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Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo l’Unità

Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo l’Unità. Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011). Indice della relazione. 1. Premessa: un bilancio utile, complesso e problematico 2. Unità: da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano

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Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo l’Unità

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  1. Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo l’Unità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

  2. Indice della relazione 1. Premessa: un bilancio utile, complesso e problematico 2. Unità: da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano 3. Indipendenza/sovranità: da dominazioni/predomini stra- nieri alla sovranità nazionale 4. Laicità: dallo Stato confessionale allo Stato laico 5. Democrazia: i processi di democratizzazione fra conqui- ste e regressioni 6. Problemi aperti: quali priorità? 7. Riferimenti bibliografici

  3. Premessa: un bilancio utile, ma complesso e problematico 1.1 Utilità, complessità e problematicità di un bilancio 1.2 Processi di unificazione nazionale e di democratizzazione

  4. 1.1 Utilità, complessità e problematicità di un bilancio 1.1.1 Utilità del bilancio 1.1.2 Complessità e problematicità del bilan- cio

  5. 1.1.1 Utilità del bilancio 1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per chi non la dimentica e sa interpretarla 1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione critica di punti fermi e problemi aperti 1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un processo aperto e non irreversibile

  6. 1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per chi sa interpretarla Se non si conosce il passato e non ci si orienta nel presente, non si può progettare bene il futuro. La storia è maestra di vita solo per chi non la ri- muove/dimentica, ma ha la pazienza di studiarla e la competenza di interpretarla. Si possono imparare tante cose dai nostri prede- cessori, sia dagli errori (per non ripeterli), sia dalle loro conquiste (per salvaguardarle, perfezionarle e trasmetterle alle future generazioni).

  7. 1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione critica di eredità e problemi Un bilancio storico sensato è una selezione critica di - punti fermi da cui ripartire, eredità da as- sumere e trasmettere, patrimoni da salva- guardare, valorizzare, ampliare e diffondere; • problemi aperti, da affrontare lucidamente, • cercando di evitare gli errori del passato.

  8. 1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (I) Nessun processo storico (tanto meno un processo di democratizzazione) è ineluttabi- le e irreversibile. Le conquiste democratiche sono il risultato dell’impegno e delle lotte di uomini e donne del passato, a cui dobbiamo riconoscenza e di cui dobbiamo assumere e trasmettere l’eredità.

  9. 1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (II) “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. […] Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete ve- dere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in A- frica, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su que- sta carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti”. Piero Calamandrei, La Costituzione e la gioventù, discorso del 26.1.’55

  10. 1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (III) “Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che […] può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli di- venti realtà […]. […] non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento. […] durante la Liberazione e la Resistenza […] Ci sono stati professori e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. […] E tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome dei nostri studenti che […] hanno dato il sangue per la libertà d’Italia. Pensiamo a questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a lo- ro, non disperiamo dell’avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale”. Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Asso- ciazione a difesa della scuola nazionale (Roma, 11 febbraio 1950)

  11. 1.1.2 Complessità e problematicità del bilancio Tale bilancio è complesso e problematico per vari motivi. 1.1.2.1 Complessità del periodo storico e tendenze a una sua lettura strumentale 1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminar- mente alcuni concetti chiave

  12. 1.1.2.1 Complessità del periodo storico e tendenze a una sua lettura strumentale Si tratta di un periodo storico piuttosto lungo e tormentato, che risente di eredità storiche di lunghissima durata e in cui siamo ancora immersi. La bibliografia scientifica è amplis- sima; il dibattito storiografico è molto vivace e variegato, ma molto meno noto di quello mediatico e politico, in cui a volte prevalgo- no le mode e gli approcci strumentali.

  13. 1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminarmente alcuni concetti chiave 1.1.2.2.1 Identità personale e sociale 1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale 1.1.2.2.3 Democrazia e processi di demo- cratizzazione 1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità 1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da ridefinire

  14. 1.1.2.2.1 Identità personale e sociale • Identità personale/sociale come combinatoria globale di differenti tratti di identità individuali/so- ciali (di specie, età/generazione, genere, ruolo, geoambientali, socioeconomici, politici, culturali…) B) L’identità personale/sociale non è un’essenza pura, statica, astorica, decontestualizzata e asso- luta, ma un complesso processo storico, contrad- dittorio/conflittuale, dinamico, non lineare, relativo, contestuale, inevitabilmente meticcio

  15. 1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale Concetti come ‘nazione’, ‘etnia’, ‘popolo’, ‘patria’, ‘carattere nazionale’, ‘identità nazio- nale’ e ‘identità etnica’ sono usati per lo più in modo non scientifico, ma ideologico, as- soluto/decontestualizzato e astorico. Occorre, quindi, o sostituirli con categorie più scientifiche, o almeno riconvenzionarne i significati in modo critico e trasparente

  16. 1.1.2.2.3 Democrazia e processi di democratizzazione 1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia 1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di democratizzazione’?

  17. 1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia Nella storiografia e nelle scienze sociali si incontrano diverse definizioni e concettualiz- zazioni di “democrazia”. Per esempio, per indicare le forme più avan- zate di democrazia, Robert A. Dahl usa il termine “poliarchia”.

  18. 1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di democratizzazione’? Si tratta di un concetto usato in modo consa- pevolmente convenzionale per indicare per- corsi non irreversibili di costruzione di una società più giusta, inclusiva e solidale, ri- spettosa dei beni comuni, delle regole de- mocratiche, delle differenze e delle respon- sabilità e dei diritti fondamentali di tutti gli esseri viventi.

  19. 1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità A) Diritti e responsabilità: due facce della stessa medaglia B) Diritti umani C) Diritti dei minori e pari opportunità D) Diritti civili e politici E) Diritto socio-economici F) Diritti culturali G) Diritti bioetici ecc.

  20. 1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da ridefinire A) Cultura, identità culturale, multiculturalità/ multiculturalisno, dialogo interculturale B) Popolo e classi sociali C) Politica D) Legalità democratica E) Laicità dello Stato e pluralismo F) Sistema delle autonomie, federalismo ecc.

  21. 1.2 Processi di unificazione nazio-nale e di democratizzazione Per evitare interpretazioni ideologiche (es.: nazionaliste) dei processi di unificazione na- zionale, occorre verificarne il grado di effet- tiva democraticità. Si tratterà, quindi, di esa- minare in che misura i processi di unificazio- ne nazionale producano società più demo- cratiche sul piano locale, nazionale e inter- nazionale

  22. 2. Unità: fare l’Italia e fare gli italiani 2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani 2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e spinte centrifughe 2.3 Fare gli italiani: diversi modelli di costru- zione di una comunità italiana

  23. 2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani(I) “I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli Austriaci, sono gl’Italiani. E perché? Per la ragione che gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro ri- manere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie mora- li che furono ab antico il loro retaggio; […] pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino lo- ro […]”. “[…] il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno verso il polo opposto: pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani”. Massimo Taparelli d’Azeglio, I Miei Ricordi (opera postuma, 1867), a cura di Alberto M. Ghisalberti, Einaudi, Torinio, 1971, pp.8 e 9 (Origine e scopi dell’opera): cfr. www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t207.pdf

  24. 2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani(II) “’Professore’ esclamò Nando a testa bassa, ‘voi a- mate l’Italia?’ Di nuovo ebbi intorno a me le facce di tutti: Tono, la vecchia, le ragazze, Cate. Fonso sorrise. ‘No’ dissi adagio, ‘non amo l’Italia. Gli italiani’. ‘Qua la mano’ disse Nando. ‘Ci siamo capiti’”. Cesare Pavese, La casa in collina, in Prima che il gallo canti, Arnoldo Mondadori, Milano, 1967, p. 196 (I ed.: Einaudi,Torino, 1949).

  25. 2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e spinte centrifughe 2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italia- no 2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana 2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale 2.2.4 L’Italia fuori d’Italia 2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (1943- 1945) 2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana

  26. 2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano 2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568) al 1861 2.2.1.2 Situazione anteriore alla prima guer- ra d’indipendenza italiana (1859)

  27. 2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568) al 1861 L’invasione longobarda (568) sostituisce l’I- talia bizantina unitaria con una specie di ‘condominio’ longobardo-bizantino. Da allora fino al 1861 (o meglio al 1918) l’attuale terri- torio italiano resta diviso fra due o più Stati. Quasi 1.300 anni senza unità politica hanno reso difficile e complicato il successivo pro- cesso di unificazione nazionale.

  28. 2.2.1.2 Situazione anteriore alla pri-ma guerra d’indipendenza (1859) Prima di tale guerra l’attuale territorio italiano era diviso in sette Stati: 1. Regno di Sardegna (attuali Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Sar- degna), sotto la dinastia sabauda 2. Regno Lombardo-Veneto (attuali Lombardia, Veneto e Friuli), sotto la dinastia absburgica dell’Impero d’Austria, a cui appartenevano anche i territori degli attuali Trentino-Alto Adige e Venezia Giulia 3. Ducato di Parma e Piacenza (attuali province di Parma e Piacenza), sotto un ramo della dinastia borbonica 4. Ducato di Modena e Reggio (attuali province di Modena e Reggio E- milia), sotto la dinastia degli Austria-Este 5. Granducato di Toscana, sotto la dinastia degli Absburgo-Lorena 6. Stato della Chiesa (attuali province di Ferrara e Bologna, Romagna, Marche, Umbria e Lazio), sotto il papa 7. Regno delle Due Sicilie (attuali regioni meridionali, Abruzzi, Molise e Sicilia), sotto la dinastia borbonica

  29. 2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana 2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (1820- 1849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849) 2.2.2.2 II guerra d’indipendenza (1859), spedizione dei Mille (1861) e proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861) 2.2.2.3 III guerra d’indipendenza (1866), conquista di Roma (1870) e ‘Grande Guerra’ (1915-1918)

  30. 2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (1820-1849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849) • Repressione dei moti liberali (1820-1821 e 1831) e democratici (dal 1834 al 1857). B) I moti rivoluzionari del 1848-1849: con- quiste parziali durevoli (es.: lo Statuto alber- tino) e temporanee (Costituzioni e Repubbli- ca romana) e eredità politico-culturali. C) Sconfitta della I guerra d’indipendenza (1848-1849) e abdicazione di Carlo Alberto.

  31. 2.2.2.2 Dopo la II guerra d’indipendenza (1859) e la spedizione dei Mille (1860-1861) Il nuovo Regno d’Italia incorpora al Regno di Sardegna la Lombardia, i ducati di Parma e Piacenza e di Modena e Reggio, il Grandu- cato di Toscana e tutti i territori del Regno delle Due Sicilie e dello Stato della Chiesa (ad eccezione del Lazio). La capitale nel 1864 viene spostata provvisoriamente da Torino a Firenze (per avvicinarsi a Roma).

  32. 2.2.2.3 Fra la terza guerra d’indipendenza, la conquista di Roma e la ‘Grande Guerra’ Al Regno d’Italia vengono annessi - il Veneto e il Friuli dopo la terza guerra d’indipen- denza (1866); - il Lazio dopo la ‘breccia di Porta Pia’ (1870); - il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia, l’Istria e Zara dopo la prima guerra mondiale. A parte la Repubblica di San Marino, la Città del Vaticano e le questioni controverse di Fiume e Dalmazia, l’Italia resta unita dal 1919 fino all’8 set- tembre 1943.

  33. 2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale 2.2.3.1 I legittimisti (seguaci delle dinastie spode- state: es.: filoborbonici) 2.2.3.2 I ‘papalini’. Pio IX, il Sillabo e il non expedit 2.2.3.3 Il ‘brigantaggio’ e la ‘questione meridionale’ 2.2.3.4 Repubblicani, anarchici, operaisti, sociali- sti 2.2.3.5 La Massoneria 2.2.3.6 Le mafie

  34. 2.2.4 L’Italia fuori d’Italia 2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile 2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione dell’Alto Adige e processi di italianizzazione forzata

  35. 2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile Le diverse ondate emigratorie italiane (e in particolare la massiccia emigrazione transo- ceanica a cavallo fra XIX e XX secolo) por- tano alla diffusione del fenomeno della Little Italy, ossia delle colonie di italiani immigrati in altri Stati, con tutti i problemi del riconosci- mento o meno dei loro diritti da parte dello Stato italiano e degli Stati di immigrazione.

  36. 2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione dell’Alto Adige e italianizzazione forzata A) Tappe del colonialismo italiano: Eritrea (1890), Somalia (1892), Libia e Dodecane- so (1911), Etiopia (1936). B) L’annessione dell’Alto Adige (1919). C) Italianizzazione forzata in epoca fascista della maggioranza sudtirolese dell’Alto Adi- ge e franco-provenzale in Valle d’Aosta e delle minoranze slovene e croate nella Ve- nezia Giulia e in Istria

  37. 2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (1943-1945) Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia torna a dividersi fra - i territori occupati dai tedeschi e poi sotto il gover- no della Repubblica Sociale Italiana, con l’eccezio- ne parziale delle aree controllate dai partigiani; - il ‘Regno del Sud’ (sotto la dinastia sabauda), che gradualmente si espande verso Nord grazie all’a- zione congiunta dei partigiani e dell’avanzata degli Alleati. L’Italia viene riunificata dalla Resistenza (per certi versi un ‘secondo Risorgimento’) e dagli Alleati.

  38. 2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana 2.2.6.1 Neofascisti e monarchici 2.2.6.2 Le mafie 2.2.6.3 I complessi rapporti fra Stato e Chiese 2.2.6.4 I separatisti e terroristi altoatesini 2.2.6.5 Golpisti, corpi deviati dello Stato, ‘strategia della tensione, servizi segreti, stragismi, P2, ‘imprenditoria della paura’ 2.2.6.6 Terrorismo di estrema sinistra 2.2.6.7 Inversione della corrente migratoria 2.2.6.8 I fondamentalismi 2.2.6.9 ‘Le ‘tre Italie’, la ‘questione meridionale’ e la ‘que- stione settentrionale’; le leghe del Nord e del Sud

  39. 2.3 Fare gli italiani: diversi modelli di costruzione di una comunità 2.3.1 Modelli liberali 2.3.3 Modelli democratici 2.3.4 Modelli autoritari, nazionalisti, totalita- ri e populisti

  40. 3. Indipendenza: da dominazioni/ predomini stranieri alla sovranità 3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (1559- 1859) 3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’ap- poggio di altri Stati europei 3.3 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza (1943-1945) 3.4 Condizionamenti degli Stati-guida (Usa e Urss) durante la ‘guerra fredda’ 3.5 Altre limitazioni alla sovranità nazionale italiana

  41. 3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (1559-1859) Dopo le guerre per l’egemonia europea (1494-1559) in Italia predominano prima gli Absburgo di Spagna (1559-1713), poi gli Absburgo d’Austria e i Borboni (1713-1796), poi la Francia napoleonica (1805-1815) e infine gli Absburgo d’Austria e i Borboni (1815-1859).

  42. 3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’appoggio di altri Stati L’Italia conquista l’indipendenza e l’unità grazie all’appoggio indiretto inglese (es.: spedizione dei Mille) e diretto francese (se- conda guerra d’indipendenza: 1859), prus- siano (1866) e dell’Intesa (‘Grande Guerra’).

  43. 3.3 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza (1943-1945) 3.3.1 L’Italia riperde e riconquista l’indipen- denza durante l’occupazione tedesca 3.3.2 L’Italia riconquista l’indipendenza grazie alla Resistenza e agli Alleati

  44. 3.4 Condizionamenti degli Stati-guida durante la ‘guerra fredda’ Fra il 1947 e il 1989 (e in particolare durante le varie fasi della ‘guerra fredda’) i governi a guida DC sono subordinati a Usa e Nato; il PCI si sgancia molto lentamente dal PCUS. Alla fine, dopo la caduta dei regimi ‘comuni- sti’ dell’Europa orientale (1989) e la dissolu- zione dell’URSS (1991), si afferma il model- lo USA.

  45. 3.5 Altre limitazioni alla sovranità nazionale italiana 3.5.1 Le mafie 3.5.2 I servizi segreti stranieri e i corpi devia- ti dello Stato 3.5.3 Il potere temporale e le interferenze di alcune organizzazioni religiose 3.5.4 Le imprese multinazionali 3.5.5 Normativa europea e internazionale

  46. 4. Laicità: dallo Stato confessionale allo Stato laico 4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato Pontificio (752- 1870) 4.2 La Repubblica romana (1848-1849), la politica ecclesiastica del Cavour e del Regno d’Italia’ 4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il con- flitto fra Stato italiano e Papato (1870-1929) 4.4 I Patti lateranensi (11 febbraio 1929) 4.5 L’articolo 7 della Costituzione repubblicana 4.6 Il nuovo Concordato del 1984 e i nodi irrisolti

  47. 4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato Pontificio (752-1870) Stato della Chiesa o Stato pontificio è il no- me dell’entità statuale formata dall’insieme dei territori su cui la Santa Sede ha eserci- tato il proprio potere temporale dal 752 al 1870. La forma di governo è una monarchia asso- luta elettiva (a suffragio maschile ristretto).

  48. 4.2 La Repubblica romana (1848-1849) e la politica ecclesiastica del Cavour e del Regno d’Italia 4.2.1 La Repubblica romana (1848-1849) 4.2.2 La politica ecclesiastica nel ‘decennio di pre- parazione cavourriano’ nel Regno di Sardegna e nel Regno d’Italia. Il principio “Libera Chiesa in Li- bero Stato”, adottato da Cavour e dalla ‘Destra storica’, accomunava i pensatori francesi Alexan- dre Vinet (pastore calvinista) e Charles Forbes Re- né, conte di Montalembert (cattolico liberale) 4.2.3 La ‘questione romana’: un nodo irrisolto

  49. 4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il conflitto Stato – Chiesa (1870-1929) 4.3.1 La ‘breccia di Porta Pia’ (20 settembre 1870) 4.3.2 La “Legge delle Guarentigie” (13 mag- gio 1871) e il suo disconoscimento da parte del papa Pio IX. Il non expedit (1874) 4.3.3 Oltre il non expedit: il Patto Gentiloni e la nascita del Partito Popolare Italiano (1919)

  50. 4.4 I Patti lateranensi (11 febbraio 1929) Accordi sottoscritti l’11 febbraio 1929 nel palazzo di S.Gio- vanni in Laterano, da Benito Mussolini, come primo mini- stro italiano, e dal cardinale Segretario di Stato Pietro Ga- sparri, per conto della Santa Sede: a) il Trattato riconosce l’indipendenza e la sovranità della S.Sede e lo Stato della Città del Vaticano; fra gli allegati è particolarmente importante la Convenzione Finanziaria; b) il Concordato definisce le relazioni civili e religiose in Ita- lia fra governo e Chiesa cattolica. I Patti, fra l’altro, riconoscono il Cattolicesimo come religio- ne di Stato in Italia e rendono obbligatorio a scuola l’inse- gnamento scolastico della religione cattolica (IRC)

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