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Il mercato del lavoro in Italia: un quadro di contesto. Federico Lucidi lucidi@fondazionebrodolini.it Fondazione Giacomo Brodolini. 1. La strumentazione. Alcuni concetti di base. Il mercato del lavoro Domanda e offerta di lavoro Occupati, disoccupati e inattivi L’analisi macro
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Il mercato del lavoro in Italia: un quadro di contesto Federico Lucidi lucidi@fondazionebrodolini.it Fondazione Giacomo Brodolini
Alcuni concetti di base • Il mercato del lavoro • Domanda e offerta di lavoro • Occupati, disoccupati e inattivi • L’analisi macro • L’analisi micro • Stock e flussi
POPOLAZIONE Morti Emigrati Nascite Immigrati Posti di lavoro (vacanti e occupati) creazione distruzione Non forze di lavoro pensionati Disoccupazione Il mercato del lavoro
Le fonti statistiche • ISTAT (RCFL, conti nazionali, indagine OROS) • Eurostat (dati dagli stati membri UE) • ISFOL (indagini PLUS, RIL) • INPS • Banca d’Italia (indagine sui bilanci delle famiglie) • Confindustria • Dati amministrativi
La Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro • Principale fonte statistica sul mercato del lavoro • Rilevazione campionaria (universo di riferimento sono i componenti delle famiglie residenti in Italia) • Cadenza trimestrale • Complessivamente intervistate circa 76.800 famiglie ogni trimestre • Rotazione 2-2-2 • Disponibilità dei dati trimestre per trimestre e in media annua (vedi sito Istat)
Alcune definizioni dalla RCFL ISTAT • Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: • hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o innatura; • hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaboranoabitualmente; • sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono consideratioccupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sonoconsiderati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sonoconsiderati occupati se l’assenza non supera tre mesi.
Alcune definizioni dalla RCFL ISTAT • Persone in cerca di occupazione: comprendono le persone non occupate tra 15 e 74 anni che: • hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nei trenta giorni che precedono l’intervista esono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successiveall’intervista; • oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla datadell’intervista e sono disponibili a lavorare (o adavviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive all’intervista, qualora fosse possibileanticipare l’inizio del lavoro • Forze di lavoro:comprendono le persone occupate e quelle in cerca di occupazione (disoccupate).
Alcune definizioni dalla RCFL ISTAT • Tasso di attività:rapporto tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e la popolazione di 15 anni e più: • forze di lavoro / popolazione di 15 anni e più • Tasso di occupazione:rapporto tra gli occupati e la popolazione di 15 anni e più: • occupati / popolazione di 15 anni e più • Tasso di disoccupazione:rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro: • persone in cerca di occupazione / forze di lavoro • Tasso di disoccupazione di lunga durata:rapporto tra le persone in cerca di occupazione da almeno12 mesi e le forze di lavoro.
2. Uno sguardo alla situazione nazionale
Le principali riforme del mercato del lavoro • Legge 335/1995: introduzione fondo INPS “gestione separata” per lavoratori parasubordinati e collaboratori • “Pacchetto Treu” (legge n. 196/1997): prima (parziale) deregolamentazione dei contratti a termine; introduzione agenzie lavoro interinale; tirocini formativi • D.lgs. n. 368/2001: liberalizzazione contratti lavoro dipendente a termine (recepimento direttiva 1990/70/CE) • “Legge Biagi” (legge n. 30/2003): introduzione nuovi contratti atipici (job sharing, job on call, staff leasing); trasformazione dei co.co.co. in “collaboratori a progetto”; introduzione “contratto di inserimento”; nuovo contratto di apprendistato; riforma del part-time; liberalizzazione dei servizi all’impiego • “Protocollo sul Welfare” (legge 247/2007): limite per la stipula dei contratti a termine a 36 mesi (con eventuale deroga); aumento contribuzione per parasubordinati; abolizione job on call e staff leasing • D.lgs. n. 112/2008: modifiche alla disciplina dei contratti di lavoro a tempo determinato. Estensione della deroga al limite di 36 mesi se prevista nei contratti collettivi.
Flessibilità senza sicurezza? Il sistema degli ammortizzatori sociali rimane molto frammentato e complesso, ed è assente una copertura universale (rivolta a tutti i lavoratori: • Indennità di disoccupazione ordinaria e a requisiti ridotti; • Cassa Integrazione Guadagni (ordinaria e straordinaria); • Indennità di mobilità • E’ assente una copertura universale (rivolta a tutti i lavoratori): i sussidi dipendono dalla tipologia del contratto di lavoro, dalla durata del rapporto, dalla dimensione di impresa e dal settore di attività. • I parasubordinati non sono ammessi ad alcun sostegno del reddito (sono formalmente considerati lavoratori autonomi) • Recenti modifiche con la legge 2/2009: ammortizzatori sociali in deroga e sussidio (in via sperimentale) ai parasubordinati.
Quale modello di mercato del lavoro? • Secondo Employment in Europe2006,il mercato del lavoro italiano è caratterizzato da: • Insicurezza; livello medio-alto di flessibilità e tassazione • La flessibilità nel mercato del lavoro è aumentata “al margine”: • Legislazione più permissiva sui contratti a termine, ma… • …il livello di EPL per i lavoratori permanenti non è cambiato. • L’indice del grado di rigidità dell’EPL rimane stabile ad 1,8 per i lavoratori permanenti; al contrario, per i lavoratori a termine è diminuito da 5,4 alla fine degli anni ’80 fino a 2,1 nel 2003 • Perché? Consenso politico più immediato per riforme parziali del mercato del lavoro (che non toccassero gli interessi degli insider) nel contesto economico degli anni ’90, caratterizzato da elevati livelli di disoccupazione
Effetti sul mercato del lavoro • Istituzione di un mercato del lavoro più “labour-friendly”:il tasso di occupazione è aumentato dal 51,8% nel 1995 al 58,7% nel 2007 (comunque molto al di sotto del target fissato dalla strategia di Lisbona, ovvero 70%); il tasso di disoccupazione è diminuito dall’11,2% nel 1995 al 6,1% nel 2007 • L’occupazione aumenta, la crescita economica è stagnante… e la crescita della produttività è in ritardo rispetto ai partner europei • La quota di dipendenti con contratto a termine è aumentata dal 7,2% nel 1995 al 13,1% nel 2006: rischio di precarietà permanente?
Gli indicatori elementari del mercato del lavoro Fonte: ISTAT
Occupazione per genere Indice: 1996 = 100. Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Il contesto europeo • La Strategia Europea per l’Occupazione (1997) • Linee guida, programmi di riforma nazionali (NRP), raccomandazioni • La Strategia di Lisbona per la Crescita e l’Occupazione (2000, 2005). • Principali obiettivi: • Investimenti in ricerca pari al 3% del PIL nel 2010 • Tasso di occupazione totale al 70%, al 60% per le donne e al 50% per gli anziani (55-64 anni) nel 2010
Altri obiettivi • offrire un nuovo punto di partenza a tutti i disoccupati prima dei sei mesi di disoccupazione, nel caso dei giovani, e prima dei dodici mesi nel caso degli adulti, sotto forma di formazione, riqualificazione, esperienza professionale, impiego o qualunque altra misura atta a favorire l’inserimento professionale, combinata, se del caso, con un’assistenza permanente alla ricerca di un posto di lavoro, • entro il 2010, far partecipare il 25 % dei disoccupati di lunga durata a una misura attiva sotto forma di formazione, riqualificazione, esperienza professionale o qualunque altra misura diretta all’occupabilità, con l’obiettivo di raggiungere la media dei tre Stati membri più avanzati, • ottenere, entro il 2010, un aumento di 5 anni, a livello di Unione europea, dell’età media effettiva di ritiro dal mercato del lavoro (rispetto a 59,9 anni nel 2001), • entro il 2010, rendere disponibili servizi di custodia dei bambini per almeno il 90 % dei minori fra i tre anni e l’età dell’obbligo scolastico, nonché per almeno il 33 % dei bambini sotto i tre anni d’età, un tasso medio di abbandono scolastico inferiore al 10 % nell’Unione europea, • completamento dell’istruzione secondaria superiore, entro il 2010, da parte di almeno l’85 % dei ventiduenni nell’Unione europea, • un livello medio di partecipazione a forme di apprendimento, lungo tutto l’arco della vita, nell’Unione europea, pari ad almeno il 12,5 % della popolazione adulta in età lavorativa (fascia di età compresa tra i 25 e i 64 anni).
Le linee guida per l’occupazione • Attuare strategie volte alla piena occupazione, a migliorare la qualità e la produttività sul posto di lavoro e a potenziare la coesione sociale e territoriale. • Promuovere un approccio al lavoro basato sul ciclo di vita. • Creare mercati del lavoro inclusivi e rendere il lavoro più attraente e proficuo per quanti sono alla ricerca di impiego e per le persone meno favorite e inattive. • Migliorare la risposta alle esigenze del mercato del lavoro. • Favorire al tempo stesso flessibilità e sicurezza occupazionale e ridurre la segmentazione del mercato del lavoro, tenendo debito conto del ruolo delle parti sociali. • Garantire un’evoluzione del costo del lavoro e meccanismi per la determinazione dei salari favorevoli all’occupazione. • Potenziare e migliorare gli investimenti in capitale umano. • Adattare i sistemi di istruzione e formazione ai nuovi requisiti in termini di competenze.
Il tasso di occupazione in Europa (2007) Fonte: elaborazione su dati Eurostat
Il tasso di occupazione in Europa, per genere (2007) Fonte: elaborazione su dati Eurostat
Occupati dipendenti a termine come percentuale del totale dei dipendenti (scomposizione per genere) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Occupati dipendenti a termine come percentuale del totale dei dipendenti (scomposizione per classe di età) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
La composizione del lavoro atipico nel 2006 CNEL (2007). Elaborazioni su dati Istat, RCFL
La composizione del lavoro atipico nel 2006 CNEL (2007). Elaborazioni su dati Istat, RCFL
La composizione del lavoro atipico nel 2006 CNEL (2007). Elaborazioni su dati Istat, RCFL
L’occupazione atipica nelle previsioni di assunzione delle imprese Fonte: Excelsior (2007)
Uno sguardo alle transizioni CNEL (2007). Elaborazioni su dati Istat, RCFL
Uno sguardo alle transizioni CNEL (2007). Elaborazioni su dati Istat, RCFL
Uno sguardo alle transizioni CNEL (2007). Elaborazioni su dati Istat, RCFL
Uno sguardo alle transizioni CNEL (2007). Elaborazioni su dati Istat, RCFL
Uno sguardo alle transizioni CNEL (2007). Elaborazioni su dati Istat, RCFL
Uno sguardo alle transizioni CNEL (2007). Elaborazioni su dati Istat, RCFL
Il ruolo delle politiche del lavoro Politiche del lavoro: sono l’insieme degli interventi e delle misure messe in atto da ciascun governo (centrale o periferico) per ridurre la disoccupazione e/o incentivare l’occupazione, soprattutto di categorie svantaggiate sul mercato del lavoro (Baici, Samek Lodovici, 2001) • Politiche passive: mirano al sostegno del disoccupato attraverso integrazioni temporanee o permanenti del reddito quali sussidi di disoccupazione o prepensionamento • Politiche attive: mirano a sostenere la ricerca di lavoro dei non occupati, ad accrescerne le probabilità di occupazione ed a risolvere le rigidità del sistema attraverso azioni sull’offerta di lavoro (formazione e riqualificazione professionale), sulla domanda (incentivi all’occupazione) e sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro (servizi all impiego)
Il ruolo delle politiche del lavoro • In Italia le politiche passive del lavoro (ammortizzatori sociali) sono gestite a livello nazionale (con qualche eccezione), mentre le politiche attive sono gestite a livello regionale a partire dal 1997 • Elevate disparità regionali emergono in termini di tassi di copertura, efficacia ed efficienza di tali politiche • A livello nazionale, la spesa in LMP è situata al di sotto della media UE • Elevata protezione per i lavoratori impiegati con contratti permanenti nelle grandi imprese; i lavoratori occupati nelle piccole imprese (<15 addetti) e con contratti atipici sperimentano un minor livello di sicurezza • Ruolo delle famiglie come fornitrici di welfare, soprattutto nei confronti dei giovani
Spesa in politiche del lavoro, % del PIL Fonte: Eurostat, LMP database.
Spesa in politiche del lavoro nell’UE (% del PIL) 2004 e 2005 Fonte: Eurostat, LMP database.
Spesa in politiche attive del lavoro nell’UE (% del PIL), 2004 e 2005 Fonte: Eurostat, LMP database.
Composizione percentuale delle spese per LMP nel 2005 Fonte: Eurostat, LMP database (per la misura 5 in Italia, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali)
Spesa in LMP in % del PIL, nel 2005 Fonte: Eurostat, LMP database (per la misura 5 in Italia, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali)
Spesa in LMP per partecipante, nel 2005 Fonte: Eurostat, LMP database (per la misura 5 in Italia, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali)
Tasso di copertura delle politiche passive del lavoro (stock annuo di partecipanti / numero medio di disoccupati) Fonte: Eurostat, LMP database.