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IMMAGINARIO AMERICANO Sindromi e spazi chiusi. Spazi chiusi. EDEN. Corpi contaminati. Case infestate. Villaggi violati. Avamposti minacciati, assediati, estinti. VUOTO. Isole maledette. PANDEMONIO. penitenziari. Metropoli senza controllo.
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IMMAGINARIO AMERICANO Sindromi e spazi chiusi
Spazi chiusi EDEN Corpi contaminati Case infestate Villaggi violati Avamposti minacciati, assediati, estinti VUOTO Isole maledette PANDEMONIO penitenziari Metropoli senza controllo
LA CACCIA ALLE STREGHE DI SALEM(giugno-settembre 1692) L’apparire del perturbante: corpi e villaggi Cotton Mather (1663-1723) Memorable Providences (1689) Wonders of the invisible world(1692)
Corpi contaminati e villaggi presi:il male in provincia (L'INVASIONE DEGLI ULTRACORPI)INVASION of the Body Snatchers - Regia: Don Siegel(1956) Da un romanzo di Jack Finney del 1955
Avamposti statici:la minaccia Fort Laramie Wyoming, 1837
Avamposti statici:l’assedio John Sturges, 1953
Avamposti statici:l’estinzione ALAMO 1836 (Henry McArdle, "Dawn at the Alamo," oil painting, 1876-83). LITTLE BIG HORN 1876 (Edgar Paxson: Custer’s last battle, 1899) 300 : da Frank Miller a Zack Snyder – 2006) Distretto 13: le brigate della morte (1976) J. Carpenter
Avamposti in movimentola minaccia e l’assedio Stagecoach (1939)
Modelli di isole Bernardin de Saint-Pierre, Paul eVirginie, 1787 D. Defoe, Robinson Crusoe, 1719 Robert Louis Stevenson, Treasure Island, 1883
M. Twain: l’isola dei pirati ovvero lo spazio dello “stallo” Mark Twain (1835-1910) Le avventure di Tom Sawyer (1876) Le avventure di Huckleberry Finn (1884)
Nuovi Robinson: lo “stallo” da opportunità a inferno Grotta Montagna Cast Away di Robert Zemeckis (2000) Spiaggia
Jurassic park(1993)L’isola: da laboratorio identitario a laboratorio distruttivo
Prigioni D. Defoe, Moll Flanders, 1722 E. Bunker, Education of a Felon (2000)
L’inferno in città: da San Francisco a Manhattan Don Siegel, Fuga da Alcatraz (1979) J. Carpenter, 1997 fuga da New York (1981)
La casa: due archetipi 1. Bad place 2. Il perturbante
LA CASA: il ritorno del rimosso individuale The Fall of the House of Usher (Roger Corman, USA 1960 Edgar Allan Poe (1809-1849) The fall of the house of Usher (1839) La sua principale caratteristica sembrava consistere in un’estrema vecchiezza … Tutto l’esterno della casa era cosparso di una minutissima fungosità, che pendeva dalle gronde in un tessuto sottile e aggrovigliato…l’occhio di un attento osservatore avrebbe potuto scoprire una fessura appena percettibile che, sulla fronte, estendendosi dal tetto del fabbricato, si era aperta una strada a zig-zag giù per il muro sino a perdersi nelle acque cupe delle stagno (…)
LA CASA: il ritorno del rimosso storico Nathaniel Hawthorne (1804-1864) The house of the Seven Gables (1851) “…con l’andare del tempo il territorio fu in parte rassegnato a persone più favorite, e in parte occupato e disboscato da veri e propri coloni. Questi, se mai avessero udito delle pretese dei Pyncheon, avrebbero riso all’idea che qualcuno accampasse dei diritti su terre che loro o i loro padri avevano strappato alla natura selvaggia a prezzo di dure fatiche” ... (I Maule del resto sono una vera e propria classe opposta): “Generalmente poveri, sempre oscuri e plebei, si dedicavano diligentemente a ogni sorta di mestieri, senza successo; lavoravano sui moli o mettendosi per mare come semplici marinai; vivendo ora qua, ora là, in città, sempre in case in affitto, per finire all’ospizio dei poveri come alla naturale dimora della loro vecchiaia” L’edificio avrebbe incluso l’abitazione dello stregone morto e sepolto, offrendo così al suo fantasma il privilegio di infestare i nuovi appartamenti, e le stanze in cui i futuri mariti avrebbero portato le loro spose… Scavò dunque la sua cantina, e gettò le possenti fondamenta della sua residenza sul quadrato di terra dove Matthew Maule, quarant’anni prima, era stato il primo a spazzar via le foglie secche. Fu un fatto curioso…che appena gli operai si furono messi al lavoro, la vena d’acqua a cui avevamo accennato perse completamente la sua deliziosa qualità originaria. Che la sorgente fosse stata disturbata dallo scavo profondo della nuova cantina, o che un’altra causa, più sottile e indefinibile, si celasse furtiva nel fondo, certo è comunque che l’acqua del pozzo di Maule, come continuò a chiamarsi, si fece calcarea e salmastra …
E. Alla Poe: La maschera della morte rossa … fece di una delle sue abbazie fortificate un ritiro profondo. Era un vasto e magnifico edilizio, una creazione del principe, di un gusto eccentrico eppuregrandioso. Un muro spesso e alto gli faceva cintura. Questo muro aveva delle porte di ferro. I cavalieri una volta entrati, con bracieri e solidi martelli saldarono i catenacci. Risolvettero di barricarsi contro le subitanee irruzioni della disperazione esterna e di chiudere ogni sbocco agli accessi interni. … ma il personaggio suddetto aveva oltrepassato la stravaganza di un Erode e superati i limiti — pure larghissimi — della convenienza imposta dal principe. Ci sono nel cuore dei più spensierati delle corde che non possono esser toccate senza produrre emozione. Anche nei più pervertiti, in quelli che tengono come un gioco la vita e la morte, ci sono delle cose colle quali non si può scherzare. Tutta l’assemblea parve sentire profondamente il cattivo gusto e la sconvenienza della condotta e del travestimento dello straniero. Il personaggio era alto e scarno, avvolto dalla testa ai piedi in un sudario. La maschera che celava il viso rappresentava così bene la rigidità della fisionomia di un cadavere che la più minuziosa analisi difficilmente avrebbe scoperto l’inganno. Eppure tutti quei pazzi gai avrebbero forse sopportato se non approvato quel brutto scherzo. Ma la maschera era arrivata fino a prendere il tipo della Morte rossa. Il vestito era chiazzato di sangue e la sua larga fronte come del resto tutta la faccia erano cospersi di quel terribile color scarlatto. Quando gli occhi del principe Prospero si posarono su quella figura di spettro — il quale con un mover lento, solenne, affettato, girava qua e là fra i ballerini— esso fu visto dapprima sconvolgersi in un brivido violento di paura o di ripugnanza; ma subito dopo la fronte gli s’ infiammò di rabbia. — Chi osa, — domandò con voce roca ai cortigiani ritti intorno a lui — chi osa insultarci così con questo scherno che pare bestemmia ? Impadronitevi di lui e toglieteli la maschera, che sapremo chi dovremo appiccare ai merli della torre, al levar del sole. — Tuttavia il principe Prospero esasperato dalla rabbia e la vergogna della sua momentanea debolezza si slanciò precipitosamente traverso alle sei stanze, dove nessuno lo seguì; perché un nuovo terrore si era impadronito di tutti. Egli brandiva un pugnale e si era avvicinato impetuosamente al fantasma che batteva in ritirata, quando quest’ultimo, arrivato in fondo alla sala dai velluti, si volse bruscamente e fece fronte a quello che lo inseguiva. Un grido acuto si levò, e il pugnale scivolò con un lampeggiamento sul tappeto funereo sul quale il principe Prospero un secondo dopo cadeva, morto. Allora, chiamando a raccolta il coraggio violento della disperazione, una folla di maschere si precipitò nella sala nera; ma afferrando lo sconosciuto che stava diritto e immobile come una grande statua nell’ombra dell’orologio di ebano, tutti si sentirono soffocati da un terrore indicibile, vedendo che sotto il lenzuolo e la maschera cadaverica che avevano abbrancata con sì violenta energia non si trovava nessuna forma tangibile. Allora fu riconosciuta la presenza della Morte rossa. Come un ladro, di notte essa era sopraggiunta. E tutti i convitati caddero uno ad uno nelle sale dell’orgia bagnate da una rugiada sanguinosa ed ognuno morì nella disperata positura in cui era caduto soccombendo. E la vita dell’orologio d’ebano si spense con quella dell’ultimo di quei personaggi festanti. Le fiamme dei treppiedi spirarono. E le tenebre, la rovina e la Morte rossa distesero su tutte le cose il loro dominio sconfinato.
Howard Phillips Lovecraft: l’ideazione della casa “moderna” Providence - Rhode Island (1890-1937) Casa natale di Lovecraft (1890-1904) Providence
“Bad place” The picture in the house (1919) Ma l’autentico epicureo del terribile, per il quale un nuovo brivido di orrore è il fine principale e la giustificazione dell’esistenza, apprezza più di ogni altra cosa gli antichi e solitari casolari disseminati nel bosco del New England. Perché è lì che i cupi elementi della forza, della solitudine, della bizzarria e dell’ignoranza, si combinano a formare la perfezione dell’orrido ... La più spaventosa di tutte le visioni è quella che ci offrono le piccole capanne di legno nudo distanti dalle vie di transito, solitamente addossate ad un umido ed erboso declivio o abbarbicate a qualche sperone di roccia. Da duecento anni e più stanno lì in attesa, soffocate dai viticci e sovrastate dagli alberi che, crescendo, hanno allungato i rami verso il tetto. Capanne del genere sono oggi quasi del tutto nascoste dalla vegetazione selvaggia e dal sudario protettivo delle ombre. Le finestre dai piccoli vetri lanciano però ancora sguardi agghiaccianti, quasi ammiccando in uno stupore letale che sbarra il passo alla follia ottenebrando il ricordo di cose indicibili.
Reificazione del male The colour out of space (1927) “una vaga ma inconfondibile luminescenza pervadeva la vegetazione, l’erba, le foglie e i germogli, mentre a un dato momento un oggetto fosforescente e in movimento si era spostato in cortile vicino al granaio ... C’erano cose che si muovevano, cambiavano, fluttuavano ... nella notte niente era stabile, pareti e finestre si muovevano”.
Lovecraft: “Bad place” e dimensione interspaziale The dreams in the witch-house (1932) Lo spazio vuoto tra la “Casa della strega” e l’altro: da Milton a It Trono di Azathoth Abissi crepuscolari
La casa fortino (anni ’50-’60) “Smetterai di essere quell’assurdo Robinson Crusoe che sei, prigioniero di un’isola notturna circondata da oceani di morte. Ridacchiò della metafora e si rilassò” “da quel giorno (morte del cane) imparò ad accettare la prigione di cui era ospite, senza cercare di sfuggirle con delle improvvise alzate d’ingegno, né di farsi sanguinare la zucca a forza di sbatterla sulle sue pareti” ... “Posò il bicchiere sul tavolo. Non ne ho più bisogno, pensò. Le mie emozioni non hanno più bisogno di nutrimento. Non ho più bisogno del liquore per dimenticare o evadere. Non devo fuggire da nulla. Non ora. Per la prima volta da quando il cane era morto, sorrise e provò dentro di sé una quieta, ben modulata soddisfazione. La mole di cose da imparare era ancora enorme, ma non più immensa. Stranamente, la vita stava diventando quasi tollerabile. Indosso il saio dell’eremita senza un lamento, pensò”. Walt Disney: I tre porcellini (1933) Richard Matheson, Io sono leggenda, 1954 George Romero, La notte dei morti viventi, 1968 Mamma ho perso l’aereo (1990)
Il perturbante in città Poltergeist - Regia di Tobe Hooper (1982) L’esorcista - Regia di William Friedkin (1973). (Georgetown) William Peter Blatty
Stephen King: il perturbante collettivo e la casa in “movimento” Le Notti di Salem (1975): “la casa sembrava chinarsi su di loro … la cantina rumoreggia da sola, le finestre osservano”. Shining (1977):“ogni albergo ha il suo fantasma, si dice? L’Overlook per parte sua ne aveva un esercito”.
THE OTHERS: La perdita della casa • Regia di Alejandro Amenabar (2002)