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III Circolo Didattico di Piacenza. Scuola Pietro Giordani. Laboratorio Linguistico-Espressivo ed Informatico. Anno scolastico 2010/2011. Classe 3^ C. FIABEGGIANDO. Lo scudo rubato. Ovvero:. “Le avventure di un giovane scudiero”. C’era una volta un re, Alberto II,.
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III Circolo Didattico di Piacenza Scuola Pietro Giordani Laboratorio Linguistico-Espressivo ed Informatico Anno scolastico 2010/2011 Classe 3^ C
Lo scudo rubato Ovvero: “Le avventure di un giovane scudiero”
C’era una volta un re, Alberto II,
su una collina, ai margini di una lussureggiante, ma pericolosa foresta.
Il re era giusto e generoso, amato da tutti i suoi sudditi, ma invidiato ed odiato dal suo fratello minore, Giosuè, che avrebbe voluto essere sul trono al posto suo. Il trono deve essere mio!
Ti dichiaro guerra e ti ruberò il trono! Giosuè dichiarò guerra ad Alberto, proprio per rubargli il trono.
Durante una battaglia, il re lasciò cadere lo scudo magico che aveva avuto in eredità dai suoi antenati e che gli permetteva di regnare.
Ah, ah! Ora che lo scudo è mio, diventerò re! Subito il suo giovane scudiero, di nome Renzotto, corse per recuperarlo, ma l’ invidioso Giosuè colpì lo scudiero e si appropriò dello scudo.
Il re tornò al suo castello senza lo scudo: era in preda al panico perché temeva che senza di esso, avrebbe perso il regno.
Sono Renzotto, scudiero del re, e vado subito sul campo di battaglia. Disperato , cercò una soluzione e si rivolse al suo giovane scudiero, Renzotto, particolarmente abile nel cercare indizi e prove.
Che cosa troverà il nostro prode Renzotto? Se credi che trovi le…. Se credi che trovi una…. le impronte degli zoccoli di un cavallo, premi sul disegno qui sopra. freccia magica, premi sul disegno qui sopra.
Lo scudiero, cercando tracce, notò delle strane impronte di zoccoli. Il ragazzo si ricordò che quelle orme appartenevano al destriero del fratello del Re ed incominciò a seguirle.
Con il calar della sera Renzotto cominciò ad essere molto assetato e stanco.
Giunse ad una radura e, assonnato com’era, non si accorse di un’otre piena zeppa d’acqua che pendeva dal ramo di un albero.
C’è un’otre piena d’ acqua! Bevi ti aiuterà quest’acqua! Però ad un tratto sentì un tintinnio e vide un omino piccolo e brutto che si rivolse a lui dicendo: <<Ehi! Ciao io sono un folletto molto gentile!>> In realtà era dispettosissimo e continuò…
Renzotto si mise a bere in modo così vorace che non si accorse di una squadra di folletti che voleva legarlo ad un tronco.
Svenne e quando si risvegliò si ritrovò legato all’albero, mentre i folletti dispettosi ridevano a crepapelle. Renzotto cercò di liberarsi, ma inutilmente.
Gli venne un’idea: sfilò la spada e con un colpo netto tagliò la corda. Notando che Renzotto aveva ripreso i sensi e si era liberato, i folletti fuggirono tutti quanti. Fermatevi! Vi catturerò!
Infatti il ragazzo li catturò e li costrinse a svelargli la strada per andare al castello. Loro, per riavere la libertà, gli mostrarono una mappa indicante il percorso per giungere al castello.
Renzotto, grazie alla mappa riprese il suo cammino verso il castello, ma ad un tratto fu assalito da alcuni lupi affamati.
Il giovane scudiero prima si spaventò, poi prese le sue scorte di cibo e le lanciò in mezzo al sentiero. I lupi si fermarono a mangiare e Renzotto proseguì il cammino.
Andiamo, mio fido destriero: dobbiamo portare a termine il nostro compito! Cammina e cammina, arrivò al castello di Giosuè.
Renzotto superò i coccodrilli del fossato ed entrò nel castello passando sul ponte levatoio.
Appena entrato nel cortile del castello, si trovò davanti uno spaventoso ratto gigante, pronto a sbranarlo.
Come farà il giovane Renzotto a sconfiggere il ratto? Schiaccia sul pulsante e lo saprai!
Arrivato là, vide per terra una freccia speciale che avevano solo le persone reali e che era in grado di indicare la strada per raggiungere il suo proprietario, cioè Giosuè.
Renzotto ricordò che il re, affidandogli l’incarico, gli aveva spiegato che suo fratello abitava in un castello, nella foresta Mansueta, che di mansueto non aveva nulla.
Per questo, prese il suo cavalmucca, raccolse la freccia, la indirizzò verso la foresta e si lasciò guidare da lei.
Fu così che, dopo un lungo cammino nella foresta, la freccia indicò una caverna.Renzotto capì che doveva entrare là.
Però c’era un grande e feroce orco che stava di guardia alla caverna.
L’orco lo vide e chiamò altri orchi i quali presero le frecce e incominciarono a lanciargliele contro.
Egli cercò di evitarle, ma a un certo punto gli orchi sparirono. Allora si diresse verso la caverna, ma, appena fece un passo, finì in una trappola che gli orchi avevano preparato.
Vide una radice lunga e robusta e la usò come corda per uscire dalla trappola. Uscito tornò verso la caverna e vi entrò.
Trovò un tunnel che si divideva: da una parte c’era un cancello chiuso, dall’altra un sentiero che sembrava un paradiso. Renzotto scelse quello che sembrava un paradiso e si trovò ….
in un labirinto e non gli restò altro da fare che cercare la strada per uscirne. Il labirinto diventava sempre più pauroso.
Ad un tratto, si scagliò conto di lui una banconota vivente velenosa. Renzotto la colpì sul numero 500, che era il suo punto debole, e proseguì.
Lungo il tragitto trovò anche un bruco gigantesco, carino, ma pericoloso per le sue antenne velenose.Lo sconfisse colpendolo alle zampe, che erano il suo punto debole, e proseguì.
Finalmente uscì dal labirinto e si trovò davanti al castello di Giosuè. Superò i coccodrilli del fossato ed entrò.
Dopo poco fu assalito da un vero mostro: un panino vivente assassino.
Come farà il giovane Renzotto a sconfiggere il panino? Schiaccia sul pulsante e lo saprai!
Renzotto stava per essere aggredito dal mostro, quando sentì un caldo intenso alle spalle e si vide passare sopra la testa una… fiamma che incenerì il mostro.
Si voltò e vide un gigantesco drago Non aver paura, sono qui per aiutarti. Prendi questo vaso: aprilo quando ti senti in pericolo! Uscirà una mia fiamma che ti aiuterà!
Attraversò saloni pieni di ragni e pipistrelli e infine…..
… giunse alla sala di Giosuè il quale lo aspettava armato da capo a piedi.Renzotto, senza pensarci due volte, aprì il vaso: la fiamma uscì ed incenerì Giosuè.
Renzotto si avvicinò, soffiò su quel mucchietto e, sotto la cenere, ecco cosa comparve…
Renzotto lo portò a re Alberto II il quale, per premio, gli diede in moglie la sua adorata figlia. Gli sposini vissero felici e re Alberto regnò, saggiamente, per molti anni. Fine