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Università degli Studi di Trieste Facoltà di Psicologia Corso di Psichiatria Sociale a.a. 2004/2005. La famiglia e il disturbo mentale grave. Un esempio di programma terapeutico riabilitativo. Progetto di lavoro con le famiglie di persone affette da disturbo mentale grave.
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Università degli Studi di TriesteFacoltà di PsicologiaCorso di Psichiatria Sociale a.a. 2004/2005 La famiglia e il disturbo mentale grave. Un esempio di programma terapeutico riabilitativo
Progetto di lavoro con le famiglie di persone affette da disturbo mentale grave Lavorare con le famiglie significa instaurare innanzitutto un rapporto paritetico tra operatori e familiari. Il polo professionale deve in primo luogo abbandonare la propria tradizionale posizione di dominio. Questo significa:
rinunciare a teorie sul ruolo giocato dai familiari nell’insorgere e nel persistere del disturbo psichiatrico, o almeno ammettere che si tratta soltanto di ipotesi (decolpevolizzazione);
riconoscere ai familiari le loro competenze, cui va dato il giusto risalto favorendo la loro partecipazione attiva (protagonismo);
evitare atteggiamenti da consulente esperto, valorizzando invece l’eperienza dei familiari;
permettere ai familiari di sviluppare la loro autonomia ed autostima, evidenziando che loro stessi sono degli esperti nella gestione dei comportamenti disturbati del parente nella vita quotidiana (riconoscere il sapere incondizionato dei familiari ovvero quel sapere che non deriva dai libri ma dalle conoscenze sviluppate nell’esperire concreto).
Progetto di lavoro con le famiglie di persone affette da disturbo mentale grave • Un altro fattore importante è il lavoro in gruppo in quanto la presenza degli altri familiari si è dimostrata utile ad aumentare la competenza ed autonomia di ciascun partecipante. L’atmosfera di solidarietà che viene a crearsi in questi gruppi attenua il senso di isolamento e permette di confrontarsi su problemi ed esperienze simili, aiutarsi reciprocamente suggerendo diversi punti di vista e strategie, giungendo spesso a trovare nuove soluzioni che realmente permettono di migliorare la qualità della vita dei familiari e del paziente.
Progetto di lavoro con le famiglie ad alto carico promosso e sperimentato da oltre 10 anni dal Dipartimento di Salute Mentale di TriesteModalità 1. non si pone come finalità immediata la terapia familiare, anche se infine risulta terapeutico; 2. prevede incontri con gruppi multifamiliari (da 5 a 20 famiglie); 3. intende dare massima rilevanza al familiare in quanto tale, in quanto soggetto interlocutore del servizio, in quanto soggetto esso stesso bisognoso di ascolto e di aiuto; 4. non prevede pertanto la presenza del paziente e presuppone che negli incontri non si parli di “lui” ma di “noi” (familiari)
Destinatari I destinatari degli incontri sono principalmente i familiari che convivono quotidianamente con il paziente (in primo luogo i genitori, ma eventualmente anche fratelli e sorelle) e quindi con un forte carico. Il gruppo multifamiliare, una volta costituitosi, è in linea di massima chiuso al fine di permettere una certa continuità nel percorso formativo e nel rafforzamento delle relazioni fra i partecipanti.
Obiettivi 1. psicoeducativo-informativo (oggettivo): conoscenza della schizofrenia, informazioni su cause, decorso, cure, esiti e riabilitazione, ma anche comprensione del senso sottostante la malattia del figlio e del proprio vissuto di genitore; stimolazione di nuovi punti di vista e di approccio nei confronti del paziente, ristrutturazione di schemi concettuali e comportamentali che coinvolgono tutta la famiglia;
Obiettivi 2. terapeutico (soggettivo), che si configura come momento di scarico emotivo in un ambiente accettante ed incoraggiante al di fuori delle mura domestiche e di confronto e scambio di esperienze con persone che vivono una situazione analoga;
Obiettivi 3. di rete: rafforzamento della rete sociale (solidarietà) attraverso la promozione dell’aiuto reciproco, ma anche di momenti di tempo libero autorganizzati dai familiari;
Obiettivi 4. associativo: attivazione dei familiari al lavoro delle associazioni di auto-aiuto al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e le amministrazioni per ottenere nuove risorse e strumenti per la cura e la riabilitazione