1 / 20

La comunicazione del rischio Costantino Marmo (Dipartimento di Discipline

La comunicazione del rischio Costantino Marmo (Dipartimento di Discipline della Comunicazione - Università di Bologna). Introduzione. Il campo degli studi sulla comunicazione del rischio presenta una enorme dispersione.

abra
Download Presentation

La comunicazione del rischio Costantino Marmo (Dipartimento di Discipline

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. La comunicazione del rischio Costantino Marmo (Dipartimento di Discipline della Comunicazione - Università di Bologna) Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  2. Introduzione • Il campo degli studi sulla comunicazione del rischio presenta una enorme dispersione. • Contributi vengono da discipline scientifiche (casi di studio in ambito sismologico, vulcanologico, idrogeologico, ecc.), e da discipline umanistiche (antropologia, sociologia, psicologia, semiotica, ecc.). • Presenterò una rassegna di problemi, ispirandomi alla letteratura disponibile, e qualche proposta di soluzione. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  3. Il concetto di ‘rischio’ • Emerge nel XVII secolo nel contesto della riflessione sul gioco d’azzardo, come calcolo delle probabilità di guadagni e perdite. • L’analisi della probabilità statistica si afferma nel secolo scorso come base della conoscenza scientifica, a partire dalla fisica quantistica, trasformando la nozione di prova, di causalità e la logica stessa delle scienze. • Nell’accezione comune, R = 1) “possibilità di conseguenze dannose o negative a seguito di circostanze non sempre prevedibili”. 2) “evento pericoloso, azzardo”. In definitiva, R = “pericolo”. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  4. Passaggi senza traumi? • Il richiamo alla storia della parola e del concetto è necessario perché nella comunicazione del rischio, la parola R passa dall’accezione scientifica a quella corrente senza apparenti traumi. • Ma non è così… Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  5. Un modello di comunicazione • Un modello corrente, in letteratura, prevede quattro componenti: • Comunità scientifica (CS), che raccoglie e interpreta i dati, modellizza i processi, fa monitoraggio delle aree a rischio e formula previsioni; • Autorità pubblica (A), che comunica le previsioni, organizza e coordina la risposta al rischio); • Media e Pubblico (M e P), destinatari della comunicazione e, il secondo, co-attore della risposta. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  6. Schema Scientific Modeling Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  7. Ancora sul concetto di rischio • Tralascio per ora i media su cui tornerò, per concentrarmi su alcuni problemi, rilevati in vari casi di studio (soprattutto in campo vulcanologico e sismico), riguardo alle relazioni tra CS e Autorità, proprio a proposito della nozione di rischio in questione: • Le A non ragionano in termini probabilistici, ma (più tradizionalmente) in termini di cause ed effetti; • La CS può permettersi di sospendere il giudizio, in caso di dati incerti o carenti; le A hanno bisogno di certezze. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  8. Il Centro Funzionale • Il sistema di allerta derivante dalla circolare ‘De Bernardinis’ qui presentato, prevedendo un Centro Funzionale (CF) in cui confluiscono le competenze dell’ARPA e dell’Agenzia di Protezione Civile-ER, cerca di ovviare a questo inconveniente o di prevenire i problemi che ne possono derivare: • ARPA e APC condividono i dati e fanno insieme il monitoraggio; • Le allerta sono emesse dal CF sulla base delle previsioni scientifiche e decise insieme da ARPA e APC. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  9. Efficienza del sistema • Naturalmente, un sistema efficiente deve portare le informazioni (rilevanti) dalla Comunità Scientifica alle Autorità locali nel minor tempo possibile. • E il meccanismo deve essere ‘oliato’ a dovere, attraverso attività di esercitazione e simulazione periodica (tutto quanto si sta attualmente facendo). • Ho parlato, non a caso, di ‘passaggio di informazioni’, perché il sistema di allerta è solo una condizione, assolutamente necessaria, ma non sufficiente della comunicazione del rischio. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  10. Una domanda • Rimane infatti una domanda aperta: • “ A chi è affidato l’ultimo ‘miglio’?” Ovvero • “Chi deve raggiungere il destinatario finale, la cittadinanza coinvolta, il pubblico?” Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  11. Alcune risposte • Secondo il Vademecum di PC per le famiglie (da poco stampato) sono le Autorità (generiche) che predispongono informazioni e segnaletica o forniscono indicazioni in quanto “gestiscono l’emergenza e coordinano i soccorsi” (p. 13). • Secondo le linee-guida del protocollo di intesa della regione ER, queste Autorità sono i Sindaci che “dispongono… l’invio… di uomini e mezzi per l’informazione della popolazione” (pp. 13-14). • Si tratta probabilmente delle figure più adeguate, specie in caso di eventi calamitosi a scala ridotta, locale. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  12. Una questione delicata • In un recente studio di caso, relativo all’eruzione del Nevado del Ruiz (Colombia, novembre 1985), si sostiene che, nonostante i rischi (lahar, colate di fango, considerate probabili al 100%) fossero ben noti alle autorità nazionale e locali, nessun allarme fu dato alla popolazione. • Ci furono molti problemi legati alla mancanza di mappe di rischio e di un adeguato sistema di monitoraggio, ma il problema centrale fu che, “temendone i costi politici ed economici, nessuna autorità [locale] volle assumersi la responsabilità” di una evacuazione precoce o di un falso allarme (p. 180). • Il vulcanologo Barry Voight suggeriva di avviare, almeno nei paesi sviluppati, programmi di formazione volti alla gestione dell’incertezza e dei falsi allarmi. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  13. Cautela… • Certo non si può generalizzare – e credo che i nostri amministratori locali, oltre alle autorità di PC, sappiano valutare meglio le opportunità – ma non si può negare che il caso sollevi un possibile problema. • Il problema è quello della natura delle valutazioni che un’autorità politica può mettere in campo nel processo di decisione sul cosa fare in caso di possibile emergenza • Non c’è bisogno di essere esperti di sociologia politica per sapere che un’autorità politica dipende dal consenso della cittadinanza e che essa è spesso condizionata da una intrinseca ‘brevimiranza’ (shortsightedness) determinata dalle scadenze elettorali, spesso troppo ravvicinate per avviare politiche di lungo termine. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  14. Reazioni della popolazione • Posto che le Autorità facciano il loro mestiere e, in caso di calamità molto probabile, la previsione scientifica si trasformi in allarme, chi garantisce che le popolazioni interessate rispondano in modo adeguato? • La risposta della popolazione dipende da numerosi fattori, come è rilevato in letteratura, di carattere generale o legati a specificità locali; qui vorrei concentrarmi su tre fattori. • Provo a metterli in fila: • La consapevolezza del rischio (o, meglio, del pericolo) • L’efficacia del messaggio (che include oltre a numerosi fattori, ben individuati in letteratura, anche la sua accessibilità) • L’autorevolezza della fonte, ciò che si riduce in ultima analisi al rapporto di fiducia tra Autorità e popolazione. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  15. Fattori di risposta • Nessuno di questi fattori, da solo, sembra funzionare. • Nonostante si sappia di correre un rischio (anche statisticamente quantificabile), non è detto che si adottino comportamenti conseguenti. • Prendiamo l’esempio del fumo e dei medici: chi è più consapevole di loro del rischio del fumo e delle statistiche sui suoi danni? Eppure, come tutti sanno, è molto frequente vedere medici che fumano senza problemi (apparenti). • Un messaggio chiaro e ben diffuso può raggiungere una popolazione distratta, inerte, poco sensibile o sfiduciata nei confronti della sua fonte. • Prendiamo un caso recente, quello dell’influenza aviaria: la sfiducia nei confronti della carne di pollo (innescata dai media, ma non solo) non è stata per nulla scalfita dalla ammirevole performance dei ministri che si sono ritrovati a banchettare con cosce di pollo sotto gli obiettivi delle telecamere e sono stati visti da milioni di persone. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  16. Politiche di prevenzione • Su ognuno di questi fattori, tuttavia, può incidere in maniera rilevante una politica di prevenzione. • Le Autorità si possono/debbono dotare di competenze comunicative ad hoc. • Le allerta di PC, per esempio, che ho potuto vedere recentemente, non sono adatte per un destinatario non istituzionale, per il linguaggio adottato (spesso marcatamente burocratico) o il tipo di azioni suggerite; occorre trasformarli in messaggi chiari e adeguati alle esigenze locali specifiche, il che richiede skills adeguati. • Occorre predisporre una molteplicità di canali su cui far passare la comunicazione: dai media tradizionali alle sirene, dai Cell-Broadcast SMS ai megafoni per ottenere l’effetto di ridondanza massima. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  17. Politiche di prevenzione • Occorre conoscere cosa pensano le popolazioni di aree a rischio (sottoponendo, per es., questionari a campione sulla percezione e l’accettabilità del rischio). • Occorre adottare azioni di formazione, rivolte a scuole, luoghi di lavoro e centri anziani, per es., sui caratteri dell’ambiente in cui vivono. • Occorre rafforzare la consapevolezza con esercitazioni che puntino, sul piano individuale, a sviluppare il più possibile automatismi di risposta adeguati (in caso di terremoto, per es., rifugiarsi subito nei luoghi più sicuri in casa, anziché correre fuori). Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  18. Politiche di prevenzione • Occorre lavorare, attraverso le azioni precedenti e con campagne mirate a costruire o rafforzare il rapporto fiduciario con la cittadinanza (a tutti i livelli, non solo a quello locale), non solo e non tanto nei momenti di emergenza, ma soprattutto in quelli di calma. • E’ in questa prospettiva che può essere affrontato il problema dei falsi allarmi: questi, a patto che non diventino troppo frequenti, debbono essere preventivati da chi li riceve senza che comportino una rottura del rapporto fiduciario (per es. potrebbero essere presentati come frutto di una politica di cautela). Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  19. I rapporti coi media • Rimane un punto, una componente essenziale del modello di comunicazione del rischio che ho volutamente tralasciato: il sistema dei media. • Con i mass media di ambito locale e/o nazionale si possono progettare • Protocolli di azione comune per i momenti di emergenza, in cui la tendenza al sensazionalismo venga mitigata senza cancellare il diritto di cronaca; • Azioni di formazione mirata degli addetti (in particolare giornalisti) sulla specificità dei fenomeni in gioco e del linguaggio usato per descriverli, per ovviare ai frequenti problemi di incomprensione o alle (evitabili) imprecisioni della cronaca. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

  20. I rapporti coi media (2) • In tutti i casi, è opportuno che le Autorità che gestiscono le emergenze, soprattutto quando interessano più realtà locali, abbiano un unico portavoce, al fine di evitare la confusione prodotta da una pluralità di voci. • Occorre infine tener sempre conto delle logiche e delle dinamiche proprie del sistema dei media e del fatto che una politica di immagine (e di credibilità) per chi si occupa di PC passa inevitabilmente anche di là. • Ma non solo, per fortuna: qualcosa contano anche i fatti o, come si usa dire oggi in vari ambiti, le ‘buone pratiche’. Seminario - CF e previsione del dissesto idrogeologico in ER - 4/11/05

More Related