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Presentazione del corso

Presentazione del corso. Calendario lezioni:Marted ore 13-14 aula B2Mercoled ore 13-14 aula B2Gioved ore 13-15 aula B2Orari di ricevimento:Mercoledore 10 Lab. FOISTLaureandi per appuntamento. Presentazione del corso. Calendario esami:29 Maggio 2010ore 9.00Aula DEIS

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Presentation Transcript


    1. Presentazione del corso Contatti: Dott. Stefano Chessa E-mail pubblica: schessa@uniss.it Telefono studio: 079 229661 Ubicazione studio: c/o Laboratorio FOIST

    2. Presentazione del corso Calendario lezioni: Martedě ore 13-14 aula B2 Mercoledě ore 13-14 aula B2 Giovedě ore 13-15 aula B2 Orari di ricevimento: Mercoledě ore 10 Lab. FOIST Laureandi per appuntamento

    3. Presentazione del corso Calendario esami: 29 Maggio 2010 ore 9.00 Aula DEIS 10 Giugno 2010 ore 9.00 Aula DEIS 13 Settembre 2010 ore 9.00 Aula DEIS 4 Ottobre 2010 ore 9.00 Aula DEIS 17 Gennaio 2011 ore 9.00 Aula DEIS 7 Febbraio 2011 ore 9.00 Aula DEIS

    4. Presentazione del corso Il corso sarŕ articolato in moduli tematici: Dal welfare state al welfare plurale; Il sistema integrato dei servizi nei piani di zona; Attori del welfare plurale: stato, famiglia, terzo settore, mercato sociale; I servizi socio-educativi: programmazione partecipata, organizzazione, professioni coinvolte.

    5. Presentazione del corso Testi studenti frequentanti L’esame sarŕ preparato dagli studenti frequentanti (con presenza minima alle lezioni del 70%) attraverso lo studio dei materiali didattici consegnati durante le lezioni.

    6. Presentazione del corso Testi studenti non frequentanti: E. Besozzi, Societŕ, cultura, educazione, Carocci, Roma, 2006 (pp. 109-334 e pp. 341-355); M. Colombo (a cura di), Cittadini nel welfare locale, FrancoAngeli, Milano, 2008 (pp. 1-143); F. Franzoni, M. Anconelli, La rete dei servizi alla persona, Carocci, Roma, 20084 (pp. 1-184).

    7. Presentazione del corso 1 CFU = 25h di impegno dello studente

    8. Presentazione del corso

    9. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Modalitŕ di intervento diretto dello Stato in risposta ai bisogni dei cittadini: Beneficenza pubblica Previdenza sociale Sicurezza sociale

    10. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Briggs (1961): «il welfare state č uno stato in cui il potere organizzato č deliberatamente utilizzato […] nel tentativo di modificare le forze di mercato in almeno tre direzioni […]: primo, garantendo a individui e famiglie un reddito minimo indipendentemente dal valore di mercato della loro proprietŕ; secondo, restringendo la misura dell’insicurezza mettendo individui e famiglie in condizione di fronteggiare certe “contingenze sociali” (per esempio malattia, vecchiaia e disoccupazione); e terzo assicurando ad ogni cittadino, senza distinzione di classe o status, i migliori standard disponibili in relazione a una gamma concordata di servizi sociali»

    11. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Wilensky (1965): «l’essenza del welfare state [sta nella] garanzia da parte dello Stato di standard minimi di reddito, alimentazione, salute e sicurezza fisica, istruzione e abitazione, assicurata ad ogni cittadino come diritto politico»

    12. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Configurazioni del welfare state secondo Titmuss (1974): Modello residuale Modello meritocratico-occupazionale Modello istituzionale redistributivo

    13. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Il modello residuale prevede un intervento della politica sociale ex post, vale a dire solo a seguito dell’intervento (fallito o carente) di tipo privato (persone e famiglie), solo per i casi piů gravi e in modo locale e selettivo

    14. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Il modello meritocratico-occupazionale č centrato sul concetto di merito: qui l’intervento avviene in base alle capacitŕ performative (cioč di produzione e apporto alla societŕ in senso lato) della persona

    15. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Il modello istituzionale-redistributivo prevede invece l’universalitŕ della alloca-zione dei benefici la cui titolaritŕ va al cittadino in quanto tale

    16. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale I tipi di stato sociale secondo Esping Andersen (1990): Tipo liberale Tipo conservatore-corporativo Tipo socialdemocratico

    17. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Tipo liberale č fondato o sull’assistenza basata sul means-test (il beneficiario deve dimostrare di non possedere i mezzi necessari)[1] o su un sistema di trasferimenti universalistico ma pure assicurativo di modesta entitŕ. In questo tipo il livello di demercificazione č basso [1] “Means test: a mechanism widely used in social security systems for limiting the receipt of benefits or services to those whose income and/or assets fall below a specified amount” (Glossary of Key Terms, in Alcock P., Erskine A., May M. (eds.), The Student's Companion to Social Policy, Social Policy Association/Blackwell, Oxford, 1998, p. 400).

    18. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Tipo conservatore-corporativo nel quale la conservazione delle differenze di status socio-economico tra categorie sociali č l’obiettivo piů importante sia rispetto alla massimizzazione dell’efficienza del mercato (obiettivo dei liberali) sia rispetto ad un effetto consistente di redistribuzione dei redditi (obiettivo dei socialdemocratici). Il livello di demercificazione č medio

    19. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Tipo socialdemocratico proprio dei paesi scandinavi nel quale il welfare state č fondato quasi totalmente sull’intervento pubblico (che sostituisce sia il mercato sia la famiglia) e i diritti sociali sono universali in virtů della cittadinanza ed assicurati attraverso elevati standard di prestazioni. Il livello di demercificazione č alto

    20. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Donati e l’individuazione del modello totale: il modello totale č universalistico come il modello istituzionale-redistributivo ma prevede, nei settori di intervento, l’esclusione di tutti gli altri sistemi di allocazione delle risorse.

    21. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Configurazioni del welfare state secondo Ferrera (1993): Modelli occupazionali puri (Francia, Germania) Modelli occupazionali misti (Italia) Modelli universalistici puri (paesi scandinavi) Modelli universalistici misti (Gran Bretagna)

    22. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Principali settori di intervento: Politiche a garanzia e sostegno del reddito Politiche sanitarie Politiche dei servizi sociali Politiche per l’alloggio Politiche per il lavoro Politiche per l’istruzione

    23. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Per quanto riguarda le politiche a garanzia e sostegno del reddito le misure, variabili da Stato a Stato, di sicurezza sociale sono generalmente gestite attraverso tre differenti sottosistemi: il sistema previdenziale, quello delle assicurazioni (obbligatorie o integrative), quello fiscale

    24. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale La gestione delle politiche sanitarie č ricondotta principalmente a due modelli fondamentali che garantiscono l’erogazione di prestazioni in servizi (assistenza medica domiciliare ed ospedaliera, fornitura di farmaci ed esecuzione di esami) e di prestazioni in denaro (pagamenti destinati al mantenimento del reddito del malato nel periodo di temporanea inabilitŕ al lavoro): il modello del servizio sanitario nazionale a gestione diretta da parte dello Stato e finanziamento delle prestazioni attraverso il prelievo fiscale generale ed il modello assicurativo, basato sul finanziamento tramite contributi alla pluralitŕ di enti che gestiscono i servizi

    25. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Per quanto riguarda i servizi sociali[1] i bisogni coperti da questi servizi hanno aree di ampiezza variabili a seconda dei regimi di protezione sociale previsti sia a livello di Stato-nazione sia a livello locale (regionale, provinciale o municipale nelle varie tipologie amministrative previste in differenti paesi) e la gestione e fornitura dei servizi puň essere di pertinenza dello Stato cosě come affidata a soggetti privati od organizzazioni di terzo settore [1] In generale definibili come quell’insieme di “aiuti di cura forniti a categorie di persone o a famiglie socialmente deboli e non in grado di far fronte autonomamente a bisogni di vita quotidiana” (I. Colozzi, Le nuove politiche sociali, Carocci, Roma, 2002, p. 11).

    26. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Le politiche per l’alloggio hanno modalitŕ differenti a seconda dei paesi ma tutte tendono a promuovere misure adatte a ridurre il costo degli affitti privati (offerta di abitazioni in affitto sovvenzionata dallo Stato, agevolazioni per l’acquisto della casa, etc.) nell’ottica di garantire a tutti i cittadini la possibilitŕ di usufruire di un alloggio

    27. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Le politiche rivolte all’inserimento lavorativo consistono in tutte le misure prese dall’autoritŕ pubblica al fine di garantire a tutti i cittadini l’accesso al mondo del lavoro, anche nella considerazione che il lavoro rappresenti uno degli strumenti piů rilevanti per l’acquisizione di un’identitŕ sociale: in questo senso gli interventi sul mercato del lavoro sono tesi alla riduzione della disoccupazione in generale cosě come alla garanzia di pari opportunitŕ di accesso al mercato di persone o categorie specifiche (giovani, donne, portatori di handicap, etc.) promuovendo misure indirette (sgravi fiscali, corsi di formazione, etc.) e misure dirette (agenzie di collocamento, programmi di inserimento lavorativo, etc.)

    28. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Le politiche per l’istruzione vedono affiancati sia lo Stato sia la famiglia, generalmente ritenuta titolare del diritto all’educazione dei figli: il ruolo dello Stato č in questa situazione o di gestore diretto del sistema scolastico (affiancato residualmente dagli altri attori: famiglie, mercato e terzo settore) o di finanziatore e acquirente, in modo parziale, di un sistema di tipo privatistico (conservando comunque la funzione regolatrice)

    29. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Sfide che la crisi della cittadinanza moderna pone al sociologo: si apre la possibilitŕ che la cittadinanza possa tradursi in una prospettiva ‘personalistica’, capace di rifondare l’idea stessa di cittadinanza sulla concreta persona umana e non sull’idea astratta di cittadino, id est il moderno individuo casuale.

    30. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Sui rapporti tra il concetto di persona e quello di cittadino appaiono interessanti alcune riflessioni sull’idealtipo antropologico titolare di diritti-benefici che emerge dal combinato di alcuni articoli cardine della Costituzione della Repubblica Italiana. L’ideologia antropologica della Costituzione italiana č essenzialmente di tipo lavorista: la curiosa equivalenza posta tra cittadino (l’uomo dell’illuminismo borghese), la persona (l’uomo del personalismo cristiano) e il lavoratore (l’uomo del socialismo) si scioglie – nei rapporti tra gli artt. 1, 3, 4, 31, 36, 37 e 38 – nella definitiva coincidenza tra cittadino e lavoratore: vero cittadino č solo il lavoratore.

    31. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale L’articolo base della Costituzione italiana č un Giano bifronte: “progressiva la faccia rivolta contro la proprietŕ come rendita parassitaria, magna charta dell’esclusione sociale la faccia rivolta contro il non lavoratore”.[i] Qui la persona scompare per lasciare posto al cittadino-lavoratore come unico titolare di diritti-benefici (giŕ la storia di Antigone mette sotto accusa la polis – e la sua affermazione del principio di isonomia – che enfatizza il ruolo del cittadino ma oblia completamente la persona). [i] Cfr. L. Lombardi Vallauri, Corso di filosofia del diritto, CEDAM, Padova, 1981, pp. 297-312

    32. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Ridisegno dei sistemi di welfare europei secondo Ferrera (1998): Area scandinava: modello di stato sociale a copertura universale, finanziato per via fiscale e con prestazioni relativamente generose. Efficiente servizio sanitario nazionale ad accesso universale. Integrazione tra pubblico e privato.

    33. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Area anglosassone: simile a quella continentale ma con riduzione progressiva delle prestazioni a fruizione universale a vantaggio dei programmi integrativi di carattere occupazionale.

    34. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Area continentale: modello di welfare occupazionale con prestazioni differenziate su base categoriale, finanziate mediante contributi previdenziali. Anche se in paesi come Francia e Germania si sviluppano anche programmi assistenziali standardizzati (pur modulati sulle condizioni economiche dei singoli o delle famiglie).

    35. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Area mediterranea: dominanza dell’inter-vento previdenziale (a elevata frammenta-zione categoriale), assistenza residuale e tendenziale universalismo in ambito sanitario. Debole autonomia del terzo settore

    36. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale

    37. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Alcuni fattori di crisi del Welfare state Globalizzazione dell’economia Cambiamenti demografici Nuove immigrazioni Nuove povertŕ e patologie sociali Modificazione del sistema occupazionale Individualismo e privatismo Livello troppo alto del debito pubblico Tasso eccessivo di pressione fiscale Inefficienza, inefficacia, iniquitŕ

    38. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale

    39. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Il dibattito internazionale sul futuro del welfare ha prodotto quattro posizioni diverse: una socialdemocratica che si colloca ancora all’interno della prospettiva dello stato sociale che necessita solo di aggiustamenti strutturali ma non sostanziali; una di tipo liberale, diffusa in particolar modo nell’area anglosassone, che prevede un progressivo abbandono da parte dello stato di criteri di tipo universalistico a favore di criteri di tipo selettivo nell’apprestamento di livelli di protezione sociale (livello minimo garantito solo ai cittadini non in grado di entrare nel mercato del lavoro);

    40. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale una terza via, detta lib-lab, che rappresenta in sostanza un tentativo di coniugare le due precedenti nell’ottica di un “universalismo selettivo”, ovverosia coincidente con la necessitŕ di individuare un livello minimo, essenziale, di prestazioni garantite a tutti cui ciascun cittadino aggiungerŕ ulteriori livelli di protezione o pacchetti di servizi; una quarta posizione č quella del welfare societario che interpreta la societŕ attuale come un sistema articolato in quattro sfere o settori: la sfera politica, quella dell’economia di mercato, la sfera del terzo settore o privato sociale e la sfera dei mondi vitali della vita quotidiana dove operano le famiglie e le reti informali di sostegno.

    41. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Alcune definizioni Primo settore = Stato Secondo settore = Mercato (organizzazioni private a fini di lucro) Terzo settore = organizzazioni private non a fini di lucro Quarto settore = reti informali (famiglia, amici etc.)

    42. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Gli interessi da parte di Stato e mercato nei confronti del terzo settore sono normalmente ricondotti a due principali tipi di esigenze: utilizzo strumentale del terzo settore per un contributo alla risoluzione della crisi del welfare state; adeguamento del terzo settore ai processi di modernizzazione, vale a dire a una sua collocazione funzionale alla logica dell’economia di mercato.

    43. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Se il bene pubblico č “una forma costrittiva di sharing, mentre il bene privato non implica di per sé alcuna condivisione (sharing)” i beni prodotti dal terzo settore non possono essere che prodotti e fruiti soltanto assieme da coloro che ne sono i produttori e fruitori, attraverso le relazioni che si instaurano tra i soggetti coinvolti: i beni sono allora detti relazionali proprio perché sono nella relazione stessa.

    44. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Il successo nella trasformazione degli assetti del sistema di welfare da parte del terzo settore risiede proprio nella sua capacitŕ di rispondere in modo diverso (“relazionale”) ai bisogni dei cittadini rispetto a quanto avviene da parte delle istituzioni tradizionalmente deputate alla produzione di servizi sociali, e questo perché la crisi del welfare non č solo una crisi di servizi ma soprattutto una crisi del significato dei servizi.

    45. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Il termine “privatizzazione” ha acquisito ampia diffusione nel linguaggio politico a partire dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso, con l’ascesa al potere di governi conservatori nel Regno Unito, negli Stati Uniti d’America ed in Francia. Il termine ha assunto principalmente due significati: “(1) qualsiasi trasferimento di attivitŕ o funzioni dallo stato al settore privato; e, piů specificamente, (2) qualsiasi trasferimento della produzione di beni e servizi dal pubblico al privato”.[1] [1] P. Starr, The Meaning of Privatization, in “Yale Law and Policy Review”, 6, 1988, p. 8.

    46. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Il primo modello (demand-driven privatization)[1] considera la privatizzazione come un processo di ri-orientamento della domanda di servizi fondato sull’adozione di misure intese ad aumentare la domanda privata di servizi sociali e sulla contemporanea limitazione dell’intervento pubblico. La filosofia che sta alle spalle di questa impostazione č sostanzialmente tesa alla costruzione di un mercato privato dei servizi: l’introduzione di vouchers e di detrazioni fiscali per l’acquisto di servizi privati rappresentano appunto forme di sostegno pubblico della domanda privata. [1] Cfr. J. Le Grand, R. Robinson (eds.), Privatization and the Welfare State, Allen & Unwin, London, 1984.

    47. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Il secondo modello (supply-driven privatization)[1] prevede che lo stato mantenga le responsabilitŕ finanziarie puntando invece a modificare la composizione degli strumenti di intervento. La privatizzazione in questa declinazione riguarda unicamente la funzione di produzione dei servizi non presupponendo l’incentivazione della domanda privata: il passaggio da un sistema di sussidi ad un sistema di contratti č l’aspetto piů evidente di questa impostazione. [1] Cfr. J. Douglas, Political Theories of Nonprofit organizations, in W. W. Powell (ed.), The Nonprofit Sector: A Research Handbook, Yale University Press, New Haven, 1987, pp. 43-54.

    48. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Il mantenimento di un ruolo regolativo da parte dello stato nel modello della supply-driven privatization dŕ conto della sua maggiore diffusione nei paesi europei per ragioni di continuitŕ con l’assetto tradizionale delle politiche sociali: in vari paesi infatti la struttura del welfare state esistente č storicamente fondata su un regime di partnership tra stato e fornitori privati (come nel caso dei paesi scandinavi). L’aspetto innovativo sta nel tentativo di trasformare le fondamenta del rapporto pubblico/privato, ovverosia di modificarne i valori sottostanti: se, storicamente, il rapporto tra stato e fornitori privati ha trovato la sua ragion d’essere in legami di tipo fiduciario attualmente la tendenza č quella di sostituirvi un’interdipendenza fondata su un vero e proprio scambio regolato.

    49. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale demand-driven privatization: i fornitori privati, nella ricerca di finanziamenti sostitutivi di quelli statali, abbandonano progressivamente l’erogazione di servizi di tipo assistenziale – destinati alle fasce piů deboli della societŕ e potenzialmente insolventi – in favore di interventi rivolti a clienti solvibili e dotati di un potere d’acquisto superiore (fenomeno di cream skimming) supply-driven privatization: la mancanza di finanziamenti aggiuntivi rispetto a quello statale (e questo caratterizzato da forti vincoli di bilancio) tende a rendere problematica la capacitŕ dei fornitori privati di sostenere una domanda di servizi in aumento.

    50. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Trasformazione del sistema d’offerta dei servizi in chiave commerciale che appare determinare fenomeni di isomorfismo nelle organizzazioni di terzo settore con “una maggiore influenza acquisita dal management sia sul personale professionale che sui volontari, e con l’adozione di vasti programmi di ristrutturazione interna che privilegiano l’efficienza e la standardizzazione della qualitŕ”,[1] facendo sě che l’offerta privata perda paradossalmente le caratteristiche che l’avevano fatta preferire a quella pubblica. [1] U. Ascoli, C. Ranci, Introduzione, in U. Ascoli, C. Ranci (a cura di), Il welfare mix in Europa, Carocci, Roma, 2003, pp. 22-23.

    51. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale

    52. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale

    53. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Bibliografia di supporto P. Alcock, A. Erskine, M. May (eds.), The Student's Companion to Social Policy, Social Policy Association/Blackwell, Oxford, 1998 U. Ascoli, C. Ranci (a cura di), Il welfare mix in Europa, Carocci, Roma, 2003 A. Ardigň, Crisi di governabilitŕ e mondi vitali, Cappelli, Bologna, 1980 Z. Bauman, Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Roma-Bari, 1999 U. Beck, Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro. Tramonto delle sicurezze e nuovo impegno civile, Einaudi, Torino, 2000 R. Boudon, Effets pervers et ordre social, PUF, Paris, 1977 V. Cesareo, La societŕ flessibile, FrancoAngeli, Milano, 1985 I. Colozzi, Le nuove politiche sociali, Carocci, Roma, 2002 M. Dal Pra Ponticelli (a cura di), Dizionario di servizio sociale, Carocci, Roma, 2005 (contiene le definizioni di Briggs e Wilensky) P. Donati, La cittadinanza societaria, Laterza, Roma-Bari, 1993 P. Donati (a cura di), Sociologia del terzo settore, Carocci, Roma, 1996 G. Esping Andersen, The Three Worlds of Welfare Capitalism, Polity Press, Cambridge, 1990 A. Fadda, A. Merler (a cura di), Politiche sociali e cultura dei servizi, FrancoAngeli, Milano, 2006 M. Ferrera, Modelli di solidarietŕ, il Mulino, Bologna, 1993

    54. Modulo 1 Dal Welfare state al Welfare plurale Bibliografia di supporto M. Ferrera, Le trappole del welfare, il Mulino, Bologna, 1998 L. Fazzi, Il welfare mix in Italia: primi passi, FrancoAngeli, Milano, 1998 F. Franzoni, M. Anconelli, La rete dei servizi alla persona, Carocci, Roma, 2008 L. Gallino, Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza, Roma-Bari, 2000 A. Giddens, Le conseguenze della modernitŕ, il Mulino, Bologna, 1994 D. Harvey, La crisi della modernitŕ, il Saggiatore, Milano, 1993 M. Hill, Le politiche sociali. Un’analisi comparata, il Mulino, Bologna, 1999 J. Le Grand, R. Robinson (eds.), Privatization and the Welfare State, Allen & Unwin, London, 1984 L. Lombardi Vallauri, Corso di filosofia del diritto, CEDAM, Padova, 1981 C. Ranci, Oltre il welfare state. Terzo settore, nuove solidarietŕ e trasformazioni del welfare, il Mulino, Bologna, 1999 G. Simmel, Sociologia, Edizioni di Comunitŕ, Milano, 1989 P. Starr, The Meaning of Privatization, in “Yale Law and Policy Review”, 6, 1988 R. Titmuss, Social Policy: An Introduction, Allen & Unwin, London, 1974 W. W. Powell (ed.), The Nonprofit Sector: A Research Handbook, Yale University Press, New Haven, 1987

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