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DISUGUALIANZA = INGIUSTA DISTRIBUZIONE di BENI e RISORSE con VIOLAZIONE Dei DIRITTI UMANI. MAPPA CONCETTUALE. Obiettivo formativo: prendere coscienza dell’ingiusta distribuzione di beni e risorse per la difesa dei Diritti Umani.
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DISUGUALIANZA = INGIUSTA DISTRIBUZIONE di BENI e RISORSE con VIOLAZIONE Dei DIRITTI UMANI MAPPA CONCETTUALE Obiettivo formativo: prendere coscienza dell’ingiusta distribuzione di beni e risorse per la difesa dei Diritti Umani
Cosa ti fa venire in mente il termine “ingiusta distribuzione di beni”? Come accade che alcuni Pesi possono avere un alto livello economico di vita ed altri no? Da cosa dipende? Quali paesi hanno un alto livello di vita? Come mai? Quali non raggiungono il livello di vita della sopravvivenza per tutti? Cosa hanno i Paesi ricchi? E quelli Poveri? Cosa può accadere agli abitanti dei paesi poveri? Fase 0 . Percepire le conoscenze spontanee sull’ingiusta distribuzione di beni e risorse
Fase 1 Empatizzare con gli abitanti dei paesi poveri Gioco sul rapporto risorse -bisogni Si fanno uscire 21 persone e le altre restano in classe. Si distribuiscono i cartelli con scritto Cina, URSS, Africa, Sud America, Asia + occidente , Europa, America del nord, rispettivamente a 5,1,3,2,7,2,1 persona. Nell’aula si assegna un n. di sedie prestabilite per ogni area geografica: 2 (Cina),1 (URSS) ,0 (Africa),1 ( Sud America),4 (Asia + Oceani),7 (Europa),8 ( Nord America) e si collocano le sedie in sette zone ciascuna delle quali viene individuata rispettivamente dal cartello corrispondente .Si fanno entrare gli allievi e si chiede loro di andare a sedere nelle sedie della loro area geografica. Metacognizione sulla distribuzione delle risorse(sedie) e bisogni( popolazione) :si calcola la popolazione dei singoli paesi e si conta che chi ha meno sedie ha più abitanti.
Fase 2: rendersi conto della distribuzione ineguale della ricchezza a livello mondiale La metacarta rappresenta USA, Europa, una parte dell’Asia , l’Oceania tra i Paesi con maggior ricchezza per la presenza di risorse superiore al fabbisogno pro-capite della propria popolazione.
Questo planisfero tematico non rappresenta la divisione geografica tra nord e sud del mondo, ma una divisione economica: vediamo una limitata serie di Stati che gode di un alto livello di sviluppo mentre la maggioranza ha difficoltà a trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente
Fase 3 analizzare le zone soggetto alla violazione del diritto all’acqua
Strategia carta e racconti • I paesi con maggiore consumo d’acqua : • Brasile – Russia – Cina – Canada – Indonesia - Stati Uniti – India - Colombia –- Europa • All'estremo opposto , cioè fra i più poveri abbiamo: • Kuwait (senza acqua) – Malta – Singapore - Libia - Giordania • Attualmente 26 Paesi, per un totale di 232 milioni di abitanti possono essere considerati paesi con scarse risorse idriche. Tuttavia la quantità di acqua dolce disponibile sul pianeta terra è sufficiente per l'attuale popolazione mondiale. • Il problema è la cattiva distribuzione delle fonti sul pianeta - una non corretta politica di gestione - pensiamo all'acqua pio- vana che proprio perché non gestita provoca danni - i costi in termini di infrastrutture e di investimenti per il prelievo ed il trasferimento, pensiamo all'uso in termini di sprechi che viene fatto di questa risorsa dall'uomo e dai settori produttivi.
Fase 4 Analizzare il consumo di energia nei diversi Paesi del mondo
Strategia carta e racconti • I maggiori paesi consumatori di energia sono: • Usa • Canada • Australia • Norvegia • Israele • I PAESI CHE CONSUMANO POCA ENERGIA SONO: • Etiopia • Somalia • Angola • Malì • Niger
Paesi consumatori e Paesi produttori di petrolio Le due carte a confronto attestano che non esiste una corrispondenza tra paese produttore di petrolio e paese consumatore: gli Usa consumano più di quanto producono e viceversa la Russia produce più di quanto consuma….e l’Africa?
Strategia carta e racconti I Paesi a basso rischio sono alimentare sono: USA CANADA EUROPA AUSTRALIA GIAPPONE Ad altro rischio sono : CONGO SOMALIA ERITREA BURUNDI ANGOLA CONGO
Fame nel mondo, ‘affamiamo’ lo spreco di cibo • Se oggi dovessi descrivere la nostra società ai miei nonni o bisnonni, una cosa, credo, non riuscirei a spiegare. Oggi spendiamo molto più denaro e fatica in diete e cure, rispetto a quanto ne usiamo per procurarci da mangiare. Forse il più grande successo (ma solo in Occidente) dell’ultimo secolo è l’aver debellato la fame, ma negli ultimi decenni siamo andati incontro ad un problema antitetico, siamo all’overdose di cibo. Proprio la nutrizione costituisce una delle contraddizioni più aberranti della nostra epoca, a fronte di 842 milioni di persone che soffrono la fame, ci sono circa 1 miliardo e mezzo di obesi. Dati come questo hanno spinto Riccardo Valentini (premio Nobel per la Pace 2007 con l’IPCC) a riflettere sulla necessità di modificare l’attuale sistema di produzione e di consumazione del cibo. • La ricetta di Valentini non si basa su qualche ideologia ambientalista o terzomondista, ma su una constatazione di natura economica: l’attuale sistema è inefficiente e non sostenibile nel lungo periodo, tanto da poter divenire causa di una crisi alimentare profonda nei prossimi decenni. È necessario dunque agire per risolvere i tre paradossi del sistema della produzione alimentare attuale: un terzo della produzione mondiale viene buttata (quantità quadrupla rispetto a quella che servirebbe a relegare la “fame nel mondo” nei libri di storia), una grande percentuale di territorio viene usata per produrre biocarburanti o foraggio per bestiame e la già ricordata compresenza di obesi e persone che soffrono la fame. • ( da http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/16/fame-nel-mondo-affamiamo-lo-spreco-di-cibo/845496/)
Fase 6 Rendersi conto come l’apparato militare diventa una garanzia a sostegno della disuguaglianza attraverso il cartogramma delle spese militari mondiali Le due mappe “ a specchio” evidenziano come i paesi in cui si fanno le guerre sono quelli “poveri” mentre in quelli “ricchi” si producono armi.
Fase 7 Prendere atto della necessità di cambiare sistemi economici iniqui per tutti GUERRA DI TUTTI CONTRO TUTTI. L’attuale sistema economico è intrinsecamente basato sulla “guerra di tutti contro tutti”, sulla necessità di sopraffare gli altri. Il suo principio operativo è: “mors tua vita mea” (la tua morte è la mia vita e il mio successo). E' fondato sull'egoismo e sprona all'egoismo. Esso costringe gli individui a lottare gli uni contro gli altri, all’interno della lotta delle imprese e degli stati per conquistare il mercato. Si alimenta così nell’animo umano lo spirito di lotta e di guerra, e ne consegue una società pervasa di aggressività e violenza sia nei paesi ad economia industriale avanzata che nei paesi sottosviluppati. Certamente non è l’unico fattore scatenante le guerre e i conflitti, ma altrettanto certamente è uno dei principali. La concorrenza, ispirata dal mettere in primo piano il tornaconto personale contro quello degli altri, produce un conflitto perenne all'interno delle menti umane e del tessuto sociale. Conflitto fra chi produce e chi consuma, conflitto sui luoghi di lavoro, fra imprese dello stesso settore, fra popoli. La lotta verso le imprese dello stesso settore è aspra, non fa sconti: i nemici-concorrenti vanno distrutti o assorbiti, integrati. Ogni impresa è soggetta ad una continua tensione: deve abbassare il prezzo, alzare le prestazioni, sconfiggere la concorrenza o trovare comunque una nicchia di mercato. L'abbassamento del prezzo e l'innalzamento della qualità sarebbero obiettivi di per sé giusti, ma essi avvengono all'interno di un sistema malato e così il risultato reale tende ad essere il contrario: i prezzi reali si alzano e la qualità si abbassa. Se la capacità creativa, innovativa dell'umanità, fosse stata collocata in un contesto collaborativo, emulativo, valorizzativo delle capacità e talenti, avremo ora un grande benessere per tutti, un benvivere straordinario in tutto il pianeta. Ma l'ampliamento delle conoscenze e delle scoperte tecniche e scientifiche è avvenuto all'interno di un contesto in cui ogni scoperta viene usata per l'arricchimento personale e per il potere, invece che per il benessere e benvivere collettivo. L'atmosfera produttiva, per il contesto in cui è allocata, tende ad essere infestata di egoismo, invece che di altruismo, di sospetto verso l'altro invece che di apertura, di conflittualità invece che di collaborazione, di occultamento delle conoscenze invece che di trasmissione. Questo sistema è distruttivo: distrugge le merci, distrugge la pace interna degli individui, distrugge la qualità generale della vita. Dal punto di vista ecologico, la spinta all'interesse personale, ha prodotto una guerra d’annientamento verso l’ambiente e la natura http://web.resmarche.it/resmarche/docs/440.pdf
Nonostante i continui incrementi di efficienza nel produrre un singolo prodotto, i consumi di • risorse aumentano, provocando un maggior impatto sugli ecosistemi. • Consideriamo il caso dell’automobile che oggi, a parità di prestazioni, consumano il 30% in meno di quelle di 20 anni fa….I consumi di carburante però sono aumentati perché usiamo di più l’auto di • un tempo, possediamo due o più automobili per famiglia, le auto sono divenute mediamente più grandi e più potenti, meno costose e più accessoriate stimolando un aumento dei consumi (effetto rimbalzo) Paradosso dell’efficienza
Così possiamo dire per i telefonini e per la carta. Infatti si è affermato che l’uso dei computer e della posta elettronica, sostituendo la posta tradizionale, avrebbe dovuto condurre ad una diminuzione di consumo di carta. In realtà i dati sostengono che il consumo è enormemente aumentato. In altre parole il progresso stimola nuovi bisogni e trasforma, nel lungo periodo, l’immaginario collettivo conducendolo ad un aumento complessivo dei consumi, trasformando abitudini di vita.
(compro la scarpa Nike , non perché ho bisogno di scarpe e perché siano migliori, ma perché è un simbolo di appartenenza ad un gruppo: creazione di relazioni sociali virtuali attraverso il possesso di simboli comuni oppure compro il telefonino o l’i-pod di ultima generazione per lo stesso motivo) Solo un dato per intuire la responsabilità della pubblicità sull’immaginario collettivo: il budget mondiale della pubblicità è stato nel 2004 di circa 975 miliardi di dollari, superato solo dalle spese militari, mentre per la cooperazione internazionale si sono spesi 80 miliardi.
Fase 8 Pensare ad un sistema economico “ecologicamente” compatibile. . Discorso di un capo pellerossa della Nazione Indiana dei Duwamish al presidente degli Usa nel 1854 Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.
Noi potremmo capire se conoscessimo che cos'è che l'uomo bianco sogni, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell'uomo bianco si sono nascosti. E poiché si sono nascosti, noi seguiremo i nostri pensieri.Per i bianchi quello che conta è il denaro e quelli che chiamano i piaceri della vita, mentre per noi il piacere è questa vita che ci circonda, la vita è l'erba che cresce, sono quelli che ci stanno accanto, le nuvole, gli uccelli, tutte le cose vive che fanno la nostra famiglia.
Anche i bianchi spariranno, forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate tutto e una notte vi troverete soffocati dai vostri rifiuti; dov'è finito il bosco? E' scomparso. Dov'è finita l'aquila? E' scomparsa. E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza!
Fase 9 : pensare in maniera alternativa per progettare un sistema mondo più equo L’economia gandhiana della trusteeship Basata sull’opera di Gandhi, muove dal riconoscimento del fatto che l’economia è parte integrata dell’etica della buona vita comune. Il soggetto economico non deve attaccarsi all’interesse e al possesso, ma lavorare e agire nello spirito dell’ amministrazione fiduciaria (trusteeship). I talenti ci sono dati perché portino frutto per noi e i nostri cari, ma anche per gli altri: il lavoro è servizio. Il soggetto veramente operativo dell’economia è la comunità locale, che deve sviluppare i propri talenti e le proprie tradizioni per arrivare alla sussistenza economica e allo scambio commerciale dei propri prodotti tipici. La rilocalizzazione è dunque un criterio essenziale dell’economia. Questo modello è studiato e sperimentato in India soprattutto.
2. L’economia delle relazioni di dono Al di là dell’economia formale capitalista, in molte aree del mondo (Africa, Asia, America Latina) è praticata l’economia informale, dove “dono” non significa “regalo”, ma relazione di dono, dinamica di condivisione. Grazie a questa pratica alcune popolazioni sono riuscite a sopravvivere all’impatto con il modello occidentale.
L’economia di comunità Proposta da Adriano Olivetti e sperimentata a Ivrea, nasce dallo spirito cristiano della fraternità. La comunità locale (corrispondente alle dimensioni della provincia) deve essere intesa come un co-soggetto essenziale della democrazia. La rappresentanza democratica non può reggersi solo sul suffragio universale, va integrata come rappresentanza: a) delle comunità; b) delle forze del lavoro; c) della scienza e della ricerca. L’azienda agricola e quella industriale devono avere legame organico con il territorio e carattere comunitario; l’impresa è un bene comune, per cui alla proprietà privata deve affiancarsi la proprietà cooperativa e comunitaria. Nei luoghi di lavoro occorre la bellezza, la crescita spirituale, la democratizzazione.
Bioeconomia e movimento per la acrescita Nato dagli studi di Nicholas Georgescu-Roegen, economista rumeno, il modello della bioeconomia configura un’economia ecologica, che tiene conto della seconda legge della termodinamica o legge dell’entropia: per produrre qualcosa in realtà consumiamo energia e materia maggiori del prodotto stesso. Dobbiamo quindi orientare l’economia non alla crescita, né al mito dello sviluppo sostenibile, ma al risparmio, al riuso, al riciclo, al restauro, per mantenere aperto il futuro anche alle generazioni che verranno. Spese militari e spese di lusso vanno bandite. Tale tendenza, con la mediazione del pensiero di Ivan Illich, è stata sviluppata dal progetto delle decrescita – o “acrescita – di Serge Latouche, che punta a invertire la corsa alla crescita per instaurare la cura dei beni, delle risorse e anche dei consumi secondo criteri di sobrietà e di sviluppo dei beni relazionali più che di quelli materiali.
Economia di comunione ed economia civile Nata dall’intuizione di Chiara Lubich e dal movimento dei Focolari, unta a introdurre la logica della comunione nell’attività economica partendo dalla riconfigurazione dell’impresa e del suo fine naturale, finora, il profitto. Questo non va negato, ma ripensato in chiave comunionale e suddiviso nelle seguenti quote: una parte del profitto va all’imprenditore e a tutti i lavoratori, una parte per la solidarietà sociale, una parte per reinvestire nell’azienda in quanto bene comune, una parte per finanziare attività educative che formino persone all’altezza dello spirito di comunione. Da questa idea si è sviluppata una serie di studi sull’economia civile, dove si afferma che il mercato non va concepito come un luogo di guerra di tutti contro tutti, ma come un luogo di reciprocità dove si cerca il vantaggio comune. Luigino Bruni e Stefano Zamagni sono i principali esponenti di tale orientamento.
L’economia del bene comune Nata da un progetto dell’economista austriaco Christian Felber (vedi il suo libro L’economia del bene comune, Edizioni Tecniche Nuove, Milano 2012), sostituisce al Pil il Bilancio del bene Comune e subordina il profitto riducendolo a fine secondario dell’attività economica. Prevede la nascita di aziende del bene comune (più di 1200 imprese hanno aderito al progetto in Germania, Austria, Svizzera e Italia settentrionale), lo sviluppo del credito cooperativo e il ruolo di banche di proprietà pubblica e la chiusura pura e semplice delle Borse. Al momento è forse il progetto più dettagliato e vicino alla nostra situazione.
L’economia solidale, partecipativa e costituzionale E’ una galassia di studi di autori tedeschi, americani, francesi, inglesi che rilegge l’economia cercando le modalità della pianificazione democratica come terza via tra il dominio puro del mercato e quello dello Stato. Spesso il criterio fondante è il costituzionalismo e si traducono in chiave economica i principi delle Costituzioni democratiche. Autori principali: Peter Ulrich, Alfred Fresin e Michael Albert Alfred Fresin Le esigenze a base di utilità: una alternativa all'economia di mercato
Fase 10 Ripercorrere l’itinerario didattico DISUGUAGLIANZA NORD-SUD INGIUSTA DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI MERCATO DELLE ARMI E GUERRE NEL MONDO SVILUPPO ECONOMICO NON SOSTENIBILE INQUINAMENTO E PROBLEMA ECOLOGICO PROPOSTE ECONOMICHE ALTERNATIVE Competenza acquisita: capacità di pensare una società diversa