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FILOSOFIA. Epistemologia Ottocentesca-Novecentesca. Daniela Pranzo Classe V sez B Liceo Scientifico di Stato “A. Einstein” Molfetta (BA).
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FILOSOFIA Epistemologia Ottocentesca-Novecentesca Daniela Pranzo Classe V sez B Liceo Scientifico di Stato “A. Einstein” Molfetta (BA)
L’Ottocento rappresentò nella storia del pensiero un periodo di affermazione del paradigma materialistico-meccanicistico espresso da Newton e rafforzato da Laplace. Il suo trionfo si associò all’affermazione di una visione rigidamente deterministica della natura e a una concezione assolutistica della scienza, intesa come universale e necessaria. Essa trovò la sua massima espressione nel positivismo. Lo sviluppo scientifico portò la ricerca a scontrarsi con le prime anomalie, cioè con dati sperimentali contrastanti con il modello scientifico newtoniano. Tra la fine dell’ ‘800 e i primi del ‘900 subentrò un periodo di crisi e cambiamento dei modelli della razionalità scientifica. In filosofia assistiamo al passaggio dall’epistemologia positivista di Comte a quella metodologica di Popper, che rappresenta la filosofia della rivoluzione della scienza. Il positivismo è una corrente filosofica che nasce in Francia nella seconda metà dell’800. Positivisti furono Comte, Bentham, Mill, Spencer, Mach (fondatore dell’empiriocriticismo). La parola d’ordine dei positivisti è “scienza”: l’unico sapere valido è quello scientifico, basato sull’osservazione dei fenomeni e sull’individuazione di leggi universali e necessarie, secondo una visione del mondo causalistico-deterministica. E’ rifiutata la metafisica (la presenza di principi primi al di là dell’esperienza), l’idealismo (la presenza dell’Assoluto hegeliano). La filosofia, vista come “sistema generale delle concezioni umane”, diviene una “metodologia della scienza”, cioè un’epistemologia, analisi sulle forme di conoscenza scientifica. I positivisti avevano un’immensa fiducia nel progresso e nella scienza che avrebbero potuto risolvere tutti i problemi dell’umanità.
L’epistemologia positivista si basa sulla “subordinazione necessaria e permanente dell’immaginazione all’osservazione” e nella omogeneità delle dottrine: osservazione/immaginazione e relativo/assoluto sono le alternative metodologiche che decidono il grado di positività raggiunto da una scienza. L’osservazione, sintesi di osservazione e ragionamento si articola in : • osservazione dei fatti in senso stretto • esperimento, in cui i fenomeni vengono osservati in condizioni sperimentali artificiali • comparazione di fenomeni diversi. • Nessuna osservazione è però possibile se non diretta da una teoria. Tale metodo è valido per ogni tipo di sapere e ci permette di fare previsioni al fine di garantire la supremazia dell’uomo sulla natura. • L’ epoca di Comte è però segnata da una “anarchia intellettuale”, per questo è necessaria la creazione di una Enciclopedia che possa ridare ordine e sistematicità ai vari saperi. Questi vengono ordinati in base al principio di complessità crescente ed età decrescente, cioè dalla più complessa ed antica , come l’astronomia, alla più facile e recente come la sociologia. Vengono escluse la matematica , che è a fondamento della gerarchia, la logica, che attraversa trasversalmente ogni sapere e la psicologia, non ancora considerata scienza, che può essere inglobata nella biologia se studia la fisiologia del cervello umano o nella sociologia se studia i comportamenti dell’uomo.
SCHEMA DEL “CORSO DI FILOSOFIA POSITIVA” • ASTRONOMIA • FISICA • CHIMICA • FISIOLOGIA • FISICA SOCIALE O SOCIOLOGIA LA LEGGE DEI TRE STADI Ogni scienza o settore della conoscenza attraversa sempre nella sua evoluzione tre stadi: Lo stadio teologico o fittizio: in cui si danno spiegazioni puerili degli eventi, riconducibili all’azione delle divinità. Tale stadio ha introdotto la creazione del diritto divino dei sovrani. Lo stadio metafisico o astratto: in cui i fenomeni vengono spiegati ricorrendo ad astratte categorie filosofiche; esso comporta concetti come il contratto sociale. Lo stadio scientifico o positivo: in cui si cercano le modalità di relazione tra i fenomeni per giungere a generalizzazioni.
A fine ‘800 la grande speranza positivista, secondo cui il sapere scientifico avrebbe assicurato il benessere e il progresso, andò via via tramontando. Questo per motivi sociologici, in quanto del progresso avevano beneficiato solo le classi dominanti. Nella cultura si sviluppò un diffuso antipositivismo che si espresse nel mondo artistico (espressionismo), letterario (simbolismo ed ermetismo) e filosofico. L’epistemologia viene ribaltata da Poincarè e Bergson. E’ solo tra le due guerre che viene fondato il Neopositivismo dai filosofi del Circolo di Vienna. • Il neopositivismo è la nuova filosofia positivista fondata tra le due guerre dal Circolo di Vienna, creato da Schlick, Frank, Halm, Carnap e Neurath, che si riuniscono per discutere questioni di filosofia della scienza. • Il programma neopositivistico è basato su : • formazione di una scienza verificata che comprende tutte le conoscenze attraverso un metodo logico di analisi già elaborato da Peano, Frege e Russel. • l’eliminazione della metafisica. • I fondamenti del neopositivismo sono : • il principio di verificazione, che attua una distinzione tra proposizioni sensate, che trovano un riscontro fattuale, e insensate, che invece non possono essere verificate con l’esperienza • la matematica e la logica sono insiemi di tautologie • la metafisica , l’etica e la religione si basano su pseudo-concetti • il compito del filosofo è quello di analizzare il discorso scientifico a livello semantico e sintattico, tenendo presente che mentre la semantica studia il rapporto tra linguaggio e realtà, la sintattica studia le relazioni tra i segni del linguaggio.
Karl Popper rappresenta, in filosofia, la rivoluzione della scienza compiuta da Einstein in fisica. Nonostante venga frequentemente associato al neopositivismo del Circolo di Vienna, Popper se ne distacca in parecchi punti. Infatti egli crede che le idee scientifiche non hanno fonti privilegiate: possono scaturire dal mito, dalla metafisica, dal sogno, dall’ebbrezza… quel che importa è che esse vengano provate di fatto. La storia ci insegna che teorie un tempo metafisiche, come l’atomismo democriteo, sono diventate scientifiche. Per Karl Popper l’uomo è una “tabula plena” cioè piena dei segni che la tradizione culturale vi ha lasciato sopra. Ogni osservazione è sempre guidata da ipotesi (lo diceva anche Galileo Galilei) perché l’ osservazione “pura” non esiste, ma deve sempre procedere per aspettazioni. Queste ultime, se disilluse nell’esperienza, creano un “problema” per la cui risoluzione è necessario esplorare le nostre conoscenze pregresse. Questo porterà alla formazione di ipotesi. Il metodo usato da Popper è dunque ipotetico-deduttivo perché “l’induzione non esiste”. Al principio di verificazione dei neopositivisti, Popper sostituisce il criterio di falsificabilità: una volta proposte, le ipotesi vanno provate estraendo da esse alcune conseguenze. Se tali conseguenze si danno, l’ipotesi è momentaneamente confermata; se invece almeno una conseguenza non si dà, l’ipotesi è falsificata. Da tutto ciò emerge che una teoria deve essere falsificabile per essere provata di fatto, in modo che da essa siano estraibili conseguenze che possano venire confutate dai fatti. Miliardi e miliardi di conferme non rendono certa una teoria, mentre un solo fatto negativo falsifica, dal punto di vista logico la teoria. E dato che una teoria, per quanto confermata, resta sempre smentibile, bisogna cercare di falsificarla, perché prima si trova un errore, prima lo si potrà eliminare con l’invenzione di una teoria migliore di quella precedente. In questo senso l’errore stimola la ricerca.
Lo scopo della scienza è, per Karl Popper, il raggiungimento di teorie sempre più vicine al vero. La verità è un ideale regolativo, nel senso che ci si può avvicinare ad essa senza mai impadronirsene totalmente. L’immagine usata da Popper è quella di un alpinista che scala un monte nella nebbia, costui potrà dire solo di essere arrivato ad un certo punto della salita, ma non potrà dire dove si trova la vetta, finché non ci sarà arrivato, Nel caso della ricerca scientifica alla vetta non si arriverà mai. Viene in tal modo applicata alle teorie scientifiche una visione evoluzionistica di tipo darwiniano: le teorie si trovano in continua competizione reciproca e la loro sopravvivenza è legata unicamente alla loro capacità di resistere alle confutazioni. Ne deriva una caratteristica importante della scienza di Popper: il fallibilismo. IL fallibilismo si oppone all’essenzialismo di quel modello di scienza sostenuto dai positivisti, che pretende di rispondere alla domanda “qual è l’essenza delle cose?” e di spiegare la realtà facendo riferimento alle sue cause ultime. Il fallibilismo invece, consiste nella consapevolezza che ogni interpretazione scientifica è sempre parziale e destinata a venir superata da un’altra. E’ l’accettazione dell’imperfezione della scienza e della sua possibilità di essere criticata. Dal punto di vista storico Popper conduce una riflessione sullo storicismo che considera la storia un processo integrale governato da leggi necessarie che. Se ben rintracciate, possono permetterci di prevedere il futuro. Ma chi pretende di dire quale sia il senso della storia e chi pretende di conoscere la verità sulla storia e il suo cammino, conduce lo storicismo verso l’autoritarismo e il totalitarismo, che forza gli eventi storici senza lasciare spazio alla critica, alla libertà, alla novità. Il totalitarismo si basa su di un tipo di società chiuso, in contrapposizione alla società aperta democratica, dove il termine “democrazia” è inteso come giudizio del popolo basato sull’uso critico della ragione, Popper più precisamente usa l’espressione “fede” nella ragione. Nemici di tale società furono Hegel, che sottolineò la priorità dello Stato sugli individui e, prima ancora, Platone, che vagheggiava una repubblica pietrificata governata dal filosofo, unico detentore della verità. Lo scopo della scienza è, per Karl Popper, il raggiungimento di teorie sempre più vicine al vero. La verità è un ideale regolativo, nel senso che ci si può avvicinare ad essa senza mai impadronirsene totalmente. L’immagine usata da Popper è quella di un alpinista che scala un monte nella nebbia, costui potrà dire solo di essere arrivato ad un certo punto della salita, ma non potrà dire dove si trova la vetta, finché non ci sarà arrivato, Nel caso della ricerca scientifica alla vetta non si arriverà mai. Viene in tal modo applicata alle teorie scientifiche una visione evoluzionistica di tipo darwiniano: le teorie si trovano in continua competizione reciproca e la loro sopravvivenza è legata unicamente alla loro capacità di resistere alle confutazioni. Ne deriva una caratteristica importante della scienza di Popper: il fallibilismo. IL fallibilismo si oppone all’essenzialismo di quel modello di scienza sostenuto dai positivisti, che pretende di rispondere alla domanda “qual è l’essenza delle cose?” e di spiegare la realtà facendo riferimento alle sue cause ultime. Il fallibilismo invece, consiste nella consapevolezza che ogni interpretazione scientifica è sempre parziale e destinata a venir superata da un’altra. E’ l’accettazione dell’imperfezione della scienza e della sua possibilità di essere criticata. Dal punto di vista storico Popper conduce una riflessione sullo storicismo che considera la storia un processo integrale governato da leggi necessarie che. Se ben rintracciate, possono permetterci di prevedere il futuro. Ma chi pretende di dire quale sia il senso della storia e chi pretende di conoscere la verità sulla storia e il suo cammino, conduce lo storicismo verso l’autoritarismo e il totalitarismo, che forza gli eventi storici senza lasciare spazio alla critica, alla libertà, alla novità. Il totalitarismo si basa su di un tipo di società chiuso, in contrapposizione alla società aperta democratica, dove il termine “democrazia” è inteso come giudizio del popolo basato sull’uso critico della ragione, Popper più precisamente usa l’espressione “fede” nella ragione. Nemici di tale società furono Hegel, che sottolineò la priorità dello Stato sugli individui e, prima ancora, Platone, che vagheggiava una repubblica pietrificata governata dal filosofo, unico detentore della verità. Lo scopo della scienza è, per Karl Popper, il raggiungimento di teorie sempre più vicine al vero. La verità è un ideale regolativo, nel senso che ci si può avvicinare ad essa senza mai impadronirsene totalmente. L’immagine usata da Popper è quella di un alpinista che scala un monte nella nebbia; costui potrà dire solo di essere arrivato ad un certo punto della salita, ma non potrà dire dove si trova la vetta, finché non ci sarà arrivato, Nel caso della ricerca scientifica alla vetta non si arriverà mai. Viene in tal modo applicata alle teorie scientifiche una visione evoluzionistica di tipo darwiniano: le teorie si trovano in continua competizione reciproca e la loro sopravvivenza è legata unicamente alla loro capacità di resistere alle confutazioni. Ne deriva una caratteristica importante della scienza di Popper: il fallibilismo. Il fallibilismo si oppone all’essenzialismo di quel modello di scienza sostenuto dai positivisti, che pretende di rispondere alla domanda “qual è l’essenza delle cose?” e di spiegare la realtà facendo riferimento alle sue cause ultime. Il fallibilismo invece, consiste nella consapevolezza che ogni interpretazione scientifica è sempre parziale e destinata a venir superata da un’altra. E’ l’accettazione dell’imperfezione della scienza e della sua possibilità di essere criticata. Dal punto di vista storico Popper conduce una riflessione sullo storicismo che considera la storia un processo integrale governato da leggi necessarie che, se ben rintracciate, possono permetterci di prevedere il futuro. Ma chi pretende di dire quale sia il senso della storia e chi pretende di conoscere la verità sulla storia e il suo cammino, conduce lo storicismo verso l’autoritarismo e il totalitarismo, che forza gli eventi storici senza lasciare spazio alla critica, alla libertà, alla novità. Il totalitarismo si basa su di un tipo di società chiuso, in contrapposizione alla società aperta democratica, dove il termine “democrazia” è inteso come giudizio del popolo basato sull’uso critico della ragione. Popper più precisamente usa l’espressione “fede” nella ragione. Nemici di tale società furono Hegel, che sottolineò la priorità dello Stato sugli individui e, prima ancora, Platone, che vagheggiava una repubblica pietrificata governata dal filosofo, unico detentore della verità.
Dalla fine dell’ ‘800 agli anni ’60 e oltre la scienza subì una serie di trasformazioni che riguardavano non solo gli aspetti tecnici ma anche la natura di fondo, i metodi e gli obiettivi della scienza. Il ‘900 è il secolo dell’epistemologia che si confronta con i problemi dello sviluppo tecnologico e scientifico (Heidegger e Jonas). Nel 1963 Thomas Kuhn pubblicò “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” in cui sosteneva che una comunità di scienziati si costituisce intorno a “paradigmi” cioè teorie condivise. Gli scienziati che analizzano il paradigma fanno scienza “normale” confrontando i fatti con la teoria. Essa è “cumulativa” nel senso che con il passare del tempo si effettuano misure più esatte, si costruiscono strumenti più potenti, si estende la teoria ad altri campi… ma dato che il contenuto informativo aumenta, aumenta anche la possibilità di sbagliare, e la teoria rischia di essere smentita. Così ci si trova di fronte ad “anomalie” che determinano la “crisi del paradigma” e dunque un periodo di scienza “straordinaria”. Questa terminerà con l’emergere di un nuovo paradigma. Il passaggio da un paradigma ad un altro è un “riorientamento gestaltico” (da gestal=forma) perché gli scienziati maneggiano lo stesso numero di dati di prima ponendoli però in relazioni differenti (come aveva fatto Copernico nei confronti dell’ ipotesi tolemaica). Ad avviso di Popper, però lo scienziato normale ipotizzato da Kuhn è male educato: vittima dell’indottrinamento, accetta una nuova teoria solo se tutti gli altri sono pronti a farlo. La comunità di scienziati viene concepita quasi come una setta religiosa e non come una repubblica di scienziati. Lo schema proposto da Kuhn, inoltre, può andar bene per descrivere l’evoluzione di certe discipline, come l’astronomia, ma non di tutte, tra cui la biologia.
Il falsificazionismo di Popper venne criticato dal postpopperiano Imre Lakàtos che chiama le sue teorie “programmi di ricerca”. Egli distingue: • FALSIFICAZIONISMO DOGMATICO che considera le falsificazioni infallibili. Esso è errato perché la scienza non è certa e le falsificazioni possono anche essere sbagliate • FALSIFICAZIONISMO METODOLOGICO INGENUO come quello popperiano. E’ insoddisfacente perché nella realtà non vi è competizione tra una teoria e un fatto ma tra due teorie e un fatto; infatti una teoria viene scartata non quando il fatto la contraddice, ma quando si ha già a disposizione una teoria migliore. • FALSIFICAZIONISMO METODOLOGICO SOFISTICATO che si distingue dai due precedenti ed è quello proposto da Lakàtos. • Tutti gli sforzi compiuti da Popper per costruire un apparato di criteri in grado di guidare lo scienziato nella scelta della teoria migliore, vengono vanificati da Paul Feyerabend con la sua epistemologia anarchica (o dadaista, come soleva chiamarla, riferendosi all’anarchismo dell’omonimo movimento artistico sorto in Svizzera). La storia ci insegna che a volte è necessario violare la norma o adottare addirittura il suo opposto, per accrescere il sapere. Tutto si basa sul principio: “ogni cosa può andar bene” (flessibilità e adattabilità dello scienziato). • Nessuno ci vieta di lavorare su una teoria confutata dai fatti o con un minore contenuto informativo di un’altra.
E’ rintracciabile comunque un elemento comune all’epistemologia postpopperiana degli anni ’60: ciò che rende valida una teoria scientifica è il consenso degli scienziati in base alla disponibilità di teorie scientifiche alternative (Lakàtos) o in base alla libertà del metodo scientifico (Feyerabend) oppure in seguito alla scoperta di un nuovo paradigma (Kuhn). In ogni caso, cadono molte questioni classiche legate alla scienza, come la sua validità, la verità delle sue affermazioni, il metodo, e la sua capacità di scoperta e di invenzione.