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La scuola di Chicago Il funzionalismo Le teorie dell’apprendimento sociale Le teorie del controllo

La scuola di Chicago Il funzionalismo Le teorie dell’apprendimento sociale Le teorie del controllo. La scuola di Chicago. La scuola di Chicago: teoria ecologica - princìpi. sviluppo e cambiamento del comportamento umano indotto dall'ambiente fisico e sociale

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La scuola di Chicago Il funzionalismo Le teorie dell’apprendimento sociale Le teorie del controllo

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Presentation Transcript


  1. La scuola di Chicago • Il funzionalismo • Le teorie dell’apprendimento sociale • Le teorie del controllo

  2. La scuola di Chicago

  3. La scuola di Chicago: teoria ecologica - princìpi • sviluppo e cambiamento del comportamento umano indotto dall'ambiente fisico e sociale • comunitàcome il principale elemento di influenza sul comportamento dei singoli • ambiente umano naturale: la città

  4. Evoluzione della città di Chicago La città di Chicago passa da 50.000 abitanti nel 1850 a 2.000.000 nel 1920 (Laboratorio sociale)

  5. Le premesse storiche • La Scuola di Chicago comprende un folto gruppo di studiosi che hanno operato nel primo trentennio del secolo XX • In senso più ampio vi si possono aggregare anche altri sociologi che appartengono ad epoche più recenti ma che si sono ispirati all'opera dei primi con notevole continuità di interessi e di metodi. • Le ragioni: reazione ad un ottimismo ingenuo in base al quale molti studiosi avevano elaborato una prospettiva fondamentalmente positiva dello sviluppo delle società moderne, destinate a gradi di differenziazione ed integrazione sempre più avanzati • La scuola di Chicago oppose l'ipotesi di una società in via di involuzione • All'ispirazione evoluzionista e all'orientamento empirico vanno aggiunti influssi dalla corrente interazionista: Thomas, Cooley (e più tardi Mead) sottolineavano l'importanza dello stimolo ambientale nella formazione del "sé sociale" • Nascita ufficiale della Scuola di Chicago: 1914 a partire dall’insediamento di Park nel dipartimento di sociologia dell'Università di Chicago

  6. Fenomeni sociali: sviluppo delle grandi città rapida industrializzazione immigrazione di massa effetti della prima guerra mondiale proibizionismo grande depressione Si riteneva che l'urbanizzazione fosse la responsabile della maggior parte dei problemi sociali Tra il 1850-1930 Chicago passò da 50.000 a 2.000.000 di abitanti I lavoratori vennero resi superflui dall'innovazione tecnologica: migliaia di disoccupati Il contesto sociale

  7. L'ultima ondata migratoria: individui provenienti dall'Europa meridionale e orientale: Venivano additati come i responsabili dei problemi che affliggevano la nazione La popolazione residente (dall'Europa settentrionale e occidentale) discriminava i nuovi immigrati e li riteneva una specie inferiore I figli degli immigrati – messi in imbarazzo dalle loro famiglie – se ne distaccavano per formare propri gruppi e bande Influenza della criminologia inspirata alle spiegazioni positiviste della criminalità in particolare quella biologica di derivazione italiana e inglese Col tempo: influenza tedesca poggiata prevalentemente sulle variabili di tipo sociale e culturale (la natura umana è un prodotto culturale e non biologico) Il contesto sociale e intellettuale

  8. Teoria ecologica Metodo di studio sulla città: • singolarmente:le storie di vitaper afferrare in profondità gli eventi della vita individuale; • nelle aggregazioni:studio ecologicodove si prende in considerazione le caratteristiche di vasti gruppi di persone.

  9. Raccomandazioni di Park ai suoi allievi: • «Vi è stato detto di andare a scavare nella biblioteca, e quindi di accumulare appunti e un abbondante rivestimento di sudiciume. • Vi è stato detto di scegliere problemi ovunque potevate trovare pile di documenti scritti ammuffiti, che si basavano su futili elenchi preparati da burocrati stanchi e compilati da chi era riluttante a richiedere assistenza, da meticolosi filantropi, o da impiegati indifferenti. • Questo lo chiamano “sporcarsi le mani con la ricerca vera”. Coloro che vi consigliano sono saggi e onorabili; i motivi che offrono sono di grande valore. • Ma occorre un'altra cosa: l'osservazione di prima mano. • Andate a sedervi negli atri di alberghi di lusso e sui gradini delle pensioni di infimo ordine; sedetevi sui sofà della GoldCoast o nei giacigli dei bassifondi; sedetevi nell'Orchestra Hall e nel Star and GarterBurlesque. • Insomma, signori, andate a sporcarvi il fondo dei pantaloni in mezzo alla ricerca vera». Robert E. Park Cf. BULMER M., "La sociologia di Chicago: l'impulso empirico e le sue implicazioni per la teorizzazione sociologica", in: GUBERT R. — TOMASI L. (a cura di) Teoria sociologica ed investigazione empirica, Milano, Angeli, 1995, p. 80.

  10. 5 zone o aree concentriche Zone della città di Chicago(Shaw e McKay) Quartiere centrale degli affari (centro) Cintura di transizione (slum – immigrati) Zona delle abitazioni plurifamiliari (lavoratori) Zona abitazioni di lusso Zona dei pendolari (subburbio)

  11. Teoria ecologica/2 • Approccio organico alla vita delle comunità: la città come un corpo con differenti organi • Studio della città (Park) secondo un modello a zone concentriche • Problemi sociali erano più frequenti nella zona di transizione: delinquenza, tubercolosi, miseria, mortalità infantile... • La città: vita sociale è superficiale, le persone sono anonime, le relazioni transitorie, i legami parentali e amicali deboli

  12. Il modello ecologico • Gli autori partono da una premessa quasi assiomatica: che il comportamento sociale assume certe regolarità entro aree "naturali" delimitate da interessi: • in senso psico-geografico • o in senso culturale • L'interpretazione si serve di analogie ecologiche, dalla botanica (Haeckel): i concetti ricorrenti sono infatti quelli di: • simbiosi • e di equilibrio biologico. • La vita delle grandi città immaginata come un processo di simbiosi • Gli individui convivono senza effettivamente interagire tra di loro • I sociologi della Scuola di Chicago si interessano soprattutto delle aree naturali che si presentano con caratteripatologici

  13. Disgregazione sociale • Indebolimento delle relazioni sociali primarie = processo di disgregazione sociale la cui base trova spiegazione: • Nel basso status economico • Nella mescolanza di gruppi etnici • Nell'alta mobilità dei residenti • Nei nuclei famigliari disagiati o spezzati

  14. Zona di transizione • Shaw e McKay: la zona di transizione aveva un livello di disgregazione sociale maggiore • Alto grado di mobiltà • Aspetto degradato dei quartieri • Sconfinamento di fabbriche e uffici • Massiccia presenza di immigrati (che si rifugiavano nella sicurezza delle loro culture di origine)

  15. Le aree o zone • Il concetto di "area" oscilla tra due diverse accentuazioni e sottolineano: • le variabili materiali dell'area (aspetti riguardanti la distribuzione del territorio e la sua utilizzazione) • e le variabili culturali (valori, costumi, stili educativi, ecc.) • Queste variabili e l'influenza di Cooley e Mead (interazione sociale) sono al centro dell'ambivalenza che si rivela nelle contraddizioni della Scuola di Chicago. • Le sue posizioni oscillano tra: • un "ambientalismo" rigido sottoposto all’influenza determinista • un "ambientalismo" morbido che prevede una certa capacità di reazione dell'individuo di fronte al condizionamento materiale

  16. Cooley • Cooley: studia l'interazione tra individuo e società e la mediazione del gruppo; • Distingue i "piccoli gruppi" dalle "grandi associazioni" • I piccoli forniscono le condizioni essenziali dei processi di socializzazione primaria: rapporti diretti (faccia a faccia) • La carenza di socializzazione primaria provocherebbe così necessariamente un processo degenerativo duplice: • A livello personale singole personalità individuali private di norme • a livello di società globale, minacciata da comportamentinoncontrollati • Dalle premesse di Cooley ne vengono due conclusioni: • ruolo negativo delle grandi strutture secondarie, responsabili della disorganizzazione strutturale e culturale; • ruolo dell'individuo come attore libero nelle microstrutture, capaci di opporsi alla disorganizzazione sociale.

  17. Thomas & Znaniecki • Thomas e Znaniecki: (Il contadino polacco in Europa e in America, 1918; 1921): studiano un caso particolare di immigrazione (polacchi) attraverso le lettere inviate da una parte all’altra dell’Atlantico. • Osservazioni: • non tutti i soggetti sembrano ugualmente cedere alle pressioni che sembravano provocare necessariamente la disorganizzazione personale (cioè il disadattamento) • la disorganizzazione sociale non si tramuta necessariamente in disorganizzazione della personalità (cioè in devianza) perché le decisioni dei singoli attori sociali diventano fattori determinanti

  18. Organiz zazione sociale personalità Tipologia di Thomas & Zaniecki a. disorganizzazione sociale senza disorganizzazione della personalità; E' possibile avere: a) c) + - - - b. disorganizzazione della personalità senza disorganizzazione sociale; d) b) c. disorganizzazione sociale e disorganizzazione della personalità; - + + + d. organizzazione sociale e organizzazione della personalità.

  19. Altri contributi di sociologia ecologica • Anderson’s, The Hobo, 1923 • Shaw, • A delinquent boy’s own story, 1930 • The naturalhistoryof a delinquent career, 1931 • Cressey (1949), Faris (1955), … • Scuola di Birminghaminglese(1960-70) • Territori diversi regolati da regole diverse: • Public territories • Home territories • Interactionalterritories • Body territories

  20. CONCLUSIONI: Sc. Chicago • Grande attenzione all’ambiente (città), emigrazione, povertà, delinquenza (minorile), spostamenti, ecc. • Metodo: storie di vita, gruppi, comunità • Devianza correlata alle condizioni di vita della regione: la disorganizzazione sociale provoca la devianza • Si ripropone anche oggi per i paesi in via di sviluppo • Spiegazione ecologica non convince:rileva solo le correlazioni • Non dice “perché” , non propone una spiegazione globale: “basta la qualità dell’ambiente, la vicinanza fisica per modificare il comportamento?” • Visione ancora deterministica e causale-lineare • Poca attenzione alle cause macrosociologiche • Efficacia per interventi sociali sulle comunità (integrazione)

  21. MARGINALITÀ-EMARGINAZIONE OGGI SOCIETÀ SOCIETÀ MALATI DI AIDS BARBONI ANZIANI SOLI TOSSICODIPENDENTI POLITICO RAGAZZI ABBANDONATI SULLA STRADA RELIGIOSO TEMPO LIBERO Sistema OCCUPAZIONALE STATUS DI MARGINALITÀ PROCESSO DI EMARGINAZIONE COMPLESSITÀ SOCIALE SPORTIVO SISTEMA SOCIALE FAMILIARE Sociale SANITARIO DISOCCUPATI ECONOMICO IDEOLOGICAMENTE RADICALI SCOLASTICO IMMIGRATI ANALFABETA ALCOLISTI MINORANZE ETNICHE SOCIETÀ SOCIETÀ

  22. Il funzionalismo Il funzionalismo

  23. EMILE DURKHEIM(1858-1917) • Approccio positivistico: ha tentato di capire il fenomeno sociale da un punto di vista oggettivo, esterno. • L'unità di analisi non è centrata sull'individuo, ma piuttosto sul sistema sociale: il sistema come tale è più grande che la somma delle sue parti. • Durkheim concepiva la società come un organismo composto di parti funzionalmente interdipendenti: strutture sociali e istituzioni (=corpo). • Ha adottato la posizione teoretica secondo la quale i fenomeni sociali sono una realtà: il fatto sociale costituisce l’oggetto di studio della sociologia. Essi non sono riducibili al livello individuale ma radicati nella vita collettiva del gruppo sociale.

  24. LA SOLIDARIETÀ (Durkheim)Criterio-base dell' ordine sociale • Meccanica: • società semplici • relazioni basate sull'uguaglianza e identità delle funzioni • prevalenza della coscienza collettiva su quella individuale: • la prima è fonte unica della morale e della solidarietà • Organica • Società complesse, differenziate • Solidarietà si sviluppa a partire dalle personalità individuali tese a obiettivi comuni • Fondata sulla divisione del lavoro: come in un organismo ciascuna parte svolge la propria funzione e assicura la salute di tutto il corpo. • La coscienza collettiva: insieme delle credenze/sentimenti comuni alla media dei cittadini di una data società. • Coscienza individuale come distinta dalla coscienza collettiva e suo primo "momento".

  25. Solidarietà Solidarietàmeccanica Solidarietà organica

  26. Educazione - controllo • L’Educazione ha il compito di portare i nuovi membri al consenso sulle regole, sviluppare i talenti (famiglia e scuola: socializzazione). • Ilcontrollo sociale: La natura umana è munita da appetito, volontà, sensazioni e desideri insaziabili: "più uno ha e più vuole". Desideri che possono essere disciplinati dal controllo esterno - il controllo sociale - che D. chiamava "coscienza collettiva“ • Stabilità dei codici morali della società (=codici giuridici)

  27. Solidarietà vs. Anomia Solidarietàmeccanica Anomia Anomia Solidarietà organica

  28. Anomia • Nelle società tradizionali: la divisione del lavoro è minima; gli individui che la compongono condividono simili mete e valori - una forte "coscienza collettiva". • Nelle società industriali: diversità di interessi di gruppo, competizione su quello che si può e non si può fare (norme sociali). La coscienza collettiva è debole e fa diminuire il controllo sociale. Tale de-regolamentazione conduce al comportamento deviante. • Nelle società in transizione (tra tradizionali e industriali): le forze regolatrici si trovano nella posizione più debole. Le vecchie strutture normative cadono mentre le nuove non ci sono ancora. La mancanza di regole formali porta ad una condizione di anomia: terreno di crescita e di sviluppo della devianza.

  29. Anomia • L'instabilità in periodi di rapido cambiamento culturale -> Mancanza di regole stabili e condivise • Venir meno della densità morale che lega soggetti ai principi della società (coesione) = disgregarsi delle rappresentazioni collettive • Prevalenza degli interessi egoistici su quelli del gruppo -> devianza • Comporta per il soggetto (personalmente) una situazione di disagio (anomia) –> le regole precedenti non sono più condivise e quelle nuove non le hanno ancora sostituite... • Il suicidio: "il gesto più evidente che testimonia l'incapacità di un uomo di adeguare le proprie aspettative alla realtà che cambia, di dare senso e significato alla propria vita ..."

  30. Funzioni della devianza • Necessaria: affinché l'originalità individuale abbia possibilità di emergere • mantenimento dei confini tra normalità e devianza: definisce i confini della retta condotta; • riconferma della solidarietà della società: rinforza le norme e i valori, favorisce i sentimenti collettivi ed alimenta la coesione; • provocazione che spinge al cambiamento sociale.

  31. Il funzionalismo • Si sviluppa tra il 1929 e 1940 in USA, per rispondere all’esigenza di operare una sintesi generale, dopo anni di ricerche sul campo; • Si basa, più che altro, su preoccupazioni di tipo economico e assume, come punto di partenza, la riflessione sul problema sociale. • La priorità è messa sul problema dell’ordine sociale e non del cambio. Di qui la prevalente preoccupazione di assicurare attraverso la riflessione sociologica gli strumenti cognitivi per capire e sostenere i processi di integrazione della società. • Spunti di riflessione: • FUNZIONALISMO SOCIETA’ CENTRATA – Teoria di Parsons • ORGANISMO = funzione dell’adattamento; • PERSONALITA’ = è quella che ha degli obiettivi (goal attainment);

  32. Talcott PARSONS • Toward a generaltheoryofaction;The social system (1951) • La teoria di Parsons fa riferimento ad un paradigma “tutto/parte”, nel senso che l'individuo è considerato parte del “tutto-società”: ciò significa che le caratteristiche fondamentali della personalità individuale sono delineabili a partire dall’appartenenza sociale. • Tale rapporto è possibile laddove, in un determinato sistema sociale, si registra una relazione “organica” tra tre elementi fondamentali: l'individuo, la cultura (i valori) e il sistema sociale. • Società “organica”, come già in Durkheim, vuol dire una società integrata in se stessa, che, attraverso funzioni diverse, specificate in “ruoli” e “status”, riesce ad integrare i suoi membri in maniera da consentire sia la felicità privata che il bene pubblico.

  33. Le 4 funzioni fondamentali del sistema sociale (AGIL) • ADAPTATION = capacità di affrontare gli squilibri e di gestirli in ordine all’integrazione. La società è un organismo. I diversi organismi della società sanno adattarsi per raggiungere i propri scopi, con le diverse attribuzioni loro attribuite (ruoli). • GOAL ATTAINMENT = capacità di motivare il raggiungimento delle méte; ogni membro della società persegue la méta della società stessa; idea di profitto = ciò che attira ogni persona ad impegnarsi • INTEGRATION = collaborazione convergente di ogni elemento del sistema per un funzionamento ottimale. • PATTERN MANTENANCE (LATENCE) = capacità di conservare il quadro normativo e di legittimarlo in continuità;

  34. Sistema sociale (Parsons) • SISTEMA SOCIALE = quello che fornisce l’integrazione (che si raggiunge quando c’è corrispondenza tra obiettivi personali e norme sociali) • SISTEMA D’AZIONE = del soggetto e della società; sono convergenti e congruenti. Questo assicura l’integrazione. Se non c’è una cultura comune (attraverso la socializzazione) l’integrazione non è possibile. • Il CONSENSO, in una società di questo tipo, è ciò che permette alla società stessa di rimanere integrata e di sentirsi un corpo unico. • Il CONTROLLO DELLA DEVIANZA è una funzione molto importante, che permette di evitare che alcune personalità escano fuori dal sistema.

  35. Consenso: meccanismi per ottenerlo • socializzazione, • profitto, • persuasione. • coercizione (se le prime non funzionano): misure preventive o repressive

  36. Socializzazione (Parsons) • I processi di socializzazione dovrebbero essere orientati ad inserire “funzionalmente” il soggetto nella società. • Le varie parti della società condividono tutti la stessa finalità, per cui si dà un unico “sistema di fini” (telic system) che presiede tutta la società e che tutti, attraverso la socializzazione, hanno la possibilità di interiorizzare.

  37. Integrazione (Parsons) • Per la complementarietà tra produzione e riproduzione sociale non ci dovrebbero essere discrepanze tra gli obiettivi e i valori della società e quelli dell’individuo. • Attraverso le aspettative e l’agire di ruolo si realizza l’integrazione tra sistema di personalità e sistema sociale e tale integrazione è costitutiva del sistema della personalità (“co-costitutiva”). • L’identità è ciò che permette la conservazione di tale struttura psichica

  38. Devianza (Parsons) • DEVIANZA = mancata integrazione Percepire le norme in contrasto con i propri fini. • Secondo Parson la devianza non dovrebbe esistere in una società concepita in questo modo, ovvero in una società dove tutto è ben integrato e funzionale, autocentrata e che, quindi, esercita una funzione di controllo molto forte. • L’anticonformismo che caratterizza i giovani interpretato come una forma di “irresponsabilità”, una riluttanza ad entrare nei ruoli adulti.

  39. Funzioni della devianza Utilizzata funzionalmente per il bene (cioè l’integrazione) del sistema, la devianza viene interpretata come una possibile: • valvola di sfogo del sistema, che altrimenti non potrebbe resistere a certe pressioni interne ed esterne. La permissività dunque in certi casi è auspicabile, quando sia controllabile (funzione escapista). • strumento di ridefinizione delle norme e delle oscillazioni devianti attorno alla norma socialmente accettabili. • strumento di soddisfazione di bisogni reali del sistema: compensazioni agli stress, colpevolizzazione di utili “capri espiatori”, creazione di falsi bersagli, ecc.

  40. Tipologia di Personalità (Parsons)

  41. Principali combinazioni di tratti di personalità (Parsons) • CONFORMISMO + ATTIVITA’ = dominazione, imporre le norme • CONFORMISMO + PASSIVITA’ = subisce la dominazione dell’altro • ALIENAZIONE + PASSIVITA’ = evasione dalla norma, ritiro dal sistema sociale • ALIENAZIONE + ATTIVITA’ = incorreggibilità delle norme, ribellione, aggressività

  42. Principali combinazioni di tratti di personalità (Parsons)

  43. Merton - vita • Meyer Robert Schkonick - questo il vero nome di Robert King Merton - nasce il 5 luglio (ma alcune biografie riportano il 4 luglio) del 1910 a Philadelphia, da una famiglia di immigranti est-europei residenti in uno dei quartieri poveri (slum) della città. • Durante l'adolescenza Merton fa parte di una gang del suo quartiere • Incoraggiato dalla madre, inizia a frequentare la biblioteca, il Museo di Philadelphia e l’Accademia della Musica, riuscendo così ad acquisire una notevole preparazione culturale già durante gli anni di scuola. • Merton compie gli studi dapprima alla Temple University - dove si diploma brillantemente nel 1931, mostrando un interesse per la filosofia -, e in seguito presso l’Università di Harvard, dove consegue il dottorato nel 1936, sotto la guida di Talcott Parsons. • Nel 1941 passa alla Columbia University, dove diviene Professore di Sociologia nel 1947. Dal 1942 al 1971 opera al fianco di Paul Felix Lazarsfeld come direttore associato dell’Ufficio per la Ricerca Sociale Applicata della Columbia University . • E’ morto a New York il 23 febbraio 2003.

  44. Merton - opere • La sua opera più ponderosa è Teoria e struttura sociale,pubblicata per la prima volta nel 1949 e poi ampliata nel 1957 e nel 1968. • Altri suoi testi importanti sono stati Libertà e controllo nella società moderna (1955), Ricerca sociologica (1963), Sociologia teoretica (1967), La sociologia della scienza (1973).

  45. Merton - teoria • Merton è stato uno dei più influenti esponenti della corrente teorica del funzionalismo • L’ottica funzionalista di Merton differisce significativamente da quella del suo maestro Parsons: i suoi scritti si possono definire più prudenti e difensivi. • Tale prudenza si concreta nella sua predilezione per le cosiddette “teorie a medio raggio” (in evidente contrasto con la “grande teoria” onnicomprensiva cui ambiva Parsons) che non si prefiggono di abbracciare la società nel suo complesso, ma non sono neppure semplici sequenze di ipotesi empiriche scollegate. • Nella sua opera egli è spesso teso a cercare di armonizzare l’approccio teorico a quello empirico, l’analisi qualitativa a quella quantitativa

  46. Critica a Parsons (Merton) • Abbandona la primitiva visione funzionalista, secondo cui noi viviamo nel migliore dei mondi possibili: molte pratiche persistono malgrado non abbiano benefici particolari né per i singoli né per la società. • Nota che i primi funzionalisti tendevano a mettere a fuoco le cosiddette funzioni per la “società”. Ma l’idea di “società” come totalità è, secondo Merton, fuorviante perché lo stesso elemento sociale può essere funzionale per certi individui, gruppi o sistemi ed essere disfunzionale per altri. • I resoconti funzionalisti mettevano insieme stati soggettivi degli individui e conseguenze oggettive: invece la funzione di una pratica è un effetto osservabile e perciò va distinto dalla motivazione che sottende la pratica. • Merton pensa che gli uomini non sono sempre coscienti degli scopi che stanno perseguendo e, dunque, delle funzioni che assolvono i loro comportamenti. Di qui la nota distinzione che egli elabora tra funzioni manifeste e funzioni latenti. • Le prime sono pratiche intese come tali dagli individui coinvolti. • Le seconde, invece, non sono né intese né riconosciute dagli individui coinvolti. • Un esempio che permette di chiarire questo passaggio è costituito dalla frequentazione della chiesa da parte dei fedeli. Una delle funzioni manifeste dell’andare in chiesa è essere più prossimi a Dio e commemorarlo, una delle funzioni latenti di questa pratica consiste nel rafforzare l’integrazione sociale.

  47. MERTON E L’ANOMIA • L'obiettivo di Merton è di scoprire in quali modi determinate strutture sociali possano esercitare una influenza su certi individui, tanto da favorire dei comportamenti devianti, anziché conformisti. • L'avvio e il fondamento dell'analisi mertoniana è la distinzione tra le mete culturali e i mezzi istituzionalizzati. • Le prime sono gli scopi, gli interessi che si presentano come obiettivilegittimi per tutti i membri della società. Sono le cose per cui vale la pena di lottare: ricchezza, successo, prestigio, consumi. • I secondi sono i modi legittimi per il raggiungimento delle mete.

  48. MERTON E L’ANOMIA/2 • Nelle società in cui le due componenti non sono fortemente integrate, l'esaltazione eccessiva delle mete produce la demoralizzazione, cioè la de-istituzionalizzazione dei mezzi. «Via via che questo processo di attenuazione continua la società diventa instabile; e si sviluppa in essa ciò che Durkheim ha chiamato "anomia" (o mancanza di norme)». • L'anomia mertoniana è perciò la condizione nella quale è presente la dissociazione tra valori finali e valori strumentali, al punto che prevale solamente la valutazione dell'efficacia, anziché quella della legittimità dei mezzi. Ci sono infatti mete e mezzi leciti e mete e mezzi illeciti.

  49. L’anomia di Merton

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