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ZIP PADOVA – FINE ANNI ’90 DEL ‘900

. ZIP PADOVA – FINE ANNI ’90 DEL ‘900. L PADOVA, una CITTA’ INDUSTRIALE? - PowerPoint provvisorio e incompleto – lezione di Giorgio Roverato [ www.giorgioroverato.eu ] MASTER SUL PATRIMONIO INDUSTRIALE Padova, 30 Aprile 2010 Dipartimento di Storia dell’Università degli Studi di Padova.

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ZIP PADOVA – FINE ANNI ’90 DEL ‘900

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  1. . ZIP PADOVA – FINE ANNI ’90 DEL ‘900

  2. LPADOVA,unaCITTA’ INDUSTRIALE?- PowerPoint provvisorio e incompleto –lezione diGiorgio Roverato[ www.giorgioroverato.eu ]MASTER SUL PATRIMONIO INDUSTRIALEPadova, 30 Aprile 2010Dipartimento di Storiadell’Università degli Studi di Padova

  3. L’interrogativo ha a che fare con il lento (e contraddittorio) percorso industrializzante della città. Oggi Padova è capoluogo della seconda provincia industriale del Veneto, ma soprattutto è la “capitale” economica della regione grazie alla sua posizione strategica nei flussi di traffico, al ruolo di importante piazza finanziaria e di polo logistico, cui si aggiunge una posizione non secondaria nel terziario avanzato.

  4. Tema di questa conversazione è delineare il tragitto di una evoluzione che in pochi decenni ha trasformato una città tipicamente mercantile in un centro industriale, e poi nel motore di una moderna infrastrutturazione manifatturiera di cui essa costituisce il riferimento fondamentale. Vediamo la situazione economica del periodo tra le due guerre mondiali, esemplificativa di una sostanziale arretratezza rispetto ad altre provincie venete, Vicenza e Venezia in particolare.

  5. Padova era stata durante la Grande Guerra la “capitale al fronte”. La ricostruzione postbellica, e le risorse che il governo intendeva riversare sulle terre martoriate dal conflitto, apparve alle élites economiche cittadine una opportunità. Nacque da qui l’idea della Fiera Campioni, la prima esposizione fieristica nazionale (1919). Il sogno della modernizzazione… Un sogno presto frustrato… Milano vanificherà le speranze cittadine.

  6. La struttura economica della città si stava evolvendo dall’intermediazione delle sole derrate agricole e del bestiame, a qualcosa di più complesso. Approdava a Padova, anche se c’era già qualche caso, l’intermediazione grossista di manufatti industriali e di semilavorati utili ad una seconda lavorazione; questi ultimi non tanto per le poche produzioni locali quanto per l’intero Triveneto, di cui - grazie alla sua posizione strategica - Padova si poneva a naturale baricentro.

  7. Esisteva anche un qualche apparato industriale, ma esso era generalmente di piccole dimensioni, in realtà poco più che artigianale. Il limite era che tali aziende servivano prevalentemente il mercato locale, o al massimo quello provinciale, con limitati sbocchi al di fuori della provincia. Salvo tre, anzi quattro importanti eccezioni: - ZEDAPA (Zuckerman-Diena anonima per azioni) - OMS (Officina Meccanica della Stanga) - CISA VISCOSA - ITALA PILSEN (Birreria)

  8. DOPO LA 2a GUERRA MONDIALE: La nuova utopia: Padova, Milano del Veneto Una situazione eccezionale dal punto di di vista di continuità istituzionale in una sorta di diarchia tra due poteri… Cesare Crescente, Sindaco (1947-1970) Guido Ferro, Rettore Università (1949-68) ovvero, una diarchia sinergica al servizio della città, o meglio al progetto di una città

  9. Fu questa diarchia a governare lo sviluppo della città. Non senza contraddizioni… Il Sindaco Crescente volle proseguire il processo di svecchiamento di una città di impronta medievale, già iniziato con i più che discutibili sventramenti dei quartieri centrali compiuti tra il 1925-32. E lo attuò con il tombinamento dei navigli interni, realizzando incongrue vie di scorrimento veloce all’interno del centro storico. Una modernizzazione? Si, e no…

  10. Ferro, ordinario di Idraulica, conosceva il dissesto che la scelta comunale andava ad operare nel delicato sistema delle acque padovane. Non intervenne. Troppo preziosa la diarchia con il Comune, che gli consentiva di completare la cittadella del polo scientifico universitario a ridosso del Piovego. Egli comunque condivideva la scelta modernizzatrice della città, interventi sulle acque a parte.

  11. Crescente voleva illuministicamente costruire una Padova capitale del Veneto; Ferro intendeva spostare l’asse dell’Ateneo dal peso fino ad allora ricoperto dalle facoltà umanistiche al primato delle facoltà scientifiche, con l’obiettivo di rendere il Bo polo d’eccellenza degli atenei italiani, interagendo con le variegate realtà industriali della regione. Un obiettivo che vedeva, perciò, le due distinte realtà istituzionali tese ad un obiettivo comune: fare di Padova una realtà di rilievo nazionale.

  12. Nel progetto “illuministico” del Sindaco rientrava l’idea di fare di Padova una città “industriale”, e a tal fine di creare un’area a tale scopo attrezzata: vale a dire una “Zona Industriale” in cui da un lato spostare le attività manifatturiere localizzate all’interno delle mura cinquecentesche, e dall’altro attrarre iniziative imprenditoriali dall’esterno. I precedenti… un qualche dibattito…

  13. 1926, un gruppo di architetti avanza all’Amministrazione comunale una proposta di nuovo PRG che predeva una zona industriale sulla direttrice per Venezia 1932, concorso di idee ne scaturisce (1936) un progetto… 1940, proposta Associazione Industriali 1948-52, dibattito all’interno della Commissione prov. per la Ricostruz.; nasce (1952) il Consorzio per la zona industriale di Padova

  14. Il piano regolatore di Luigi Piccinato (1954) terrà conto dei precedenti, e dei desiderata di Crescente, incontrando tuttavia la reazione negativa dell’Associazione degli Industriali, dato che a fronte dei mille ettari da essi richiesti in un convegno del ‘53, Piccinato ne destinava a Z.I. solo 154, per di più suddivisi in tre aree distinte. Egli non crede ad una Padova industriale, come molti all’interno delle forze politiche, sia nella maggioranza del governo cittadino (DC) che nell’opposizione comunista.

  15. Per grandi linee, rimandando al PowerPoint definitivo: Le correzioni al piano Piccinato; La creazione della ZIP: processo legislativo lungo e controverso(DC contro DC) Lo scetticismo consiliare… La “strana” convergenza DC-PCI Il nodo del credito… Il difficile avvio… scarsità di domande…

  16. Gli interventi della fiscalità comunale… La concorrenza delle c.d. aree depresse L’abbrivio La creazione delle prime infrastrutture Il ruolo della Camera di Commercio La Cerved I primi sistemi a rete La logistica… l’Interporto (a dispetto della mancata Idrovia…)

  17. La città “industriale”, anni ’70-’80… La provincia…

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