica.
22. Per una serie di variabili e di circostanze personali e/o ambientali, puň accadere che uno od entrambi i genitori impieghino molto tempo prima di divenire risorse efficaci nel processo di presa incarico del bambino “entrando in partita“ quando purtroppo il bambino non possiede piů quelle condizioni di plasticitŕ proprie della prima infanzia. Puň accadere che in coincidenza di questo “tempo” necessario ai genitori per recuperare e/o ripensare la propria identitŕ ed i punti di riferimento esistenziali tutto l’assetto familiare vada in crisi. Anche in questo caso il lavoro precoce con i genitori puň impedire l’insorgere di lacerazioni insanabili nella relazione di coppia e di riflesso nella famiglia allargata
23. Sostenere la genitorialitŕ significa aiutare il padre, la madre e la coppia a ridare ordine all’organizzazione delle difese psichiche che il figlio reale puň aver scombinato rispetto al figlio ideale. L’ascolto, la verbalizzazione non solo delle problematiche ma anche dei modi per poterne uscire, il portare a riflettere sulle proprie convinzioni ed atteggiamenti, il coinvolgimento nel progetto globale di presa in carico del bambino e della famiglia e dove necessario il contenimento terapeutico degli stati psicologici incontrollati rappresentano le tappe fondamentali dei genitori pronti a rimettersi in discussione per la tenuta della famiglia. Per scoprire nel cambiamento i propri punti di forza, i genitori hanno bisogno di riferimenti certi nei servizi pubblici e di operatori preparati ad accogliere e a rielaborare le comprensibili negativitŕ ed il disorientamento che accompagnano le giovani mamme e papŕ chiamati a prendersi cura non solo del bambino ma anche delle “ferite” proprie.
24. Scenario
- I rischi della famiglia di fronte all’handicap -
• Insorgenza di problematiche all’interno del nucleo familiare;
• Difficoltŕ della famiglia a gestire i normali compiti di cura, educazione e crescita;
• Indebolimento delle competenze genitoriali;
• Solitudine della famiglia;
• Limiti delle iniziative e dei servizi offerti alla famiglia;
• Importanza delle strategie di coping adatte.
27. AZIONI:
28. Per concludere: un messaggio in bottiglia…
“… il mio incontro con il progetto č stato come l’aprirsi di un varco azzurro in un cielo nero e tempestoso.
E’ stato un attimo di speranza dopo mesi di solitudine e disperazione.
Mi sono sentita cercata per essere capita e aiutata nella disperazione di un avvenimento che aveva sconvolto la mia vita.
Ho quindi cominciato a pensare che c’era qualcuno che pensava a me a mio figlio in modo concreto, ma soprattutto in modo giusto.
E’ un dare e ricevere continuo, č una crescita sia come persone che come famiglia. Per il bambino č una continua scoperta di stimoli nuovi”.
Una mamma