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Le rappresentazioni di genere di educatori/trici e genitori. Cosa emerge dalla ricerca?. Prof.ssa Manuela Gallerani CSGE - Centro Studi sul Genere e l’Educazione Dipartimento di Scienze dell’Educazione Università di Bologna. 18 ottobre 2012.
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Le rappresentazioni di genere di educatori/trici e genitori. Cosaemerge dalla ricerca? Prof.ssa Manuela Gallerani CSGE - Centro Studi sul Genere e l’Educazione Dipartimento di Scienze dell’Educazione Università di Bologna 18 ottobre 2012
IERI…E.Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine. L’influenza dei condizionamentisociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita (Milano, Feltrinelli, 1973) • Stati Uniti: Betty Friedan, La mistica della femminilità (1963). • OGGI…backlash, ‘contrattacco’ nei confronti delle donne = comportamenti/atteggiamenti che tendono a sminuire il lavoro e la condizione della donna (es. imposizione di determinati ruoli; idea tradizionalista e gerarchica della famiglia; linguaggio sessista dei mass media). Pari opportunità o ‘tetto di cristallo’? - Uso del tempo e ruoli di genere. Tra lavoro e famiglia nel ciclo di vita (Roma, Istat, 2012)
Il genere è... prodotto da un sistema normativo-culturale, da pratiche condivise, stili educativi e performance co-costruite o ri-negoziate dai gruppi e dai singoli Il genere prende forma nelle relazioni socio-culturali, ovvero lo ‘agiamo’...quindi educare al genere o ai generi? Dimensione della diversità veicolata da educatrici/tori e genitori
Il punto di vista dei genitori Motivi delle differenze nei comportamenti e negli atteggiamenti tra bambine e bambini: a) influenza dei familiari - genitori, nonni, zii, altri - (71,4%) b) predisposizione innata (60,7%) c) modelli osservati nel contesto sociale (53,4%) d) influenza dei compagni e degli amici (42,7%) e) educazione ricevuta nel contesto educativo/scolastico (38,2%) f) modelli trasmessi dai mass media (24,2%).
Interpretazione dei dati quando i genitori esprimono le loro rappresentazioni sul genere (quest.) sottostimano e sottovalutanosia il ruolo di educatori/trici (progettualità intenzionalmente educativa), sia quello dei mass media (nel reiterare falsi e distorti modelli di genere).
Inoltre… Nelle narrazioni (focus) e nei discorsi dei genitoriraramente l’identità di genere è considerata come un insieme di comportamenti e di scelte agite, co-costruite culturalmente e socialmente nelle interazioni. Sia le madri che i padri esplicitano visioni stereotipate ed essenzialiste del genere che ‘naturalizzano’ le differenze tra bambini/e (es. ascolto/dialogo-‘padre aquila’; codino)
Il punto di vista delle educatrici Motivi delle differenze nei comportamenti e negli atteggiamenti tra bambine e bambini: a) influenza dei familiari (92,2 %) b) modelli osservati nel contesto sociale (65,2%) c) predisposizione innata (ben 50,3%) d) modelli trasmessi dai mass media e) influenza dei compagni e degli amici (28,8%) f) educazione ricevuta nel contesto educativo/scolastico (25,0%)
Interpretazione dei dati Sottovalutazione del ruolo svolto dalla scuola e dai professionisti della cura (intervento educativo; pratiche di cura). Sottovalutazione del gruppo dei pari, che svolge invece un ruolo cruciale (socializzazione secondaria; processi identitari e di genere). Ingiustificato atteggiamento di autosvalutazione, rispetto al proprio impegno che si traduce in una quotidiana, intensa, ricca e intenzionale progettazione educativa. Svalutazionechesi attenua moltonelle narrazioni dei focus group.
Inoltre… Differenze risposte genitori, educatori/trici: i secondi rivelano maggiore consapevolezza rispetto al cruciale ruolo svolto dalla società, dalla cultura, dai mass-media nel determinare le diff. di genere. Ma…permane, (come terza opzione) l’idea stereotipata del genere ‘innato’, frutto ‘della natura’! Come invertire il trend? Il ‘professionista riflessivo’ (Schön, 1983): decostruire le visioni dominanti di genere (senso comune; media) che influenzano inevitabilmente le pratiche di cura e professionali.
Le rappresentazioni sottese… rappresentazioni stereotipate ed essenzialiste del genere che ‘naturalizzano’ le differenze tra bambine/i (S.B.Ortner, H.Whitehead 1981; Butler, 2004) => ambiguità/ambivalenze (es. il codino; b/o coi tacchi) alternate a: consapevolezze e saperi taciti che permettono agli educatori di decostruire o de-naturalizzarei processi che descrivono culturalmente il femminile e il maschile
Una differentemodalità di interpretare i ruoli di genere e il dialogo tra i generi rivela rappresentazioni e aspettative esplicite o implicite, riguardo al proprio essere donne e uomini. Aspettative che si riflettono, inevitabilmente, sulle pratiche di cura ed educative (si spiega cosi la naturalizz.)
Dalla Ricerca emerge: ampio interesse sul genere e l’educazione di genere ma scarsa consapevolezza (o ambiguità) rispetto a che cosa è e a come viene rappresentata, veicolata da madri/padri, nonni, educatrici/tori…
Insintesi… Il genere non qualifica solo una differenza individuale, ma come ‘costrutto culturale’ caratterizza di sé ogni situazione, rapporto, evento umano. Come le credenze culturali, così le credenze sul genere sono tanto pervasivee radicate da risultare paradoss. ‘invisibili’ ai membri di una determinata cultura
In ultima istanza Per genitorie educatori/trici si tratta di: a)prendere coscienza che l’educare non è mai neutro b)riflettere su reciproci ruoli e stili educativi, in funzione di una alleanza ed. La consapevolezza permette di de-costruire (a casa, a scuola, nella società) il linguaggio, i modelli e gli stereotipi che continuano a riproporre la sterile, violenta asimmetriadi potere tra i generi o...
O dicotomie come maschile/femminile; natura/cultura; valorizzazione del lavoro pubblico/svalutazione del lavoro di cura. Posto che riconoscere e de-costruire un lessico ambiguo e stereotipato rappresenta una straordinaria sfida pedagogica in direzione di…
un’alleanza educativa per la promozione di un’educazione di genere intesa come spazio democratico e di crescita reciproca (tra adulti e bambini/e) che valorizzi le differenze di tutti e di ciascuno. È una questione dimetodo/approccio (porsi delle domande; discutere e interrogarsi sui propri dubbi…)
Per uno sguardo privo di retorica sull’immaginario e i giochi preferiti dai bambini ricordo le tavole illustrate, realistiche e a tratti irriverenti di N. Heidelbach,‘Was machen die Mädchen?’… 18 ottobre 2012
Il genere, tra dimensione etica ed estetica bambini/e di Nikolaus Heidelbach 18 ottobre 2012
Inserire qui il testo o immagine qualsiasi 18 ottobre 2012