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Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia. Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat. CNEL Roma, 12 febbraio 2009. Come l’Italia arriva alla crisi …. dal punto di vista della povertà.
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Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat CNEL Roma, 12 febbraio 2009
Come l’Italia arriva alla crisi …. dal punto di vista della povertà … Con una povertà relativa che presenta caratteristiche strutturali ben delineate, legate ai tradizionali fattori che determinano le condizioni di vulnerabilità. … Con una incidenza che negli ultimi anni si è assestata tra l’11 e il 12% ma che non per questo è positiva: significa che permaniamo in una situazione critica in cui le contraddizioni storiche non sono state risolte Con delle differenze territoriali non risolte che si sono accentuate nel tempo anche dal punto di vista della povertà: tra il 2003 e il 2004 la povertà del Sud è aumentata e da allora la situazione non è mai stata recuperata Tutto ciò lo diciamo considerando la povertà relativa, stima ufficiale basata sui consumi delle famiglie .
la misura della povertà: i differenti approcci oggettivo soggettivo assoluto relativo unidimensionale multidimensionale statico dinamico
I risultati possono essere anche molto diversi ma dobbiamo saper utilizzare le differenti fonti a differenti scopi Povertà relativa dai consumi Analisi povertà nel tempo Povertà relativa dai redditi Confronto europeo deprivazione disagio aldilà della povertà
I risultati a parte i livelli vanno nella stessa direzione e evidenziano analoghe criticità Sud Minori Working poor Famiglie numerose Anziani Famiglie di disoccupati
Le caratteristiche della povertà in Italia Profili strutturali ben delineati (2007) Incidenza Italia Sud 2 milioni 653 mila famiglie 11,1% 22.5% 7 milioni 542 mila persone 12.8% 24.9% 1 milione 725 mila Sud - 22,5% 299 mila famiglie numerose (5 e più) 22.4% 32.9% 229 mila famiglie con membri aggregati 18,0% 30.3% 512 mila con 2 o più figli minori 17,3% 29,4% 1 milione 164 mila con anziani 13,5% 25.8% 1 milione 285 mila con P.R. con bassi livelli di 18,0% 32.4% istruzione 1 milione 241 mila senza occupati 14.4% 27,1% 513 mila almeno un componente in 22.8% 31.4% cerca di occupazione 614 mila famiglie con P.R. operaio 13,9% 27,5% 1 milione 655 mila minori 16,1% 28,5% 1 milione 648 mila anziani 14,3% 27.7%
Le caratteristiche della povertà in Italia Le soglie aggiuntive di povertà (2007)
Povertà stabile dal 1997: eppur si muove L’incidenza è intorno al 10-11% per le famiglie e al 13% per le persone. Aumenta povertà dal 1997 al 2007 per: Famiglie con 2 o più disoccupati da 34,0% a 35,8% Famiglie con p.r. operaio da 11,6% a 13,9% Famiglie con almeno un disoccupato con p.r. ritirato dal lavoro da 21,6% a 24,5% Famiglie con membri aggregati da 14,9% a 18,0% Famiglie con tre o più figli minorida 25,8% a 27,1% Famiglie con tre componentida 9,9% a 11,5% Famiglie del Sud ultimo quinquennio da 21,6% a 25,8% Sicilia da 21,2% a 27,6% Nel sud la povertà aumenta per : Coppie con un figlio da 20,1% a 23,5% Coppie con due figli da 23,2% a 25,2% Famiglie con due o più anziani da 31,5% a 33,2% Famiglie con due o più occupati da 13,8% a 16,3% Nel Nord la povertà aumenta per: Famiglie con cinque e più componenti da 5,9% a 12,2% Famiglie con membri aggregati da 8,1% a 13,4% Coppie con tre o più figli minori da 6,2% a 10,8% Diminuisce povertà dal 1997 al 2007 per: Famiglie con 1 componenteda11,2%a8,1% Anziani solida16,3%a12,0% Coppie di anzianida15,8%a13,5% famiglie con almeno un anzianoda 15,5% a 13,5%
Forti divari territoriali, differenze anche nel Sud Nel 2007, al Sud risiede il 65% delle famiglie e il 68% delle persone povere Incidenza Intensità* Sicilia 27,6 23,5 Basilicata 26,3 25,7 Calabria 22,9 24,2 Sardegna 22,9 20,6 Campania 21,3 23,2 Puglia 20,2 20,8 Molise 13,6 25,3 Abruzzo 13,3 21,4 Sud-Isole 22,5 22,9 Nord 5,5 18,6 A più ampia diffusione del fenomeno nelle regioni meridionali si accompagna maggiore gravità del disagio (maggiore intensità di povertà) * Distanza in termini percentuali della spesa media equivalente delle famiglie povere dalla linea di povertà.
Povertà tra i minori • 1 milione 655 mila minori nel 2007 vivono in famiglie povere (16,1%) • il 45% vive con i genitori e un fratello; • il 27% con i genitori e almeno due fratelli; • il 7% con un solo genitore; • il 10% in famiglie con membri aggregati. • Dal 1997 al 2007 è peggiorata la condizione di povertà delle famiglie: • con 3 o più figli minori (dal 25,8% al 27,1%) • La situazione è peggiorata per le famiglie con un solo occupato: • con almeno un minore (dal 17,7% al 19,8%) • con due o più minori (dal 21,6% al 23,6%) • La situazione è peggiorata soprattutto al Sud tra le famiglie: • con due figli minori (dal 27,1% al 28,0%); • con 3 o più figli minori (dal 36,2% al 36,7%); • oltre 1/4 dei monogenitori con almeno un figlio minore è povera al Sud. • Quindi problemi di povertà crescenti • MA ANCHE NUOVI RISCHI DI ESCLUSIONE SOCIALE DA NON SOTTOVALUTARE
I minori poveri nel Sud Nel Sud sono concentrati il 69,3% per un totale di 1milione 146mila. incidenza povertà ItaliaSud 0-5 anni 16,8% 31,0% 6-10 anni 16,4% 28,4% 11-13 anni 15,7% 25,4% 14-17 anni 15,4% 28,0% Totale 16,1% 28,5% • L’incidenza di povertà tra i minori del Sud è del 28,5%, nel Centro-nord è dell’ 8,2% • Le regioni con la maggior incidenza di povertà per i minori sono la Sicilia (37,6%), la Basilicata (30,1%) e la Campania (27,8%) • I minori che vivono in famiglie sicuramente povere (al di sotto dell’80% della linea di povertà), cioè i più poveri tra i poveri, sono 779mila, il 7,6% dei minori e vivono nel Sud nel 72% dei casi
Povertà tra i giovani di cui si parla ancora poco • 1 milione 515 mila giovani (12,9%) sono poveri, percentuale prossima alla media sul totale della popolazione (12,8%) • Tra questi il 63,9% vive nella famiglia di origine, il 31,2% è p.r. o coniuge, la restante quota vive in altre tipologie familiari (ad esempio famiglie senza nuclei). • Se il giovane vive nella famiglia di origine come figlio, è povero il 13,3% ma • - il 21,7% se i figli sono tre o più; • il 19,7% se si tratta di famiglie con membri aggregati; • il 15,5% se in famiglia c’è un solo occupato; • il 10,3% se si tratta di una famiglia monogenitore. • Se il giovane è p.r. o coniuge, è povero l’11,5% ma • - il 41,5% se vive in coppia con tre o più figli; • il 23,4% se vive in coppia con due figli; • il 15,9% se ci sono membri aggregati. • Se il giovane è p.r. o coniuge in coppie con 1 solo occupato è povero il 22,3% ma • il 32,6% se vive in coppia e con 2 o più figli; • il 23,1% se vive in coppia e con 1 solo figlio.
le nuove e vecchie povertà nella vita adulta: famiglie con p.r. tra 35 e 64 anni LA MANCANZA DI LAVORO AUMENTA RISCHIO DI POVERTA’ • Se ci sono in famiglia componenti in cerca di occupazione è povero : • il 21,5% di quelle con almeno un componente alla ricerca di lavoro; • il 27,9% delle famiglie con p.r. in cerca di occupazione; • il 34,4% di quelle con due o più componenti alla ricerca di lavoro. • Se ci sono in famiglia componenti in cerca di occupazione al Sud è povero: • il 29,8% di quelle con almeno un componente alla ricerca di lavoro; • il 38,2% delle famiglie con p.r. in cerca di occupazione; • il 38,2% di quelle con due o più componenti alla ricerca di lavoro. Roma, 18 aprile 2007
le nuove e vecchie povertà famiglie con p.r. tra 35 e 64 anni Anche se c’è il lavoro o c’è la povertà: i WORKING POOR • Se il p.r. ha un basso o incerto profilo professionale e’ povero : • il 14,9% delle famiglie con p.r. operaio e assimilato, co.co.co. o collaboratore occasionale. • Se in famiglia c’è un solo occupato e’ povero : • il 19,9% delle coppie con due figli; • il 25,9% di quelle con tre o più; • il 15,8% di quelle con membri aggregati. • Se in famiglie è occupata solo la p.r. e il suo profilo professionale è bassoo incerto (operaio e assimilato, co.co.co. o collaboratore occasionale) è povero: • il 18,9% delle famiglie; • il 30,9% se si tratta di coppia con due figli, • il 34,3% se si tratta di coppia con tre o più figli • il 21,2% se si tratta di famiglia con membri aggregati. • Se si risiede nel Sud e nelle Isole: 20,8% • se p.r occupato con basso o incerto profilo professionale 28,9% • 1 occupato con 2 figli 27,7% • 1 occupato con 3 o più figli 30,2% • 1 occupato con membri aggregati 27,5%
La povertà degli anziani • In Italia, il 26% degli anziani poveri vive solo, il 40,4% in coppia, il 16,6% in coppia con figli, il 12,5% in famiglie con membri aggregati, il 4,5% in famiglie monogenitore. • Nonostante il miglioramento dal punto di vista della povertà (dal 15,5% nel 1997 al 14,3% nel 2007), è povero il 14,3% degli anziani (il 59,5% sono donne) contro il 12,8% della popolazione totale: • il 12% degli anziani soli, il 12,9% se donne (rappresentano l’83,2% degli anziani soli poveri). • il 14% degli anziani che vivono in coppia. • il 12,4% degli anziani monogenitori (il 74% sono donne). • il 18,4% degli anziani che vivono in famiglie con membri aggregati (il 68% sono donne); • il 18,8% degli anziani che vivono in coppia con figli. • NELSUD LA SITUAZIONE E’ PEGGIORE: • E’ povero il 27,7% degli anziani (il 57,8% sono donne): • - Il 21,8% degli anziani soli, il 23,2% se donne (rappresentano l’82,6% degli anziani soli poveri). • - il 29,2% degli anziani che vivono in coppia. • - il 20,1% degli anziani monogenitori (il 79,2% sono donne). • il 33,4% degli anziani che vivono in famiglie con membri aggregati (il 66,3% sono donne); • il 34,6% degli anziani che vivono in coppia con figli.
In sintesi • Forti disuguaglianze nel Paese date da differenze territoriali ma anche differenze interne alle aree • Si accentuano le caratteristiche tradizionali della povertà • Migliora la situazione degli anziani, peggiora quella dei minori, dei giovani, dei disoccupati, delle famiglie con p.r. a bassi profilo professionale, residenti nel Sud e con membri aggregati.
La stima europea della popolazione povera Differisce da quella tradizionalmente diffusa in Italia rispetto a) alla scala di equivalenza; b) al posizionamento della soglia di povertà; c) all’utilizzo di una distribuzione equivalente; d) alla scelta del cut-off; e) alla variabile informativa è basata sui redditi invece che sui consumi; utilizza la scala “OCSE modificata” (un valore pari a 1 al primo adulto presente in famiglia, un peso aggiuntivo pari a 0,5 per ogni altro adulto presente in famiglia e un peso pari a 0,3 per ogni componente di età inferiore ai 14 anni); calcola la soglia, ponendola al 60% della mediana dei redditi familiari equivalenti; Inoltre, i dati sono diffusi in termini di individui sul totale della popolazione e non in termini di famiglie, com’è tradizione nazionale. DI SEGUITO PER NON CONFONDERLA CON LA STIMA DI POVERTA’ UFFICIALE LA CHIAMEREMO POPOLAZIONE A BASSO REDDITO
ITALIA tra i paesi che stanno peggio Incidenza (scala sinistra) e soglia (in PPS, scala destra, Italia=100), (redditi 2006) In Italia nel 2006, l’incidenza della popolazione a basso reddito, come nell’anno precedente, è del 20%, e continua ad essere superiore alla media comunitaria (16%). Nell’ultimo anno la posizione relativa del nostro paese peggiora: nella graduatoria si passa dal 5° al 3° posto.
l’Italia in Europa è più diseguale • La situazione italiana è tra le peggiori dell’Europa dei 15, insieme a quella degli altri grandi paesi mediterranei. • Nella media europea al quinto di popolazione più ricco va quasi cinque volte il reddito del quinto più povero; l’Italia sta sopra la media (5,5), il massimo è del Portogallo (6,5), il minimo si registra in Sveziae Slovenia(3,3). • In Italia, l’intensità di povertà è pari a 22, in riduzione rispetto all’anno precedente e in media con il valore europeo (tra i vecchi Quindici Spagna, Grecia, Portogallo, Germania e Regno Unito hanno un valore più alto). • L’Italia ha un livello di disuguaglianza elevato rispetto all’Europa (GINI 0,32). Spagna, Irlanda, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia, Finlandia, Belgio, Austria, Danimarca e Svezia hanno valori più bassi.
I minori italiani stanno nella situazione più critica • i minori a basso reddito (indicatore europeo basato sui redditi) • In Italia l’incidenza di minori a basso reddito è del 25%. Tale valore, uguale a quello della Romania, è il più alto in Europa • Seguono la Polonia e la Spagna con il 24%, la Grecia e il Regno Unito con il 23% • I paesi con l’incidenza più bassa di povertà tra i minori sono la Danimarca con il 10%, seguita da Finlandia e Slovenia all’11% e da Svezia e Cipro con il 12%
Gli anziani a basso reddito sono tanti ma meno dei minori • In Italia l’incidenza di anziani a basso reddito è pari al 22%, (come in Finlandia) un valore di poco inferiore a quello relativo alla Grecia (23%). • I paesi con incidenza tra gli anziani più elevata sono Cipro (51%), Estonia e Lettonia (33%), Lituania (30%), seguiti da Irlanda (29%) e Spagna (28%) • I paesi con incidenza tra gli anziani più bassa sono la Repubblica Ceca (5%), l’Ungheria (6%), il Lussemburgo (7%), la Slovacchia e la Polonia (8%), Paesi Bassi (10%) e la Svezia (11%)
il profilo per etàè diverso tra i Paesi • Il profilo della povertà per età (indicatore europeo basato sui redditi) • In Italia il profilo per età dell’incidenza di povertà, come nella maggioranza dei paesi comunitari è a forma di U • Ma in Europa è più comune che la massima incidenza si abbia tra gli anziani e, in alcuni casi, il profilo della povertà per età è discendente, come in Danimarca e Finlandia, con un valore minimo tra i minori. • il profilo per età è declinante in Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Lussemburgo
Popolazione a basso reddito tra gli occupati elevata • La povertà tra gli occupati (indicatore europeo basato sui redditi) • In Italia un lavoratore su dieci vive in famiglie povere(una persona su cinque nella popolazione complessiva), come in Portogallo e Lettonia. • I paesi con incidenza di povertà tra gli occupati più elevata sono Grecia (14%), Polonia (12%), Spagna (11%) • I paesi con incidenza di povertà tra gli occupati più bassa sono Repubblica Ceca (3%), Belgio, Malta e Danimarca (4%), Finlandia, Slovenia, Paesi Bassi e Slovacchia (5%) • In alcuni paesi, essere occupato ha un effetto di riduzione della povertà più marcato (ad esempio, Belgio, Malta, Danimarca ed Irlanda e Repubblica Ceca), in altri meno (Polonia, Lussemburgo, Svezia e Grecia).
ITALIA: forte il divario tra i redditi equivalenti delle famiglie del Sud e del Centro Nord Il reddito mediano del Sud e delle Isole nel 2006 è circa il 67%di quello del Centro Nord. Sicilia 61% Calabria 63% Campania 64% Basilicata 68% Puglia 67% Abruzzo 83% Molise 67% Sardegna 80% Distanza relativamente maggiore per le coppie con figli, le famiglie senza anziani, le famiglie in cui il breadwinner ha meno di 65 anni
L’incidenza della popolazione a basso reddito è molto più marcata al Sud e nelle Isole Percentuale di individui a basso reddito per ripartizione geografica Nord-ovest 11,7% Nord-est 9,7% Centro 14,0% Sud 33,5% Isole 37,0% ITALIA 20%
La presenza di disoccupati ha più spesso conseguenze negative per le famiglie del Sud Percentuale di famiglie con disoccupati nel quinto più povero tra le famiglie con un disoccupatotra le famiglie con due o più disoccupati CENTRONORD 30,2 % CENTRONORD 49,9 % SUD E ISOLE 56,2 % SUD E ISOLE 64,7 % Calabria 56,1 % Sicilia 63,4 % Campania 59,3 % Puglia 62,9 % Basilicata 35,5 % Sicilia 70,4 % Puglia 48,3 % Campania 63,3% Molise 52,7 % Sardegna 56,1 % * Le stime per le regioni di Sud e Isole sono presentate solo quando si raggiunge una numerosità campionaria di 20 unità.
Un basso titolo di studio del breadwinner determina più facilmente una condizione di svantaggio nel Sud e nelle Isole Centro Nord: 41,9% famiglie con breadwinner con licenza media ha redditi medi o medio alti (al Sud 11,3%) Sud-Isole: 46,7% famiglie con breadwinner con licenza media appartiene al quinto più povero (al Nord 14,5%) Nel Sud è necessario possedere la laurea per collocarsi nel quinto più ricco della distribuzione nel 41,3% dei casi, nel Centro Nord nel 58,3% Vistosa differenza tra i risultati economici di famiglie del Centro Nord con breadwinner con diploma superiore: Centro Nord: 59,4%nei due quinti più ricchi Sud - Isole: solo 30,5% nei due quinti più ricchi
Nel Mezzogiorno sono a basso reddito anche tipologie familiari che nel Centro Nord sono collocate nei segmenti più alti della distribuzione dei redditi Centro Nord: 55,1% appartiene ai due quinti più ricchi Sud-Isole: Il 30,9% nei due quinti più ricchi, il 38,8% nel quinto più basso Centro Nord: 61,6% appartiene ai due quinti più ricchi Sud-Isole: 27,9% nel quinto più basso single fino a 64 coppie e mono genitori con figli di 18 anni e più Quindi il disagio nel Sud, pur essendo connotato, si estende anche a soggetti che nel resto del paese vivono in una situazione relativamente più agiata
Nel Sud famiglie diverse dal Centro Nord • più famiglie con persone a carico (51,2% contro 35,2%) • più famiglie mono-reddito (47% contro 41,2%) • più famiglie con 2 o più minori (16,9% contro 10,8%) • più famiglie con almeno un disoccupato (13,9% contro 5,7%) • più famiglie con breadwinner con licenza elementare o nessun titolo di studio (33,9% contro 26,2%); tra le famiglie con breadwinner occupato il 10,9% contro il 7,9% • più famiglie la cui fonte principale di reddito sono pensioni e altri trasferimenti pubblici (39,9% contro 37,8%)
Al suo interno il Sud è più diseguale del Centro Nord Centro Nord 0,30 Sud Isole 0,33 GINI* Centronord 0,30 Sud e Isole 0,33 Abruzzo 0,30 Puglia 0,31 Sardegna 0,31 Molise 0,30 Basilicata 0,30 Sicilia 0,34 Calabria 0,33 Campania 0,33 hanno anche redditi mediani più bassi delle altre * Redditi equivalenti senza i fitti imputati
Indicatori di deprivazione materiale: difficoltà nell’acquisto di beni e servizi, arretrati. Anno 2007 (valori percentuali) (a)Per le sole famiglie con affitto o mutuo; (b) per le sole famiglie con debiti diversi dal mutuo; (d) Stima corrispondente ad una numerosità campionaria compresa tra 20 e 49 unità. In generale, le difficoltà più rilevanti riguardano le famiglie con un solo percettore di reddito e quelle per le quali la fonte principale di reddito non è da lavoro.
Indicatori di deprivazione materiale: difficoltà nell’acquisto di beni e servizi, arretrati. Anno 2007 (valori percentuali) Difficoltà particolarmente rilevanti per le famiglie del Mezzogiorno, per quelle con figli minori (in particolare se monogenitori) o composte da una sola persone. Tra il 2006 e il 2007 aumentano le famiglie che dichiarano difficoltà ad acquistare cibo (da 4,2% a 5,3%)
Indicatori di disagio economico e deprivazione materiale per ripartizione geografica - Anno 2007 Un terzo delle famiglie non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 700 euro Tra il 2006 e il 2007 le famiglie che hanno dichiarato di arrivare con molta difficoltà a fine mese sono leggermente aumentate (da 14,6% a 15,4%). Da notare l’aumento statisticamente significativo di queste famiglie nel Nord (da 10,7% a 11,9%).
Indicatori di deprivazione nei Paesi europei: una spesa imprevista, Anno 2006 600,00 Più del 50% delle famiglie non può far fronte a una spesa imprevista in Slovacchia, Ungheria, Polonia, Lituania e Lettonia. Meno del 20% in Svezia, Lussemburgo e Portogallo L’Italia con il 28,4% si situa tra Austria e Regno Unito Fonte: Eurostat – Indagine EU SILC 2006 ed elaborazioni Istat
Indicatori di deprivazione nei Paesi europei: pasto adeguato, riscaldare l’abitazione, ferie, anno 2006 • In Italia, il 6,2% delle famiglie hanno dichiarato di non potersi permettere di fare un pasto adeguato (carne, pollo o pesce) almeno una volta ogni due giorni. Un valore analogo a quello della Francia (6,7%). • Le quote più basse di trovano ancora una volta in Lussemburgo, Danimarca (circa il 2%), ma anche in Irlanda (2,7%). Quelle più alte il Slovacchia (38,1%) e Lettonia (35,6%). • In Italia, le famiglie che hanno dichiarato di non potersi permettere di riscaldare adeguatamente l’abitazione sono il 10,4%; in questo caso nella graduatoria l’Italia ha il valore più alto tra i paesi dell’Europa a 15 (eccetto Grecia, con il 13,6% e Portogallo, con 41,6%). • In Italia, il 38,7% delle famiglie che desidererebbero fare una settimana di ferie l’anno dichiarano di non poterselo permettere; un valore molto distante da quello di Lussemburgo (10,5%), Danimarca (11,5%) e Svezia (15,2%) e prossimo a Spagna (38,3%) e Francia (32,4%)
Indicatori di deprivazione nei Paesi europei: possesso di beni durevoli, anno 2006 • In Italia, il 7,3% delle famiglie che avrebbero avuto necessità di acquistare un personal computer hanno dichiarato di non poterselo permettere. • Le quote più basse di trovano in Lussemburgo, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi (circa il 3%), e in Austria e Regno Unito (circa il 5%) • In Italia, le famiglie che hanno dichiarato di non potersi permettere l’acquisto di un’automobile sono il 3,8%; in questo caso nella graduatoria dei paesi siamo preceduti solo dal Lussemburgo (2%) e Cipro (2,6%) • Anche l’analogo indicatore relativo all’acquisto della lavatrice, che tocca punte superiori al 5% solo in Lituania e Lettonia, colloca l’Italia tra i paesi con minori problemi (0,8%)
Indicatori di deprivazione nei Paesi europei: gli arretrati, anno 2006 In Italia, le famiglie che dichiarano di essere in arretrato • con il pagamento delle bollette sonoil 9,4% (valore meno alto, tra i paesi EU15, solo a quello della Grecia, con 26,3%,)… • con il rimborso di prestiti ricevuti da banche e/o società finanziarie sonoil 2,2% (anche in questo caso il valore più alto si ha in Grecia, con 11,4%, ma anche a Cipro, con 11,4%, seguito dalla Polonia, con il 4,4%; tutti gli altri paesi si situano sotto il 3%), • con il pagamento del mutuo o dell’affitto dell’abitazione sono il 3,2% (valore prossimo a quello della Svezia e dell’Irlanda). In questo caso valori più elevati si ritrovano Grecia e Cipro (5,2% 5,3%), ma anche in Francia, (6,8%)
Povertà e deprivazione materiale: due dimensioni non sempre sovrapposte Se nell’analisi si combinano gli indicatori di deprivazione con l’indicatore di povertà monetaria : accanto all’11,2% della popolazione che presenta problemi di povertà e almeno due tipologie di disagio, l’8,4%, pur essendo povero, non presenta nessuna o al massimo una delle difficoltà segnalate. Inoltre, l’8,4 per cento della popolazione non si colloca al di sotto della soglia di povertà, ma segnala due problemi tra quelli considerati e il 7,4% della popolazione non è povero, ma riferisce almeno tre problemi Pur confermando i tradizionali profili di povertà, l’uso di questo tipo di indicatori fornisce una «distribuzione del benessere» in cui la posizione relativa dei singoli soggetti presenta alcune difformità rispetto a quella che si ottiene dalla distribuzione dei redditi/consumi. Solo l’uso integrato di più indicatori di deprivazione (monetari e non monetari), permette di accostare le numerose tessere che ricompongono il quadro della povertà, di arricchirne la portata informativa e di «correggere» le possibili distorsioni interpretative di ogni singolo approccio.