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Etica della comunicazione e delle nuove tecnologie

Etica della comunicazione e delle nuove tecnologie. Veronica Neri C.I.Co. Centro interdisciplinare di servizi e ricerche della comunicazione Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere Università di Pisa. Perché etica e tecnologia.

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Etica della comunicazione e delle nuove tecnologie

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Presentation Transcript


  1. Etica della comunicazione e delle nuove tecnologie Veronica Neri C.I.Co. Centro interdisciplinare di servizi e ricerche della comunicazione Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere Università di Pisa

  2. Perché etica e tecnologia Nella contemporaneità con l’avvento della rete il concetto di comunicazione è radicalmente cambiato. Oggi la comunicazione è multipla, ubiqua, in tempo reale. Non più onetoone, ma onetomanye manytomany. Offre notevoli possibilità e vantaggi, ma anche rischi, pericoli, verso i quali ingenuamente ci possiamo dirigere. E’ divenuto un mezzo molto complesso.

  3. 1. Etica e Comunicazione

  4. Etica della comunicazione CHE COSA E’? L’etica della comunicazione è la disciplina che individua, approfondisce e giustifica quelle nozioni morali e quei principî di comportamento che sono all’opera nell’agire comunicativo, e che motiva all’assunzione dei comportamenti da essa stabiliti.

  5. Che cosa è l’etica • L’eticaè l’indagine sull’agire dell’uomo. • Il termine ‘etica’ deriva dal greco ‘ethos’. • indica un comportamento individuale o collettivo, un costume. • Il termine ‘morale’, a propria volta, deriva dalla traduzione latina di “ethos”, che è appunto “mos, moris”, costume. Può essere qui considerato sinonimo di ‘etica’.

  6. Più precisamente, l’etica non è solo l’indicazione di un comportamento, individuale o collettivo, ma è la riflessione su quei principi e quei criteri che guidano il nostro agire. • A seconda dei principi e dei criteri scelti questo agire può essere considerato, appunto, “buono” o “cattivo”, moralmente approvabile o moralmente riprovevole. • L’agire, in quanto agire morale, è dunque un agire governato da criteri e da principi, che permettono di orientarci nelle nostre scelte concrete.

  7. Ma quali sono le tre domande fondamentali dell’etica? • Che cosa sto facendo? • Che cosa debbo fare? • Qual è il senso di ciò che sto facendo?

  8. 1. Che cosa sto facendo? • Con questa domanda ricerco una descrizione del mio agire. • Ritengo cioè che, attraverso la descrizione del mio agire vengano in luce i criteri per cui un’azione può essere detta buona o cattiva. • Un esempio decisivo di questa impostazione è offerto dall’etica di Aristotele.

  9. II. Che cosa debbo fare? • Ci si accorge che non sempre seguiamo il bene al quale saremmo orientati: l’uomo deve avere un orientamento per la propria vita che viene ad assumere la forza di un comando. • La domanda è allora: che cosa debbo fare? La risposta è legata a una regola esterna o interna all’uomo, alla quale comunque l’uomo deve ubbidire.

  10. II. Che cosa debbo fare? Due esempi: • Il contesto biblico: dove i comandi di Dio, i Suoi comandamenti, individuano la regola che l’uomo deve seguire nelle azioni fondamentali della sua vita. • Il pensiero del filosofo Immanuel Kant, nel Settecento: dove l’uomo trova in se stesso un imperativo morale che gli fornisce il criterio per riconoscere se quello che sta facendo è buono o no. • Da qui il concetto di DEONTOLOGIA

  11. III. Qual è il senso del mio agire? • Quali sono cioè le motivazioni, il senso delle mie azioni. • Definizione di ‘senso’: criterio di orientamento, un punto di riferimento a partire dal quale la mia vita può essere guidata.

  12. Etica generale ed etiche applicate • I progressi attuali di scienza e tecnica e la cancellazione, vera o presunta, dei limiti dell’azione umana hanno portato alla nascita di nuove regolamentazioni, alla nascita delle etiche applicate. • Esempi di etiche applicate: la bioetica, l’etica ambientale, l’etica economica, l’etica sociale e, appunto,l’etica della comunicazione e, al suo interno, l’etica delle nuove tecnologie.

  13. Definizione di ‘etica applicata’ • Il termine indica quell’ambito di discipline che affrontano i problemi connessi agli sviluppi della scienza e della tecnica, alla loro incidenza sull’agire dell’uomo e alla loro capacità di prolungare e di potenziare questo agire in maniera apparentemente illimitata. • Ciò che comporta questa situazione è appunto oggetto d’indagine delle etiche applicate.

  14. Dopo il concetto di etica ….il concetto di comunicazione • Che cosa intendiamo solitamente con ‘comunicazione’? Comunicare significa dischiudere uno spazio comune di relazione fra interlocutori. Da: • Communicatio • Communis • Cum-munus

  15. Partendo dallo schema della comunicazione standard (Jakobson) Messaggio Mittente Destinatario Codice Contesto Canale Rumore

  16. Gli elementi portanti dell’etica della comunicazione Sono 3, interrelati tra di loro, in ordine di ‘potere comunicativo’: • I CODICI • IL SENSO DI RESPONSABILITA’ • L’ETICA NELLA e DELLA COMUNICAZIONE

  17. I Codici.Che cosa è la deontologia? • Il termine ‘deontologia’, stando al suo etimo greco (to deόn), rimanda in generale alla sfera del dovere, a ciò che bisogna o meno fare, nella misura in cui è prescritto da un’istanza riconosciuta come normativa. • Con l’emergere dell’aspetto deontologico si delinea l’esigenza di una regolamentazione dei processi comunicativi. • E riconoscere questa esigenza è certamente fondamentale se si vuole favorire la nascita di un’etica della comunicazione: è il suo grado-zero.

  18. I codici • L’approccio deontologico, relativo alle varie categorie professionali di comunicatori o a specifiche loro attività, si esprime attraverso i codici. • Un codice è il luogo in cui viene raccolto, enunciato e perciò reso pubblico l’insieme dei doveri riguardanti una determinata attività. • Di solito esso indica, oltre che particolari doveri, anche le sanzioni a cui va incontro chi trasgredisce quanto stabilito dal codice. • Il codice solitamente indica inoltre le regole che sovrintendono al riconoscimento della trasgressione e all’applicazione delle sanzioni.

  19. Carattere di autoregolamentazione proprio dei codici • Per salvaguardare la libertà di espressione e di comunicazione in un contesto democratico i codici non possono essere imposti da un’istanza esterna alla categoria professionale interessata. • I codici quindi sono codici di autoregolamentazione: un’autoregolamentazione che viene compiuta all’interno degli ambiti professionali coinvolti. • In questo modo, dunque, risultano conciliate, per un verso, la necessità di salvaguardare la libertà di espressione e, per altro verso, la consapevolezza che non si può dire tutto: facendo in modo, cioè, che quanto si può dire venga fissato proprio da coloro che lo possono o che lo debbono dire.

  20. Limiti dei codici • Troppo spesso l’applicazione di questi documenti risulta difficile e farraginosa e le sanzioni comminate, posto che lo siano davvero, sono spesso di modesta entità. • I codici, poi, sono relativi a particolari categorie professionali. E all’interno di queste organizzazioni di categoria, sovente, controllore e controllato finiscono per coincidere: se non di fatto, quanto meno potenzialmente. • I codici rimandano perciò, per poter essere applicati, a una motivazione etica che li travalica.

  21. Etica e responsabilità Che cosa significa ‘responsabilità’? • Non bastando i codici si arriva al senso di responsabilita’ di ciascun essere comunicante . • Due sensi di responsabilità (dal latino “respondeo”): • Rispondere a… • Rispondere di… • Ma neppure l’appello alla responsabilità tout court basta. Occorre arrivare alla motivazione che ci spinge ad un certo agire. • Occorre giungere all’etica della e nella comunicazione

  22. In che modo l’etica della comunicazione in senso stretto raggiunge il suo obiettivo? • Ecco i 5 modelli della comunicazione: • 1) Il modello che fa riferimento a una specifica natura comunicativa dell’uomo; • 2) Il paradigma dialogico; • 3) Il modello che, per la scelta di specifiche strategie comunicative, fa riferimento all’audience, a un pubblico possibile; • 4) Il paradigma dell’utilitarismo: il riferimento cioè, per le proprie scelte comunicative, al criterio dell’utilità. • 5) Modello della comunità della comunicazione (*Apel e Habermas)

  23. Definizione di “etica nella comunicazione”Il V modello • L’etica nella comunicazione è un’indagine sul linguaggio e sulla comunicazione che ritiene di essere in grado di ritrovare all’opera, nella comunicazione stessa, particolari principi etici, che ciascun parlante si troverebbe indotto ad applicare.

  24. L’etica nella comunicazione.Apele Habermas • Questa concezione è stata elaborata recentemente dai filosofi tedeschi Karl-Otto Apel e Jürgen Habermas. • Questi autori, tuttavia, non la chiamano etica nella comunicazione: parlano piuttosto, semplicemente, di “etica della comunicazione” (Kommunikations-ethik) ovvero di “etica del discorso” (Diskursethik).

  25. Le tesi di Apel e di Habermas • Il loro progetto è caratterizzato dall’intenzione di rinvenire all’interno dello stesso ambito comunicativo – quale viene di volta in volta impostato, realizzato e sperimentato dai vari interlocutori – criteri e principî etici che pretendono di avere una validità universale. • Già nel discorso stesso vi sono aspetti decisivi, implicitamente messi in opera, che assumono già, di fatto, il carattere di obblighi morali. • Ecco perché, nella misura in cui tali obblighi sono riconosciuti da ogni soggetto razionale, diviene possibile ricavare, da questi elementi insiti nella prassi comunicativa, le condizioni che consentono di elaborare un’etica generale.

  26. 2. Etica della comunicazione tecnologica

  27. Etica e Nuove Tecnologie • L’Etica delle nuove tecnologie è un ramo dell’etica della comunicazione. • Una sua analisi risulta oggi di estremo interesse vista la diffusione capillare e sempre più invasiva della rete. Ma che cosa si intende per TECNICA e per TECNOLOGIA?

  28. Tecnica e tecnologie • Origine comune: dal greco techne • Nell’uso quotidiano i due termini, tecnica e tecnologia, sono trattati come sinonimi perché esprimono processi strettamente intrecciati tra di loro • In realtà hanno significati diversi: • Tecnica, abilità posseduta e messa in opera dall’artigiano; in contrapposizione con la natura, la physis.

  29. Tecnica e tecnologie • Tecnologia: in origine ha il significato di “arte retorica” e delle regole che consentono di svilupparla (Aristotele, Retorica, verbo technologeo, I libro, dove si indica un discorso secondo regole ben definite , svolto soprattutto al cospetto di un tribunale).

  30. Tecnica e tecnologie • Nel tempo il significato dei due termini si è modificato, in relazione ai mutamenti sociali che si sono naturalmente succeduti. • Tecnica: rimanda oggi ad una attitudine che è propria dell’essere umano e indica quella capacità di “conoscere per agire” che ci caratterizza come tali. Richiama dunque l’abilità che serve a ciascuno per realizzare qualcosa e pone l’accento sul sapere pratico che guida questa stessa realizzazione.

  31. Tecnica e tecnologie • Tecnologia/nuove tecnologie: qualcosa che determina realmente un salto qualitativo nel contesto dell’esperienza umana derivante dalla tecnica, che pretende di essere sempre nuovo. E’ il sistema della tecnica. Che spesso sfugge dal nostro controllo. La tecnologia si è emancipata dalla tecnica nel momento in cui si autoalimenta e si rinnova di continuo.

  32. La tecnologia di oggi: internet Etica e internet • Anche in questo caso possiamo applicare le categoria dell’etica della comunicazione alla rete. Possiamo, dunque, parlare di: • Etica di Internet: gli atteggiamenti dell’uomo che la Rete favorisce e sostiene • Etica in Internet: i comportamenti da adottare nell’uso della Rete

  33. Etica diInternet: struttura della Retee questioni morali Elementi salienti: • La questione della libertà • La questione dell’ordine e del senso • La questione del virtuale e del suo rapporto con la realtà • La questione delle conseguenze e la possibilità di un controllo

  34. 1. Internet e libertà • Struttura ipertestuale, ramificazione delle possibilità, articolazione delle scelte • Internet come “opera aperta” • L’idea di “libertà” che sta al fondo di questi processi

  35. 2. Ordine e senso della Rete • Pensiero sequenziale e connessioni simultanee • Il tessuto della Rete • Pensare l’ipertesto come un testo • La ricerca di un “filo conduttore”

  36. 3. Reale e virtuale • L’uomo e il senso della tecnica • “Realtà virtuale” e navigazione in rete • Il virtuale come fenomeno originariamente umano

  37. 4. Il problema delle conseguenze • Ambiguità della Rete • Internet come questione antropologica • L’imperativo della connettività quale base dell’Etica di Internet • Bisogna sempre ubbidire a questo imperativo?

  38. Etica in Internet:Etica ed etichetta • Quell’insieme di comportamenti che possono essere adottati quando si utilizzano le possibilità del web e quando si naviga in rete. • Questioni morali, giuridiche, di opportunità, di galateo • I Dieci Comandamenti nell’uso del computer • Netiquette

  39. I “dieci comandamenti” • Dieci regole che dovrebbe rispettare chiunque usi un pc e navighi in rete (ArleneRinaldi): • Non userai un computer per danneggiare altre persone. • Non interferirai con il lavoro al computer di altre persone. • Non ficcherai il naso nei file di altre persone. • Non userai un computer per rubare. • Non userai un computer per portare falsa testimonianza. • Non userai o copierai software che non hai dovutamente pagato. • Non userai le risorse di altri senza autorizzazione. • Non ti approprierai del risultato del lavoro intellettuale altrui. • Penserai alle conseguenze sociali dei programmi che scrivi. • Userai il computer in un modo che mostri considerazione e rispetto.

  40. Etica in Internet: • Le regole ‘di buon senso’ che si chiede di utilizzare nell’uso della rete, non esistendo una legislazione precisa in merito, riguardano soprattutto la salvaguardia dei minori e di categorie deboli. • Nella comunità virtuale occorre ‘rispetto’ qualsiasi azione si compia, altrimenti si perde fiducia nei confronti dello strumento e dei contenuti che si possono trovare in rete, rischiando di esserne poi esclusi. • Non esistendo una istanza superiore di controllo occorre assumersi le proprie responsabilità e soprattutto a trovare dentro di noi le motivazioni che ci inducono a seguire un comportamento corretto.

  41. Etica in e di internet • Non essendo possibile delimitare geograficamente internet gli abusi vengono puniti solo se il caso può sottostare alla giurisdizione degli Stati nazionali. • Entrano quindi in gioco i meccanismi di autoregolamentazione . • Per regolamentare l’agire in rete non bastano i codici. Occorre fornire motivazioni, stabilire perché bisogna compiere determinati atti piuttosto che altri. Ma anche l’etica in internet non basta. L’etica in internet deve, a propria volta, riferirsi all’etica di internet , che deve esibire i principi generali presupposti, di volta in volta, dalle scelte concrete.

  42. Etica e tecnologie ad immagine • Un’ attenzione particolare è da dedicare all’etica di internet e dell’immagine in rete. • Con le nuove tecnologie viviamo in un flusso visivo continuo e senza sosta. Ciò che circola sul web è generalmente immagine, più potente e pervasiva di un testo scritto. • Una volta caricate sono autonome? può l’immagine considerarsi autonoma in tutte le sue manifestazioni e sfumature? è un medium che vive di vita propria?

  43. Etica e tecnologie ad immagine • Con internet si viene ad instaurare un nuovo rapporto tra realtà e immagine. • I fruitori non sono più soltanto spettatori, ma autori o coautori. • Possono, non sempre consapevolmente, vivere dentro l’immagine. • L’impatto sui comportamenti umani è stato rivoluzionario.

  44. Internet e immagine • Immagine che deriva dal latino “imago-inis”, di etimologia incerta secondo Wunenburger1, con il significato di “forma esteriore degli oggetti corporei, in quanto viene percepita attraverso il senso della vista”, rifacendosi al concetto di forma sensibile. Si ricollega, per alcuni, all’aggettivo aemulus, “che emula”, e al sostantivo imitor, “imitare”. Entrambi i termini ricordano la radice greca mimos, che indica l’imitazione di qualche cosa della realtà concreta.

  45. Internet e immagine • Deriva anche dal greco “eidõlon”, con un significato più astratto rispetto al latino “imago”. • Idõlon, ha portato poi, nella lingua italiana, alsostantivo “idolo”, da ricollegarsi a eidos, “aspetto”, “forma” e al verbo “id”, “io vedo”, poiché nell’idolo vediamo la cosa di cui esso è immagine. • In greco il termine è connesso altresì al concetto di visione: vedere significa peraltro vivere e la perdita della vista evoca la morte

  46. Etica e tecnologie ad immagine L’immagine si percepisce con l’intuizione non con la ragione ed arriva più velocemente a noi, dunque più pericolosa, senza filtri. La perfezione tecnica alla quale siamo giunti porta a immagini elettroniche più reali del reale, aumentandone il potere. La rete è costituita da 3 tipologie di immagini: • 1. Immagini di internet • 2. Immagini attraverso internet • 3. Immagini per internet

  47. Etica e tecnologie ad immagine La rete è costituita da 3 tipologie di immagini: • 1. Immagini di internet (le immagini di Internet sono le interfacce di accesso al web, che dipendono dal software di interfaccia tra utente e rete, tramite una navigazione user-friendly.)

  48. Etica e tecnologie ad immagine • 2. Immagini attraverso internet (nate per essere veicolate tramite altri media, ma che vengono immesse (anche) sul web. Si tratta, in genere, di immagini con una forte attinenza alla realtà oggettuale, dunque immagini vere o verisimili.

  49. Etica e tecnologie ad immagine • 3. Immagini per internet (quelle immagini che nascono per circolare sul web; la loro creazione, immissione e fruizione online dovrebbero rispettare le regole, esplicite e implicite, della rete).

  50. Quindi… • L’Etica in Internet si fonda sull’Etica di Internet. • Quest’ultima è da ricondursi all’ambito delle scelte responsabili. • In rete la relazione tra reale e virtuale diventa imprescindibile. • I termini però non sono in contrapposizione.

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