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Gita scolastica Mantova, Ferrara, Ravenna. Ferrara…. Palazzo dei Diamanti.
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Così denominato grazie alla particolarissima forma degli oltre 8.500 blocchi di marmo che compongono il suo bugnato, il Palazzo dei Diamanti è uno degli edifici rinascimentali più celebri al mondo. Progettato da Biagio Rossetti, il palazzo fu costruito per conto di Sigismondo d'Este, fratello del duca Ercole I d'Este, a partire dal 1493, e costituisce il centro ideale della cosiddetta "Addizione Erculea", vero e proprio raddoppio della città che Rossetti concepì per il duca.
Il palazzo fu acquistato dal Comune nel 1832. Al piano terreno sono situati gli spazi adibiti ad importanti esposizioni temporanee, organizzate da Ferrara Arte e dalle Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, mentre al primo piano l'edificio ospita la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, che conserva una collezione storico-artistica di eccezionale valore.
Palazzo Estense a Ferrara Nel 1264 Obizzo d’Este ebbe la meglio sulla rivale famiglia dei Salinguerra, potente famiglia di ispirazione ghibellina, e per oltre tre secoli la scena politica della città e del territorio di Ferrara fu dominata dalla famiglia d’Este. Questa continuità politica e amministrativa ha fatto si che lo splendore di Ferrara e della corte Estense crescessero verso un riconosciuto spazio tra le corti europee più prestigiose. Nella prima parte della signoria, in poco meno di centocinquant’ anni, Ferrara ebbe uno sviluppo urbano sorprendente e vide le proprie mura espandersi sino a quattro volte la loro estensione, vaste aree del Delta padano vennero bonificate, l’arte e la cultura vissero momenti di alto valore e risonanza.
Con Nicolò II d’Este si confermò definitivamente il potere della casata. Il popolo ferrarese stremato dalla carestia e dalla fame nel 1385 insorse contro i governanti con una rivolta cruenta tanto che Nicolò sentendosi in pericolo ordinò la costruzione del grande Castello di San Michele su progetto di Bartolino da Novara. Questo divenne il simbolo di un potere dispotico a dominio della città, definitivamente sottomessa. Un segno di grande forza politica e militare che tolse ogni velleità alle famiglie ferraresi di competizione con gli Este nel controllo della città.
L'origine architettonica del Castello di Ferrara risiede in un'antica torre di avvistamento già esistente all'inizio del XIII secolo ed inserita lungo la cinta muraria difensiva che allora delimitava la città medievale verso nord. La trasformazione fu effettuata erigendo un incamiciamento murario che dalle fondamenta saliva fino al primo piano e veniva a costituire attorno alla Torre un anello di spalti adatti ad accogliere artiglierie e macchine belliche. I quattro angoli, rinforzati da un maggior spessore murario, si presentavano come quattro piccole torri collegate tra di loro da un paramento suddiviso in tre arcate cieche. Nell'intercapedine tra la vecchia torre ed il nuovo paramento esterno vennero ricavati corridoi di collegamento orizzontale ed una rampa di servizio adatta alla risalita degli animali utilizzati per il trasporto degli armamenti e delle munizioni. La Rocca era circondata su tutti i lati da un fossato difensivo alimentato dal canale esterno alle mura.
L'architetto Bartolino da Novara progettò il maniero partendo dalla preesistente Rocca dei Leoni e la unì a tre nuove torri. Esse vennero disposte a quadrilatero e unite tra di loro da corpi di fabbrica più bassi che racchiudevano un cortile interno. Il castello fu coronato di merli su beccatelli e coperto di spioventi in coppi, come racconta Jacopo da Marano. La costruzione venne dedicata a san Michele, l’arcangelo che cacciò i ribelli dal paradiso, ed i lavori iniziarono il 29 settembre 1385. Bartolino realizzò quattro accessi al Castello, uno per ogni lato, racchiusi in tozzi avancorpi accostati alle torri alti come i corpi di fabbrica e collegati all’esterno ed alla cinta muraria con ponti levatoi e rivellini. Quando i lavori arrivarono al primo cordolo della zoccolatura di base, i cittadini videro le artiglierie estensi puntate anche contro la città. La base del Castello fu realizzata con una zoccolatura strombata che partiva dalle profonde fondamenta, poste oltre cinque metri sotto il livello dell’acqua del fossato, ed arrivava al piano terra incorniciata da un cordolo in pietra a torciglione. Il cordolo, alcuni bassorilievi delle torri e semplici dipinti sulle pareti intonacate, nastri o partizioni architettoniche, immagini votive sotto gli archetti dei beccatelli, erano gli unici elementi decorativi di questa macchina militare della fine del XIV secolo.
Per circa settant'anni l'aspetto dell'edificio rimase immutato così come la sua funzione strettamente militare, sede delle milizie estensi e di umide e tetre prigioni: "solitario, chiuso in se stesso, massiccio e compatto come una rupe, tutto spigoli e sproni a sghembo, con tagli netti decisi e frequenti con i propugnacoli e i contrafforti detti rivellini".
Dagli anni '80 è stata messa in atto una politica di recupero e valorizzazione del monumento che ha portato al restauro di diverse parti sino alla destinazione di tutte le parti artisticamente e stroricamente più interessanti da dedicare al percorso pubblico con la sola eccezione del piano secondo ove si trova ancora la sede della Provincia. Le mura, i colori, i dipinti, insomma ogni singolo elemento che compone questo castello lo rende, a mio aviso, il più bello tra i monumenti visitati e visti nel viaggio di istruzione di questo anno scolastico.