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Castelvetrano nella prima meta’ dell’Ottocento: intellettuali, patrioti, preti e popolani. Medaglioni storici. Hanno collaborato. Liceo delle Scienze Umane “G. Gentile” III C Bua Antonina Cammarata Pasqualina Messina Giuseppina IV C Cascio Daniela Catania Francesca Cirillo Gina
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Castelvetrano nella prima meta’ dell’Ottocento: intellettuali, patrioti, preti e popolani Medaglioni storici
Hanno collaborato • Liceo delle Scienze Umane • “G. Gentile” • III C • Bua Antonina • Cammarata Pasqualina • Messina Giuseppina • IV C • Cascio Daniela • Catania Francesca • Cirillo Gina • Guarino Valentina • Incerto Stefania • Messina Denaro Sara • Rubino Luana • Liceo Classico • “G. Pantaleo” • III B • Bavetta Federica • Biundo Mary • Bonanno Sara • Denaro Astrid • Giordano Fabiana • Grigoli Silvia • III C • Tumbarello Giovanna Coordinamento Prof.sse Giuseppina Accardo e Anna Vania Stallone
1806–1815: Ferdinando IV di Borbone, scacciato da Napoli dalle armi francesi, si rifugiò a Palermo sotto la protezione della flotta inglese scontrandosi con la feudalità siciliana.Nel 1815, ripreso il possesso del Mezzogiorno, unì i due Stati nell’unico regno delle Due Sicilie assumendo il titolo di Ferdinando I e abolì la Costituzione siciliana. RIBELLIONE SICILIANA (1820-1837) perdita dell’individualità statale • 1848 • espulsione delle truppe regie e designazione al trono • decadenza della dinastia borbonica di un figlio di Carlo Alberto • 1849 • Fine della rivolta e riconquista di Palermo • da parte di • FERDINANDO II • RIFIUTO DA PARTE DEI SICILIANI • DI SOTTOSTARE ALLA COSCRIZIONE • MILITARE
SOCIETA’ ECONOMIA Nascita di una operosa borghesia terriera e liberale AGRICOLTURA SPECIALIZZATA Oliveti Vigneti INDUSTRIA Mulini Pastifici CASTELVETRANO NELL’OTTOCENTO POLITICA CULTURA Ruolo primario degli ecclesiastici Impegno intellettuale nella trasformazione in senso liberale della Società Circolo Parini Giornale”Il Progresso municipale” CLASSE DIRIGENTE LIBERALE Bartolomeo Amari Cusa Carmelo Lentini Benedetto Atria Bonsignore CLERO Padre Vito Pappalardo Canonico Francesco La Croce
Moti insurrezionali del 1820 a Castelvetrano CASTELVETRANO Incendiati e distrutti uffici pubblici, abitazioni private, opifici; saccheggi e furti. Nascita di un comitato di salute pubblica Durante i moti del 1820 si verificarono gravi efferatezze: • devastate ed incendiate le sedi pubbliche; • assaltate le abitazioni private e le case dei possidenti e dei nobili. L’ordine venne ristabilito dal comitato di salute pubblica composto da gentiluomini, maestri, artigiani e sacerdoti che arrestarono e condannarono a morte 40 individui come rei di sedizione. Da: ASP, Real Segretera , buste 5025 e 5028) Da: “Paesi di Sicilia, Castelvetrano” Vol V, Editoriali IBIS s.r.l. Palermo,1961
OBIETTIVI ABBATTERE I BORBONICI INSTAURARE UNA MONARCHIA COSTITUZIONALE Moti insurrezionali del 1848a Castelvetrano POPOLO CLERO Partecipazione attiva ai moti OBIETTIVI OBIETTIVI Svincolarsi dall’aristocrazia per perseguire un nuovo ordine economico Essere un esempio di sensibilità e di attaccamento alla causa della libertà Partecipazione alla notte dell’8 Settembre Clero secolare Nuovo clero
Moti del 1848 a Castelvetrano “L’ 8 settembre del 1848 sbarco dei Borboni a Granitola: la Valle del Belice è in allarme. Al silenzio del telegrafo di Torretta Granitola si ebbe la certezza di uno sbarco nemico. Al suono delle campane circa 1000 castelvetranesi muniti di moschetti e cartuccie a dovizia, oltre a stocchi, spade, ronconi e falci, guidati dall’ aiutante Maggiore Sig. Benedetto Atria, dal Dr. Saverio Crescenti, Enrico Consilio, Pietro Sciortino, marciarono verso Granitola. A loro si unirono numerosi esponenti del clero che tennero aperto tutta la notte il tempio del patrono. Era un falso allarme, ma la notte dell’otto settembre servì da “conferma del nuovo spirito pubblico di Castelvetrano aperto ai nuovi valori politici e avverso al regime borbonico.” Dal “Progresso municipale” anno I n. 2
Società La società castelvetranese vide la nascita di una piccola borghesia terriera che aveva aspirazioni etico-sociali piuttosto pronunciate. Questo ceto borghese mandava i propri figli a studiare al Seminario vescovile di Mazara, definito dalla polizia borbonica covo della politica liberale.
Economia del 1848 a Castelvetrano Castelvetrano in questo periodo storico ha maturato dal punto di vista economico la sua centralità nel territorio; 22.000 ettari del territorio della città sono per un quarto coltivati ad oliveti e vigneti, presenta una particolare distribuzione della proprietà terriera a tal punto da costituirsi una piccola borghesia terriera che ha aspirazioni etico-sociali piuttosto pronunciate. Questo ceto borghese, come i Saporito e i Pappalardo, manda i figli a studiare al seminario vescovile di Mazara. In città ci dei commercianti, dei mugnai, dei pastai, dei proprietari di oleifici.
Mio caro Salvatore,. . . . . . . . . . . . . . . . . Mi chiedi i nomi degli arrestati nel 1850! Qui cadrebbe in acconcio il dire: Infandum Regina jubes renovare dolorem – Sed si tantus amor casus cognoscere nostros…Ecco che te li scriverò: Fratelli Giacomo e Giuseppe Bonagiuso “ D. Carmelo e D. Giovanni Frosina “ D. Antonino e D. Francesco Calandra D. Fortunato Pappalardo D. Giacinto Amari D. Vittoriano Lentino D. Francesco Balestrieri Ed infine il tuo caro e vero amico Vincenzo Oliveri Romano N.B.- Bada bene di mettere al mio nome e cognome quell’altro materno di Romano… Da: S.Nicastro, DAL QUARANTOTTO AL SESSANTA, Trapani 1961 pp. 350-351
Vincenzo Olivieri Romano (29 novembre 1820- 20 ottobre 1882) Vincenzo Olivieri Romano patriota castelvetranese. Protagonista dei moti del ’48, arrestato dalla polizia borbonica nel 1850 insieme con altri patrioti castelvetranesi e inviato successivamente a domicilio coatto presso l’isola di Favignana. Tornato a Castelvetrano probabilmente e’ tra i fautori di un nuovo moto rivoluzionario per sedare il quale l’1 settembre 1850 a TreFontane sbarca un reggimento di truppe borboniche comandato dal colonnello Armeida. Molti liberali castelvetranesi riescono a fuggire non l’Olivieri che viene arrestato e condotto nella piazza del Duomo per la fucilazione, che tuttavia non avviene. Da Castevetrano viene condotto a Mazara, poi nelle prigioni di Palermo, quindi a Trapani ed infine rilasciato. All’arrivo di Garibaldi e’ tra i primi ad accorrere come apprendiamo da due lettere che sono indirizzate una al farmacista e patriota mazarese Di Giorgi l’11 agosto 1860 e l’altra allo stesso Garibaldi il 10 ottobre 1861.
Politica Castelvetrano dal ’48 in poi diventa fucina del liberalismo moderato ma anche del modello politico democratico che vedeva il suo leader in Vito Pappalardo.
LETTERA DI VINCENZO OLIVERI A GIUSEPPE GARIBADI Nella certezza, che accoglierà di buon animo la preghiera d’uno de’ suoi primi soldati sicilani, mi son fatto ardito diriggerle questa lettera. Spiacemi che son lungo nel mio dire. Essendo però mia cura di esser richiamato alla di Lei mente, bisogno rammentarle i più minuti particolari, che le servan di dati certi a potersi così ricordare di me. Si udiva la fausta nuova del di Lei disbarco a Marsala, e la mia Castelvetrano, prima fra le altre, facea marciare verso Salemi, sovra cui s’era Ella diretta, una numerosa squadra di volontari. Io era tra quelli. Da Calatafimi dietro esserci uniti a Lei femmo mossa pel Piano Renda, ove stemmo alquanti giorni. Ricorderà che ivi ebbe l’onore di presentarmi a Lei, insieme ad altri miei concittadini, ed Ella, dopo di averci cordialmente stretto la mano, ci disse: Sarebbe conveniente che quelli muniti di fucile, e bajonetta si unissero a noi. Io, che tra quelli era il solo, cui dalle spalle pendeva un fucile con baionetta, non esitai a rispondere: “ Mi comandi, e son pronto ad ubbidirla”. Fui allora da lei raccomandato al Sig.r Bixio, col quale assiduamente marciai. Al Pioppo, quando mi avvidi del dispiacere da Lei provato, perché una squadra destinata, su d’una montagna, all’apperire de’ Borbonici del Castellazzo, riprendea la bandiera, che aveva piantata, e retrocedeva, io mi feci lecito avvicinare a Lei, e dirle: Sirnor Generale, si avvalga, se vuole, della squadra di Castelvetrano; essa ha molte persone culte, che non disconoscendo il loro dovere, starebbero meglio degli altri al loro posto. Ella mi ordinava di chiamarla e farla piazzare in quel punto. Dopo la tanto disagevole marcia del Parco, l’indomani Ella se ne stava sovra un poggetto in osservazione. Io arrestato dalla sera innanzi passava insieme ad altri arrestati dallo stradone di sotto. Veder Lei e gridarle: Signor Generale, mi permetta la parola, fu un punto. Ella mi udì e fe’ segno d’avvicinarmi. Signor Generale, Le dissi, e questa la seconda volta, che mi presento a Lei, ma in posizione troppo diversa dalla prima. E così l’esponeva, come essendo stata compagnia piazzata al Camposanto del Parco, io col permesso del sergente, verso l’Avemaria, ma n’era andato a quel paese, onde provvedermi da mangiare, e che al ritorno, avendo sbagliato strada, era stato arrestato dalla Squadra Sant’Anna. Avendo intanto reclamato onde liquidarsi il fatto per lasciarmi libero, m’era riuscito inutile. Ella, dopo d’avermi ascoltato mi fe’ pel momento ritornare tra gli altri arrestati, e poi mandò il Signor Bixio a mettermi in libertà. Ritornato io da Lei per ordine di costui a ringraziarla, Ella diceami: Serva ciò a non abbandonare altra volta il vostro posto. Sul primo di Lei entrare a Palermo io la incontrava ai quattro cantoni di Porta di Termini. (continua)
Inoltratosi di là verso la Città, io mi avvicinai, presi la briglia del suo cavallo, e guidandolo per lungo tratto gridava nel mentre: Viva Garibaldi! Ed Ella stendendo lungo il braccio in aria alto ne innalzava la spada. In quella positura femmo cammino, per sino ad un piccolo piano, dove, essendo stata Ella accerchiata da non poche persone, fermò il suo cavallo, e spiegò la carta topografica di Palermo. Ivi era anche il Sig Bixio. Interessandomi di lui, che mi avea detto poco prima d’essere stato ferito in una spalla, le dissi: “Signor Generale, faccia che il Signor Bixio si ritiri, e prenda cura di sé. Quindi andai a far fuoco altrove. In men d’un mese Palermo era del tutto libera. Mio desiderio sarebbe stato seguir Lei, sino alla intera Liberazione di queste Provincie, ma estenuato dai disagi d’una vita, cui non era avvezzo ne’ miei 40 anni, privo di forze, ed infermo dovetti dopo lo sgombro dei borbonici a Palermo far ritorno in famiglia, e stare a letto con febbre per più d’un mese. Con mio dispiacere non mi fu possibile alla partenza da Palermo congedarmi da Lei, per trovarsi Ella occupata interamente nelle cure dello Stato. Signor Generale, io non ho chiesto posti, né impieghi, avendo però il Governo dispensato varie medaglie ai combattimenti di Palermo, io sento di meritar la mia. Vorrei chiederla ma mi mancano i necessari documenti. Il signor Bixio, che andai a trovare per ben due volte all’albergo della Trinacria, e che pregai a lasciarmi un certificato sul mio servizio, confessavami essere contento di me, e della mia condotta militare, ma negava a rilasciarmi il chiesto certificato perché non voleva il mio ritiro. Io avrei voluto contentarlo, ma non mel permetteva affatto la mia inferma salute, e bisognai partire senza documenti, che desiderava. Si è per questo, che con l’animo risentito mi fo lecito rivolgermi a Lei, oggi che si trova lontana dalle cure della Guerra, acciò, qualora si ricorderà di me, e non troverà impertinente la mia preghiera, si degni farmi arrivare un attestato del mio servizio, non tanto pel faticoso scopo della medaglia, quanto per giustificarmi verso i miei primi compagni d’armi, che lasciando per ordine suo più non rividi, e talora verso qualche maligno, che mi ride in faccia un sorriso di scherno, ed ironia, quando, parlandosi dell’entrata in Palermo, io oso dire con orgoglio d’essere stato accanto a Lei, ed al signor Bixio, ed avere avuto la fortuna di guidare il suo cavallo. Mi fo lecito acchiuderle il congedo rilasciatomi dal solo sig.r Sirtori ed un certificato che contestano la mia condotta politica e morale. Mi perdoni il tedio, mi comandi qualora crederà poter essere il mio debole braccio utile alla patria, e mi creda A 10 ottobre 1861 Suo obbediente milite Vincenzo Oliveri Romano B. Nicastro, Dal Quarantotto al Sessanta,TrapaniI 1961, pp.368-370
Istruzione L’istruzione lascia a desiderare in quanto l’unica scuola era la bassa normale, cioè l’elementare, dove si apprendeva a leggere e a scrivere. Mancavano i collegi e i seminari per cui le materie scientifiche, filosofiche e teologiche si apprendevano grazie ai maestri privati a cui ricorrevano solo i figli dei ricchi. Can.G.Vivona, Dexcrizione e notizie dI Castelvetrano
Il Circolo Parini Intorno alla prima quindicina di ottobre del 1848 si stampò Castelvetrano Il Progresso Municipale -Giornale per Castelvetrano, voluto e ispirato da Vito Pappalardo. L’ idea di pubblicare Il Progresso dovette maturare in seno al Circolo Parini, che raccoglieva la gioventù liberale e progressista e che consacrava un programma di educazione morale e civile. Il Circolo Parini era venuto a sostituire le adunanze accademiche, in cui si esprimeva un gusto arcadico e una religione manierata, per farsi animatore di un nuovo spirito politico e sociale. A comporre il Circolo Parini furono uomini come: Bartolomeo Amari Cusa, Francesco Paola, Domenico Amari, Viviani, Stefano Saporito Ricca, Benedetto Atria, Vincenzo Bonsignore, Francesco La Croce . . .
BIBLIOGRAFIA • A. Scirocco, Garibaldi, Battaglie, Amori, ideali di un cittadino del mondo, Bari, 2001; • G.B. Ferrigno,Castelvetrano, Palermo, 1909; • G. Giacomazzi,Paesi di Sicilia, Castelvetrano, Palermo,1961; • F. L. Oddo, Vito Pappalardo patriota ed educatore, in “Trapani”, n. 5, Anno III,Trapani 1958; • “Vita nova”, n. 1, 2, 3, 4, Anno I, Castelvetrano 1913; • “Progresso municipale”, n. 2, Anno I, Castelvetrano1848.