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S'egli è pur mio destino, e 'l cielo in ciò s'adopra, ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda, qualche gratia il meschino corpo fra voi ricopra, e torni l'alma al proprio albergo ignuda. La morte fia men cruda se questa spene porto a quel dubbioso passo; ché lo spirito lasso
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S'egli è pur mio destino, e 'l cielo in ciò s'adopra, ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda, qualche gratia il meschino corpo fra voi ricopra, e torni l'alma al proprio albergo ignuda. La morte fia men cruda se questa spene porto a quel dubbioso passo; ché lo spirito lasso non poria mai in più riposato porto né in più tranquilla fossa fuggir la carne travagliata et l'ossa. …………………………………… Se tu avessi ornamenti quant'ài voglia, poresti arditamente uscir del boscho et gir in fra la gente. • PETRARCA RVF, 126 (canzone) • a Chiare, fresche et dolci acque, • b ove le belle membra • C pose colei che sola a me par donna; • a gentil ramo ove piacque • b (con sospir' mi rimembra) • C a lei di fare al bel fiancho colonna; • c herba et fior' che la gonna • d leggiadra ricoverse • e co l'angelico seno; • e aere sacro, sereno, • D ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse: • e date udienzia insieme • E a le dolenti mie parole extreme. • Fronte (2 piedi), chiave, sirma (2 volte) CANZONE
* GIACOMO DA LENTINI, 20 Amor è un[o] desio che ven da core per abondanza di gran piacimento; e li occhi in prima genera[n] l'amore e lo core li dà nutricamento. Ben è alcuna fiata om amatore senza vedere so 'namoramento, ma quell'amor che stringe con furore da la vista de li occhi à nas[ci]mento. Che li occhi rapresenta[n] a lo core d'onni cosa che veden bono e rio, com'è formata natural[e]mente; e lo cor, che di zo è concepitore, imagina, e piace quel desio: e questo amore regna fra la gente. ABAB ABAB CDE CDE • PETRARCA, RVF, 3 (sonetto) • Era il giorno ch'al sol si scoloraro • per la pietà del suo Factore i rai, • quando i' fui preso, et non me ne guardai, • ché i be' vostr'occhi, donna, mi legaro. • Tempo non mi parea da far riparo • contra' colpi d'Amor: però m'andai • secur, senza sospetto; onde i miei guai • nel commune dolor s'incominciaro. • Tròvommi Amor del tutto disarmato, • e aperta la via per gli occhi al core, • che di lagrime son fatti uscio et varco: • però, al mio parer, non li fu honore • ferir me de saetta in quello stato, • a voi armata non mostrar pur l'arco. ABBA ABBA CDE DCE
PETRARCA RVF, 324 (ballata) • Amor quando fioria • Mia spene, e ‘l guidardon di tanta fede • tolta m'è quella ond'attendea mercede • Ahi dispietata morte, ahi crudel vita! • L'una m'à posto in doglia, • et mie speranze acerbamente à spente; • l'altra mi tèn qua giù contra mia voglia, • et lei che se n'è gita • seguir non posso, ch'ella nol consente. • Ma pur ognor presente • nel mezzo del meo cor madonna siede, • et qual è la mia vita, ella sel vede. • XYY AbcBaCcYY BALLATA
PETRARCA, RVF , 54 Perch'al viso d'Amor portava insegna, mosse una *pellegrina* il mio cor vano, ch'ogni altra mi parea d'onor men degna. Et lei seguendo su per l'erbe verdi, udì' dir alta voce di lontano: Ahi, quanti passi per la selva perdi! Allor mi strinsi a l'ombra d'un bel faggio, tutto pensoso; et rimirando intorno, vidi assai periglioso il mio viaggio: et tornai indietro quasi a mezzo 'l giorno. • PETRARCA, RVF , 52 • Non al suo amante più Diana piacque, • quando per tal ventura tutta ignuda • 3 la vide in mezzo de le gelide acque, • ch'a me la pastorella alpestra et cruda • posta a bagnar un leggiadretto velo, • ch'a l'aura il vago et biondo capel chiuda, • tal che mi fece, or quand'egli arde 'l cielo, • tutto tremar d'un amoroso gielo. MADRIGALE
Sestina di DANTE ALIGHIERI 19 La sua bellezza ha più vertù che petra, 20 e 'l colpo suo non può sanar per erba: 21 ch'io son fuggito per piani e per colli, 22 per potere scampar da cotal donna; 23 e dal suo lume non mi può far ombra 24 poggio né muro mai né fronda verde. 25 Io l'ho veduta già vestita a verde, 26 sì fatta ch'ella avrebbe messo in petra 27 l'amor ch'io porto pur a la sua ombra: 28 ond'io l'ho chesta in un bel prato d'erba, 29 innamorata com'anco fu donna, 30 e chiuso intorno d'altissimi colli. 31 Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli 32 prima che questo legno molle e verde 33 s'infiammi, come suol far bella donna, 34 di me; che mi torrei dormire in petra 35 tutto il mio tempo e gir pascendo l'erba, 36 sol per veder do' suoi panni fanno ombra. 1 Al poco giorno e al gran cerchio d'ombra 2 son giunto, lasso, ed al bianchir de' colli, 3 quando si perde lo color ne l'erba: 4 e 'l mio disio però non cangia il verde, 5 sì è barbato ne la dura petra 6 che parla e sente come fosse donna. 7 Similemente questa nova donna 8 si sta gelata come neve a l'ombra: 9 ché non la move, se non come petra, 10 il dolce tempo che riscalda i colli, 11 e che li fa tornar di bianco in verde 12 perché li copre di fioretti e d'erba. 13 Quand'ella ha in testa una ghirlanda d'erba, 14 trae de la mente nostra ogn'altra donna: 15 perché si mischia il crespo giallo e 'l verde 16 sì bel, ch'Amor lì viene a stare a l'ombra, 17 che m'ha serrato intra piccioli colli 18 più forte assai che la calcina petra. 37 Quandunque i colli fanno più nera ombra, 38 sotto un bel verde la giovane donna 39 la fa sparer, com'uom petra sott'erba.
Sestina di FRANCESCO PETRARCA, RVF 22 19 Non credo che pascesse mai per selva 20 sì aspra fera, o di nocte o di giorno, 21 come costei ch'i' piango a l'ombra e al sole; 22 et non mi stancha primo sonno od alba: 23 ché, bench'i' sia mortal corpo di terra, 24 lo mio fermo desir vien da le stelle. 25 Prima ch'i' torni a voi, lucenti stelle, 26 o torni giù ne l'amorosa selva, 27 lassando il corpo che fia trita terra, 28 vedess'io in lei pietà, che 'n un sol giorno 29 può ristorar molt'anni, e 'nanzi l'alba 30 puommi arichir dal tramontar del sole. 31 Con lei foss'io da che si parte il sole, 32 et non ci vedess'altri che le stelle, 33 sol una nocte, et mai non fosse l'alba; 34 et non se transformasse in verde selva 35 per uscirmi di braccia, come il giorno 36 ch'Apollo la seguia qua giù per terra. 1 A qualunque animale alberga in terra, 2 se non se alquanti ch'ànno in odio il sole, 3 tempo da travagliare è quanto è 'l giorno; 4 ma poi che 'l ciel accende le sue stelle, 5 qual torna a casa et qual s'anida in selva 6 per aver posa almeno infin a l'alba. 7 Et io, da che comincia la bella alba 8 a scuoter l'ombra intorno de la terra 9 svegliando gli animali in ogni selva, 10 non ò mai triegua di sospir' col sole; 11 poi quand'io veggio fiammeggiar le stelle 12 vo lagrimando, et disiando il giorno. 13 Quando la sera scaccia il chiaro giorno, 14 et le tenebre nostre altrui fanno alba, 15 miro pensoso le crudeli stelle, 16 che m'ànno facto di sensibil terra: 17 et maledico il dì ch'i' vidi 'l sole, 18 che mi fa in vista un huom nudrito in selva. 37 Ma io sarò sotterra in secca selva 38 e 'l giorno andrà pien di minute stelle 39 prima ch'a sì dolce alba arrivi il sole.
Dante: Ombra, colli, erba, verde, petra , donna Petrarca : Terra, sole, giorno, stelle, selva, alba