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MARCO PACI. LA FORESTA URBANA E IL PAESAGGIO. PREMESSA AL PAESAGGIO: LA SCALA DI RIFERIMENTO. Whittaker (1972) -diversità : a livello di comunità, ecosistema, habitat;
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MARCO PACI LA FORESTA URBANA E IL PAESAGGIO
PREMESSA AL PAESAGGIO: LA SCALA DI RIFERIMENTO Whittaker (1972)-diversità: a livello di comunità, ecosistema, habitat; -diversità: lungo un gradiente temporale o spaziale fra comunità (passando da un bosco a un prato adiacente, oppure nel bosco da un anno all’altro); -diversità, osservabile a livello di unità territoriale: gli elementi della diversità sono le tessere elementari del mosaico paesaggistico.
Grande diversità a livello di ecosistema, scarsa a livello paesaggistico Scarsa diversità a livello di ecosistema, alta a livello paesaggistico
IL PAESAGGIO , UN SISTEMA DI SISTEMI, LA CUI DIVERSITà HA ORIGINE ANTROPICA L’agricoltura è nata dalla distruzione di foreste (e dal prosciugamento di paludi) e si è concretizzata in monocolture di specie commestibili. Tuttavia… … Pur semplificando gli ecosistemi, l’azione dell’uomo ha disegnato il mosaico paesaggistico (arricchimento)
ABBANDONO DELLE TERRE E PAESAGGIO L’abbandono della campagna si è tradotto in un recupero di -diversità (tessera elementare) e in un decremento della -diversità (aumento copertura forestale, con tipi di uso del suolo in rarefazione e omogeneizzazione del paesaggio:Vos e Stortelder 1992, Agnoletti 2002, 2010)
Crescita della superficie forestale: vantaggi sotto vari aspetti • Biologici (sequestro di CO2), arricchimento del suolo (evoluzione verso suoli forestali differenziati), crescita di -diversità • Idrogeologici (ma non sempre) • Produzione legnosa di pregio (aceri-frassineti) TUTTAVIA… si registrano vistose modificazioni paesaggistiche, con conseguenze indesiderate È sempre necessario trovare un equilibrio tra natura e civiltà (che significa anche bellezza). Soprattutto, il termine naturalità non si identifica solo con le foreste! E gli spazi aperti?
Spazi aperti nei territori forestali2. aspetti funzionali (ecotoni) Nel caso della fauna selvatica: • fonte di cibo (alleggerimento della pressione sul bosco) • orientamento
Saturazione degli spazi aperti: vera rinaturalizzazione? Paradosso: per una gestione naturalistica, alcune tessere paesaggistiche andrebbero gestite non assecondando le forze naturali!
LA SELVICOLTURA E IL PAESAGGIO LE FORESTE VERGINI E VETUSTE, RISERVE DI BIODIVERSITÀ Legno morto: proliferazione di popolazioni di uccelli, licheni, insetti xilofagi (nutrimento di uccelli altrimenti destinati a scomparire), mentre l’abbondanza di necromassa rende possibile una forte presenza di decompositori (funghi e batteri)
ALBERI VECCHI E ALBERI MORTI COME HABITAT ALBERI MORTI ALBERI VECCHI
SELVICOLTURA E PAESAGGIO • I cicli di utilizzazione precedono di molto la senescenza degli alberi, e sotto questo aspetto la diversità si riduce. Tuttavia… • Le tagliate a raso, come le aperture di origine naturale, creando condizioni ecologiche favorevoli a specie pioniere, riducono la ricchezza di specie arboree “climax”, ma anche una crescita di diversità nella componente erbaceo-arbustiva, con ricadute sulla componente faunistica (uccelli, ungulati ecc.). Possono essere una ricchezza a livello paesaggistico.
INFLUENZA della SELVICOLTURA SULLA BIODIVERSITàAlta ricchezza floristica dopo il taglio del ceduo, decrescente man mano che la canopy aumenta (Riondatoet al. 2005) Molte specie di uccelli sono legate a fasi giovanili dei cedui (Fuller et al. 1989, Mairota et al.2006), e pure gli ungulati ne traggono vantaggio.
SELVICOLTURA E PAESAGGIO L’impatto delle pratiche selvicolturali sul paesaggio ha effetti variabili secondo i casi. La selvicoltura, in questo senso, può avere un valore conservativo oppure evolutivo.
SELVICOLTURA E BIODIVERSITà: UNA QUESTIONE DI SCALA • Modalità di gestione finalizzate a favorire l’aumento della diversità a livello di popolamento possono in certi casi causare la perdita di patrimoni storico-paesaggistici. • Ne risultano una maggiore stabilità bio-ecologica, ma allo stesso tempo la perdita di un paesaggio storico e, con lui, di parte della memoria dell’ambiente appenninico, qualcosa di molto rilevante in termini di diversità culturale.
ASPETTI ESTETICI, SELVICOLTURA, PAESAGGIO Gli aspetti estetici non sempre coincidono con quelli naturalistici: la comune percezione della bellezza si indirizza di regola verso comunità arboree estremamente antropizzate, quali i castagneti da frutto in esercizio o i lariceti-pascoli, e in ogni caso verso boschi gestiti (oggetto cioè di pratiche colturali, quali diradamenti, ripuliture del sottobosco ecc.) (Scrinzi et al 1996, Paci e Cozzi 2000)
ASPETTI ESTETICI, SELVICOLTURA, PAESAGGIO Nel corso degli ultimi quarant’anni, molti paesaggi tipici italiani hanno subito modificazioni spontanee non molto apprezzabili sotto tale profilo, come la trasformazione di ordinate tessere coltivate (castagneti da frutto, seminativi, oliveti, pascoli) in disordinati rimboschimenti naturali.
PROBLEMI GESTIONALI : IMPORTANZA DEI PAESAGGI CULTURALI Il paesaggio è, salvo rare eccezioni (paesaggi naturali), il risultato dell’interazione fra uomo e ambiente, e racchiude i segni delle attività con cui è stata modificata la natura (pascolo, agricoltura, selvicoltura). E. Sereni: ogni paesaggio porta in sé le impronte del periodo storico che lo ha determinato, con particolare riguardo alle attività socio-economiche (paesaggio culturale).
PAESAGGI CULTURALI Ogni paesaggio del nostro Paese è un testimone che ci ricorda le pratiche tradizionali con cui agricoltori, pastori e boscaioli hanno impresso le loro orme sul territorio
LA CONSERVAZIONE DEI PAESAGGI CULTURALI Certi paesaggi culturali (come il Chianti) si conservano da soli: a tenerli in vita è l’economia
LA CONSERVAZIONE DEI PAESAGGI CULTURALI Altri paesaggi culturali (come quello di Vallombrosa) presentano maggiori problemi (non solo economici, ma anche ecologici)
LA CONSERVAZIONE DEI PAESAGGI CULTURALI: PROBLEMI Fa parte della natura stessa del paesaggio che questo si trasformi in relazione alle epoche che attraversa Difficoltà di conservare i paesaggi che, a causa dei mutamenti cui inevitabilmente vanno incontro le società nel corso della storia, hanno perso i loro legami con le attività produttive che ne hanno permesso la definizione e la successiva conservazione.
LA CONSERVAZIONE DEI PAESAGGI CULTURALI: PROBLEMI • Ogni paesaggio è figlio della propria epoca, per cui appare anacronistico voler conservare certi paesaggi storici (anche quelli forestali) con le caratteristiche con cui sono arrivati ai nostri tempi. Se ne potrebbero conservare frammenti (musei all’aperto), ma non sarebbe logico conservarli su ampia scala.
IL BUON GOVERNO La grande lezione di E. Sereni: quando la società umana è ricca di energie e di creatività, il paesaggio che risulta dalla sua opera è ordinato e armonioso. La priorità è recuperare non tanto i paesaggi storici, quanto sane relazioni col territorio agro-forestale.
IL BUON GOVERNO Conservazione dei paesaggi garantire la vitalità e il legame con gli aspetti sociali ed economici che li rende non solo belli ma autentici. Se non sarà possibile conservarli, bisognerà far sì che essi si modifichino in senso virtuoso POLITICHE VIRTUOSE
LE FORESTE INSERITE NEL PAESAGGIO Le foreste sono inserite in un reticolo territoriale in cui compaiono anche altri ecosistemi. La funzionalità va allargata a una scala superiore a quella di sistema forestale: il paesaggio (aspetti estetici, culturali e funzionali). L’espansione del bosco non comporta, necessariamente, vantaggi sotto il profilo della difesa del territorio.
LA GESTIONE PAESAGGISTICA La diversità presente negli ecosistemi con alto grado di naturalità ha pari dignità rispetto a quella creata, a scala territoriale, dall’uomo che ha disegnato il mosaico paesaggistico. Se i territori del nostro Paese hanno un’identità che va conservata come merita di esserlo un patrimonio prezioso, questa consiste nell’intimo legame di natura e cultura, funzionalità ecologica e bellezza.
CONCLUSIONE • La priorità non sta certo nell’espansione del bosco o nella conservazione di tutte le evoluzioni di post-coltura a dominanza di vegetazione legnosa, e nemmeno nella conservazione di tutti i paesaggi culturali, bensì nel non-abbandono del territorio (l’opposto del “Buon Governo”).