1 / 17

La Monaca di Monza

La Monaca di Monza. e l’ordine degli Umiliati.

quincy
Download Presentation

La Monaca di Monza

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. La Monaca di Monza e l’ordine degli Umiliati

  2. Ne "I promessi sposi" Alessandro Manzoni riprende la figura della "monaca di Monza", tuttavia cambia i nomi ai personaggi (suor Virginia è chiamata nel romanzo Gertrude, il suo paggio è chiamato Egidio) e oltre a cambiarne alcuni dei particolari come la monacazione, che è una suggestione imposta direttamente dal padre, madre e fratello, sono modificate altre circostanze , ne trasporta la vicenda in avanti nel tempo di alcuni anni (l'azione del romanzo si svolge tra il 1628 e il 1630, oltre vent'anni dopo i fatti reali).

  3. La vita Marianna de Leyva, in religione suor Maria Virginia, meglio nota come la Monaca di Monza o la Signora (Milano, dicembre 1575 – Milano, 17 gennaio 1650), è stata una religiosa italiana. Fu la protagonista di un celebre scandalo che sconvolse Monza all'inizio del XVII secolo.

  4. Famiglia Marianna de Leyva era figlia di Martino de Leyva e di Virginia Maria Marino; Martino era per diritto ereditario conte di Monza e Virginia vedova dal 1573 del conte Ercole Pio di Savoia, signore di Sassuolo. Neanche un anno dopo aver dato alla luce la figlia Marianna, Virginia Maria Marino morì di peste a Milano nel 1576 lasciando eredi universali in parti uguali i figli avuti dai due matrimoni. Successivamente il padre si risposò dimenticando la figlia Marianna a Monza sotto la tutela della omonima zia.

  5. Vita Nel 1591, a sedici anni, Marianna si fece suora, probabilmente spinta o costretta dal padre per il tramite della zia paterna Marianna, marchesa Stampa-Soncino. Assunse il nome di suor Virginia ed entrò nel convento monzese di Santa Margherita, che oggi non esiste più. Dopo alcuni anni ella intrecciò una relazione con il nobile monzese Giovan Paolo Osio - comunemente noto oggi come Gian Paolo Osio - la cui abitazione confinava con il monastero. Dalla relazione nacque una figlia, la cui parentela con la signora di Monza venne ufficialmente tenuta nascosta.

  6. La situazione precipitò nel 1606, quando una giovane conversa, Caterina Cassini da Meda, minacciò di rendere pubblica la relazione: Osio la uccise e la seppellì presso il convento, quindi tentò di eliminare altre due suore, Ottavia e Benedetta, che erano state precedentemente immischiate nella relazione a vario titolo; per assicurarsi che non parlassero Osio affogò l'una nel Lambro e gettò l'altra in un pozzo poco distante. Quest'ultima però sopravvisse, denunciò tutto alle autorità e lo scandalo esplose. Suor Virginia, malgrado un'animata resistenza (pare che la monaca si difendesse dall'arresto brandendo una lunga spada), fu arrestata il 15 novembre 1607 a Monza. Gian Paolo Osio invece, condannato a morte in contumacia e ricercato, si rifugiò a Milano presso i nobili Taverna suoi amici, ma essi lo tradirono e lo uccisero a bastonate nei sotterranei del loro palazzo in corso Monforte, più che per incassare la taglia, che era stata offerta per la sua cattura, per opportunità politica.

  7. La sua testa mozzata fu poi gettata ai piedi del governatore spagnolo Fuentes. Il 15 novembre del 1607, dopo l'arresto a Monza, Suor Virginia de Leyva venne trasferita a Milano nel monastero delle Benedettine di Sant'Ulderico, dette Monache del Bocchetto. Il processo a suo carico si concluse il 18 ottobre 1608 con la condanna alla reclusione a vita in una cella murata. Ella così per ordine del cardinale Federico Borromeo fu trasferita nella casa delle Convertite di Santa Valeria a Milano nei pressi della chiesa di S.Ambrogio. Tale luogo non era un convento ma un Ritiro, inospitale e abbietto in Milano, dove veniva dato ricovero alle prostitute non più attive, per punizione e per tentare di redimerle.

  8. Il 25 settembre 1622 avvenne la sua liberazione per volere del cardinale Borromeo. Dopo quasi quattordici anni trascorsi in una celletta di un metro e ottanta per tre, murata la porta e la finestra, suor Virginia fu esaminata dal cardinale Borromeo e trovata redenta: le fu quindi concesso il perdono, ma ella volle rimanere nello stesso malfamato ritiro di Santa Valeria dove aveva espiato così duramente la sua pena e dove visse per altri ventotto anni fino alla morte avvenuta il 17 gennaio 1650. Ella mantenne contatti con il cardinale Borromeo, che le affidava talora monache incerte sulla propria vocazione o vacillanti.

  9. I luoghi di Suor Maria Virginia • Portico di ingresso all'ex convento di Santa Margheritaa sinistra della facciata della chiesa di San Maurizio in Monza che prospetta sulla piazzetta di Santa Margherita

  10. Il Convento di Santa Margherita Nella chiesa in cui viveva Suor Maria Virginia risiedeva l’ordine monastico femminile degli Umiliati, monaci che tentarono di stabilire un nuovo stile di vita per tutti proponendo modelli di vita quotidiana molto più restrittivi nelle città del nord Italia dove si diffusero. Le comunità umiliate femminili, invece, per lo più sottoposte alla regola benedettina, furono spesso il nucleo da cui si svilupparono, soprattutto nel XV secolo, veri e propri monasteri di clausura. Esse furono soppresse solo nel XVIII e nel XIX secolo.

  11. Gli Umiliati L’ ordine degli umiliati nacque nel nord in pieno Medioevo. Fu uno dei molti movimenti spirituali sorti in quel periodo, che proponevano un ritorno verso una vita più austera, frugale, in contrasto ai costumi rilassati e alla ricchezza diffusa spesso ostentata anche dal clero stesso. Gli Umiliati si suddividevano in tre gruppi: chierici e due tipi differenti di laici. Tutti e tre i gruppi si impegnavano a dare ai poveri quello che eccedeva il normale fabbisogno.

  12. Mito e realtà dell’origine dell’ordine Gli inizi della storia degli Umiliati, ancor oggi, non risultano chiari. Né chiari erano per chi nei secoli XIV e XV rinviava in modo leggendario l’origine degli Umiliati a un gruppo di nobili milanesi e com’aschi “confinati” in Germania da un non meglio precisato imperatore. Nella condizione di prigionieri essi avrebbero maturato una conversione religiosa, decidendo di abbandonare il secolo con i suoi disvalori e di servire Dio in umiltà. Ritornati in patria, essi avrebbero perseverato nel loro proposito di vita evangelica, ottenendo adesioni di altre persone. Quando ciò sarebbe avvenuto? Qui le versioni sono due: l’una rinvia agli inizi dell’XI secolo, l’altra ai tempi di Federico I di Svevia. La diversità temporale è notevole, circa un secolo e mezzo. La leggenda è comunque suggestiva, non meno di quella che attribuisce a san Bernardo di Clairvaux, negli anni trenta del XII secolo, il ruolo di “legislatore” della primitiva esperienza umiliata di tipo “laicale”.

  13. Innanzitutto, attendibile è l’indicazione dei luoghi d’origine che indubbiamente vanno individuati, tra pochi altri, in Milano e Como. In secondo luogo, gli assai scarsi documenti anteriori al 1184 – data della decretale Ad Abolendam di Lucio III con cui gli Umiliati vengono colpiti da perpetuo anatema - consentono di intravedere la provenienza sociale dei primi Umiliati da ambienti dell’aristocrazia cittadina. In terzo luogo, esiste una corrispondenza cronologica – anni sessanta-settanta del XII secolo – tra la datazione di età federiciana e le prime attestazioni documentarie relative agli Umiliati. Infine, non è del tutto errato il riferimento alla presenza milanese di Bernardo di Clairvaux, se noi la colleghiamo con la notizia di una massiccia conversione evangelica di uomini e donne in quella circostanza spinti, sotto le suggestioni della predicazione bernardiana, a indossare il cilicio e vesti di lane vivissime e ad assumere uno stile di vita religioso. Ogni versione leggendaria, per quanto fantasiosa e inverosimile nel suo complesso, lascia trasparire qualche elemento di connessione con quella che dovette essere la realtà degli inizi degli umiliati.

  14. I luoghi di vita dell’ordine Le “case” degli Umiliati sono suddivise per “fagiae”, articolazioni geografiche non ancora del tutto chiare nel loro significato istituzionale e organizzativo. E’ indubbio che la maggiore concentrazione di “case” sia in Milano e nel suo territorio comprendente le “fagiae”, oltre che di Milano stessa, di Monza, Seprio, Martesana “de medio”, Martesana “de ripa Abdue infra” e “Insula Fulcherie ultra Abduam”. La linea dell’intensità abitativa segue un andamento che va dalla molteplicità all’unicità di sede: in alcuni luoghi le case sono decine, per arrivare in altri in cui vi è un’unica casa. Occorre dunque mettere in rapporto il numero di fondazioni esistenti in una stessa città o in un medesimo borgo con la distanza da Milano e con l’antichità della presenza umiliata: se ne potrà ricavare una prima importante indicazione circa la cronologia insediativa e la rilevanza della presenza degli Umiliati nelle diverse realtà.

  15. Assai difficile è rintracciare attestazioni documentarie intorno agli Umiliati che non vivevano in comunità, o in gruppi, “chiericali” o “laicali”: coloro che, a quanto pare, costituivano la componente più autentica e originale del composito universo degli Umiliati dell’ultimo quarto del XII secolo; coloro che, in generale, non possono trovare posto nella documentazione notarile, poiché non avevano necessità patrimoniali né di sussistenza, e dunque non abbisognavano della redazione di atti attestanti proprietà e diritti. Alle ventitré case maschili e miste nella zona di occorre aggiungere altre trentacinque “domus sororum”, case femminili che hanno assunto una propria identità (per quanto complessa da determinare di volta in volta) e un’autonomia che le porterà a sopravvivere (talora per secoli) quando nel Cinquecento il ramo maschile verrà soppresso:

  16. Fonti della ricerca • www.wikipedia.com • www.viboldone.it/abbazia

  17. Fine Martina Aicardi Cecilia Bruni 2H anno scolastico 2010/2011

More Related