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Dire la pratica La cultura del fare scuola Luigina Mortari A cura di: Vianello Francesca

Dire la pratica La cultura del fare scuola Luigina Mortari A cura di: Vianello Francesca Valentini Sara Rossetto Mirta Panato Elisabetta Morelli Monica Fiorino Giulia Falco Marianna Bortignon Chiara. I NSEGNANTE. Insegnante. Dirigente. Alunno. Genitori. Esperienza.

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Dire la pratica La cultura del fare scuola Luigina Mortari A cura di: Vianello Francesca

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Presentation Transcript


  1. Dire la pratica La cultura del fare scuola Luigina Mortari A cura di: Vianello Francesca Valentini Sara Rossetto Mirta Panato Elisabetta Morelli Monica Fiorino Giulia Falco Marianna Bortignon Chiara

  2. INSEGNANTE Insegnante Dirigente Alunno Genitori Esperienza Dall’osservazione a un progetto formativo La relazione luogo dell’apprendere Sviluppo del pensiero dell’alunno Cercare un senso nell’ apprendimento

  3. Relazione insegnante-genitore

  4. Un’importante relazione per il bambino ma difficile da instaurare Collaborazione scuola famiglia Tessere alleanze Creare spazi di parola

  5. Collaborazione Consapevolezza dell’importanza e necessità della collaborazione scuola famiglia Bambino al centro e anche i genitori con il proprio punto di vista Empatia

  6. Empatia Capire il ruolo parentale • Rispetto e attenzione per l’altro • Il bambino non esiste senza i suoi genitori “Come genitore cerco anche io di entrare in empatia, io sono mamma, sono anche genitore e mi chiedo: “Come vivrei io questa situazione?””

  7. Creare spazi di parola Ricercare momenti di incontro per scambiarsi timori, intuizioni, mettersi in ascolto dell’altro Colloquio: ascoltare i genitori per capire l’essenza del bambino Comunicazione è educazione

  8. Tessere alleanzaCollaborazione e sinergia tra figure educative Continua negoziazione per trovare accordi su ciò che è UTILE per il processo di formazione dell’allievo-figlio Momenti di CONFRONTO per esprimere le proprie convinzioni e discuterne

  9. L’esperienza Luogo di incontro tra fare e pensare, dove si attivano domande e si alimentano ipotesi. FARE ESPERIENZA significa avvicinarsi al mondo agendo su oggetti e ambiente.

  10. L’ESPERIENZA Esperto di esperienza Luogo scolastico “Tentare” Gioco Crescita

  11. ESPERTO DI ESPERIENZA L’insegnante funge da “esperto di esperienza”, in quanto osserva le esperienze degli allievi, si pone domande e formula ipotesi.

  12. TENTARE L’esperienza per l’alunno è un “tentare” cioè sperimentare e scoprire la realtà; l’insegnante assume un ruolo di stimolo verso gli allievi e facilita questo tentare. Es: scuola dell’infanzia.

  13. CRESCITA Durante l’esperienza agisce nel soggetto una crescita personale. Chi ha effettuato l’esperienza la condividerà con il gruppo classe.

  14. GIOCO L’esperienza può essere sotto forma di gioco, dove gli allievi rielaborano le loro conoscenze, gli insegnanti hanno un vasto campo di osservazione.

  15. LUOGO SCOLASTICO I luoghi scolastici sono fondamentali per fare esperienze autonome, può avvenire uno sviluppo della responsabilità.

  16. Lo sviluppo del pensiero dell’alunno

  17. Lo sviluppo del pensiero dell’alunno Promuovere la crescita degli alunni come persone. Promuovere i processi di pensiero Pensare per crescere Far germogliare il pensiero Promuovere le forme di pensiero

  18. Pensare per crescere -Fine o meta -No accumulo di contenuti -Insegnare tramite l'esperienza -Dare più importanza al procedimento che al risultato “Vorrei riuscire a far vedere ai bambini che le cose che facciamo acquisiscono un senso, cioè che dentro di loro queste cose non siano nozioni staccate, ma siano un qualcosa che li arrichisce come persone, prima che come scolari”

  19. Far germogliare il pensiero Le caratteristiche dell’ambiente adatto: • Soggettività degli alunni • Tempo • Linguaggio adatto

  20. 1.Soggettività degli alunni L’INSEGNANTE: -Gli alunni sono uno diverso dall’altro -Provocare gli insegnamenti -Porre domande -Dare e ricevere fiducia - Coinvolgere gli alunni

  21. Nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria: Le attività fanno emergere i talenti e sviluppare le diverse intelligenze degli alunni. • Nella scuola secondaria: Le attività sono sempre più concentrate sulle discipline.

  22. 2.Tempo -Niente fretta -Tempi diversificati -Tempo equamente distribuito tra pensiero e programma Troppa importanza al programma: gli studenti demotivati e portati allo studio mnemonico

  23. Nella scuola dell’infanzia: Il tempo si rapporta con la routine • Nella scuola primaria: Emerge la preoccupazione di dare un tempo all’attività • Nella scuola secondaria: Emerge una sempre maggiore fatica ad integrare il tempo dell’insegnare con i diversi tempi dell’apprendere.

  24. 3.Linguaggio adatto -Le parole formano relazioni -Rendere materiale il pensiero -Linguaggio curato Con l'aumentare del grado di scolarità aumenta la specificità dei termini usati

  25. Nella scuola dell’infanzia: Bisogna prestare attenzione anche al tono di voce • Nella scuola primaria: Considerazione delle parole dei bambini come elementi generativi di percorsi didattici • Nella scuola secondaria: Il linguaggio è sempre più specifico

  26. Promuovere le forme di pensiero Pensiero Pensiero narrativo: Elaborare Pensiero interpersonale: Costruire relazioni Pensiero paradigmatico: Incontro con la realtà

  27. Nella scuola dell’infanzia e primaria: Si considera negativa una situazione dove prevale l’agire sul riflettere • Nella scuola secondaria: Gli alunni risultano demotivati e tendenti all’apprendimento mnemonico

  28. Promuovere processi di pensiero TRE APPLICAZIONI PRATICHE: • Riflettere: interiorizzare il metodo usato. • Dialogare: ricerca della comprensione in chi ascolta • Problematizzare: motivazioni intrinseche significato apprendimento profondo e ricordabile apprendimento vicino all’ esperienza

  29. Costruire comunità: La relazione luogo dell’apprendere

  30. Il lavoro degli insegnanti si basa sull’aver cura dell’essere umano.Il docente ha il compito di occuparsi della relazione che si va a instaurare con ciascuno nei processi d’insegnamento Aver cura della relazione Costruire comunità Tessere fili con l’altro

  31. Aver cura della relazione Il docente deve entrare in una relazione profonda anche se non è facile. • Aver rispetto • Attenzione • Generare fiducia

  32. 1.Aver rispetto L’insegnante deve accorgersi che bambini che ha di fronte sono persone, e come tali vanno rispettati, in quanto esseri umani.

  33. 2.Attenzione Gli insegnanti devono badare anche ai bambini trasparenti e non lasciarli ai margini.

  34. 3.Generare fiducia Il fidarsi e l’affidarsi sono le strade maestre per costruirsi come persona. Il bambino deve vedere che l’insegnante sta facendo la strada con lui e non contro di lui.

  35. Tessere fili con l’altro Il clima di classe e la relazione sono importanti per arrivare alla dimensione cognitiva e non sono fini a se stessi. • Sentire l’altro • Voler bene • Stare in ascolto • Ricercare il dialogo

  36. 1.Sentire l’altro L’educatore ha il ruolo di ascoltare sempre i bambini/ ragazzi in quanto loro hanno bisogno di secondi genitori pronti ad aiutarli.

  37. 2.Voler bene Se l’educatore non instaura una relazione con il bambino non ci sarà mai un buon apprendimento, quindi il maestro deve avvicinarsi al mondo del bambino e entrare in contatto.

  38. 3.Stare in ascolto Attraverso l’ascolto si può capire qualcosa di più su una persona, vedere ciò che con gli occhi non si percepisce.

  39. 4.Ricercare il dialogo Il docente ha assunto la responsabilità di seguire gli alunni e ha l’obbligo di comunicare con loro, se il dialogo si interrompe ogni attività d’apprendimento rischia d’essere inefficiente.

  40. Costruire comunità • Imparare a stare bene con gli altri • Dalla comunità di relazione alla comunità d’apprendimento

  41. 1.Imparare a stare bene con gli altri La pratica socio-affettiva, la gestione dei conflitti, danno alla classe una fisionomia. Il docente ha il compito di essere testimone della norma, che regola le relazioni all’interno della classe. L’insegnante deve suscitare nel giovane il desiderio di rendersi conto della propria condotta ( Kant).

  42. 2.Dalla comunità di relazione alla comunità d’apprendimento Indispensabile è tracciare relazioni con persone con cui si è chiamati a condividere uno spazio; il docente deve stabilire le condizioni per cui i bambini stiano insieme. I bambini devono imparare ad apprendere, il gruppo quindi si forma attraverso le attività didattiche.

  43. Stare in dialogo con la situazione

  44. Comprendere per agire Pensare altrove Pensare sempre Pensare in situazione

  45. Pensare altrove • L’insegnante progetta(implica un pensare prima) • Qualità della pratica didattica: progettare (gettare in avanti il pensiero) – prefigurare (“su misura”) • Pensiero sempre attivo • Pensare – “riflessione anticipatrice”

  46. Pensare sempre • “Pensare altrove” • Riflessione: accompagna ogni momento della vita e esercita continuamente il pensiero (“fuori dall’ordine”) • “Dialogo tra sé e sè” (meditazione interiore)

  47. Pensare in situazioneL’agire dell’insegnante si caratterizza per una cifra di pensosità che permea costantemente la pratica. L’agire diventa luogo dove si produce conoscenza. • Lasciarsi interpellare dal “contingente” • La progettualità è sempre dinamicamente aperta • L’insegnante coglie e modifica il suo programma • Vita in classe • Classi “difficili” • Forza dell’ “Intuizione” • “Empirismo riflessivo” • Progettazione situata Esempio

  48. Esempio: strategie che mette in atto un professore di italiano per fare apprendere a una classe un testo narrativo: - saper scrivere - andare sull’implicito - apprendere singolarmente i vari elementi - capire il perché non è avvenuto - usare nuove strategie diverse per tutti gli alunni (materiale più strutturato)

  49. Comprendere per agire • Pratica dell’osservare • Osservare per comprendere chi si ha di fronte “un’insegnante cerca di valutare, non è la parola giusta, cerca di osservare, di capire chi ha di fronte” • Osservare: capire chi si ha di fronte • Far capire di essere presente • Guardare “come” avvengono i processi

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