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Corso di Acquacoltura. Docente: Giovanni Piccolo, Dipartimento di Scienze Zootecniche e Ispezione degli Alimenti, Tel. 0039 (0)81 2536053, Fax 0039 (0)81 292981, e-mail: giovanni.piccolo@unina.it. Obiettivi del corso. Il corso intende fornire agli studenti:
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Corso di Acquacoltura Docente: Giovanni Piccolo, Dipartimento di Scienze Zootecniche e Ispezione degli Alimenti, Tel. 0039 (0)81 2536053, Fax 0039 (0)81 292981, e-mail: giovanni.piccolo@unina.it
Obiettivi del corso Il corso intende fornire agli studenti: le conoscenze relative alle tecniche di allevamento delle più importanti specie ittiche allevate in Italia, alle strutture e agli impianti in cui condurre tali pratiche di allevamento; le basi teoriche della nutrizione delle specie ittiche. le conoscenze delle pratiche di gestione delle avannotterie delle principali specie ittiche.
Programma del corso • Introduzione all’acquacoltura.Stato e prospettive dell’acquacoltura • mondiale. Aspetti economici legati all’acquacoltura • - Alcune tipologie di allevamento ittico in Italia. Impiantistica: • impianti off-shore, a terra, impianti estensivi, semi • intensivi ed intensivi • Elementi di oceanografia: parametri fisico chimici delle acque di • allevamento • -Tecniche di allevamento delle principali specie ittiche allevate: • allevamento della trota, allevamento della spigola e dell’orata. • Nutrizione e alimentazione delle specie ittiche. Allevamento degli • stadi larvali • Acquacoltura sostenibile e strategie per ridurre l’impatto ambientale • Elementi di ittiologia • - Sistemi a ricircolo • Possibilità di sviluppo dell’acquacoltura: introduzione di nuove • specie allevabili: la sogliola
Testi consigliati: • Appunti e dispense delle lezioni • Giordani e Melotti – Elementi di acquacoltura. • Edagricole • Saroglia e Ingle – Tecniche di acquacoltura • Edagricole • Cataudella e Bronzi - Acquacoltura Responsabile. Unimar- • Uniprom
Definizione: forma di allevamento di organismi acquatici (prevalentemente animali) attraverso il controllo parziale o totale del loro ciclo biologico e dei fattori ecologici che lo regolano e l’influenzano. L’acquacoltura comprende l’allevamento di organismi vegetali ed animali, in ambienti di acque dolci, salmastre e marine. Si prefigge di produrre per soddisfare la crescente domanda di prodotti che la pesca non può coprire. Introduzione all’Acquacoltura
Finalità: • Economiche: intese come lavoro che produce un reddito; • Sociali: produzione di alimenti di alto valore biologico; recupero produttivo di territori malsani e umidi; sbocco e travaso occupazionale (pescaacquacoltura); sfruttamento delle risorse naturali; • Eco-conservative: nelle zone malsane, tutela degli ambienti umidi e bacini inquinati, con miglioramento della qualità dell’acqua.; • Ricreative: approvvigionamento di pesci per pesca sportiva; acquariologia.
Un po’ di storia… L’allevamento di specie ittiche si è sviluppato in modo intensivo dopo la seconda guerra mondiale anche se… Antichi scritti cinesi, che vengono fatti risalire al 2100 a.c., testimoniano dell’allevamento della carpa in bacini artificiali; così pure documenti di epoca romana (III sec. a.c.), descrivono la pratica empirica di allevamento di numerose specie ittiche di mare in bacini chiusi, in cui veniva immessa acqua salmastra attraverso un’ingegnosa rete di canali. Da allora l’interesse per questi tipi di allevamento non si è mai spento, ma è soltanto in quest’ultimo cinquantennio che essi hanno imboccato la strada della tecnicizzazione ed hanno assunto le caratteristiche di una vera attività zootecnica.
Raffigurazione di un parco di allevamento dei molluschi (ostriaria) nella fiaschetta vitrea di Populonia. Una serie di pali infissi nel fondale, leggermente affioranti sul pelo dell’acqua, permetteva di ancorare una complessa griglia di elementi lignei e cordame, a cui venivano sospesi pergolari e cestelli. Sugli ostriaria si affacciano balaustre e portici colonnati che risultano fiancheggiati sui due lati da impianti speculari, caratterizzati da ripartizioni geometriche. (da: L’Itticoltura nell’Antichità, di Giacopini, Marchesini e Rustico, Collaborazione tecnico-editoriale dell’Enel, IGER, 1994).
La piscicoltura moderna occupa oggi un posto importante nel contesto delle attività zootecniche e va sempre più raggiungendo il livello di impresa industriale su due direttrici: piscicoltura agro-industriale e piscicoltura da ripopolamento.. • I principali fattori che ne hanno permesso lo sviluppo sono da ricercare in: • aumento demografico; • incremento medio di redditi e del tenore di vita; • aumento della richiesta di proteine animali; • diffusione e razionalizzazione della catena del freddo; • conoscenza della biologia delle specie di interesse zootecnico e • delle tecniche per allevarle in condizioni controllate. • Un altro fattore che ha stimolato il suo sviluppo è rappresentato dalla progressiva diminuzione nelle acque libere di pesci, molluschi e crostacei.
Quest’ultimo motivo desta notevoli preoccupazioni per più fattori: • i tempi necessari per riequilibrare le popolazioni di questi • animali sono molto lunghi; • l’ambiente idrico è stato saccheggiato dal modo di pesca di tipo • “duro” applicato pressoché in tutti i mari; • deleteri sono stati gli inquinamenti operati dall’uomo che hanno • distrutto molte aree adatte alla riproduzione e quindi • indispensabili per il ripopolamento naturale. • In questa situazione si deve alla lungimiranza di pochi imprenditori il merito di aver riscoperto un’attività vecchia di 3000 anni, ma più che mai attuale, utile e redditizia. Si tratta, in definitiva, di applicare all’ambiente acquatico la stessa strategia che sulla terra ferma, da millenni, ha permesso di sostituire la raccolta di vegetali con l’agricoltura, e la caccia con l’allevamento: l’attività di acquacoltura.
Tuttavia, per la sproporzione esistente tra il volume acqueo colonizzato dai pesci e quello utilizzabile dall’uomo a scopo di allevamento, non sarà mai possibile rimpiazzare totalmente la pesca. Le due attività devono completarsi consentendo alla pesca di adottare metodi meno distruttivi nel rispetto dei cicli riproduttivi degli organismi acquatici sfruttati e dell’ambiente, e all’acquacoltura di programmare e pianificare la produzione di specie richieste dal mercato. È accertato che la pesca mondiale non potrà superare un tetto produttivo stimabile al massimo intorno ai 150 milioni di tonnellate/anno.
Acquacoltura e pesca nel mondo L’acquacoltura continua ad essere l’attività produttiva a più rapida crescita mondiale nell’ambito delle produzioni animali. A partire dal 1984 si è sviluppata ad un tasso dell’11% per anno. In confronto, la crescita della pesca nello stesso periodo è stata solo dello 0,8%. Dalle stime FAO riportate nella tabella si rileva che negli ultimi anni le produzioni ittiche mondiali derivanti dalle attività di pesca e di acquacoltura continuano a seguire andamenti divergenti. Infatti, a fronte di una produzione annua del pescato relativamente costante o lievemente decrescente, si riscontra un continuo aumento delle produzioni dell’acquacoltura attestatesi nel 2007 intorno a 50 milioni di tonnellate
Evoluzione dell’uomo Allevatore Cacciatore Acquacultore Pescatore
I paesi leader dell’Acquacoltura mondiale sono Cina e India che insieme rappresentano ben oltre il 60% della produzione mondiale Le proiezioni FAO, fino al 2030, non prevedono sostanziali aumenti delle produzioni della pesca, tenuto conto dell’eccessivo sfruttamento delle risorse alieutiche e del ciclico verificarsi di eventi meteo-marini sfavorevoli (El Nino). Di conseguenza, si stima che l’aumento della domanda di pesce per far fronte al parallelo aumento demografico sarà sempre più sostenuto dalle produzioni dell’acquacoltura, che nell’anno 2030 raggiungeranno i 60 milioni di tonnellate.
L’Unione Europea produce circa il 3% in volume e il 4,3% in valore dell’intera produzione mondiale dell’acquacoltura. Nonostante il modesto contributo alla produzione globale, l’UE è il leader mondiale della produzione di alcune importanti specie quali: trota, spigola, orata, anguilla europea, rombo e mitili. Analogamente a quelle mondiali, le produzioni acquacolturali europee sono aumentate significativamente nel corso dell’ultima decade e rappresentano attualmente più del 30% in valore delle produzioni ittiche comunitarie. Questo incremento è stato parallelo alla diminuzione del pescato marino il cui valore, in alcuni stati membri come la Grecia, è risultato inferiore a quello delle produzioni d’acquacoltura.
Andamento della produzione dell’acquacoltura in Italia 1950 - 2007
In Italia la produzione da piscicoltura nel 2008 è stata di oltre 72.000 tonnellate, considerando sia le specie allevate in acque dolci, che quelle allevate in acque salmastre e marine. A livello nazionale la trota costituisce la specie più allevata con una produzione complessiva nel 2008 di 39.400 tonnellate provenienti da circa 360 impianti, pari a circa il 50% dell’intera produzione di pesce in Italia. Le specie eurialine, soprattutto spigola e orata, sono state sempre più allevate in Italia a partire dalla fine degli anni ’80, grazie alla grande diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo di impianti di riproduzione artificiale, che hanno messo a disposizione degli allevatori milioni di avannotti di buona qualità
Acquacoltura e pesca in Italia • Complessivamente (pesca+acquacoltura) la nostra produzione ittica è di circa 460.000 tonnellate (2008) che rappresentano circa il 40% del consumo interno. Ne deriva, quindi, la necessità di importare il 60% di pesci e prodotti derivati, con una spesa che supera i 10 miliardi di lire al giorno. • Questa cifra tende ad aumentare per due principali motivi: • il bacino del Mediterraneo, impoverito dal tipo di pesca distruttivo adottato per troppi anni, e che purtroppo continua, non consentirà a breve scadenza il normale, fisiologico ripristino dei cicli produttivi degli organismi sfruttati; • il consumo di prodotti ittici nel nostro paese ha superato i 20 Kg pro capite, avvicinandosi alla media dei 30 Kg pro capite della UE.
Allo scopo di non peggiorare il nostro già pesante bilancio agro-commerciale, non rimane che cercare di aumentare la produzione di questi alimenti mediante le pratiche di acquacoltura. L’Italia presenta enormi possibilità per le condizioni idrografiche ed ambientali, potendo contare su 8.000 Km di coste, 150.000 ha di lagune, 170.000 ha di bacini lacustri, abbondanza di acque sorgive in pianura e di acque pregiate provenienti dalle Alpi e dagli Appennini. Inoltre, gli allevamenti ittici consentono di utilizzare aree marginali ancora disponibili, possono integrarsi ed avvicendarsi con l’agricoltura e occupare un posto di rilievo nella difesa dell’ambiente.
Spigola Quali specie ittiche alleviamo ? Trota iridea Orata Trota fario Pesci carnivori: ai vertici della catena alimentare,in natura mangiano altri pesci; in allevamento mangiano mangimi a base di farina di pesce
Camminando da uomini primitivi in una savana decidereste di allevare… …gnu… …o leoni?
Specie carnivore attualmente allevate i cui prezzi sono diminuiti vertiginosamente per un surplus di produzione e per la concorrenza di altri paesi (Grecia e Turchia) Prezzo medio (Euro/Kg) dell’orata e del branzino dal 1990 al 2000 in Italia (API) 47
Quantità di pesce consumata per produrre 1 kg di pesce allevato (FIFO) In acquacoltura un punto assai dibattuto è determinare la quantità di pesce pescato necessaria a produrre 1 Kg di pesce allevato. Questo aspetto assume particolare importanza per le specie carnivore (salmone, trota, spigola, orata, ecc) la cui dieta è largamente rappresentata da farina di pesce.
FIFO (Fish In/Fish Out) Molti ricercatori hanno cercato di determinare per le diverse specie l’esatto FIFO. Nel 2008 Tacon e Metian presero a riferimento il Salmone determinando che per ogni kg di pesce prodotto erano necessari 4,9 di pesce pescato (FIFO = 4,9)