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PER UN MONDO LIBERATO DALLE MAFIE desio 18 novembre 2009. daniele cassanmagnago. Secondo l’ultimo rapporto (novembre 2008) della Confesercenti : la prima azienda italiana è la Mafia.
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PER UN MONDO LIBERATO DALLE MAFIEdesio 18 novembre 2009 danielecassanmagnago
Secondo l’ultimo rapporto (novembre 2008) della Confesercenti: la prima azienda italiana è la Mafia. la criminalità organizzata ha un fatturato annuo complessivo di circa 130 miliardi di euro e un utile che sfiora i 70 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti. il solo ramo commerciale della criminalità mafiosa e non, che incide direttamente sul mondo dell’impresa, ha ampiamente superato i 92 miliardi di euro, una cifra intorno al 6 % dell’intero Pil nazionale. Ogni giorno una massa enorme di denaro passa dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi, qualcosa come 250 milioni di euro al giorno, 10 milioni l’ora, 160 mila euro al minuto», I settori più redditizi e in crescita sono l’usura, che colpisce circa 180 mila commercianti, la contraffazione, il gioco e le scommesse clandestine e l’abusivismo, il cui giro di affari è attorno ai 10 miliardi annui. Mafia e camorra si infiltrano anche in importanti segmenti di mercato apparentemente più impermeabili, dalla macellazione ai mercati ittici, dalla ristorazione ai forni abusivi e i panifici illegali, dal settore turistico ai locali notturni e le onoranze funebri. ◘◘◘◘◘◘ (Le mafie in Italia sono più forti, economicamente parlando, di Fiat, Telecom e Mediaset messe insieme. Sono una holding che fattura l’equivalente di cinque leggi finanziarie dello Stato.) La prima azienda italiana si chiama mafia
MINISTERO DELL’INTERNO DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
Le mafie non sono una questione meridionale Fonte: DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
La Lombardia è la quarta regione italiana ad intensità mafiosa. Al dicembre 2006 risultavano confiscati alle mafie in Lombardia 488 beni immobili ma solo 242 destinati ad un uso sociale.
Una presenza diffusa in Lombardia ed in Brianza LA QUESTIONE ’Ndrangheta
Il fatturato della ’Ndrangheta Holding: 2,9% del Pil nel 2007 Ammonta a quasi 44 miliardi di euro il giro d’affari della ’Ndrangheta stimato dall’Eurispes per il 2007. Un fatturato fuorilegge pari al 2,9 % del Pil italiano pari, per l’anno in esame, a 1.535 miliardi di euro. Un dato che risulta ancora più evidente ed allarmante se messo a confronto con il Pil di alcuni paesi europei: il giro d’affari prodotto dalla ’Ndrangheta Holding e equivalente alla somma della ricchezza nazionale prodotta da Estonia (13,2 miliardi di euro) e Slovenia (30,4 miliardi di euro). Eurispes, “’Ndrangheta Holding – Dossier 2008”
Il settore più remunerativo traffico di droga con 27.240 milioni di euro (oltre il 62 % del totale dei profitti illeciti). Ammontare del fatturato nel campo dell’impresa pari a 5.733 milioni di euro. Le stime sul versante degli appalti pubblici truccati e della compartecipazione in imprese in genere mettono in evidenza un incremento della strategia d’infiltrazione negli appalti delle opere pubbliche da parte della criminalità organizzata calabrese. I soggetti imprenditoriali al servizio dei tentacoli della ’Ndrangheta ottengono indubbi vantaggi operando senza i vincoli e le regole della legalità. In particolare le imprese “mafiose” dispongono di ingenti risorse finanziarie provenienti dalle attività illecite che consentono loro di innescare meccanismi cospicui di autofinanziamento; penetrano i mercati di riferimento senza alcun principio di concorrenza, utilizzando al contrario strumenti e azioni di costante intimidazione; e, infine, mettono in campo misure per corrompere amministratori e pubblici funzionari per condizionare le procedure di gara. Eurispes, “’Ndrangheta Holding – Dossier 2008”
Tipologia di beni immobili confiscati alla ’Ndrangheta Anno 2006 Valori assoluti Tipologia Valore assoluto Abitazione 562 Terreno 363 Locale 122 Capannone 18 Altro 28 Totale 1.093 Fonte: Elaborazione Eurispes su dati dell’Agenzia del Demanio.
Tipologia di beni aziendali confiscati alla ’Ndrangheta Anno 2006 Valori assoluti Tipologia Valore assoluto Imprese individuali 35 S.n.c. 5 S.a.s. 9 S.r.l. 9 S.p.a. 1 Totale 59 Fonte: Elaborazione Eurispes su dati dell’Agenzia del Demanio.
“…questa mafia agisce e pensa contemporaneamente localmente e globalmente, controlla il territorio, segue e interviene nell’evoluzione dei mercati internazionali. …Abbandonati i sequestri di persona e continuando a controllare l’intero ciclo dell’edilizia, ha investito nella sanità, nel turismo, nel traffico dei rifiuti, nella grande distribuzione commerciale, assumendo anche un ruolo chiave nel controllo dei grandi flussi di denaro pubblico. Ha conquistato ruolo imprenditoriale e soggettività politica. 4. Tra passato e futuro
.. un soggetto criminale moderno …, …sicostituiscono le società miste, si appaltano i servizi pubblici, si scelgono i consulenti di chi governa, per determinare le grandi scelte del territorio. L’inserimento negli organismi elettivi sarebbe già di per sé pericoloso e inquinante, ma esso è a sua volta foriero di ulteriori infiltrazioni:la pratica delle assunzioni clientelari, degli affidamenti di lavori, di forniture e servizi a imprese collegate, consente di allargare sempre di più l’area dell’inquinamento mafioso, sino a stravolgere il mercato del lavoro al pari di quello degli appalti. La ‘ndrangheta diventa così oltre che soggetto imprenditoriale anche soggetto sociale, contribuendo a dare risposte drogate ai bisogni insoddisfatti dai limiti e dall’assenza di politiche pubbliche.”
RELAZIONE ANNUALE SULLA ’NDRANGHETA (Relatore: on. Francesco FORGIONE) Capitolo VII “Colonizzazioni. Milano e la Lombardia”, pag. 190 “…Nel settore dell’edilizia privata, sottoposto soprattutto nell’hinterland ad un controllo quasi monopolistico da parte delle cosche, il meccanismo di intervento che esprime tale controllo ed è stato già riconosciuto in alcune sentenze, è quasi sempre il medesimo. Inizialmente società operanti con capitali mafiosi ma intestate a prestanomi incensurati ed apparentemente privi di collegamento con i clan acquistano terreni agricoli ottenendo poi dai Comuni le relative licenze edilizie e facendo fronte agli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria. In un secondo momento le stesse società affidano la costruzione di unità immobiliari, attraverso contratti di appalto, a società in cui compaiono invece imprenditori o loro familiari legati in modo più diretto ai gruppi della ‘ndrangheta. Il pagamento del contratto di appalto non avviene poi in denaro bensì con la cessione di una quota, di solito il 50%, delle unità immobiliari costruite che l’impresa costruttrice vende subito ad altre società immobiliari anch’esse legate ai clan che rivendono a privati. Tale meccanismo consente quindi di porre degli schermi di salvaguardia tali da non attirare troppo l’attenzione sul reale beneficiario finale dell’attività edilizia e tutte le società coinvolte, che si alimentano con continui ingenti finanziamenti soci con i quali poi vengono pagate le reciproche prestazioni, hanno la possibilità di nascondere l’origine di somme provenienti dai traffici illeciti e di ottenere in modo abbastanza semplice flussi di denaro pulito….”
“… indagini recenti ed ancora in corso segnalano un nuovo interesse per gli appalti nel campo dell’Alta Velocità ferroviaria e nel campo del potenziamento dell’Autostrada Milano-Torino nelle sue tratte lombarde…”
RELAZIONE ANNUALE SULLA ’NDRANGHETA (Relatore: on. Francesco FORGIONE) Capitolo VII “Colonizzazioni. Milano e la Lombardia”, pag. 206 “…Avvalendosi delle potenzialità fornite dalla prima piazza economicofinanziaria a livello nazionale, la ‘ndrangheta attua il riciclaggio e/o il reimpiego dei proventi derivanti dalla gestione, anche a livello internazionale, di attività illecite (traffico di sostanze stupefacenti, armi ed esplosivi, immigrazione clandestina, turbativa degli incanti, ecc.), inserendosi insidiosamente nel tessuto economico legale, grazie all'esercizio di imprese all’apparenza lecite (esercizi commerciali, ristoranti, imprese edili, di movimento terra, ecc). …In definitiva, quanto alle caratteristiche peculiari delle organizzazioni criminali monitorate, è stato possibile individuare due distinte realtà territoriali, le quali hanno, però, mostrato un’incidenza criminale omogenea: • Milano ed il suo hinterland, quale centro nevralgico della gestione di attività illecite aventi connessioni con vaste zone del territorio nazionale; • area brianzola(Province di Milano, Como e Varese), dove il denaro proveniente dalle attività illecite viene reinvestito in considerazione della “felice” posizione geografica che la vede a ridosso del confine con la Svizzera e della ricchezza del tessuto economico che la caratterizza.
Le principali ‘ndrine sono: “Morabito-Bruzzaniti-Palamara”, “Morabito-Mollica”, “Mancuso”, “Mammoliti”, “Mazzaferro”, “Piromalli”, “Iamonte”, “Libri”, “Condello”, “Ierinò”, “De Stefano”, “Ursini-Macrì”, “Papalia-Barbaro”, “Trovato”, “Paviglianiti”, “Latella”, “Imerti-Condello- Fontana”, “Pesce”, “Bellocco”, “Arena-Colacchio”, “Versace”, “Fazzari” e “Sergi”. Geograficamente il territorio lombardo può essere così suddiviso: • A Milano ed hinterland opera attivamente la Cosca Morabito- Palamara-Bruzzaniti… • A Monza le “famiglie” Mancuso, Iamonte, Arena e Mazzaferro; • A Bergamo, Brescia e Pavia le “famiglie” Bellocco e Facchineri; • A Varese, Tradate e Venegono le “famiglie” Morabito e Falzea; • A Busto Arsizio e Gallarate la “famiglia” Sergi. RELAZIONE ANNUALE SULLA ’NDRANGHETA (Relatore: on. Francesco FORGIONE) Capitolo VII “Colonizzazioni. Milano e la Lombardia”,
Le categorie economiche maggiormente a rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata si possono indicare così: • costruzioni edili attraverso piccole aziende a non elevato contenuto tecnologico, che si avvalgono della compiacenza di assessori ed amministratori locali amici e si infiltrano negli appalti pubblici; • autorimesse e commercio di automobili; • bar, panetterie, locali di ristorazione; • sale videogiochi, sale scommesse e finanziarie; • stoccaggio e smaltimento rifiuti; • discoteche, sale bingo, locali da ballo, night clubs e simili (che implicano possibilità di conseguire ingenti incassi e di fare “girare” droga); • società di trasporti; • distributori stradali di carburante; • servizi di facchinaggio e pulizia; • servizi alberghieri; • centri commerciali; • società di servizi, in specifico, quelle di pulizia e facchinaggio. RELAZIONE ANNUALE SULLA ’NDRANGHETA (Relatore: on. Francesco FORGIONE) Capitolo VII “Colonizzazioni. Milano e la Lombardia”,
“….sequestro di un imponente arsenale a disposizione della ‘ndrangheta calabrese rinvenuto in un garage di Seregno nell’ambito dell’operazione “Sunrise” nel giugno 2006. L’arsenale era a disposizione di Salvatore Mancuso e del suo gruppo appartenente al clan di Limbadi(VV) da tempo sbarcato in Brianza. Un vero e proprio deposito di armi micidiali: kalashnikov, mitragliatori Uzi, Skorpion, munizioni e cannocchiali di precisione, bombe a mano. Le attività criminali accertate sono state le truffe, il traffico di droga e l’associazione a delinquere finalizzata all’usura. Il prosieguo dell’indagine consentiva l’ulteriore arresto complessivamente di 32 persone, originarie del Vibonese, indiziate di traffico di droga, usura e truffe. Le attività usurarie venivano praticate attraverso un membro dell’organizzazione, titolare di imprese edili ed altre società, che erogava a imprenditori in difficoltà prestiti con interessi fino al 730%. Le truffe avvenivano, con meccanismi complessi di mancati pagamenti, ai danni di società di lavoro interinale, conseguendo illeciti introiti per oltre 800 mila euro. Le indagini hanno messo in luce anche un elevatissimo gettito, proveniente dalle attività estorsive e valutato in circa 3 milioni di euro. RELAZIONE ANNUALE SULLA ’NDRANGHETA (Relatore: on. Francesco FORGIONE) Capitolo VII “Colonizzazioni. Milano e la Lombardia”,
“Sempre nel campo delle indagini patrimoniali va ricordato che presso la Procura della Repubblica di Monza è in corso un’attività in cui emerge per la prima volta una sinergia operativa in investimenti illeciti tra elementi della criminalità organizzata italiana e i gruppi stranieri. E’ emerso infatti che un soggetto cinese già condannato a morte in Cina per truffa aggravata intendeva trasformare un immobile di Muggiò, inizialmente destinato a un multisala cinematografico, in un grosso centro commerciale con stand di prodotti cinesi. Per realizzare l’acquisto dell’immobile, del valore di oltre 40 milioni di euro, sono stati presi contatti con esponenti della cosca Mancuso di Limbadi operante nella zona, cosca interessata alla possibilità di realizzare tramite tale iniziativa il riciclaggio delle proprie liquidità. Le verifiche in merito a questo fenomeno certamente nuovo sono ancora in corso.” RELAZIONE ANNUALE SULLA ’NDRANGHETA (Relatore: on. Francesco FORGIONE) Capitolo VII “Colonizzazioni. Milano e la Lombardia”,
Per saperne di più: • http://www.interno.it/dip_ps/dia/index.htm • http://www.camera.it/_bicamerali/nochiosco.asp?pagina=/_bicamerali/leg15/antimafia/home.htm • http://www.libera.it • ……… • Enzo Ciconte, “Storia criminale. La resistibile ascesa di mafia, ‘ndrangheta e camorra dall’Ottocento ad oggi.” Universale Rubattino, 2008; • Francesco Forgione, “’Ndrangheta. Boss luoghi e affari della mafia più potente al mondo”, Baldini Castoldi Dalai editore, 2008 • Enzo Ciconte, “Processo alla ‘Ndrangheta”, Laterza Editore, 1996 • Enzo Dell’Olio, “Mafie del Nord”, Edizioni Punto Rosso, 2007 • Mario Portanova, Giampiero Rossi, Franco Stefanoni, “Mafia a Milano”, Editori Riuniti, 1996 • ….. • Artt. Giornali e riviste
Alcuni fatti ripresi dalLa stampa e dall’informazione brianzola
da Il Giorno 01 December 2008 Sangue e denaro, è ’ndrangheta express articolo di DARIO CRIPPADal sequestro di un arsenale a Seregno alle discariche di rifiuti pericolosi— MONZA — LA ‘NDRANGHETA in Brianza corre forte. Come un treno espresso. Produce morti ammazzati, sparatorie, intimidazioni, sangue. Ma, soprattutto, macina milioni di euro e riesce a infiltrarsi a tutti i livelli, economici e politici, del tessuto sociale. Lo si può comprendere anche da piccoli episodi, che spesso corrono il rischio di passare quasi inosservati. Oltre un anno fa l’operazione Uova del Drago aveva permesso alla Polizia di decapitare una pericolosa cosca attiva nella provincia di Vibo Valentia accusata di diversi reati, dall’associazione a delinquere all’estorsione all’omicidio. All’appello mancavano però gli ultimi due uomini della cosca. Quando finalmente la Polizia li ha catturati, ha scoperto che la rete che li proteggeva arrivava con i suoi fili sino in Brianza, visto che i documenti dietro cui si nascondevano erano stati rilasciati dal Comune di Giussano. I proiettili però fanno più rumore. Negli ultimi otto mesi, spingendoci fino a Legnano, si sono contati tre omicidi di stampo mafioso. Lo scorso week-end un duplice tentato omicidio ha riguardato Mezzago. Pochi giorni prima, un altro delitto c’era stato a Lecco. In più, nel giro degli ultimi due anni si sono registrati almeno una decina di attentati intimidatori fra Giussano, Desio e Barlassina. Infine, pochi mesi fa, la Polizia provinciale ha scoperto come fra Desio e Giussano la ’ndrangheta avesse seppellito migliaia di tonnellate di rifiuti tossici, con centinaia di camion che viaggiavano giorno e notte guidati da manovalanza imbottita di cocaina.
LA COMMISSIONE PARLAMENTARE lo aveva denunciato nella sua ultima relazione: Milano e la Lombardia rappresentano la metafora della ramificazione tentacolare della ’ndrangheta in tutto il Nord. Una mafia liquida, capace di mimetizzarsi, di presentarsi con la faccia pulita, in giacca a cravatta, col denaro da far fruttare in imprese apparentemente legali: un camaleonte. Per capirci qualcosa, bisogna però tornare a due anni fa e a un’indagine di carabinieri e Procura di Monza. In un garage di Seregno, di proprietà di Salvatore Mancuso, indicato dagli inquirenti come il capobastone in Brianza, nella zona fra Seregno e Giussano, dell’omonimo clan, viene ritrovato un arsenale da guerra: kalashnikov, mitragliatori, cannocchiali di precisione, bombe a mano. Alla fine dell’inchiesta, denominata Operazione Sunrise, vengono arrestate 32 persone, originarie della provincia di Vibo Valentia, dove domina da anni il clan Mancuso, che ha una roccaforte in Brianza. Sono accusati di truffa, traffico di droga, associazione a delinquere finalizzata all’usura. Arrivavano a erogare a imprenditori in difficoltà prestiti a tassi di interesse fino al 730%: quando l’imprenditore non pagava, assumevano il controllo della sua società. Dopo l’operazione Sunrise arrivano il vuoto di potere, gli attentati intimidatori e, il 27 marzo scorso, il delitto: sotto la sua casa di Verano Brianza, Rocco Cristello viene ucciso in un agguato .NON È un personaggio qualunque: secondo gli inquirenti è un uomo del clan Mancuso e sarebbe coinvolto nell’affare Cinamercato, una torbida operazione che ha al suo centro la riconversione a Muggiòdi un multiplex in un centro commerciale di merce cinese. Un’operazione da 40 milioni di euro, in cui vorrebbe entrare, al fianco di uno strano imprenditore cinese, proprio la ’ndrangheta, che intende trasformare il centro commerciale in una «lavanderia» per riciclare denaro sporco. Ad attirare tanto la criminalità organizzata, in Brianza, è proprio la possibilità di riciclare fiumi di denaro. Lo dimostra anche un’altra l’operazione Face/Off, svolta dalla Guardia di Finanza di Monza. Al centro c’è un criminale di origini campane, secondo gli inquirenti legato alla Camorra, che dopo un passato da contrabbandiere e usuraio aveva depositato vagonate di denaro in banche svizzere. Per riappropriarsene, visto che era stato sottoposto a sorveglianza speciale, aveva messo in piedi decine di società immobiliari intestate a parenti e prestanome con cui aveva acquistato terreni ed edifici in mezza Brianza. Un patrimonio da oltre 97 milioni di euro.
“…Il Pubblico Ministero Walter Mapelli: «Giacca, cravatta e facce per bene, la criminalità calabrese si mimetizza in società e istituzioni» «LA ‘NDRANGHETA non è soltanto la capacità di mimetizzazione nella società, di presentarsi agli occhi esterni con la faccia perbene e in giacca e cravatta, non sono i fatti di sangue delle cronache. La ‘ndrangheta è innanzitutto uno stile di vita. Una persona è ‘ndranghetista soprattutto, e prima di tutto, nei comportamenti». WALTER MAPELLI, pubblico ministero alla Procura presso il Tribunale di Monza, conosce bene la «mafia» calabrese. All’inizio della sua carriera da magistrato ha avuto a che fare con personaggi legati alla ’ndrangheta. E sa quali sono le caratteristiche dello stile di vita di un ‘ndranghetista: “Malcelato senso dell’esistenza, prepotenza anche verso amici e complici, grande importanza al valore della famiglia, che è tutto, è quella che garantisce aiuto e protezione in qualunque situazione». INDAGA, il pm Mapelli. È il suo mestiere. E sa che l’ndrangheta qui in Brianza «è attiva soprattutto nel settore immobiliare e dell’edilizia, dove i soldi girano in banconote e non lasciano tracce tramite bonifici o assegni», mentre ancora «non abbiamo evidenze di riciclaggio finanziario». Ma sa bene che infiltrazioni ci sono. Non soltanto nelle attività imprenditoriali, ma anche nelle istituzioni. C’è la macchia nera nel bianco della società pulita. Ma attorno alla macchia nera ci sono anche le macchie grigie.E RICORDA il caso di Desio. Inizio anni Novanta. Quando fra i banchi del Consiglio comunale sedeva anche l’attuale sindaco di Monza, Marco Mariani. L’allora direttore sanitario dell’ospedale di Desio venne preso di mira da qualcuno che esplose contro la sua auto alcuni colpi di pistola dal lato del passeggero. Un atto intimidatorio. Come quando venne dato fuoco a Villa Tittoni, allora sede dell’ufficio tecnico comunale, «sinonimo di Piano regolatore e di interessi e affari miliardari», sottolinea il primo cittadino monzese, che ricorda quei giorni, ma soprattutto quel periodo, come fosse oggi. Ma «sarebbe interessante sapere che fine hanno fatto, oggi, il capo dell’ufficio tecnico e il direttore sanitario di Desio», si interroga il pubblico ministero.LO FA pur sapendo già la risposta: «Hanno fatto carriera». Lo dice, e lo sottolinea, perché «quei pesanti atti intimidatori sono stati commessi da persone con cui le vittime, che ricoprivano un ruolo importante nelle istituzioni pubbliche, avevano in qualche modo avuto a che fare». Con questo «non si vuol dire che quelle persone avevano rapporti con associazioni criminali». E’ solo la dimostrazione del «perbenismo» che la ‘ndrangheta è in grado di mostrare.VUOL DIRE che innanzitutto «le istituzioni hanno dimostrato un’incapacità di fare chiarezza al proprio interno - mette i puntini Walter Mapelli-, vuol dire che ci sono rapporti ambigui, oscuri, opaci. Occore avere delle istituzioni che siano in grado di fare, prima di ogni altra cosa, chiarezza indipendentemente dall’aspetto giudiziario».” Estratto da “Il Giorno” «Niente più uomini d’onore in Brianza» articolo di MARCO GALVANI
da Il GiornoIl Procuratore Antonio Pizzi:«È la ’ndrangheta dei colletti bianchi» articolo di DARIO CRIPPA Il magistrato invita a tenere i fari accesi sulla penetrazione della criminalità— MONZA —ANTONIO PIZZI, procuratore capo di Monza, ha imparato a conoscere bene, da quando è in città, cosa significhi la ’ndrangheta per il territorio brianzolo. Si è trovato alle prese con un delitto eccellente, quello di Rocco Cristello il 27 marzo scorso a Verano Brianza. Un delitto che chiamava in causa anche un tentativo delle cosche di stringere un patto con uno strano imprenditore cinese e infiltrarsi nella riconversione da quaranta milioni di euro di un cinema multisala a Muggiò in un centro commerciale di merce cinese.HA COORDINATO le indagini che hanno portato alla scoperta dell’arsenale da guerra del clan Mancuso di Limbadi, attivo nella zona fra Giussano e Seregno, e, con l’operazione Sunrise, ha arrestato 34 persone accusate di reati che vanno dall’associazione a delinquere all’estorsione, dall’usura allo spaccio di sostanze stupefacenti.Di recente, si è ritrovato per le mani anche un caso di traffico di rifiuti tossici, sempre a opera della ’ndrangheta, che ha fatto molto scalpore: i clan riuscivano infatti a seppellire in alcuni terreni sparsi fra Desio e Seregno tonnellate di rifiuti pericolosi.Dottor Pizzi, cosa sta succedendo in Brianza?«Occorre tenere i fari accesi perché si tratta di un tipo di criminalità consociativa molto insidiosa. Una criminalità che si manifesta solo in parte per le classiche attività di estorsione, usura e spaccio di droga. Si dirige ormai verso obiettivi più grandi come la pubblica amministrazione e per farlo ha bisogno di silenzio. Il fenomeno estorsivo fa di sicuro più clamore, non l’aggressione al patrimonio dello Stato o alla cosa pubblica cui stiamo assistendo ora.Faccia un esempio.«Se andiamo a costruire su un’area che doveva essere riservata a un giardino pubblico, ci troviamo davanti a un’aggressione molto più subdola».Per riuscire in questo genere di imprese, la ’ndrangheta però non agisce da sola, ma sembra contare su alleati insospettabili, che agiscono a un livello più alto. «I colletti bianchi rivestono un ruolo importantissimo, prestano la faccia pulita, sono quelli di cui non si dovrebbe mai sospettare: lo ripeto, la ’ndrangheta ormai è una criminalità più insidiosa. Non bisogna smettere mai di avere il senso critico delle cose, perché spesso quello che sembra normale in realtà non lo è».
Di recente si è scoperto che due pericolosi latitanti, ricercati da nove mesi dalla Polizia, si nascondevano (anche) dietro documenti rilasciati da un Comune brianzolo.«Appunto, le infiltrazioni possono essere a tutti i livelli: occorre fare grande attenzione»Occorre guardare anche alla politica?«Il primo insediamento di solito avviene nella sfera amministrativa, con l’inserimento di soggetti che rispondono a chi li ha infiltrati invece che alla pubblica amministrazione: si tratta di un vero e proprio cavallo di Troia, poi agiscono dall’interno sfruttando un punto di osservazione privilegiato, passano le notizie riservate a chi agisce da fuori».E per quanto riguarda i politici propriamente detti, quelli che si presentano alle elezioni?«Anche le associazioni criminali votano e fanno confluire i voti su personaggi che possono rispondere alle loro esigenze: non lo scopro certo io, avviene in genere da sempre. Gli ’ndranghetisti stanno infettando tutto il territorio, non sono più limitati alla terra d’origine. Ne raccogliamo i segnali quotidianamente, segnali che ci dicono che i clan hanno trapiantato le loro succursali, anche se operano non di certo slegati dalla loro terra di origine»………Quali sono i campi in cui preferiscono operare oggi le cosche?«Non è più tanto lo spaccio di droga, che personalmente considero ormai un’attività più spicciola, in cui subiscono la concorrenza enorme dei gruppi criminali stranieri. Anche il traffico di rifiuti non credo sia un’attività prevalente, penso si tratti piuttosto di una questione marginale. Oggi la ’ndrangheta, in Brianza, punta a bocconi più grossi, si infiltra nelle pubbliche amministrazioni, opera nel movimento terra, nel riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite. Il vero allarme è l’acquisizione di aree edificabili e l’estromissione dei concorrenti, ricorrendo ad avvertimenti intimidatori che puntano a dissuadere chi potrebbe, con la sua attività, andare a tagliar loro la strada».
Un’organizzazione capace di adeguarsi all’ambiente per evitare di attirare l’attenzione Da L’Esagono di Simona Calvi Ndrangheta: le mani sulla provincia Un’organizzazione capace di adeguarsi all’ambiente per evitare di attirare l’attenzione .La mafia a Milano non era mai esistita. Poi arrivò la Duomo Connection e anche i più scettici dovettero ricredersi. La ‘Ndrangheta in Brianza, questa sconosciuta. C’è voluto del tempo, ma alla fine qualcuno se n’è accorto. E i risultati sono nero su bianco nella relazione annuale della Commissione parlamentare d’inchiesta presentata pochi giorni fa dall’onorevole Francesco Forgione. Ci sono Monza e Seregno, c’è la Brianza comasca dove la ‘Ndrangheta gestisce locali e ricicla il denaro sporco. C’è Desio e pure Giussano. Nero su bianco. La Brianza ospita le famiglie dell’élite calabrese. Mazzaferro, Iamonte, Mancuso e Arena. Liquida, come la definisce l’onorevole Forgione, “invisibile come l’altra faccia della luna”. Parola del procuratore della Florida, Julie Tingwall che così, vent’anni fa, definiva le cosche in America. Com’era avvenuto per la mafia siciliana, l’infiltrazione è cominciata con i soggiorni obbligatori. Anni Sessanta. Dopodiché è partita la colonizzazione. Non si spara in Brianza. Si fanno soldi e affari: con l’usura, il narcotraffico (“la più potente sul piano del traffico di cocaina mediando fra le due rotte, quella africana e quella colombiana - si legge nella relazione - capace di procurarsi e procurare micidiali armi da guerra e di distruzione”) e gli investimenti nei locali pubblici e nell’edilizia. Sono almeno quattro le famiglie che nelle 203 pagine vengono indicate come radicate sul territorio.
CLAN IAMONTE (DESIO)Originari dell’area di Melito Porto Salvo, sono attualmente capeggiati da RemigioIamonte. La cosca secondo la relazione “è ricca di attività nel settore edilizio, pubblico e privato”. CLAN MAZZAFERRO (MARIANO)Origine: Gioiosa Ionica. Negli anni ’90, le dichiarazioni di Calogero Marcenò, un capobastone che viveva a Varese “avevano svelato l’esistenza di numerosi locali della ‘Ndrangheta in Lombardia, in particolare nella provincia di Como”. CLAN MANCUSO (SEREGNO E GIUSSANO)Originari di Limbadi, esercitano una forte egemonia anche sul porto di Gioia Tauro. Incontrastato il predominio nella provincia di Vibo. Specializzati in sostanze stupefacenti e nel traffico d’armi. “In relazione alle proiezioni nazionali dei Mancuso - scrive l’onorevole Forgione - la loro presenza in Lombardia è ampiamente nota. L’11 giugno 2006, a Seregno, i carabinieri di Monza hanno rinvenuto un vero e proprio arsenale costituito da numerosi fucili mitragliatori, pistole mitragliatrici, armi comuni lunghe e corte, munizioni da guerra e comuni, bombe a mano ed altro, col conseguente arresto nella flagranza di Salvatore Mancuso di Limbadi”. ARENA (NORD BRIANZA)La famiglia è originaria di Isola Capo Rizzuto. Lo scontro fra gli Arena e i Nicoscia, sin dal 2003 ha fatto registrare numerosi episodi di sangue sul territorio calabrese.
Omicidio di mafia ieri sera alle 23 a veranobrianza MILANO Una lotta tra cosche di ‘ndrangheta per il controllo di alcuni affari, come spaccio, riciclaggio ed estorsione. Questo lo scenario nel quale e’ maturato l’omicidio di Rocco Cristello pregiudicato di 47 anni, freddato a colpi d’arma da fuoco ieri sera poco dopo le 23 sotto alla sua abitazione di Verano Brianza. Cristello era affidato in prova ai servizi sociali per finire di scontare un pena di otto anni per traffico di stupefacenti. La vittima originaria di Mileto Vibo Valentia sarebbe legata al clan Mancuso. Agr
Desio, confiscata casa alla ‘ndrangheta Il Giorno - Brianza Di Alessandro Crisafulli DESIO - L’Agenzia del Demanio ha deciso per la confisca di un’abitazione e di alcuni terreni, alla periferia di Desio, appartenenti a un esponente della ‘ndrangheta. Un provvedimento, quello emesso dall’organismo che fa capo al Ministero dell’Economia e della Finanza, che spiazza la famiglia che vive in quella casa, completamente estranea alle attività illecite del proprietario, ma che adesso si trova costretta a fare le valigie e liberare l’appartamento, trovando d’urgenza una nuova soluzione. “Hanno fino al 30 marzo per lasciare libero l’edificio - spiega il sindaco Giampiero Mariani, che nella Giunta comunale di settimana scorsa ha preso atto del provvedimento dell’Agenzia dello Demanio -, altrimenti dovranno intervenire le forze dell’ordine per lo sgombero”. Il primo cittadino ha giàparlato con la famiglia, spiegando la situazione: “E’ una famiglia di quattro persone adulte - dice Mariani -, tutta gente per bene, che non sapevano nulla del proprietario. Pagavano un affitto di circa 600 euro al mese. Adesso devono arrangiarsi in qualche maniera,come Comune non possiamo fare niente, anche perchè non ci sono minori o condizioni di difficoltà particolari”. La casa si trova in viaMulino Arese, all’estrema periferia nord-ovest della città, proprio al confine con CesanoMaderno. La confisca riguarda l’edificio con tutte le sue pertinenze, garage, deposito, un rudere, più il terreno attorno. Stessa sorte anche per un altro terreno di circa 420 metri quadri di proprietà dello stesso soggetto, C.L., che si trova in carcere in Calabria. Il provvedimento è giunto a seguito della comunicazione del 9 novembre 2007 dell’Agenzia del Demanio, relativa all’esecutività definitiva del decreto del tribunale di Reggio Calabria del 7 gennaio 2005 a carico del C.L., aseguito della sentenza del 26 giugno 2007 della Suprema Corte. Nella Giunta di settimana scorsa l’Amministrazione comunale, dal canto suo, ha approvato la futura destinazione d’uso dell’immobile: “Adesso passerà allo Stato che poi la girerà al Comune – spiega Mariani -. In quell’area è previsto un piano di lottizzazione conla costruzione di un nuovo edificio e questo sarà vincolato, nel senso che dovrà essere necessariamente di edilizia sociale”. Secondo quello che è lo sforzo sempre maggiore dello Stato, dunque, anche se spesso fra intoppi e lungaggini, una realtà in qualche modo “macchiata” andrà a trasformarsi in una opportunità per il territorio, in particolare per le tante famiglie in difficoltà a comprare una casa per i prezzi vertiginosi delle stesse. Una decisione che ha già ricevuto il via libera dello Stato, in quanto può rientrare nei termini della legge 109/96 che prevede le “Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati”. Il Comune ha deciso di amministrare direttamente il bene, tralasciando l’altra possibile ipotesi di assegnarlo in concessione a titolo gratuito a comunità, enti e organizzazioni di volontariato o cooperative sociali.
La questione: le opere pubbliche (quelle che servono) vanno fatte, ma col massimo livello di attenzione su concessioni, gare d’appalto (lavori, forniture e servizi), sub-appalti, ecc.
Rapporto D.I.A. 1° semestre 2006 “3. Appalti pubblici Con riguardo ai tentativi di penetrazione della criminalità organizzata nei circuiti legali dell’economia, un ruolo di rilievo va, senz’altro, assegnato ai tentativi di infiltrazione criminale negli appalti pubblici, come evidenziato dalle esperienze investigative che hanno dimostrato come il mercato delle commesse pubbliche possa costituire una fonte privilegiata di approvvigionamento di ricchezza e di profitti illeciti per i sodalizi mafiosi. In tale contesto la DIA svolge un ruolo centrale nel sistema di monitoraggio degli appalti pubblici relativi alle cc.dd. “ Grandi Opere” per la prevenzione e la repressione dei tentativi di infiltrazione mafiosa …. In particolare, la DIA, nel corso dei primi sei mesi del 2006, ha effettuato 21 monitoraggi di imprese impegnate nei grandi lavori pubblici, che hanno riguardato anche 337 società collegate. I soggetti controllati sono stati 1.301…Gli esiti degli accertamenti esperiti hanno consentito alla Direzione di avviare articolate investigazioni giudiziarie coordinate dai competenti Pubblici Ministeri, nonché l’attivazione - proprio sulla scorta delle risultanze degli accessi ispettivi adeguatamente approfonditi in sede centrale - dei poteri di intervento antimafia del Prefetto ai fini dell’adozione da parte delle competenti Stazioni Appaltanti dei provvedimenti di rigore nei confronti delle imprese risultate controindicate (rescissione dei contratti o revoca delle autorizzazioni dei subappalti)…”
nel corso del 2008 “Con particolare riguardo all’attività di investigazione preventiva in materia di infiltrazione mafiosa nelle c.d. “grandi opere” la D.I.A. ha proceduto al monitoraggio di imprese impegnate nella realizzazione di opere pubbliche attraverso il controllo di 684 società ed imprese collegate, con una verifica complessiva della posizione di 3.144 persone fisiche.” http://www.interno.it/dip_ps/dia/pagine/2008.htm
La Dia passa al setaccio le società delle grandi opere. Parla il direttore della divisione di Torino Gian Antonio Tore NICCOLÒ ZANCAN, TORINO da La Stampa.it L’ultima frase, prima dei saluti: «Comunque la musica la suoneremo, e anche bene». Non adesso. Non ancora. Perché l’indagine della Dia, sugli intrecci fra appalti pubblici e imprese in odore di mafia, è solo all’inizio. Parla Gian Antonio Tore, direttore della divisione investigativa antimafia di Torino. «L’ordinanza di custodia cautelare per ora si focalizza sull’Ediltava e riguarda solo un aspetto, quello in cui il riciclaggio è acclarato. Ma la nostra indagine è molto più ampia. Siamo partiti da altre società». Perché è così difficile immunizzare il sistema dalle infiltrazioni mafiose? «I controlli ci sono e ci sono stati. Ma la società che si presenta alla grossa impresa che ha vinto l’appalto - e spesso parliamo di imprese di caratura internazionale - manda avanti soggetti puliti. Candidi. Non hanno precedenti penali. Vada lei a scoprire chi sono gli amici di queste persone». Non ci vuole un nullaosta? «La prefettura deve rilasciare un nullaosta antimafia per tutti gli appalti superiori ai 12 mila 500 euro. Ma sottoposti a una radiografia i concorrenti hanno tutti i requisiti richiesti». Come si possono avere controlli più approfonditi? «È una domanda terribile. Quando è venuta fuori la storia dell’Italcementi, partita da Bergamo ed arrivata in Sicilia, con dietro evidenti interessi mafiosi, si era corsi ai ripari. L’ex procuratore nazionale antimafia Vigna aveva stilato un decalogo per l’imprese. Una serie di accorgimenti per i subappalti. In cui si spiegava di interessare gli investigatori, anche in forma riservata. Ma resta un lavoro difficile».
Quanti soldi fattura un’impresa edile di stampo mafioso? «Per rendere l’idea: la capofila di questa indagine, di cui non posso fare il nome, nel periodo olimpico ha fatturato 10 milioni di euro. E parliamo di imprese attive da molti anni». Da dove arriva il denaro sporco? «Dal traffico di stupefacenti, ma non c’è tracciabilità. Nella nostra indagine ci sono intercettazioni telefoniche e perquisizioni, ma nessun riscontro bancario. Semplicemente perché nessuno di questi imprenditori si appoggia alle banche». «Mafia Spa» sta acquisendo nuove competenze. Cosa può significare il passaggio dal movimento terra alla carpenteria? «Il carpentiere si occupa delle armature delle grandi opere, rispetto allo spalatore è una persona di maggior professionalità, quindi costerà di più. Non siamo nell’ambito di imprese che mettono in campo particolari saperi. Ma certo hanno nelle loro file persone tecnicamente capaci». Quale cantiere della Tav ha fatto guadagnare la mafia? «Quello della Torino-Novara».
Mafia su grandi opere e federalismo Anna Pacilli [“CARTA” del 23 Ottobre 2009] Su ricostruzione de L'Aquila, Ponte sullo Stretto, Expo di Milano c'è l'ombra della criminalità organizzata, dice il presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu.Ma l'allarme riguarda anche il federalismo, di cui però nessuno vuole discutere seriamente. Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, Beppe Pisanu, senatore poco allineato del Pdl, ha lanciato un masso enorme nell’acqua torbida di questi tempi. «Se oggi guardo alla ricostruzione de L’Aquila, al Ponte sullo Stretto, all’Expo di Milano, vedo già muoversi dal sud, dal nord, dal centro dell’Italia, forze che tendono a mettere sotto assedio queste grandi iniziative e ad aggredirle», ha detto Pisanu in un’intervista al Corriere della sera, riferendosi alle organizzazioni criminali. Lo dice a ragion veduta, da un osservatorio privilegiato quale è la commissione che presiede: basta leggere i resoconti delle sedute per farsi un’idea del paese in cui viviamo e di quali siano le reali emergenze. Non si legge di lavavetri né di migranti, piuttosto di una criminalità organizzata che, per esempio, «Da tempo in Sicilia, ma anche in altre parti d’Italia, secondo le indagini della magistratura inquirente, controlla in modo assoluto il mercato del cemento e del calcestruzzo». E’ uno dei passaggi della seduta del 9 giugno della Commissione, dedicata all’esame degli studi predisposti dalla Direzione nazionale antimafia [Dna] sull’infiltrazione mafiosa nell’economia legale, e dalla Direzione investigativa antimafia [Dia] sulle conclusioni delle commissioni parlamentari antimafia nell’ultimo decennio. Il giro d’affari è spaventosamente enorme: si stima che i capitali mafiosi reinvestiti nei vari settori economici superino i 150 miliardi di euro all’anno. E il nullaosta antimafia previsto per gli appalti superiori ai 12 mila 500 euro non garantisce affatto la pulizia dei veri proponenti, che possono benissimo nascondersi dietro imprese legali. L’intreccio perverso tra economia legale ed economia illegale viene denunciato, non da oggi, da magistrati, giornalisti, associazioni, che ogni volta accendono i riflettori ancora di più sui grandi appalti, quasi sempre per grandi opere inutili e dannose. Nel 2005, per esempio, il Wwf ha preparato il dossier «Il Ponte sullo Stretto di Messina: la natura è/e cosa nostra», per denunciare gli interessi di Cosa nostra e della ‘ndrangheta sul ponte e segnalare i pericoli sull’allentamento dei controlli sugli aspetti contrattuali e sui subappalti derivanti dalla legge Obiettivo. E la Legambiente produce da anni un rapporto sulle ecomafie.Ma gli affari della criminalità organizzata non si fermano al sud, anche se nel resto del paese si fa ancora fatica ad accettarlo. Roberto Saviano aveva subito messo in guardia sul rischio concreto di infiltrazioni nella ricostruzione del dopo terremoto a L’Aquila. Trattato allora con troppa sufficienza, ha avuto conferma dalle prime indagini della Dia, che hanno scoperto tra le imprese impegnate in Abruzzo una di Gela, legata alle cosche. Altro segnale: il ministro dell’interno, Roberto Maroni, ha insediato proprio ieri a L’Aquila due nuove strutture operative, per monitorare e prevenire infiltrazioni malavitose nelle opere di ricostruzione post terremoto; sono la Sezione specializzata del comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere e il Gruppo interforze centrale per l’emergenza e la ricostruzione. E una struttura analoga Maroni vuole insediarla anche a Milano per l’Expo 2015, dopo che il suo partito e gli amministratori lombardi avevano reagito stizziti e offesi all’allarme del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che qualche mese fa ha parlato di una loro insufficiente attenzione e sottovalutazione dell’espansione degli interessi finanziari mafiosi al nord.A questo terribile quadro, Pisanu aggiunge il rischio che il federalismo fiscale [voluto prima di tutto dalla Lega] possa espandere la piaga mafiosa laddove le amministrazioni locali mancano di efficacia e trasparenza. Ma il federalismo è tuttora un tabù, che nessuno, né a destra né a sinistra, osa neppure discutere.
Rischi diretti: infiltrazione mafiose tra i soggetti che si aggiudicano l’appalto e il sub-appalto o, nel caso di GC, gli affidamenti e i sub-affidamenti Durante la realizzazione dei lavori: lavoro (lavoro nero ed irregolare, condizioni di lavoro), creazione di “discariche abusive” nelle aree di scavo … Rischi indiretti: Speculazioni immobiliari e riciclaggio … alcunI rischi
Riferimenti normativi • L. 31 maggio 1965 n. 575 • L. 17 gennaio 1994 n. 17 • D. L.vo 8 agosto 1994 n. 490 • D.P.R. 3 giugno 1998 n. 252 • Circolare del Ministero dell'Interno n. 557/210/517.8 del 30 aprile 2001 LA NORMATIVA ANTIMAFIA
La certificazione antimafia è richiesta dagli enti pubblici per la stipulazione di contratti per lavori pubblici, forniture di beni e servizi, erogazione di contributi e finanziamenti, iscrizioni ad albi di fornitori, licenze. Per contratti e contributi al di sotto di € 154.937,07 (al lordo d'IVA) non è richiesto alcun adempimento. La certificazione antimafia si divide in "comunicazione" ed "informazione" antimafia a seconda dell'entità dell'importo e l'oggetto del contratto. LAVORI PUBBLICI: da € 154.937,07 a € 5.000.000 (al netto d'IVA) comunicazione: certificato rilasciato dalla Camera di Commercio con la dicitura antimafia. La Prefettura la rilascia solamente quando il certificato della C.C.I.A.A. non è munito della dicitura antimafia o quando il privato non ha l'iscrizione alla C.C.I.A.A (Es. associazioni, persone fisiche, ecc.); da € 5.000.000 in su informazione: richiesta alla Prefettura dove ha la sede legale la ditta con allegato il certificato rilasciato dalla C.C.I.A.A. per la comunicazione ovvero dichiarazione sostitutiva. Il modello della richiesta deve essere presentato in triplice copia; in una di queste la Prefettura deve apporre il timbro di ricevuta e la sigla dell'impiegato, dopodiché il richiedente provvederà ad inviarla all'ente richiedente come dimostrazione dell'avvenuta richiesta. Sarà cura dell'Ufficio Antimafia inviare direttamente la risposta, dopo aver effettuato gli opportuni accertamenti, all'Ente richiedente. La normativa antimafia
L’art. 176, comma 8 del D. Lgs.163/2006 specifica che l’affidamento al contraente generale (come nel caso di Pedemontana per i lotti delle tangenziali di Co e Va e la tratta A dalla A8 Cassano Magnago alla A9 Lomazzo) è soggetto alle verifiche antimafia prevista dalla normativa vigente La normativa antimafia
La comunicazione antimafia può essere sostituita da un autocertificazione autenticata, qualora si tratti di: • contratti e subcontratti relativi a lavori o forniture dichiarate urgenti • provvedimenti di rinnovo conseguenti a provvedimenti già disposti • attività private,sottoposte a regime autorizzatorio, che possono essere intraprese su denuncia di inizio da parte del privato alla P.A. competente • attività sottoposte alla disciplina del silenzio assenso, indicate nella tabella C annessa al Regolamento approvato con D.P.R. 26.4.1992,n. 300 e successive modificazioni ed integrazioni La comunicazione deve essere richiesta nei seguenti casi: • Licenze, autorizzazioni di polizia di competenza del Comune ed autorizzazioni al commercio • Iscrizioni in Albi di appaltatori, fornitori di opere, beni e servizi riguardanti la Pubblica Amministrazione, nell'Albo nazionale dei costruttori, nei registri della Camera di Commercio per l'esercizio del commercio all'ingrosso e nei registri dei commissionari astatori presso i mercati annonari all'ingrosso • Altre iscrizioni o provvedimenti a contenuto autorizzatorio, concessorio o abilitativo per lo svolgimento di attività imprenditoriali, comunque denominati • Concessioni di costruzione nonché di costruzione e gestione di opere riguardanti la Pubblica Amministrazione e concessione di servizi pubblici di valore superiore a € 154.937,07 ed inferiore a € 5.093,12 (IVA esclusa) per opere e lavori pubblici e € 203.725,00 (IVA esclusa) per servizi • Contratti di appalto di opere e lavori pubblici, servizi pubblici e pubbliche forniture di valore superiore a € 154.937,07 ed inferiore di € 5.093,12 ( IVA esclusa) per opere e lavori pubblici ; € 203.725,00 (IVA esclusa) in materia di servizi e forniture (per le forniture di beni da aggiudicarsi dalle Amministrazioni di cui all'allegato 1 del D. Lgs. 24/7/1992, n. 358 (G.U. 11/8/1992, n. 188 - S.O. n. 104) e, nel settore della difesa, per le forniture di prodotti di cui all'allegato 2 del sopraccitato decreto legislativo, la soglia di valore è ridotta a € 133.970,42, IVA esclusa). E' vietato, a pena di nullità, il frazionamento dei contratti, delle concessioni o delle erogazioni compiute a scopo di eludere l'applicazione della predetta normativa. Sono equiparati alle comunicazioni antimafia i certificati di iscrizione rilasciati dalla Camera di Commercio Industria e Artigianato (C.C.I.A.A.) con la dicitura "antimafia La comunicazione antimafia
Le amministrazioni, gli enti pubblici e tutti gli altri soggetti indicati all'art. 1 del regolamento n. 252/98 devono acquisire informazioni dal Prefetto relative a tentativi di infiltrazione mafiosa nelle società o imprese interessate, prima di stipulare, approvare o autorizzare contratti, subcontratti, o prima di rilasciare o consentire concessioni o erogazioni, quando il valore sia: 1. in materia di opere, lavori pubblici e pubbliche forniture: pari o superiore a quello determinato dalla legge di attuazione delle direttive comunitarie.In particolare: • in materia di opere e lavori pubblici la soglia comunitaria è di € 5.093.124,72, IVA esclusa; • in materia di servizi, la soglia comunitaria è di € 203.7245,00, IVA esclusa; • in materia di forniture, la soglia comunitaria è € 203.725,00, IVA esclusa; per le forniture di beni da aggiudicarsi dalle amministrazioni di cui all'allegato 1 del D. Lgs. 24 luglio 1992, n. 358 (G.U. 11/8/1992, n. 188 S.O. n. 104) e, nel settore della difesa, per le forniture di prodotti di cui all'allegato 2 del sopracitato decreto legislativo, la soglia di valore è ridotta a € 133.970,42, IVA esclusa. 2. per concessioni di acque pubbliche o di beni demaniali per lo svolgimento di attività imprenditoriali e per la concessione di contributi, finanziamenti e agevolazioni su mutuo o altre erogazioni dello stesso tipo per lo svolgimento di attività imprenditoriali: superiore a € 154.937,07; 3. per le autorizzazioni di subcontratti, cessioni o cottimi concernenti la realizzazione di opere o lavori pubblici o la prestazione di servizi o forniture pubbliche: superiore a € 154.937,07 Per le imprese di costruzione dovranno essere acquisite le informazioni anche relativamente al direttore tecnico dei lavori. Nei casi di urgenza, anche immediatamente dopo aver formulato la richiesta, le Amministrazioni procedono anche in assenza delle informazioni del Prefetto sottoponendo le erogazioni a condizione risolutiva e fatte salve le facoltà di revoca e di recesso nel caso che le informazioni, tardivamente pervenute, attestino la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa. Il versamento di contributi, finanziamenti o mutui agevolati ed altre erogazioni comunque denominati, concessi o erogati da parte dello Stato o di altri Enti Pubblici o della Comunità Europea può essere sospeso fino a quando pervengono le informazioni in argomento. L’INFORMAZIONE ANTIMAFIA
“L’Osservatorio Centrale sugli Appalti” è stato reso operativo presso la Direzione Investigativa Antimafia, I Reparto Investigazioni Preventive, con circolare 18 novembre 2003 del Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza. Con tale struttura la D.I.A. svolge un ruolo centrale - che è stato ad essa attribuito dal decreto interministeriale 14 marzo 2003 - nel sistema di monitoraggio degli appalti pubblici relativi alle “Grandi Opere”, per la prevenzione e repressione dei tentativi di infiltrazione mafiosa. L’OCAP ha il compito di mantenere un costante collegamento con i Gruppi Interforze, istituiti presso le Prefetture, finalizzato all’acquisizione e allo scambio di dati afferenti alla vigilanza sui cantieri - con specifico riferimento agli accessi eseguiti presso gli stessi - avvalendosi di un apposito sistema telematico realizzato dalla stessa D.I.A.. La suddetta metodologia operativa consente di avere una visione globale di tutti i soggetti impegnati nei cantieri aperti sul territorio nazionale (sia persone giuridiche che fisiche), nonché l’emersione di situazioni di illegalità relative sia all’artificioso ricorso al sistema dei noli a freddo per aggirare la normativa antimafia, sia alla presenza, sui cantieri stessi, di mezzi e personale di società riconducibili alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Pertanto tale complesso sistema – che con il supporto informativo dei Servizi centrali delle Forze di Polizia, in raccordo con la Direzione Centrale della Polizia Criminale, coniuga le esigenze di vigilanza centralizzata con quelle di intervento mirato sul territorio - si muove su due chiare direttrici: - migliorare il sistema della prevenzione anticipando le verifiche antimafia nei confronti delle imprese interessate alla realizzazione dell’opera, così intervenendo, per tempo, con l’esclusione dai lavori, di quelle non in regola con la stringente normativa antimafia; - tutelare le attività di cantiere prevenendo ogni forma di pressione criminale sulle Grandi Opere, mediante sia l’attività di accesso svolta dai Gruppi Interforze, sia il contestuale potenziamento della sorveglianza e del controllo del territorio da parte delle Forze di Polizia, anche attraverso l’implementazione dei sistemi di video-sorveglianza nelle aree sensibili dei territori interessati. I controlli