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Corso di Analisi dei Bisogni Sociali del territorio. aa. 2009/10 Prof.ssa Anna Elia. Modello territoriale tradizionale. Sequenza: Stato centrale - Regione – Provincia – Comune Rigida subordinazione di ogni livello inferiore a quello superiore. Centro/periferia: Rapporto tra “uno e molti”.
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Corso di Analisi dei Bisogni Sociali del territorio aa. 2009/10 Prof.ssa Anna Elia
Modello territoriale tradizionale • Sequenza: Stato centrale - Regione – Provincia – Comune • Rigida subordinazione di ogni livello inferiore a quello superiore. • Centro/periferia: Rapporto tra “uno e molti”
Sistema globale • Ricerca di un nuovo equilibrio al di fuori di quello garantito all’interno dello Stato-nazione. • Globale/locale: Molti interconnessi
Motivi del nuovo equilibrio tra istituzioni territoriali centrali e periferiche: • crisi fiscale e di legittimità dello stato; • inaridirsi del flusso di trasferimenti finanziari dal centro alla periferia; • accentuata interdipendenza tra attori e territori geograficamente distanti, ma accomunati da specifici interessi; • il risveglio o la costruzione ex-novo di identità periferiche nella definizione di strategie di sviluppo a livello locale.
Globalizzazione = superamento dello Stato-nazione in termini di perdita di centralità e potere regolativo da parte dell’apparato governativo statale. Tesi • pressione delle istanze sovranazionali (Unione Europea); • idea di “villaggio globale” (Marshall McLuhan 1989): espansione delle reti comunicative ed esposizione al mondo esterno delle culture locali; • protagonismi locali (regioni economicamente e culturalmente omogenee, patti fra territori confinanti, reti di sistemi urbani); • processi di organizzazione globale della produzione, del consumo e della comunicazione (Peter Wagner 1994) che arriverebbero a sovrastare il potere economico dei singoli stati (Perna 1995); • nuove forme di connessione sovra-nazionali tra attori sociali, economici, politici più autonome ed orientate a superare vincoli di nazionalità (Habermas 1998).
Il territorio nello sviluppo locale • Nuovo protagonismo delle regioni intese come entità territoriali omogenee per interessi, cultura ed economia di fronte all’indebolimento (politico, economico e di legittimità fiscale) dello stato centrale. • Il territorio diventa una variabile fondamentale nei processi di sviluppo locale. • Il territorio viene inteso non solo come area fisica, ma come l'area entro cui si consolidano un complesso di reti di relazioni tra attori sociali, economici ed istituzionali in grado di produrre capitale sociale, inteso come capacità di elaborare strategie di valorizzazione di risorse umane ed economiche attraverso rapporti di cooperazione, forme di associazionismo, sinergie tra attori economici, sociali e istituzionali locali.
Sul concetto di sviluppo • Il concetto di sviluppo non è assimilabile a quello di crescita economica (crescita del PIL, aumento della quantità di beni e servizi prodotti, aumento del reddito medio procapite) in quanto nel definire un processo di sviluppo incidono anche variabili sociali, istituzionali e culturali.
Cosa si intende per sviluppo sostenibile? • Definizione elaborata in occasione della World Commission on Environment and Development del 1987: <<sviluppo in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali, senza compromettere la capacità delle delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni>>. Questioni cardine nel dibattito etico sullo sviluppo sostenibile: • -la questione dei confini di solidarietà verso le popolazioni dei paesi in via di sviluppo; • - nuovi valori e bisogni non più legati alla sopravvivenza fisica, ma verso la cura della persona (salute, aspetto fisico, ecc.); verso il patrimonio ecologico e i diritti di cittadinanza; • - asimmetrie di potere tra sistema politico ed economico che si esprimono a livello locale e globale evidenziando una netta contrapposizione tra aspetti sociali ed economici; • - i livelli sovranazionali e locali delle politiche per la sostenibilità stanno acquisendo una rilevanza crescente a scapito di quelli nazionali.
Dinamiche di “glocalizzazione” • a) glocalismo “protettivo” • risposta localista di riequilibrio rispetto agli effetti perversi prodotti dalla globalizzazione (norbert Hedg 1996); • un’esaltazione di biodiversità da sottoporre a tutela di fronte al “rischio globale” (Sale 1996); • un rifiuto di vincoli politico-istituzionali imposti da istanze sovranazionali che potrebbero strozzare la vita economica e sociale (Nader-Wallach 1998). • b) glocalismo “proattivo” • attivismo di una regione nella ricerca della massimizzazione delle proprie risorse nel rapporto con le opportunità offerte dall’economia globale (Jensen Butler et al. 1997; Brotchie et al. 1995).
Processo di glocalizzazione (Robertson 1992) • Le “periferie” assumono un ruolo di primo piano nel nuovo statuto di “locale”. Il territorio si appropria di un’identità e la impone nel confronto degli altri attori (politici, economici, territoriali, ecologici e istituzionali). • Il territorio (regione) quindi passa dallo statuto di spazio interno a un’unità geo-politica più ampia, a quella di nucleo spaziale di un’identità autonoma. • I processi di glocalizzazione consentono al territorio di dovere (o potere esprimere) la facoltà di selezionare strategie di azione e di esperirle direttamente.
Attori locali, processi di governance e sistemi di partenariato che delineano percorsi di sviluppo locale: • Patti territoriali che cercano di coniugare sostenibilità e sviluppo del sistema produttivo locale e delle reti infrastrutturali; • Programmi di riqualificazione urbana nella logica di uno sviluppo sostenibile; • Programmi Leader valorizzazione delle risorse endogene in ambito rurale con la partecipazione di attori sociali, culturali ed economici; • Reti di alleanze tra comuni (ANCI, Rete delle Città Strategiche, Rete città Urban, Rete del nuovo municipio, Recosol); • prese di posizione dei movimenti sociali nella richiesta di nuove forme di cittadinanza (new global, movimenti contadini, social forum ecc.).
Verso una nuova logica di governo dei processi di sviluppo del territorio • I bisogni umani, prima di essere stati soddisfatti dal mercato, hanno trovato risposte in operazioni di produzione e ripartizione che obbedivano a tre principi: la reciprocità, la ridistribuzione e l'amministrazione domestica (Karl Polanyi) • Azioni di "economia solidale“: esperienze – in genere non monetarie – portate avanti in varie parti del mondo, che mirano non a massimizzare i profitti, bensì a rispondere ad esigenze non soddisfatte, prestando aiuto agli anziani, ai bambini, alla difesa dell'ambiente, ecc. (Laville 1994)
Buone pratiche di integrazione: compartecipazione tra collettività migranti, soggetti della società civile e istituzioni locali Sperimentazione di pratiche innovative di rappresentanza degli immigrati a livello di amministrazione comunale: (consulta per l’immigrazione, Nuovo consigliere aggiunto, diritto di voto amministrativo attivo e passivo ai cittadini stranieri regolarmente residenti nel comune; osservatori sulle politiche sociali per l’immigrazione; Consigli provinciali dei migranti; sportello informa immigrati); 2001 – SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati): sistema nazionale di accoglienza e protezione in favore dei richiedenti asilo, e di sostegno all’integrazione per i rifugiati e alle persone con permesso di soggiorno per motivi umanitari. Soggetti coinvolti: Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), Ministero dell’Interno Dipartimento Libertà civili per l’immigrazione e l’asilo. 1990-2009 - Esperienze consolidate di accoglienza e di inserimento sociale ed economico dei richiedenti asilo nei piccoli paesi della costa calabra nella Locride (Riace, Badolato, Caulonia, Stignano);