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DIGNITA’ DELLA PERSONA Il problema morale è un problema antropologico. Dr. I. Cerino •Laboratotio Analisi P.O. Umberto I •Centro di Cultura Bioetica Nocera Inf. – Pagani (Sa). Il cammino evolutivo dell’uomo. Homo neanderthalensis e H.sapiens. Il termine “persona”.
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DIGNITA’ DELLA PERSONA Il problema morale è un problema antropologico Dr. I. Cerino •Laboratotio Analisi P.O. Umberto I •Centro di Cultura Bioetica Nocera Inf. – Pagani (Sa)
Il termine “persona” • Il termine persona deriva dal greco proswpon • La traduzione latina di proswpon è persona • Con le dispute conciliari dei primi secoli del cristianesimo venne adottato il termine persona che, perso il significato di maschera, si identificò con • Severino Boezio definì la persona come "sostanza individuale di natura razionale"
Il problema morale è un problema antropologico • Sotto ogni concezione etica c’è una concezione antropologica • Alla base di ogni considerazione c’è l’interrogativo: la persona è sostanza, cioè essere stabile e permanente? Essa, cioè, si identifica in “ciò che è” o in “ciò che fa”? • La persona è solo materia o è sintesi di materia e spirito?
Chi è persona? • Teoria funzionalistico-attualistica •Caratteristiche biologiche (individualità – SNC – aspetto – dolore/piacere) •Caratteristiche psico-sociali Teorie monofattoriali (razionalità – relazionalità – riconoscimento sostitutivo - intenzione di procreare) Teorie multifattoriali (Es. Singer – Engelhardt) • Teoria sostanzialista (personalismo ontologico)
Personalismo ontologico • L’essere persona è in relazione alla natura ontologica (essenza) dell’uomo • La natura ontologica della persona non è riducibile a capacità, attività e funzioni che la manifestano (persona e personalità) • Ogni persona ha uguale valore • La persona si identifica con l’uomo nella globalità delle dimensioni (fisica – psichica – spirituale) • La sostanza “persona” è un individuo concreto, una persona al singolare che è individuum in se, divisum a quolibet alio. L’individuo, come persona, è unico ed irripetibile
Ivan: Personalismo ontologico (segue) • L’uomo non è un “oggetto” tra gli altri, ma è “soggetto”; non è mai “mezzo”, ma sempre “fine” • Ciò che caratterizza la persona umana è la natura ragionevole, carattere peculiare dell’uomo che implica una reditiocompleta (autocoscienza ed autodeterminazione). Questa capacità gli deriva dal fatto che egli, essere intelligente, sa “astrarre” • Dall’astrazione alla concettualizzazione • Il linguaggio • L’acquisizione di nuove conoscenze • La capacità di giudicare e di prendere decisioni • Le attività tendenziali • L’affettività
Dove c’è la cultura c’è l’uomo • Una peculiarità dell’uomo • Il comportamento culturale: •progettualità • simbolizzazione • La cultura trascende il determinismo biologico (scelte di valore)
La natura è posta alle radici della verità sull’uomo • Essa definisce l'essenza di ciascun vivente e ne proclama la dignità in base alla specie • La vita vegetale ed animale è per natura predeterminata in percorsi segnati • In quanto essere libero dotato di intelligenza e volontà, l’uomo è per naturaessere spirituale
L’uomo, spirito incarnato • Nell’etica personalista anche l'agire morale dell'uomo trova un suo fondamento nella natura
Bene legato alla conformità dell’atto umano con la ragione. Il legame non è con la ragione formale, ma con la ragione aperta all’essere. Si fa riferimento a qualcosa di esterno ad essa e di assoluto, come garanzia di un retto giudizio.In ciò sta il fondamento della moralità e della libertà dell’uomo Legge Morale Naturale Bene come osservanza di norme fuori dell’uomo (estrinsecismo). Bene legato all’agire in vista del raggiungimento della felicità, del piacere, della salvezza… (eudemonismo – edonismo). Bene come azione che favorisce il bene comune, il bene degli altri, del proletariato… (etiche altruiste o comunitarie, come l’Utilitarismo, che propugna il massimo beneficio per la maggior parte delle persone, o il Sociologismo, che vuole favorire il bene della società). Bene legato all’agire libero (etiche della libertà svincolate dalla morale) Il valore morale nella prospettiva cattolica e laica
nel De Republica Cicerone afferma: Est quidem vera lex recta ratrio naturae, diffusa in omnes, constans, sempiterna, quae vocet ad officium jubendo, vetendo a fraude deterreat; ...Huic legi non abrogari fas est neque derogari ex hac aliquid licet neque tota abrogari potest, nec vero aut per senatum aut per populum solvi hac lege possumus, neque est quaerendus explanator aut interpres eius alius, nec erit alia lex Romae, alia Athenis, alia nunc, alia posthac, sed et homnes gentes et omni gentes et omni tempore una lex et sempiterna et immutabilis continebit, unusque erit communis quasi magister et imperatur omnium deus, ille legis huius inventor, disceptator, lator; cui qui non parebit, ipse se fugiet ac naturam hominis aspernatus hoc ipso luet maximas poenas, etiamsi cetera supplicia, quae putantur, effugerit. ( De Republica, 3,3 ) Seneca, insieme a Cicerone, rappresenta l’esponente più significativo della prosa filosofica romana: egli esprime la sua concezione della vita e dell’uomo nelle Epistulae ad Lucilium, l’opera filosofica più profonda ai fini della comprensione del suo messaggio. In tale opera (58, 32 – 37) viene ripresa ed elaborata in maniera personale la dottrina stoica del suicidio. Esso è lecito e addirittura doveroso, quando all’uomo diventa impossibile vivere secondo natura, ossia secondo la retta ragione, la sapienza e la virtù. Per Seneca, infatti, chiunque non è più padrone delle sue capacità razionali, avendo perso il senso e lo scopo della vita, deve porre fine ai suoi giorni. La L.M.N. in autori pre-cristiani
La recta ratio di Cicerone • Nel “De Officiis” (I doveri), ultima opera filosofica di Cicerone in tre libri, dedicata al figlio Marco, si parla dell’utile e dell’onesto e si espongono precetti di etica pratica, seguendo la fonte del filosofo stoico Panezio di Rodi. Nel I libro, che a noi interessa, si chiarisce che l’ honestum, bene morale, in relazione al quale si stabiliscono i doveri, scaturisce dalle tendenze naturali dell’uomo, cioè dalla sua natura razionale (recta ratio). … Et eadem natura vi rationis… impellit… parare ea quae suppeditent ad cultum et ad victum…( Libro I Cap. IV) • L’honestum si esprime in quattro virtù: Sapienza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. • La Sapienza è da intendersi come aspirazione naturale dell’uomo al vero: La Giustizia è da intendersi come desiderio naturale dell’uomo di unirsi in comunità organizzate: La Fortezza o magnanimità è da intendersi come aspirazione naturale a fatti gloriosi in nome non della cupidigia, ma dell’utilità comune: La Temperanza è da intendersi come aspirazione naturale dell’uomo all’ordine e alla bellezza:
Lettera di S. Paolo ai Romani: “Quando i pagani, che non hanno la legge (rivelata, cioè i Comandamenti, n.d.r.) per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo la legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano, ora li difendono”. (Rom. 2, 14-15) Nei documenti del Concilio Vaticano II leggiamo: “Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell'intimità del cuore: “fa questo, evita quest'altro”. L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell'uomo, e secondo questa egli sarà giudicato”. (Gaudium et Spes, § 16) La L.M.N. nei documenti cattolici
I valori provengono da una fonte esterna (Dio). L’uomo li scopre mediante la ragione illuminata dalla fede C’è un finalismo intrinseco al processo vitale Riferimento a principi universali, assoluti E’ riconosciuta alla Chiesa competenza ed autorità Prevale il principio di benevolenza (non maleficenza) e quello di giustizia Rifiuto di valori esterni, assoluti Rifiuto di un’autorità superiore Etica come creazione dell’uomo, basata sulla parità, sul confronto, sulla interdisciplinarità e sulla tolleranza E’ un’etica relativa, perfettibile, funzionale alla soluzione di problemi concreti E’ fondata sul principio di autonomia L’etica nella prospettiva cattolica e laica