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Economia europea. Il nostro programma. Settore primario Settore secondario Settore terziario e terziario avanzato L’Unione Europea Le multinazionali. Le risorse della terra.
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Il nostro programma • Settore primario • Settore secondario • Settore terziario e terziario avanzato • L’Unione Europea • Le multinazionali
Le risorse della terra • Minerali: si trova soprattutto ferro nell’Europa Settentrionale perché più antica, in Russia, in Europa Centrale e nella Spagna Meridionale. In Russia si trovano anche diamanti, oro, piombo, manganese e nichel, anche se parte di essi si estraggono da territori della Russia asiatica. • Risorse energetiche: la maggior parte delle riserve petrolifere si trovano sotto il Mar Caspio e il Mare del Nord; giacimenti di metano in Ucraina, Romania e Paesi Bassi; si sfruttano i fiumi per produrre energia idroelettrica in tutti i paesi, i maggiori produttori sono Russia per grande portata dei fiumi, Paesi alpini e scandinavi per forte dislivello; carbon fossile in Inghilterra, Francia, Germania e Belgio, ma ormai poco utilizzato; ci sono centrali nucleari in Gran Bretagna, Francia, Russia e Germania. • Foreste: ricoprono circa un terzo del territorio europeo, soprattutto nei Paesi nordici. Svezia e Finlandia sono tra i primi produttori di legname, grazie a intelligenti politiche di sfruttamento.
Il settore primario L’agricoltura è favorita dal clima temperato, ad eccezione delle zone nordiche, caratterizzate dal clima subpolare. Anche nelle zone a clima temperato, però, l’uomo ha trovato nella natura i maggiori ostacoli, come catene montuose, paludi o zone aride. In Europa si coltivano cereali, piante industriali e prodotti ortofrutticoli. Colture cerealicole: sono le più diffuse e occupano vaste distese; cereali più diffusi sono frumento e il mais, con massime rese nell’Europa continentale. Altre colture sono il riso, coltivato quasi esclusivamente nella pianura padana, e cereali minori come orzo, avena e segale, usati nell’industria alimentare e per l’alimentazione degli animali. Piante industriali: le più diffuse sono barbabietole da zucchero, piante da olio, tabacco e piante tessili (cotone e lino). Il cotone è coltivato solo in alcune regioni calde, come in Grecia; il lino è coltivato sia come pianta da olio sia come pianta da fibra Prodotti ortofrutticoli: nelle zone mediterranee e nelle regioni meridionali dell’Est agrumi, olio e vino, alberi da frutto, ortaggi e fiori. In Europa l’allevamento è molto sviluppato, soprattutto del tipo stabulato, ossia condotto tramite l’utilizzo di stalle e anche in totale assenza di prati o terreni da pascolo. Nelle regioni centro-settentrionali prevale l’allevamento bovino da carne o da latte; non è così per le regioni mediterranee, con l’unica eccezione dell’Italia. I maggiori allevatori sono Russia e Francia. L’allevamento brado, ovvero libero e all’aperto, è ancora presente nelle regioni montuose e meridionali, dove gli animali sono quasi esclusivamente pecore e capre. Particolarmente importante per tradizione è l’allevamento britannico, che produce lana da ovini in Scozia, Galles, Irlanda e sui rilievi dei Pennini.
La pesca: essendo l’Europa una penisola, ha molti Stati nei quali si pratica la pesca marittima, più o meno produttiva a seconda della pescosità dei mari: i mari meridionali sono chiusi, molto inquinati e quindi poco pescosi, i prodotti servono perlopiù a fornire i mercati di pesce fresco. L’oceano Atlantico e i mari settentrionali sono invece molto pescosi, perché aperti e soggetti a ricambio delle acque. Qui si pescano tonni, merluzzi e aringhe. Essi possono essere pescati con la pesca d’altura, praticata soprattutto in Spagna, Portogallo, Regno Unito e Islanda. Nei Paesi nordici viene praticata anche la caccia alla balena, nonostante questo sia illegale se a fini commerciali. Numerosi Paesi praticano l’acquacoltura, ovvero l’allevamento di pesci o molluschi. Sono famose le colture di ostriche in Francia e di anguille in Italia. Gli Stati in cui si pratica maggiormente la pesca sono Russia, Norvegia, Islanda e Danimarca.
Il settore secondario La presenza delle risorse minerarie ed energetiche ha condizionato in passato la localizzazione delle industrie che sorgevano vicino alle miniere; si diffusero a partire dal XVIII sec. in Inghilterra mentre a partire dal 1830 in Germania, Francia, Belgio, Repubblica Ceca e Polonia. Lo sviluppo tecnologico dagli anni 80 ha permesso di trasportare energia e materiali con sempre maggior facilità e a costi inferiori; perciò le industrie al giorno d’oggi aprono fabbriche dove c’è grande disponibilità di manodopera e buone opportunità per il commercio. Raffinerie e industrie petrolchimiche si trovano perlopiù nelle vicinanze dei porti, dove attraccano le petroliere. Le regioni fortemente industrializzate in Europa sono la regione londinese, la Francia dell’est e la Lorena, la regione parigina, la regione mineraria della Ruhr e l’asse renano in Germania; il Belgio tra Bruxelles e Anversa, i Paesi Bassi dove si è formata la Randstad Holland, un agglomerato urbano che comprende le città di Amsterdam, Rotterdam e L’Aia, alcune piccole zone in Spagna, Grecia e Portogallo, l’area intorno a Mosca e San Pietroburgo ed il distretto degli Urali. Molte vecchie regioni industriali sono oggi in crisi perché le industrie sarebbero da riconvertire a nuove produzioni e soffrono la concorrenza dei paesi del terzo mondo dove il costo del lavoro è inferiore. In Europa, spesso, sono rimaste le sedi delle multinazionali (Fiat, Siemens, Shell, Nestlè, Procter & Gamble, …) mentre le fabbriche sono nell’Europa dell’Est o in paesi extra-europei.
La prima rivoluzione industriale aveva permesso la diffusione delle fabbriche in Europa, ma l’economia fino all’inizio della seconda metà del ’900 era ancora basata sull’agricoltura, anche perché buona parte delle fabbriche erano state bombardate durante la seconda guerra mondiale. A partire dal 1950 l’industria è sempre più cresciuta grazie al progresso tecnologico fino a diventare il settore trainante dell’economia, soprattutto in Germania, fino agli anni ’90. I Paesi mediterranei hanno sofferto maggiormente la crisi degli anni ’70, quando ci fu carenza di materie prime e aumento del costo del petrolio. Dagli anni ’80 negli stati più ricchi la tecnologia ha permesso di sostituire la manodopera con macchine automatiche e robot. Produzione industriale: Europa occidentale è leader nella produzione di supertreni, chimica, elettrodomestici. Occupa posizioni di prestigio nell’industria tessile e dell’abbigliamento e nella lavorazione pelli e scarpe. Uno dei settori più diffusi è la produzione di materiali per l’edilizia. Nell’Europa orientale si trovano imprese all’avanguardia solo in Russia: importanti quelle che producono satelliti artificiali, strumenti chirurgici e ottica di precisione. Molto diffuse sono le fabbriche di automobili gestite da multinazionali quali Fiat, Volkswagen e Suzuki. Numerosissime sono anche le imprese tessili, chimiche e metalmeccaniche.
Il settore terziario Ai giorni nostri il settore più sviluppato è senza dubbio il terziario, che non produce manufatti, ma consiste in un insieme di attività commerciali, di trasporto e di servizio indispensabili per sostenere una società avanzata come la nostra. In alcuni Stati il terziario riesce a garantire l’occupazione di due terzi della popolazione, ma la diminuzione della richiesta di addetti nell’agricoltura e nell’industria ha creato il problema della disoccupazione. Per quanto concerne il commercio, è diviso in due modalità: all’ingrosso, che riesce a trasferire grandi quantità di merci in tutto il mondo, e al minuto, cioè diretto al pubblico, prevalentemente gestito da supermercati e centri commerciali, anche se nel nostro Paese sono molto numerosi i piccoli negozi, situati nei piccoli centri abitati dove offrono beni di prima necessità, o nei centri urbani dove offrono merce di pregio o prodotti di difficile reperimento. In Europa gli Stati garantiscono sempre più servizi sociali, tra cui luoghi di cura e scuole. Inoltre si moltiplicano luoghi e servizi destinati al turismo e al tempo libero; questa crescita è legata al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e non si presenta allo stesso modo per tutti i Paesi. La parte più produttiva e importante del settore terziario è quella che offre servizi finanziari e servizi alle imprese: banche, compagnie di assicurazione, centri di ricerca, uffici di consulenza e studi di pubblicità sono diffusissimi in tutti gli Stati economicamente avanzati.
Una voce importante nel settore terziario è quella del turismo. Molte capitali europee come Roma, Londra, Parigi, Madrid e molte città d’arte sono da tempo meta di un turismo costante tutto l’anno. Negli ultimi anni sono state interessate dal fenomeno anche città dell’Est, come Praga, Budapest e Mosca. Il turismo balneare interessa soprattutto le regioni mediterranee ed anche i Paesi dell’ex Jugoslavia che possono vantare stazioni balneari molto attraenti e che in questi ultimi anni si sono lasciati alle spalle la guerra offrendo comodità a prezzi davvero abbordabili, anche perché il cambio dell’euro rispetto alle valute di quella zona è favorevole. Anche sul mar Nero ci sono stazioni balneari attrezzate, ma per l’ambiente e i servizi non reggono il confronto con le regioni mediterranee. Il turismo montano è praticato quasi esclusivamente nelle regioni alpine dove si trovano le cime più elevate, il paesaggio è più attraente e il clima più temperato; in queste zone ci sono stazioni molto attrezzate, che permettono la pratica di tutti gli sport invernali e una permanenza gradevole a chi non pratica tali attività. L’Europa è un continente piccolo ma densamente popolato, caratterizzato da un elevato numero di grandi città, centri minori e piccoli paesi, che necessitano di una fitta rete di vie di comunicazione. Il sistema europeo di trasporti ha come centro la “dorsale europea”, il più importante corridoio di vie di comunicazione che si sviluppa in direzione nord-sud e unisce Londra a Milano. La dorsale europea è intersecata da assi con direzione ovest-est che uniscono la Russia e i Paesi dell’Est con l’Europa Occidentale. La strada è la via di comunicazione più diffusa, sviluppata come una rete di autostrade che attraversa il territorio e collega le maggiori città di tutte le regioni. La rete stradale è molto varia e affianca alle grandi arterie piccole strade di raccordo.
La rete stradale è in competizione con la crescita della rete ferroviaria, anche se la morfologia del territorio e la rigidità della struttura quanto ad orari, luoghi di sosta e costruzione delle tratte hanno penalizzato il suo sviluppo; tuttavia anche questa rete è capillare e in gran parte costituita da doppie linee di binari. In questi ultimi anni si sono sviluppati i treni ad alta velocità (TAV), diffusi dapprima in Francia, poi in tutti i maggiori stati dell’Europa Occidentale. Anche la Gran Bretagna è collegata al continente grazie al tunnel della Manica, un collegamento ferroviario sottomarino lungo circa 50 km che unisce Inghilterra e Francia. Nell’Europa Orientale i regimi socialisti hanno favorito lo sviluppo proprio della rete ferroviaria a discapito di quella autostradale; in particolare, in Russia la Transiberiana è stata a lungo l’asse delle comunicazioni ovest-est, cui si è affiancata la BAM, la linea Bajkal-Amur-Magistral. Il traffico aereo sta aumentando ogni anno non solo sulle linee intercontinentali, ma anche all’interno dell’Europa stessa, poiché oggi si usa l’aereo per turismo o viaggi d’affari. Mentre un tempo gli aeroporti erano costruiti vicino alle città, oggi si tende a costruirli lontano da zone abitate, in grandi spazi aperti e collegati ad autostrade e ferrovie. Negli ultimi decenni c’è stato un notevole incremento del traffico marittimo, soprattutto per il trasporto di merci pesanti come minerali e idrocarburi. Anche i porti hanno dovuto subire modificazioni per accogliere le enormi navi e smistare il loro carico. Dove lo spazio era insufficiente si sono costruite strutture off-shore dove possono essere ospitate superpetroliere e navi container. I maggiori porti sono situati nell’Europa settentrionale: Rotterdam, Amburgo, Anversa e Le Havre sono i più importanti, invece nel Mediterraneo i maggiori sono Marsiglia e Genova.
A volte le merci che giungono ai porti proseguono il loro viaggio tramite le idrovie terrestri, formate da fiumi e canali. Bisogna notare però che il trasporto fluviale non è praticato eccetto che sul Reno, che attraversa le regioni più ricche e popolose del continente, e collega l’Europoort di Rotterdam con Basilea in Svizzera. Grazie a un sistema di canali, il Reno è collegato a città come Parigi e Berlino, con il Danubio e il mar Nero, con il Rodano e quindi con il Mar Mediterraneo.
L'Unione Europea L'Unione europea (abbreviata in UE o Ue) è un'entità politica di carattere sovranazionale e intergovernativo che comprende 27 paesi membri indipendenti. La sua formazione sotto il nome attuale risale al trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 (entrato in vigore il 1º novembre 1993), al quale tuttavia gli stati aderenti sono giunti dopo il lungo cammino delle Comunità europee precedentemente esistenti. Dal 1º luglio 2013 entrerà a far parte dell'Unione anche la Croazia. L'Unione consiste attualmente in una zona di libero mercato, detta mercato comune, caratterizzata da una moneta unica, l'euro, regolamentata dalla Banca centrale europea e attualmente adottata da 17 dei 27 stati membri; essa presenta inoltre un'unione doganale nata già con il trattato di Roma del 1957 ma completata fra i paesi aderenti agli accordi di Schengen nel 1985, che garantiscono ai loro cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento all'interno degli stati membri. L'Unione presenta, inoltre, una politica agricola, commerciale e riguardante la pesca comune.
Gli organi principali dell'UE comprendono il Consiglio dell’Unione Europea, la Commissione europea, la Corte di Giustizia, il Parlamento, il Consiglio europeo e la Banca centrale europea. Oggi l'UE è considerata una potenza leader in un mondo multipolare. Se considerata nel suo insieme, l'Unione europea possiede l'economia più grande al mondo, con un prodotto interno lordo complessivo nel 2008 stimato in 12 504 miliardi di euro. L'economia europea è, peraltro, in una fase di espansione accelerata, principalmente per via della presenza di Stati di recente ingresso caratterizzati da economie meno avanzate, i quali presentano pertanto un notevole potenziale di sviluppo. Tra le diverse nazioni, in particolare risultano essere trainanti quattro regioni dell'Europa, che per tal motivo vengono definite i Quattro Motori economici: Baden-Württemberg, Catalogna, Rodano-Alpi e Lombardia. Secondo l'ambiziosa strategia di Lisbona, l'Unione europea si era prefissa l'obiettivo di diventare «l'economia più dinamica e competitiva al mondo» entro il 2010. L'Unione europea dispone di un bilancio proprio finanziato da: una parte dell'Imposta sul valore aggiunto comunitaria, i contributi nazionali secondo il Reddito nazionale lordo di ogni stato e i dazi doganali. Tali risorse costituiscono oltre il 98% delle entrate dell'Unione per un budget di circa 142 miliardi di euro, approssimativamente l'1% del Prodotto interno lordo comunitario. Le principali voci di spesa sono: la politica agricola comune tramite gli aiuti agricoli diretti (30%) e il fondo per lo sviluppo rurale (11%); le politiche di coesione, di competitività e occupazionali (46%). Le altre voci di spesa sono legate alla politica estera dell'Unione e all'amministrazione.
In ambito economico una multinazionale è un'impresa, di norma una società, che organizza la sua produzione in almeno due paesi diversi. È detta controllata l'impresa operante in un Paese estero di cui la multinazionale controlla più del 50% delle azioni. Le maggiori imprese multinazionali possono avere budget maggiori di quelli delle economie dei paesi in via di sviluppo in cui operano; tali imprese giocano un ruolo importante nei processi di globalizzazione e hanno una forte influenza sulle relazioni internazionali degli stati coinvolti. L'ascesa delle multinazionali negli anni '90 va di pari passo con il processo di liberalizzazione regionale e globale del commercio. A causa della concorrenza internazionale, le imprese tendono a ridurre i costi di produzione e ricercare fattori di produzione a basso costo. Tuttavia le attività multinazionali possono svolgersi solo se esistono bassi costi commerciali per la commercializzazione internazionale dei semilavorati e la reimportazione in patria dei prodotti finiti. Le attività economiche delle maggiori multinazionali sono: la produzione di automobili, la raffinazione del petrolio, l'elettronica di consumo, l'industria chimica e farmaceutica, i prodotti alimentari, la produzione di energia elettrica, i servizi bancari, finanziari ed assicurativi, il commercio all'ingrosso e al dettaglio, le telecomunicazioni e i media. Le multinazionali
Nel mercato di uno Stato l'ingresso di una multinazionale può avere effetti negativi (-) o positivi (+), ad esempio: - l'estromissione di imprese nazionali (crowding-out) sottraendo loro quote di mercato; + l'aumento della concorrenza sul mercato, per l'erosione del potere di monopolio delle imprese locali. + la presenza di spillover, ossia la ricaduta sulle imprese locali di tecnologie, conoscenze e metodi importati dalla multinazionale. Se il paese ospite dispone di lavoro qualificato e tecnologia sufficiente per interagire con le multinazionali, si possono sviluppare trasferimenti di tecnologia; + l'aumento della produttività delle imprese locali, dovuta alla maggiore pressione competitiva e all'effetto degli spillover - il trasferimento all'estero dei profitti delle aziende. Anche nel mercato del lavoro l'ingresso di una multinazionale può avere effetti, negativi (-) o positivi (+), ad esempio: + una creazione di posti di lavoro aggiuntivi, più qualificati e dotati di maggiori salari; • una maggiore volatilità dei nuovi posti di lavoro, con conseguente incertezza e riduzione del livello di benessere. Sull'economia del paese d'origine, la trasformazione delle imprese in multinazionali può avere come effetti: + maggiore guadagno degli azionisti dell'impresa multinazionale; - effetti negativi sull'occupazione diretta nel breve periodo per delocalizzazione della produzione ad alta intensità di lavoro in paesi a minor costo del lavoro;
Le multinazionali sono da molto tempo sotto accusa dell’opinione pubblica per vari aspetti della loro condotta: alcune tra le più grandi su scala mondiale, come Unilever e Nestlé, sono boicottate da anni da parte di associazioni di consumatori. Con l’aumento esponenziale dei settori di commercio controllati dalle multinazionali, è sorto il problema del consumo critico, ossia comprare prodotti che abbiano alcune caratteristiche nella modalità di produzione, come la sostenibilità ambientale del processo produttivo, l'eticità del trattamento accordato ai lavoratori, le caratteristiche dell'eventuale attività di lobbying politica dell'azienda produttrice.